mercoledì 3 aprile 2024

BELVE IN TARALUCCI E VINO

Francesca Fagnani la conduttrice di Belve e nota come compagna di Enrico Mentana è diventata la beniamina dei media a seguir quel detto che “se piace al reuccio, piace a tutti”.Piacere di conoscere le interviste a personaggi e celebrity - che si raccontano con qualche vezzo nell'autodenunciare le proprie fragilità - seguendo le scuole di pensiero dei maestri eccellenti come Giovanni Minoli e Michele Santoro come ci rivela la Fagnani anche se sorge spontaneo il dubbio che invece nella conduzione de Le Belve si ispiri a Franca Leosini. 

Infatti come lei, sfogliando il quaderno in mano con tutte le domande in scaletta, ripercorre il già visto, già detto, già sentito, già istruito, già pubblicato e sentenziato, il percorso dell'ospite al quale non resta che rispondere “confermo, non è vero, sì però...”rivelando qualche inedito a volte anche imbarazzante cascando giù dal pero per cadere a fagiolo nel far impennare l'audience. Sì perchè l'importante è far alzare l'asticella, qualche volta degli ascolti qualche volta qualcos'altro ma ci sta tutto, anche nuove introduzioni nel finale come la cerimonia dell'addio per far riesumare pochi istanti in vita un caro estinto e dirgli tre parole: sole cuore e amore e finire così in Taralucci e Vino.

Ormai la prassi, valida sia per fiction che per le conduzioni, è quella di fare un pout pourri nel mantecare ad arte un prodotto la cui originalità stia nella cornice. Splendida! per una conduttrice fuori dai denti dalle righe dagli schemi e da tutto il copia e incolla imperante fra le varie emittenti Tv anche se poi alla fin fine resta seguita da un pubblico di nicchia. Ma questa è un'altra storia, su Rai tre comunque, che guarda caso era l'emittente di Franca Leosini la cui conduzione di Storie Maledette fra Belve vere, quelle nere, evidentemente ha fatto scuola... a una Pantera Rosa|


giovedì 28 marzo 2024

GALEOTTO FU QUEL BACIO. SU RAI PLAY IL FILM PAOLO E FRANCESCA.

Galeotto fu quel bacio...perchè quando quie versi di Dante, dopo che se l'erano scambiato leggendo l'incontro di Lancillotto e Ginevra, Paolo e Francesca furono scoperti. Purtroppo non da un Signore come Re Artù, ma da un signorotto, signor marito a nome Gianciotto del Casato Malatesta di Rimini, il quale preso dalla furia cieca della gelosia fece uccidere gli amanti, entrambi moglie e fratello. La storia è nota ma il film Paolo e Francesca trovato su Rai Play un po' meno essendo datato anno 1950 comunque molto interessante per come fu girato, molto pomposo ancora in bianco e nero, e con l'enfasi che caratterizzava i films in quel periodo specie se di tipologia storica.

La musica solenne accompagna le battaglie facendosi romantica quando riprende gli innamorati descritti in maniera esaltante, Paolo  (Armando Franciosa)  come un duro e puro mentre Francesca (Odile Versois)  figlia del signorotto De Polenta di Ravenna dallo sguardo sempre ieratico rivolto al cielo è una sorta di Santa Caterina che trascorre la sua giornata volontaria fra i malati assurgendola a Santa subito. Così l'aura santificata “bella-dentro-e-anche-fuori”, permette di dare un senso nobile ad un tradimento coniugale perchè l'amore tra i due giovani era già sbocciato puro e forte ancor prima che lei convolasse a ingiuste nozze con il vecchio e sciancato marito Gianciotto (Andrea Checchi) al quale era stata offerta come vittima sacrificale per un trattato di pace e sospendere l'assedio di Ravenna con la popolazione già ridotta allo stremo.

Così Francesca si era immolata giacendo nel letto coniugale per subire la violenzam da parte del marito mentre pensava a Paolo pregando Dio di perdonare le corna. Al cognato. Santa subito e anche dopo. L'amore quando è puro è sempre casto anche mentre si consuma in un altro letto dove Più che un Malatesta potè la malavoglia. A prevalere è sempre il sentimento che accompagna gli innamorati, non c'è mai un'ombra di passione carnale per non contaminarlo essendo amanti clandestini e dunque già trasgressivi quando basta per essere in linea con il costume dell'epoca dove l'adulterio era considerato ancora reato per cui non potevano essere ammantati di quell'aura eroica di amore assoluto oltre le regole e finire sul patibolo come adulteri solo per un bacio. Sì ma  “galeotto” ci tiene a precisare il Sommo Poeta Dante che mette i due amanti nel girone dell'Inferno tra i Lussuriosi perchè quel bacio fu l'inizio, come gli racconta Francesca, della loro passione mentre nel film nemmeno l'ombra, solo tante ...parole parole parole. Parole sante!


lunedì 25 marzo 2024

ANOTHER END, LA CERIMONIA DELL'ADDIO

 Il rituale è sempre lo stesso, un velo pietoso in un religioso silenzio per finire con  l'elaborazione del lutto dopo che la scomparsa della persona amata, pur lasciando indelebile il ricordo nella mente e nel cuore, ha cancellato tutto: tradimenti subiti, rancori sopiti delusioni e fallimenti che si dissolvono nel nulla di fronte alla perdita di una vita. Con il film Another End del regista Pietro Messina si cerca invece di sovvertire tutto questo percorso dell'essere umano proponendo una soluzione fantascientifica nel scoperchiare il velo con una musica-rumore assordante per poter dire “le cose che non ti ho avevo detto” con una cerimonia dell'addio. Un rito surreale inscenato per trapiantare la memoria e la coscienza di un “assente” nel corpo di un locatore (una persona volontaria) che simulerà perfettamente la personalità del defunto dando la sensazione di averlo riportato in vita soprattutto perchè ignaro di essere morto. La cerimonia dell'addio dovrebbe servire a risolvere quei sospesi rimasti con una persona quando scompare all'improvviso lasciando il rimorso per non aver saputo, non aver potuto, non aver fatto o detto... ed avere così la possibilità di sciogliere i nodi per chiudere finalmente in pace.

Già, ma quando si rimane con un senso di rabbia o di abbandono per situazioni irrisolte rivelatesi dopo la morte con la scoperta di  azioni scorrette o impensabili rimaste senza una spiegazione o giustificazione necessarie o pretese per consentire a quello vivo di piangere l'assente e non maledirlo dimenticandolo per sempre? Questo il film non lo spiega perchè si occupa di una coppia felice Sal e Zoe, con qualche problema come tutte che un tragico incidente separa lasciando lui in un profondo dolore tanto da indurlo a cercare il suicidio per unirsi a lei nell'al di là per sempre. La sorella di Sal, Ebe (Berenice Bejo) che fa parte dell'equipe Aeterna specializzata nel settore “A volte ritornano”allora lo aiuta nel riportare l'assente al suo fianco materializzato nel corpo di una locatrice molto avvenente che lui dapprima rifiuta non trovandola somigliante alla compagna per poi accogliere la simulazione dopo aver stabilito “il contatto” perfettamente riuscito con la personalità i sentimenti e la mente della compagna scomparsa, provando la sensazione di sentirla viva sia nel dialogo fra schermaglie e riappacificazioni che nel rapporto sessuale. 

Il film è intriso di struggente dolcezza molto amara quando subentra l'addio al quale Sal (Gael Garcia Bernal), non volendo accettare, si ribella andando a cercare la locatrice (Renate Reinsve) illudendosi, ma non così tanto, di poter continuare. Infatti lei, invece di dimenticare come stabilito dalla sperimentazione, grazie all'intervento di Ebe mantiene la memoria con  la personalità di Zoe stabilendo con Sal un contatto destinato a durare forse per sempre o comunque a tempo determinato (come la replicante di Blade Runner) anche se non è dato sapere dal film.  

Il quale se poteva finire con questa sorta di happy end col finale lascia invece perplessi,  perchè il protagonista  risulta essere un assente pure lui, fatto tornare in vita dalla sorella per placare il suo tormento della perdita di Sal. Un finale a sorpresa ( già comunque visto in altri film come il Sesto Senso o The Others) di una trama surreale che si dilunga facendo appesantire un film fin troppo cervellotico catapultato in un'atmosfera fantascientifica senza tempo e in luoghi spettrali con gli interni sempre al buio e soprattutto una musica assordante molto simile a quella del film vincitore dell'Oscar Anatomia di una Caduta, che speriamo non apra un filone di leit motiv a decibel martellanti nei timpani e nelle casse toraciche.

Pur restando aperti ad ogni possibile teoria fantascientifica, nello specifico rimane la certezza che sia umanamente giusto un requiescant in pace seguendo la tradizione religiosa come capo saldo del nostro credo che esclude rigorosamente qualsiasi "ritorno" dall'eterno riposo per salutare o per pareggiare conti. Sempre o anche solo a volte. 



sabato 23 marzo 2024

KATE, UN "TRONO" DI LACRIME E SANGUE

 Lo stress dei numerosi viaggi Intercontinentali, i cambi dei fusi orari, i cibi da assaggiare per far onore al Paese visitato...













L'invidia social 







I  veleni a Corte













Il fiato sul collo








Le lotte intestine 










Il sacrificio dei centrifugati,  frullati integratori costretta ad ingerire a sostituire i pasti per mantenere la forma longilinea








I rospi da ingoiare








La pressione mediatica 









La solitudine di una numero UNO



mercoledì 6 marzo 2024

THE CROWN A RIPOSO.

 Un flash di grande tempismo ha immortalato la principessa Kate in macchina insieme alla mamma Carol forse per far tacere le voci sulla sua malattia. Il vero problema di Kate non è la malattia ma sono i suoi figli. Ma veniamo ai dettagli. 

A Natale ci sono stati i primi segnali di insofferenza di Kate e William verso Re Carlo e la Regina Consorte  dovendo partecipare alla cena della Vigiglia insieme ai figli, alle consorti e nipoti di Camilla dopo aver escluso tutti i familiari di Kate, i Middleton. Alla Messa di Natale Kate è apparsa per l'ultima volta in pubblico radiosa più che mai per cui il suo ricovero ospedaliero pochi giorni dopo per l'operazione addominale ha sorpreso tutto il mondo rimasto perplesso dalla lunga convalescenza che le è stata imposta facendo palesare una gravità della malattia. La quale invece era stata programmata da tempo per cui si presume che Kate abbia scelto di sottoporsi subito dopo Natale per avere la possibilità di stare accanto ai propri figli. Infatti la prossima apparizione pubblica è stata fissata per i primi di giugno, periodo in cui le scuole vengono chiuse per iniziare le vacanze per i bambini. La strategia di Kate è stata messa in atto anche in previsione del ricovero Ospedaliero di Re Carlo che avrebbe comportato per i Principi di Galles un sovraccarico di lavoro, già abbondantemente svolto fino a quel momento stante l'operazione di snellimento dei Membri della Corona introdotta dal Re il quale, riducendo il numero di collaboratori della famiglia Reale aveva comunque confermato il prezioso lavoro della Principessa Anna affidando in aggiunta un nuovo incarico alla coppia Sophie ed Edoardo novelli duchi di Edimburgo.

La Regina Camilla si era sobbarcata tutto il sovraccarico di lavoro lasciatole sia dall'assenza di Re Carlo che della Principessa del Galles Kate, ma non solo perchè alla mole si era aggiunto anche quello del principe William per aver scelto di star il più possibile vicino alla moglie ed ai figli. 

Voleva la Corona la Regina Consorte Camilla? E ora doveva pedalare. ..Camilla si era fatta forza dimostrando grande senso di responsabilità nel portare avanti tutti gli impegni in agenda del Re per poi gettare la spugna dopo il forfait di William all'ultimo evento in onore del Re Costantino di Grecia e alla notizia che l'uscita pubblica di Kate prevista per Pasqua fosse stata posticipata a Giugno. Eh no! Così il Re e la Regina non potendo opporsi al certificato medico presentato da Kate si sono comunque concessi un momento di pausa pre-pasquale. Da ciò si desume quanto l'eredità di Elisabetta regina stakanovista del Regno Unito risulti molto impegnativa e pesante da accettare: per Carlo e Camilla per ragioni di età e per William e Kate per una ragione molto semplice perchè prima della Corona, sulla testa del Re e Regina Consorte, vengono i loro figli per seguirne la crescita come tutti i genitori normali salvaguardando la loro salute mentale che con la mancanza della figura materna potrebbe diventare molto fragile così come si è visto col principe Harry o sviluppare una personalità insicura (come col principe Carlo che si sente sicuro solo con Camilla a fianco). Poi una volta che la Corona si posizionerà sulla testa di William e consorte Kate, allora sì che The Crown tornerà al servizio dei sudditi del Regno Unito secondo la linea tracciata da Elisabetta ma la priorità sarà sempre dei figli, quanto meno fino a maggior età. E vissero la favola in tutta normalità!











mercoledì 28 febbraio 2024

GLORIA. UNA CINICA MALATA IMMAGINARIA

 Un male incurabile? Un'opportunità. Difficile da credere, ma qualcuna vi ha creduto tanto che con questa sua affermazione aveva commosso tutti quelli che la conoscevano, attirando l'attenzione di tanti altri. I quali, ammirando questo gesto di coraggio l' accompagnavano con affetto durante il decorso della sua malattia che poi si è rivelata realmente incurabile. Infatti lei lo sapeva ma non voleva arrendersi pensando che fosse la prova più difficile della sua vita e quindi pronta a lottare per superarla accogliendo la sfida. 

Così molte star ora scelgono di raccontare la loro “malattia” pubblicamente commentandola in diretta sui social come se volessero ricevere per superarla sostegno morale dai loro fans e dai nuovi follower acquisiti che accorrono sempre numerosi per dare affetto incoraggiando nello sperare un esito positivo e ritrovare così la propria beniamina sulle scene che si spalancheranno anche se erano state chiuse perchè il ritorno alla vita è considerata la più grande vittoria che una persona possa raggiungere per cui l'atteggiamento positivo con il quale si è affrontata la malattia sia da prendere come esempio.

Tanti bei messaggi che invece la serie Tv Gloria non ha voluto trasmettere preferendo associare l'opportunità ad una finta malattia incurabile. D'accordo, e' una fiction dove l'arte è libera di esprimersi, e ci stà, cioè... ci dovrebbe stare perchè invece l'effetto è quello di trovarsi di fronte a un'operazione troppo cinica  per essere raccontata come una commediola brillante anche se Sabrina Ferilli, la protagonista nei panni di Gloria una diva sul Viale del Tramonto in stile Swanson, è molto brava a rendersi odiosa nel prendere in giro tutti, famigliari compresi, per riconquistare la visibilità perduta con la certa età e ritornare agli antichi splendori dei riflettori accesi e applausi del pubblico arrivando persino a ricevere un David alla carriera.

Non convince questa operazione cinica trattata con allegria che qualche tocco di fondo amaro cerca di stemperare come se strada facendo ci si rendesse conto di un certo stridore per aver toccato un tasto stonato per cui meglio correre ai ripari ricorrendo al pentimento prima che tutto venga scoperto al fine di creare una crisi di rigetto da un pubblico deluso verso la Ferilli identificata nella protagonista Gloria dopo aver fatto insorgere spontanea una domanda “Ma che c'azzecca?”

Non ci resta dunque che vedere gli sviluppi della fiction per capire se sia valsa la pena rivedere Sabrina Ferilli in questa veste così lontana dai personaggi di spessore o di simpatia dei ruoli di cinema o Tv che l'hanno resa celebre e tanto amata e che solo con il riscatto finale si potrebbe magari fare accettare. Detto e fatto? Alla prossima puntata della nuova serie...


martedì 20 febbraio 2024

MAKARI IL RITORNO IN TERZA STAGIONE

E' tornato Makari, terza stagione, stesso schema produttivo di puntate all'insegna del giallo con sentimento.  Il giallista è Saverio Lamanna (Claudio Gioè) nei panni dello scrittore-indagatore con un passato di seduttore irresistibile e giornalista dalla schiena dritta che si è giocato il posto fisso, che sarebbe credibile se non fosse affiancato da quella che lui considera la miglior cosa capitatagli nella vita, ovvero la dolce Suleima non facendoci capire il perchè. 

Eh sì perchè lei in ogni stagione si porta appresso un giovanotto a far da antagonista all'attempato “fidanzato” al quale non resta che far buon viso a cattivo gioco che lei gli fa ingoiare perchè “la sincerità non è il mio forte ma, per farmi perdonar mi basta darti un bacio sugli occhi...sul naso...e poi dirti così bijoux bijoux bijoux...” Sì però se lui ci casca a noi resta il dubbio, quale gioiello?

In questa stagione lui giustamente si prende la rivincita inscenando nuovi incontri prima con una insegnate e poi una rimpatriata con due ex del  liceo che non hanno dimenticato i trascorsi vissuti con lui  tanto che il bel ricordo le farà superare l'antica rivalità per dare spazio all'amicizia. Fra tutte queste liaisons tra la coppia Saverio e Suleima all'insegna del pan per focaccia spicca la figura del Beppe Piccionello Domenico Centamore), una sorta di grassone sempre in t-.shirt e infradito a far da spalla allo scrittore come un novello Watson essendo di istruzione elementare e natura genuina supportando le indagini con l'occhio di un innocente. 

Tutti i personaggi di contorno sono a livello di macchiette tipici di questi polizieschi giallo-rosa che fanno sempre da contorno con storie correlate perchè tanto l'assassino è sempre dietro l'angolo e non ci vuol molto a scoprirlo. Il paese è piccolo e la gente mormora ma soprattutto spiffera facendo sfatare quel"nu'saccio nulla vidi nulla sentii" al quale ci hanno abituato tanti film di mafia con droga, strozzinaggio, pizzo appalti edili e smalmento rifiuti tossici.  Insomma qui siamo a Makari una location meravigliosa formato cartolina dove il profumo del mare delle fritture e grigliate di pesce la fanno da padrone spazzando via fin l'odor di mafia. 


Claudio Gioè in questo ruolo scanzonato di Saverio Lamanna se la cava benissimo raccogliendo consensi che lo hanno portato brillantemente in questa terza stagione insieme a  Suleima dalla calda bellezza mediterranea e a Piccionello simpatico primitivo con i quali forma un trio molto accattivante per simpatia e garbo.


venerdì 16 febbraio 2024

IL LAGO DEI CIGNI A PARMA DANZA 2024

Ebbene sì l'evento Parma Danza 2024  ha raggiunto l'apice con “la classica” per eccellenza  mandando in scena il Lago dei Cigni, il balletto che rappresenta maggiormente la grazia danzata con un cigno al femminile. Infatti il cigno racchiude in sé il maschio e la femmina prestandosi anche nella versione del  Swan Lake al maschile così come si è visto con la compagnia di Matthew Bourne purtroppo mai sbarcata a Parma.

Così il Lago dei Cigni svolge la tematica del dualismo  con le due antagoniste Odile e Odette (cigno nero e cigno Bianco interpretati entrambi da Nino Samadashvili) a rappresentare l'anima e l'animus (la parte femminile e maschile) della persona umana. La quale infatti, liberatasi dall'incantesimo della parte animalesca bisex si materializza con il corpo e l'anima nella sua essenza prendendo le sembianze originarie di una fanciulla/o per continuare a vivere l'amore con il principe Sigfrido (Daler Zaparov)


Il Balletto dell'Opera di Tbilisi ha allestito Il Lago dei Cigni seguendo l'allestimento più apprezzato dal pubblico con le scenografie e costumi classici anche se di maniera nella tipica versione fiabesca in cartongesso raggiungendo il lirismo onirico con i notturni ed i tutu' dei grandi e piccoli cigni che hanno danzato in sincrono con una tecnica perfetta nonostante la giovane età ad accompagnare il pas des deux dei due innamorati difendendoli dall'intromissione del malefico Rothbart (Marcello Soares).

Grandi applausi con un tutto esaurito.

giovedì 1 febbraio 2024

LA LUNGA NOTTE E LA CADUTA DEL DUCE

La scena più memorabile collegata alla Lunga Notte del Luglio 43, è quella in versione cinematografica nel film Il Processo di Verona interpretata  da una superba Silvana Mangano nel ruolo di Edda Ciano nel momento in cui supplica al telefono suo padre Benito Mussolini di risparmiare il marito Galeazzo Ciano dalla morte per alto tradimento dopo l'ultima riunione del Gran Consiglio nel quale i gerarchi, capeggiati da Dino Grandi avevano sfiduciato il Duce decretando la fine del fascismo. Era un film in bianco e nero girato nei primi anni 50 quando il dramma rappresentato con una gestualità tragica  non faceva pensare a forzature perchè il pubblico si immedesimava in quel dolore che ogni famiglia si portava appresso dopo la guerra e per lungo tempo. 

In questa serie Tv La Lunga Notte e la Caduta del Duce non si rende giustizia a Edda Ciano la cui mascella volitiva uguale a quella del padre al quale sapeva tenere testa con la stessa arroganza e volontà prevaricatrice non corrisponde al dolce viso dell'interprete Lucrezia Guidone la quale calza il ruolo con lacrima facile che versa in ogni incontro col padre per poi sfilare elegantemente con occhiali maculati a coprire una testa avvolta in setose sciarpe fluttuanti facendo buon viso a cattivo gioco (a poker) nel perdere con noncelance, essendo assuefatta nel dedicarsi a vizi e ozi come una parvenue di ricchezza acquisita sulla pelle degli italiani.

 

Anche Claretta Petacci, interpretata da Martina Stella è ben lungi dalla sofferta e veritiera interpretazione di Lisa Gastoni che a fianco di Rod Steiger nel ruolo del Duce nel film Mussolini Ultimo Atto lo accompagna a morire con lui. Un atto d'amore che sublimava la sua vita riscattandola da tutte le ombre e illazioni velenose che l'avevano accompagnata in quanto unica e vera amante del Duce. E dunque donna riverita e di potere che nella serie Tv lei esercita con la prepotenza di una arrampicatrice sanguinaria e ambiziosa.  Ma se la serie Tv non ha reso giustizia a Claretta, Martina Stella le ha dato il colpo di grazia. Sì perchè con quel musetto lì può dire ciò che vuole ma non le è concesso di fare la Ducetta in una imbarazzante versione tutta da dimenticare di Femme Fatale tra leziose moine da donnina da letto che si compiace di fare intravedere le nudità a tutta “effe” (unico flash comunque da ricordare) e a muso duro da consigliera di morte. Non è certo colpa sua ma della sceneggiatura sopra le righe che non si comprende nel delineare una Claretta Petacci calcolatrice e superficiale quando la storia ha dimostrato la sua vera natura passionale fino allo stremo ponendosi davanti al suo amato Ben al momento della esecuzione.

Dell'amato Ben resta comunque nel ricordo la romantica interpretazione di una giovanissima Barbara De Rossi molto dolce e piena di sentimento nello scambio di lettere forse quella più vicino alla Claretta Petacci della cui ingenuità e genuità nell'affascinazione di un uomo forte e invincibile come quella di Mussolini che esercitava sulle masse e sulle donne in primis, non si dovrebbe dubitare. Le

altre figure femminili, come la moglie di Dino Grandi Antonietta (Ana Caterina Morariu)  e la giovane nipote Beatrice Grandi (Emma Benini) di famiglia fascista ma simpatizzante con un sovversivo Italo (Riccardo De Rinaldis in grande ascesa)  sono sicuramente di maniera mentre quella di Donna Rachele, casalinga con le galline in cucina, rasenta la caricatura specie nel momento in cui si affaccia alla porta per ordinare a Mussolini mentre si reca al Gran Consiglio: “Benito, arrestali tutti”.  Se c'è una cosa che dittatori (Mussolini, Hitler) e imperatori (Napoleone) non sopportano è che le loro donne non si impiccino. Nemmeno il Re Vittorio Emanuele lo tollerava confermando a Mussolini, preoccupato che la nuora la principessa Maria Josè si attivasse contro di lui, che  le donne dei Savoia devono solo fare la calzetta e andare a letto.

Maria Josè interpretata da Aurora Ruffini e il Principe Umberto da Flavio Parenti sembrano Kate e William de' Casa Savoia, tutti e due bellissimi che sfilano elegantissimi con un  occhio sugli eventi che vorrebbero girare a loro favore per salire al trono dopo aver dato un colpo di spugna alle malefatte del Re.Il Popolo Italiano non darà loro ragione anche se nella fiction, sono i personaggi più reali, perchè realmente dissidenti e oppositori del Regime.

Alessio Boni interpreta Dino Grandi con molta professionalità riuscendo nell'intento di trasmettere tutto il pathos per lo stato di allerta con il quale conduce le trattative per conquistare voti sull'ordine del giorno per sfiduciare il Duce al Gran Consiglio, al pubblico che rimane inchiodato alla serie fino alla fine col fiato sospeso confermandone di fatto il successo al di là di tante forzature 


come la figura di Mussolini (Duccio Camerini)  che anche quando parla con gli amici gerarchi che l'hanno sempre sostenuto non smette mai di gridare come se fosse sempre fuori dal balcone. Anche lui una caricatura. Sì però molto ben riuscita comunque perchè rende l'idea di un Mussolini ormai fuori di testa senza più controllo su di sé e dunque sulle masse.


domenica 21 gennaio 2024

LA STORIA

 La Storia in onda su Rai Uno è una serie Tv tratta da un romanzo di Elsa Morante molto discusso all'epoca in cui uscì per una sorta di “pesantezza” nella minuziosa ricostruzione che induceva il lettore appassionato “del dramma” a saltare alcune pagine. La fiction Tv è altrettanto lunga ma la minuziosa ricostruzione che fa da sfondo non può che essere apprezzata nonostante l'inevitabile ritmo lento che ne consegue perchè La Storia di quell'epoca dall'inizio della guerra e primo dopoguerra avvince sempre con immutato interesse così come abbiamo constatato anche al cinema con il film C'è Ancora un Domani di Paola Cortellesi. Ne' La Storia l'attenzione è un pò più concentrata stante il costante stato di allerta che accompagna lo spettatore nel percepire l'angoscia delle leggi razziali con l'attesa dei rastrellamenti e la Shoha a rappresentare lo sfondo inquietante di una lotta per la sopravvivenza in una fase bellica.

Se la guerra fa emergere il lato più bieco e spietato delle persone, la Storia invece si sviluppa in un ambiente di grande solidarietà umana dove nessuno fa la spia mentre la simpatia per il fascismo nel rinfoltir le fila del Regime è vista solo come marachella adolescenziale perchè il “salto della quaglia” tra le fila dei partigiani è dietro l'angolo dove perderà la vita Giuseppe Cucchiarelli (Elio Germano) un grande amico della protagonista la maestra elementare Ida Ramundo ved. Mancuso (Jasmine Trinca) e dei suoi figli specie quello più piccolo al quale lascerà il segreto del nascondiglio di tutti i suoi soldi per consentir loro di riprendere la vita una volta finita la guerra. Ed è proprio la protagonista che si porta sulle spalle il peso de La Storia perchè quetsa viene raccontata attraverso la sua vita di insegnante nel regime la quale e non più giovanissima viene violentata da un ragazzino tedesco mentre in piena tempesta ormonale cerca un bordello per sfogare i suoi istinti che invece scoppieranno nell'incontrare casualmente Ida la quale lui insegue chiamandola “signorina” solo per avere un'informazione per cui, diciamolo, se lei gliel'avesse data forse finiva lì. Invece l'angoscia che Ida prova nel sentirsi “in colpa” essendo ebrea da parte di madre, la terrorizza di fronte al soldato tedesco non riuscendo altro che a scappare a testa bassa fino alla soglia di casa che apre con il tedesco col fiato sul collo dandogli la possibilità di entrare con la forza. Una volta ispezionata la casa con il letto pronto, si consuma la violenza che lei subisce passivamente così come “le coccole” che lui le propinava come ad un'amante non rendendosi conto del suo comportamento pensando di aver fatto “l'amore”. Infatti nascerà un bel bambino di nome Useppe che Ida ed il figlio maggiore adoreranno perchè molto buono con due occhioni azzurri che incantano. 

Con tante difficiltà, con la casa bombardata e trovando rifugio tra gli sfollati in una casa abbandonata nelle campagne di periferia, il bambino cresce vispo e intelligente facendosi benvolere da tutti ma una volta tornato in città dimostra la sua insofferenza nel frequentare asilo e scuola dove sfodera un carattere ribelle e disagiato inducendo Ida a lasciarlo a casa solo dalla quale scapperà per essere libero di esplorare. Ad affiancare la protagonista ci sono nomi eccelletiti come l'attoreValerio Mastandrea nel ruolo di Remo un oste che lavora in segreto nella resistenza e Giuseppe (Elio Germano) che nella resistenza perderà la vita per non denunciare i compagni. Un'altra apparizione eccellente è quella di Asia Argento nel ruolo della prostituta Santina alla quale dà vita con molta credibilità espressiva nel delineare una figura volgarotta ma di buon cuore. 

Jasmine Trinca invece quanto ad espressività lascia un po' a desiderare perchè in tutte le scene, dal quartiere ebraico alla scuola, dallo stupro alla rinascita col fardello in mano ha sempre una sola espressione di mesta umiltà mista a pena che non le fa mai fare quel sussulto di orgoglio o di fierezza che in tante occasioni potrebbe esprimere e che solo nel privato, imponendosi sul figlio maggiore, riesce a manifestare. Sicuramente questa chiusura in sé sempre a testa bassa, è il personaggio che lo richiede pervaso dalla paura di essere braccato e quindi perennemente in fuga cercando di vivere nell'ombra per non attirare l'attenzione ma che induce lo spettatore a rivolgere l'attenzione verso altri personaggi molto più vivaci in ogni contesto persino alla vigiglia di un rastrellamento del quale comunque anche il giorno prima non si ha sentore o quanto meno si respinge per non voler credere a quelle “chiacchiere” delle camere a gas verso le quali il giorno dopo si recheranno con i convogli tutti ammassati come bestie.

E a tal proposito c'è una frase che colpisce quando un gruppo di soldati tedeschi arrivano al casermone degli sfollati per catturare gli uomini, trovando solo donne anziani e bambini in condizioni pietose dicono con espressione spregevole “Siete delle bestie” Senti chi parla|  Finita la guerra non sono però finiti i problemi per Ida perchè il figlio maggiore Nino (Francesco Zenga) dimostra un'ansia di vivere nel frequentare donne e teste calde come lui che lo porteranno alla morte mandando la madre in uno stato di disperazione: Ed è proprio nel singhiozzo tragico della perdita di un figlio che Jasmine Trinca sfodera una maschera drammatica, da grande attrice che tutti conosciamo, molto coinvolgente e commovente,  dalla quale si risolleverà per amore del piccolo Useppe afflitto purtroppo da una salute cagionevole  che la madre nonostante le cure con tanti luminari non riuscirà a risolvere perdendo anche questo adorato bambino e facendola crollare mentalmente e definitivamente lasciando lo spettatore basito di fronte alla tragedia di questa povera donna. Una Storia triste che non lascia speranze se non ci fosse la presenza di una nipotina, figlia di Nino e della ragazza che dalla finestra Ida vedeva salire in motocicletta con lui, ma dato il suo stato mentale di completa assenza,  non lo saprà mai.


mercoledì 20 dicembre 2023

IL METODO FENOGLIO - L'ESTATE FREDDA

 Il Metodo Fenoglio L'Estate Fredda è una fiction a ritmo lento con una cadenza dolente che accompagna il passo felpato del protagonista, il maresciallo dei Carabinieri di una Caserma di Bari Pietro Fenoglio pervaso da infinita tristezza mentre conduce le sue indagini. Se tutte le fiction investigative hanno sempre qualcosa in comune risultando molto simili tra loro “il protagonista “ha sempre delle caratteristiche ben precise che si identificano perfettamente con l'attore che interpreta il ruolo e che in questo caso è Alessio Boni calatosi molto bene nei panni del personggio. Fenoglio non è un Montalbano dalla forza virile, né uno Schiavone dai modi rudi e spicci, perchè incarna un nuovo tipo di investigatore dotato di cultura gentilezza con un aplomb aristo che ci evita di vederlo ansimare nel correre saltare inseguire o tampinare il malavitoso, da ammanettare senza atteggiamenti trionfalistici per averlo catturato, perchè mantiene costantemente un'aria afflitta non imputabile a problematiche personali alle spalle irrisolte ma per il suo coinvolgimento emotivo nelle indagini che in questa serie di L'Estate Fredda riguardano la morte di un bambino, Damiano figlio del boss Nicola Grimaldi, a seguito di rapimento per richiesta di riscatto. 


La pietà che lo scuote nel profondo lo porta alla negazione di concepire un bambino con la compagna Serena Morandi (Giulia Bevilacqua) che invece lo desidera ardentemente
restando molto delusa nell'espressione di sollievo da parte di Fenoglio di fronte ad un “falso allarme” di gravidanza. La coppia entra così in crisi che la compagna attribuisce ad una mancanza di responsabilità concreta di un rapporto anche se consolidato da molti anni, creando un distacco affettivo tale da permettere al Giudice Gemma D'Angelo, assegnata al caso del piccolo Damiano di suscitare l'interesse, oltre il lavoro,  del maresciallo Fenoglio il quale si offre di appoggiare il magistrato, dopo un lungo e appassionato bacio, nella riapertura del caso del fratello morto improvvisamente, ufficialmente e frettolosamente archiviato per overdose. Le indagini procedono portando alla luce con la collaborazione di un pentito malavitoso Vito Lopez (che poi si rivelerà essere il vero padre biologico del piccolo Damiano che il suo Capo il boss Grimaldi crede invece sia figlio suo) una rete mafiosa denominata Società Nostra che opera in tutti quiei settori che portano ad arricchimento facile come droga, pizzo, sequestri, estorsioni per recuperi crediti ecc. la quale fa capo a boss mafiosi come l'arrogante e violento Grimaldi, 

o a nomi eccellenti come lo zio  dell'avvocato che corteggia insistentemente il Giudice D'Angelo la quale intuisce invece che lui abbia delle responsabilità nel caso della morte di suo fratello. 

Meno male che questo fratello del giudice Gemma D'Angelo non riappare nella fiction con qualche flash per dare dritte, consigli o consolare il caro rimasto in vita così come abbiamo visto replicare in tante fiction investigative la cui curiosità sta nel fatto che, pur essendo tratte da libri di importanti autori, si somiglino molto tra di loro con tanti punti in comune nel racconto: in Lolita Lo Bosco era il caso del caro estinto nella figura del padre che il sostituto Procuratore porta avanti nelle indagini con un fedelissimo collaboratore scoprendo che l'avvenente suo corteggiatore, così come con  la D'Angelo nel Metodo Fenoglio,  proprietario di uno Yacht era coinvolto nel caso,  e pure in in Rocco Schiavone il punto in comune con Fenoglio era la poca affidabilità dell'amico collaboratore, o tante altre analogie.

La svolta l'aveva data la serie Per Elisa, dove le indagini andavano di pari passo con gli eventi storici o drammatici che hanno segnato il nostro paese e che in Fenoglio sono stati puntualmente ripresi in sottofondo con l'incendio del Petruzzelli, le stragi di Falcone e Borsellino a dare una scossa al ritmo lento della fiction ambientata in quel primo decennio anni 90. Insomma tante belle idee che vengono comunque subito replicate e moltiplicate inducendo spesso a cambiar canale in attesa di un racconto originale anche se i protagonisti come detto sopra funzionano tutti alla grande ivi comprese quelle in gonnella, da Imma Tataranni a Lolita Lo Bosco.  Così ora ci permettiam l'osservazione che ormai non faccia più testo la rivelazione del nome dell'assassino all'ultimo momento come  “sorpresa”! finale seguendo la scuola di pensiero del giallo classico, Agatha Christie in primis! E su questo punto dell'assassino rivelato fin da principio, ancora una volta si potrebbe indicare nella miniserie Per Elisa un format investigativo che abbia aperto una strada per rinnovar le fiction, ma questa è un'altra storia basata su fatto di cronaca vera. E allora è dalle produzioni straniere che ci sarebbe molto da imparare come per esempio nella serie spagnola “Rapa” sia a livello di suspence, molto importante nelle indagini investigative, sia a livello di racconto perchè ad essere in primo piano sono la vittima con tanti flash per ricordar chi fosse, con a seguir tutto il pathos dell'assassino (scopertosi quasi subito) perchè il racconto investigativo si dipana nel dargli la caccia in una sorta di gioco del gatto col topo e intorno al quale si svolgono anche le storie dei vari protagonisti.


martedì 21 novembre 2023

C'E' ANCORA DOMANI

 Ne avevamo bisogno. Lo scossone che ha smosso il cinema italiano dal torpore in cui era immerso ha riportato gli spettatori a riempire le sale come un tempo che fu. Ben vengano le idee nuove anche se “copiate” da fonti autorevoli C'è Ancora Domani è infatti un pout-pourri di ambienti e situazioni già vissute, viste sul grande schermo grazie ad autori come Vittorio De Sica, Alessandro Blasetti Luchino Visconti che hanno narrato l'Italia del dopoguerra mostrando le donne casalinghe che si ingegnano come pitevano per fare lavoretti di cucito, iniezioni, riparazioni e quant'altro a loro portata per racimolare qualche soldo da consegnare al marito non dopo aver fatto la cresta al già misero guadagno. Il film è una rievocazione e un omaggio a questo cinema che ha fatto alzare la testa all'Italia nel riemergere dalle macerie mettendo le basi per il boom degli anni 50. Le donne sono le eroine di questo periodo perchè si sono rimboccate le maniche prendendo spesso la parte dei loro uomini tornati dalla guerra, da  entrambe le fazioni comuniste e fasciste, feriti e indeboliti nella tempra perchè in ogni guerra non c'è mai un vincitore. 

Ecco perchè non ci piace il femminismo visto da Paola Cortellesi, regista nella sua opera prima, perchè le donne come la protagonista Delia, non erano così maltrattate e sottomesse pur non avendo ancora acquisito il diritto al voto. Il quale lo hanno conquistato donne come le nonne che noi tutte abbiamo avuto in famiglia dove ormai il matriarcato aveva soppiantato da tempo il mito del maschio “padre o marito-padrone” fin troppo assente da casa e dunque sbattuto fuori dalla giurisdizione patriarcale. La protagonista Delia nella sua condizione di asservimento totale è un insulto alle donne che  hanno invece affiancato i loro uomini coraggiose e impavide nella resistenza, e sono tante.Così se val bene bene la carrellata scenografica in C'è Ancora Domani sugli arredi dell'epoca come il fornello e le prime cucine a gas, le camere da letto sovraffollate, la macchina da cucire immancabile in qualche angolo, le stoviglie (sempre dono di nozze)  custodite tutto l'anno nella credenza con il servizio di bicchieri di cristallo in bella vista dalle vetrinette con centrini, tirate fuori per le feste di Natale Pasqua o per festeggiare fidanzamenti, matrimoni, funerali, con la tovaglia bianca di lino che ogni famiglia anche la più povera aveva riposto nel baule insieme alle lenzuola ricamate a mano rifinite con i punti a giorno o gigliuccio al profumo di lavanda, quello che non quadra è proprio Delia rappresentata come una figura patetica (che con la siringa in mano è ben lungi dalla forza dirompente di una Magnani in Bellissima o il candore genuino di una vittima come Giulietta Masina ne' Le Notti di Cabiria) perchè, anche se ammantata di dolcezza con molta ironia è capace di azioni subdole come quella di restare indifferente alla morte dello suocero ignorandolo per poter scappare con l'amante, sfruttando l'unica possibilità che ha di fuggire da casa e dal marito violento, perchè altrimenti non saprebbe dove andare. A trovarsi un lavoro, no? Passi il paesino di provincia, ma Roma! 

Oppure ancora peggio facendo passare Delia sopra al fatto che la figlia si  sistemi con un giovane di famiglia benestante il cui padre si è arricchito facendo l'informatore dei tedeschi consegnando loro molti uomini, mentre non transige quando sente il ragazzo rivolgersi a sua figlia con la stessa arroganza di suo marito rozzo e manesco (magistralmente interpretato da Valerio Mastrandrea sempre in canotta sudaticcia in stile Stanley Kowalski di Un Tram che si Chiama Desiderio) facendo emergere la presa di coscienza di una casalinga disperata piuttosto che la persona orientata verso l'ideologia di sinistra. E movimento femminista.

Insomma qualcosa non quadra ma il film comunque piace per la presenza di Paola Cortellesi sempre irresistibile nel delineare personaggi fuori dalle righe come la protagonista di C'è Ancora Domani che comuque rappresenta una minoranza perchè per fortuna è la maggioranza che ha conquistato il diritto al voto. Se le donne fossero state tutte a livello di Delia saremmo ancora prenderle di santa ragione a seguir quel detto del saggio maschilista: “Quando vai a casa picchia tua moglie, tu non sai perchè ma lei sì” Tiè! Uomini tremate... Col diritto al voto le donne non si sono più fermate, anche se la strada è ancora lunga, con tante leggi da fare da cambiare...ma se una donna in Italia è diventata premier, possiamo dire di essere a buon punto. Domani si vedrà...

NOTA DI COSTUME su fatto di cronaca.

 SALUTE MENTALE “Nostro figlio è impazzito. Non c'entrano patriarcato e possesso”. I genitori di Filippo  Turetta il fidanzatino che ha ucciso Giulia Cecchettin si sono così espressi pur ritenendo giusto che il figlio paghi la sua colpa. In effetti, quante ragazze hanno avuto un fidanzatino geloso e possessivo che non le lasciava andare a mangiare una pizza con le amiche rendendosi ridicolo agli occhi delle stesse una volta scovato a spiare fuori dalla pizzeria in attesa di portare la sua ragazza a casa. Lui e non le amiche. Poi col tempo il ragazzo si è calmato  una volta sposato e con l'arrivo dei figli, il lavoro e tante responsabilità che non hanno lasciato più spazio a capricci come le scenate di gelosia tanto da far pensare alla ragazza che non le volesse più il bene di prima rimpiangendo le sue attenzioni asfissianti, invece di essere felice che fosse finalmente maturato mettendo la testa a posto.

Ecco il problema sta proprio qui nella testa che col tempo invece di andare a posto può trasformarsi in testa di c...o specie se il membro è al vertice al quale molte donne si sottomettono perchè  (come la protagonista di cui sopra) "non sanno dove andare se sono casalinghe con prole ", oppure perchè sanno benissimo dove andare...(per far carriera). La categoria del maschio dominatore è la più gettonata da quelle numerose donne che ne subiscono il fascino e dove c'è domanda c'è offerta per cui su questo punto bisognerebbe che si facessero tante domande sulle pari opportunità in tanti settori che non decollano. 

Purtroppo questo è il normale corso della vita mentre il resto è follia, quella che i giovani corrono il pericolo di intraprendere con l'ossessiva ricerca sui social  dove se ne vedono di ogni quanto basta per far sballare delle menti  ancora in fase di formazione della personalità insieme ad alcol droghe e sesso porno. Se i ragazzi forti ce la fanno quelli fragili vengono succhiati in una spiarle di esaltazione euforica o depressiva in misure tali da far perdere i freni inibitori e perpetrare azioni  autodistruttive o di feroce violenza sugli altri. La salute mentale è il problema.

giovedì 16 novembre 2023

CORPO LIBERO, GINNASTE IN DOPING

 

Corpo Libero è una miniserie Tv (ora su Rai Play) fra le più interessanti viste in questa stagione per la trama insolita e originale ambientata in ambito sportivo. E' la storia di un gruppo di ginnaste giovanissime che formando un corpo solo e un'anima sola sono seguite negli allenamenti da una coach  (Antonia Truppo, bravissima) richiamata al lavoro dopo un periodo di squalifica per abuso di alcol che le aveva fatto allentare l'attenzione sulla performance di un'atleta che cadeva rovinosamente, e un medico  (Filippo Nigro) per conquistare il primo posto in una compatizione internazionale allestita in un posto di montagna alpino immerso nella neve. Gli esercizi ginnici si susseguono dopo allenamenti estenuanti e molto duri che ruotano intorno ad un misterioso omicidio dell'atleta straniera più brava e promettente  soprannominata Libellula che emerge dalla squadra Polacca a cui appartiene.

Le giovanissime atlete sono sottoposte a prove difficili da superare  come i bagni in acqua gelata o tuffi notturni in mezzo alla neve con levatacce all'alba e sedute con flebo “alle vitamine” così come dovrebbe essere per dare forza e vigore. Fin troppo.Infatti le ragazzine sviluppano un'aggressività inquietante e pericolosa che manifestano nei rapporti di invidia e rivalità con azioni violente come il taglio di lunghi capelli con sforbiciate isteriche o sgozzando animali perchè disturbano il sonno. L'unica a mantenere lucidità è Martina, Alessia De Falco, (quella che subisce la sforbiciata crudele ai suoi capelli) il cui equilibrio vacilla quando si accorge in piena gara di un rigagnolo del ciclo che le fa temere l'aumento del seno e perdere quella leggerezza corporea necessaria per poter gareggiare in una squadra dove un solo etto in più è fonte di dramma per la perfetta performance a Corpo Libero.

La spiegazione di tale diversità fra Martina e le altre ragazze del gruppo è raccapricciante perchè la ragazza, scopre che le compagne sono state usate come cavie per sperimentare, con un farmaco somministrato a flebo al posto delle vitamine, il rallentamento dello sviluppo delle atlete mantenendole sempre a livello adolescenziale impedendone la normale crescita (senza il ciclo), che invece non ha funzionato con Martina perchè assente da oltre un anno dagli allenamenti, causa incidente. La coach d'accordo con il medico non si rendono conto della mostruosità pensando che per la vittoria ne valga la pena per tutti fino a quando la situazione precipita con l'omicidio della Libellula perpetrato selvaggiamente da due atlete di  squadre diverse, e di cui si accuserà la coach pentita di essersi prestata alla sperimentazione sconsiderata e scellerata. La fiction è molto ben impostata a livello di esercizi delle atlete che danno un bellissimo spettacolo delle loro evoluzioni a corpo libero o come ginnaste sulle sbarre dimostrando di essere perfettamente nella parte di ginnaste ad un livello molto avanzato e non solo perchè anche come interpreti sono molto convincenti.

Fra tutte spicca l'interpretazione di Giada Savi nei panni di Carla Castoldi, tanto brava quanto cattiva per cui è la naturale leader del gruppo, che manipola con astuzia e tanta malizia facendo coppia lesbo con la più carina che ama con una tal passione adolescenziale da suscitare tenerezza e indulgenza verso la sua indisponente arroganza.

Insomma una serie molto piacevole che si distingue da tutte le altre proprio per l'ambientazione sportiva al femminile, di ginnastica artistica , rivelando la dura e rigorosa disciplina alla quale devono sottostare e di cui si è tanto parlato recentemente perchè alcune atlete hanno denunciato il sistema come abuso a livello di tortura.  La fiction ne ha dato una conferma, anche se rimane pur sempre in fiction. Gli allenamenti duri purtroppo, introdotti dai Paesi dell'Est con a seguire la Cina, sono ormai collaudati ed accettati da tempo e non sarebbe altrimenti per arrivare agli eccellenti e spettacolari risultati che a tutt'oggi si sono raggiunti nel Corpo Libero, sulla pelle di giovanissime adolescenti il cui mito e punto di riferimento è ancora l'indimenticata campionessa Nadia Comanechi.

mercoledì 8 novembre 2023

COMANDANTE UN FILM DI GUERRA CON RIFLESSIONI ATTUALI PER UN MESSAGGIO DI PACE


 Pierfrancesco Favino è l'interprete di Comandante un film, con la regia di Edoardo De Angelis, di guerra dei primi anni 40 ambientato in un sottomarino e tratto da una storia vera sulle gesta temerarie e coraggiose di Salvatore Todaro Comandante di Regia Marina morto nel 1942, due anni dopo gli avvenimenti del racconto. In un'atmosfera cupa il Comandante con un gruppo di uomini sono salutati da giovani infermiere che guardando con tristezza la loro partenza evocano la morte come destino ineluttabile che accompagna le missioni dei sottomarini in guerra a rammentar quei versi immortali: “...eran 300, eran giovani e forti e sono morti”.  Il mare buio inghiotte il sottomarino Cappellini che naviga attraverso lo stretto di Gibilterra per trovarsi in pieno Oceano Atlantico dove la guerra impazza con le bombe che, scoppiando negli abissi, fanno tremare il sottomarino portandolo a riemergere per controbattere. E vincere. Così il cargo belga Il Kabalo.che trasportava armi per gli Inglesi  viene affondato lasciando un gruppo di naufraghi ad annaspare impauriti e disperati i quali vengono accolti dal temerario Comandante per sistemarli insieme al suo equipaggio disposto al sacrificio nel dividere gli spazi piccoli e angusti pur trovandosi a dover affrontare un atto di violenta insubordinazione di due soldati nemici comunque neutralizzati a suon di schiaffi da entrambi i comandanti delle due fazioni.

Il clima si rasserena ed insieme si cerca di vivere la pacifica convivenza ruotando intorno alle pentole sui fornelli con uno scambio di menù dove gli italiani scoprono le mitiche Kartofen fritte che vengono assaporate insieme al suon del mandolino. Il sottomarino è un calderone di dialetti da nord a sud che scalda un'italianità semplice e di buon cuore nonostante i componenti l'equipaggio siano stati chiamati tutti “porci fascisti” dai nemici naufraghi prima di essere salvati per  essere portarti a destinazione verso le Azzorre dopo aver ottenuto il lasciapassare da una nave Inglese che, sollecitata dal Comandante Todaro, si è inchinata alle leggi del mare che non lascia naufraghi ad affogare.  Così arrivati a destinazione il comandante nemico esterefatto perchè lui non l'avrebbe mai messo in atto chiede spiegazioni a Todaro per questa scelta generosa ma tanto azzardata mossa controproducente a livello di carriera con i problemi ed effetti collaterali che ne sarebbero conseguiti, lui risponde serafico: “Perchè siamo italiani” (Citazione già sentita comunque con Checco Zalone nel film Una Bella Giornata quando aiuta un gruppo di mussulmani terroristi sui generis che si arrendono di fronte a tanta bontà).

Gli Italiani possono ergersi a più buoni di tutti gli altri popoli? No, soprattutto in questo caso con la scelta personale, anche se condivisa, del Comandante Todaro confermata quando urla al nemico:”Io sono un credente” e al quale va tutto il merito. Gli italiani, seppur “brava gente” non possono erigersi a portatori sani di saldi principi umanitari perchè l'Italia è diventata terra di prima accoglienza  per forza di cose a livello geografico al quale non si può sottrarre negando il salvataggio a naufraghi, perchè la legge del mare impone di non affondare nessuno riconoscendo a tutti il diritto di esistere. L'Italia giustamente col suo impegno civile fa la sua parte. Buona parte, diciamolo. Così come un popolo non dovrebbe erigersi a “popolo eletto da Dio” perchè il diritto ad esistere gli deve essere riconosciuto esattamente come a tutti. Anche ai palestinesi. Purtroppo vediamo che la legge del Taglione (banalizzata comunque da quel detto popolare “Chi la fà l'aspetti) invece è più forte di ogni richiesta di “cessate il fuoco” . 

Papa Francesco Lunedi 6 novembre non ha incontrato i Rabbini perchè aveva il “raffreddore” ma ha concesso udienza subito dopo a 7000 bambini provenienti da tutto il mondo come a seguir le parole di Gesù: “Lasciate che i bambini vengano a me”. Questo è il messagio che tutti gli uomini di buona volontà dovrebbero recepire per raggiungere la pace perchè lascia aperta la speranza che tutti i bambini ed in special modo quelli che rappresentano “il futuro” della Striscia di Gaza abbiano  assimilato quel concetto, così caro a Papa Francesco, racchiuso nella parola Perdono. Reciproco.