La bellezza è un peccato.Così Hollywood la penalizza premiando le bellissime star che si sono imbruttite con nasi finti ed effetti speciali vari per invecchiarsi facendo maschere professionali.
Dopo il flop di Gwyneth Paltrow con Shakespeare in Love alla quale è stata assegnata la statuetta alla sua opera prima di bellissima protagonista e come giovanissima di belle speranze - che purtroppo non è riuscita a mantenere restando relegata alla figura di sfigata ma con l’anima esaltata con Amore a Prima Svista nel quale si sformava il fisico per acquisire nuova visibilità - le star si sono messe ad imbruttirsi per ricevere l’Oscar. Così facendo pena.
Nel 2013 si è già aggiudicata la candidatura Marion Cotillard nel ruolo di una disabile con Sapore di Ruggine e Ossa alla quale mira sicuramente Anne Athaway mettendosi con lei ancora una volta in competizione come Nel Ritorno di Batman dove la Cotillard ne è uscita con le ossa rotte perché la scena gliela rubava la Hathaway facendo la gatta nera. Appunto.
La femme fatale era comunque Marion perché colpiva al cuore con una lama affilata sorprendendo il pubblico che gridava all’orrore per questa sua crudeltà mai palesata con altri film. La danza della Gatta Nera è più leggera anche se col pericolo di inciampare in quella rosa facendo gaffe su gaffe che nulla hanno a che vedere con uno spettacolo di classe.
Infatti Anne Hathaway dopo l’eccellente prova nel Ritorno del Cavaliere Oscuro come gatta nera, si è cimentata in quella di Fantine nel musical de I Miserabili dove sta ottenendo un grandissimo successo già dall’uscita del promo che la fa sperare in una candidatura all’Oscar. Infatti per il ruolo non ha esitato a dimagrire facendosi rasare i capelli e tenersi le borse sotto agli occhi senza farle sparire col correttore tanto usato dalle star.
L’effetto è davvero devastante perché dietro la Gatta Nera c’è una Gazzella braccata e impaurita a dare corpo a a una povera ragazza-madre costretta prostituirsi e vendere i suoi beni fashion più preziosi come i capelli ( e i denti nel racconto originale di Dumas).
Così la competizione con la Cotillard si fa dura perché a colpire sarà quella che farà più pena, strappando lacrime ai critici e scucendo dollari al pubblico nel box office. L’ideale sarebbe che ne uscissero alla pari come facce di una stessa medaglia perché se far piangere sarà la Cotillard a fare incassi sarà sicuramente la Hathaway con i suoi Miserabili. Più si è più si fa pena no?
MARION COTILLARD DIVERSAMENTE SEXY
Ci sono attrici che, se spopolano fra gli addetti ai lavori, critici registi e cinefili, non si può dire lo siano altrettanto per il pubblico italiano.
Da annoverare fra queste Marion Cotillard, l’attrice francese premio Oscar per il film su Edith Piaf La Vie En Rose, che gli americani hanno accolto con entusiasmo, così come tutti i personaggi che vengono dal niente e si impongono con la forza del loro talento.
Marion Cotillard non è il genere di bonazza anche se sprizza sensualità da tutti i pori. Una sensualità molto libera ed emancipata che Woody Allen ha subito catturato traducendola genialmente in Midnight Paris facendola trapassare con un passo indietro dagli anni Venti alla Belle Epoque come fulcro dal quale sono partiti gli artisti europei che hanno dato l’imprint al ‘900. Edith Piaf di Marion Cotillard è stata trasmessa domenica dalla Tv Rai 5 che, insieme a tante altre, non finiremo mai di ringraziare per propinarci film d’autore che al cinema possono anche essere sfuggiti.
Chi mai fra gli italiani, infatti (i tedeschi non ne parliamo) si scomoderebbe da casa per andare a vedere un passerotto vintage come Edith Piaf cantare al cinema?
In Tv è stata una piacevole sorpresa, non tanto per il talento a tutta voce della Cotillard nell’interpretarla tale e quale da sembrare doppiata dall’originale (o sì?) quanto nel vedere il profilo del suo privato che la Marion ha tratteggiato “miserabilmente” a livello molto basso.
Ben diverso dall’immagine tutta acqua e sapone che i francesi avevan voluto rilanciare proponendo Mirelle Mattieu che con la Piaf aveva in comune solo la erre moscia.
Come se si vergognassero del loro mito raccolto tra i rifiuti.
La più luminosa che la Francia abbia finora avuto non paragonabile a nessun altra, men che meno alla Mattieu (Rien, chi la sente più?) o alla povera Dalida, che la biopic di Sabrina Ferilli ha contribuito a far stendere un velo pietoso. Bang Bang, colpita e affondata.
Il coraggio della Cotillard invece è stato premiato tanto che il personaggio della vittima che quando entra in scena si prende la rivincita,le è stato cucito addosso anche con Nine infilandole i panni di Giulietta Masina tradita e ignorata nel privato ma con le luci della ribalta riusciva a surclassare le amanti che ruotavano intorno al marito-regista Fellini-Mastroianni-Daniel Day Lewis. Perché lei era diversa da tutte.
E con un ruolo diversamente sexy la Cotillard si è presentata a Cannes, e ora candidata all'Oscar 2013, con il film De Rouille et D’Os ( Sapore di ruggine e ossa) di Jaques Audiard. Coraggiosamente, perché per la prima volta viene affrontata la sessualità di una disabile a seguito di incidente mentre faceva l’allenatrice di orcheche la relega in una carrozzina per tutta la sua vita trovando uno sbocco nell’esprimere la gioia di vivere in una piena e soddisfacente sessualità con il compagno (Matthias Schoaenarts) uomo semplice e sportivo appassionato.
E’ la prima volta che il cinema affronta questo tema abbattendo un tabù perché l’attenzione sulla sessualità di un disabile è sempre stata rivolta verso il maschile facendo un exploit galattico in Manuale D’Amore, con la procace infermiera Monica Bellucci che si sedeva graziosamente senza mutandine sul disabile Riccardo Scamarcio ritmando un su e giù, e non certo della carrozzina, rimasto nella storia del cinema.
La sessualità di una disabile (se si esclude quella di una malattia temporanea come Michelle William in Blu Valentine) non era mai stata affrontata fino in fondo come ha fatto Marion Cotillard in questo De Rouille et D’Os, così diversamente sexy condannata per tutta la vita. Vissuta coraggiosamente fino all’ultimo giro di carrozzina a renderla libera e solidale. Verso se stessa, come diritto e dovere. Senza per nulla transigere.
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