sabato 23 febbraio 2013

DIANA, LA SERA DELLE BEFFE.



Tutti sono concordi nell’affermare che ci sia qualcosa di poco chiaro nella morte di Lady D.
Tutti, tranne chi ha eseguito le indagini: Polizia Francese e Scotland Yard. Insomma dei veri arlocchi.
Come dire Ris, Delitti perfetti. E Garofano porti a casa.
Il popolo ed i media non accettano la tesi dell’incidente perchè troppo banale.
Per esempio, un ragazzo di 19 anni che ha trovato la morte subito dopo aver iniziato il suo primo lavoro, si archivia come un caso di destino crudele.



Per Lady D. a nessuno viene in mente che possa essere stato il caso di un destino beffardo. Beffardo come la corsa che Diana e Dodi avevano intrapreso per seminare i paparazzi. Correvano e ridevano. Lui potente e pieno di soldi, lei bellissima e tanto tanto sconsiderata.

Esattamente come la sua vita, con la fortuna fra le mani giocata a suon di piagnistei perché il marito la tradiva. Con una sola amante, comunque, la stessa da venti anni che poi ha sposato: quello sì era un grande amore.


Lady D., fra una lacrima e un salto in ospedale a confortare gli ammalati o a seguire i bambini bisognosi indiani  e africani, di amanti invece ne aveva avuti parecchi: un maggiordomo, un body gard, un istruttore di cavalli, un venditore di macchine usate, un antiquario, un campione sportivo, un attore (Kevin Kostner) il figlio del Presidente Kennedy…
Manca qualcuno? Alzi la mano… Non importa. E’ quanto basta per fare una certa esperienza di vita. Servita a nulla perché non si capisce come mai si fosse attivata per la campagna delle mine anti-uomo per poi scegliere di fidanzarsi con Dodi Al Fayed  (che aveva acquistato per l’occasione un preziosissimo anello da Alberto Repossi a Parigi da consegnarle proprio quella sera) il cui impero era in odor di traffico d’armi.


Errori di valutazione costati cari perché era evidente che il Dodi non facesse per lei, stridendo alquanto con il suo nobile spirito ed impegno umantitario.
Ma la vispa Diana se ne faveva un baffo. Il baffo era quello di Hasnat Khan  (allora li portava) il medico pakistano amante di Diana  (e amore vero per affinità elettive, essendo il medico impegnato volontario in ospedale come cardio-chirurgo) anche quando “amoreggiava” con Dodi, usato per ingelosire il Pakistano.
Con in mano la miccia fra i due rivali mususlmani la sempre più vispa Diana, 37 anni, due figli, un regno lasciato alle spalle, quella notte correva eccitata come una ragazzina al sabato sera, su una Mercedes, a tutta velocità, per fregare i fotografi.
Il colpo è stato terribile e fra le lamiere, parola del medico che per primo ha portato soccorso, sono spuntati il volto bellissimo e sofferente di Diana vicino ai pantaloni di Dodi slacciati con i “suoi gioielli( e non certo l’anello di Repossi) oscenamente esposti.
La morte era servita; E otre al danno, anche la beffa.

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