lunedì 29 luglio 2013

BIANCANEVE E IL NANO - STILE FIGLI DEI FIORI.

Fra le tante puntate del Kilimangiaro  mi ha colpito l’accoppiata più improbabile che si possa immaginare che comunque ha funzionato alla grande.




No non sto parlando di Federica e i suoi spasimanti ma di Licia Colò   e Gian Piero Mughini.
Al Kilimangiaro Mughini   era ospite di Licia la quale si era agghingata come al solito con i suoi abiti “fatti in casa” semplici e modesti come lei dal viso angelico, che ha sempre amato condurre portando in scena le varie etnie di tutto il mondo ivi compresi emarginati e disabili per dare loro visibilità perché non sei nessuno se almeno una volta non vai in Tv.
Tutta in lungo in abito Patchworth anni ’70 da post figlia dei fiori reduce dall’isola di Wight
 (reduce perché da colà sono sopravissuti in pochi a mente lucida), la Licia non si sa se c’era o se ci faceva perché accarezzando l’ospite con le sue mielosità lo inchiodava con un gridolino soffocato educatamente in gola: “Culo!”
Infatti come regalo gli presentava la statua di un nano da giardino, Brontolo per la precisione, non si è capito se pensando di fargli cosa gradita o se prenderlo proprio per il…”Culo!”.
Al che Muggini è rimasto impietrito rispondendo che era peggio di quanto si aspettava non riuscendo a controbattere a tono alla sorpresa che gli aveva fatto Licia come una sorta di Biancaneve un poco birba.
Talmente dolce ed avvolgente da neutralizzare la verbosità ampollosa del Mughini.
Impresa ardua che nemmeno Elisabetta Canalis era riuscita a portare a termine inscenando con Gianpiero Mughini un battibecco (non si sa se da copione) rimasto comunque nella storia di Controcampo come unica performance televisiva della Canalis degna di nota.
Tutto questo per dire che l’accoppiata Licia e Gianpiero ha funzionato perché la torta in fondo non è dispiaciuta al Mughini. In fondo, ma molto in fondo…visto il buon viso impassibile che è riuscito a mantenere fino alla fine.
                                                           
                                LO STILE FIGLI DEI FIORI
Il Medio oriente è in fiamme e fra tante missioni di pace le guerre dilagano più che mai.
E’ doveroso e d’obbligo che vengano inviati messaggi di pace, così come fanno gli stilisti dalle loro passerelle dove fanno sfilare modelle di tutte le razze e colori: una volta era impensabile ma attualmente il mondo della moda lo ha adottato proprio per caldeggiare un discorso di globalità.
Giusto o sbagliato che sia la fratellanza universale è in sintonia con la nuova era subentrata a quella dei Pesci (del Cristianesimo) per entrare in quella dell’acquario che ha cominciato le celebrazioni negli anni 70  con tanti musical sul tema dando origine a quel movimento Hippy  i cui seguaci venivano chiamati figli dei fiori. Un movimento libero e libertario che lasciava spazio ad ogni forma di società, purchè sviluppata all’insegna del pacifismo e dell’amore.

“Mettete dei fuori nei vostri cannoni” recitava lo slogan insieme a “Fate l’Amore e non la Guerra” entrambi presi alla lettera dai giovani che si erano messi a praticare l’amore libero e promiscuo legalizzato dal movimento studentesco e femminista allargatosi a sinistra per nobilitare l’intento. I figli dei fiori non facevano alcun male, ma nemmeno bene, trasformandosi negli anni come simbolo di una generazione lassista senza regole né desideri, con l’unico scopo di divertirsi in santa pace.
Pace: pace eterna o green peace, la pace nel mondo si è rivelata solo un’utopia della quale dobbiamo prendere atto sobbarcandoci oneri e responsabilità senza per questo tralasciare di alimentare la speranza con messaggi distensivi. Perché siamo uomini di buona volontà.
L’ultimo combattente su tal fronte è un samurai, lo stilista Kenzo che ha creato una linea per bambini in stile figli dei fiori da hippy chic.
Negli anni 70 si era fatto largo nel mondo della moda trasformando i kimono in bellissime casacche con le maniche a farfalla in audaci accostamenti di colori (impensabili in quel periodo di scenografia nei toni beige a rappresentare il massimo della raffinatezza) che rappresentavano una vera rivoluzione: il rosso con il rosa, il verde con il bleu e il marrone con il nero miscelati nelle forme astratte o floreali.
Dopo tanti anni fra alti e bassi, Kenzo era tornato in auge con il profumo Kenzo Amour  avvalendosi della testimonial Olka Kurylenko, la protagonista di Quantum Of Solace   della serie 007 con Daniel Craig: un film che aveva per primo lanciato l’allarme privatizzazione dell’acqua.
A questo fece seguito la fragranza Vintage per poi aprirsi al mondo dell’infanzia firmando una linea di abiti in stile figli dei fiori in quella miriade di colori che hanno caratterizzato i suoi inconfondibili modelli negli anni passati, ai quali si sono ispirati Ken Scott   e Roberta Di Camerino.
Fortunati sono quelli che negli armadi hanno conservati tali capi perché se rimodellati nelle forme moderne  potrebbero riproporre quel tocco di unicità al proprio stile, in linea vintage.
Le “creature” invece  si possono benissimo vestire all’insegna di un messaggio di speranza di pace per tutti  con il nuovo originale Kenzo, nel colorato stile Figli dei Fiori in stile hippy chic per un distinguo dai “quiei figli di” che fan sempre di ogni erba un fascio. Littorio!



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