Dopo The Duchess, ecco A Royal Affair sempre ambientato nel periodo dell’illuminismo settecentesco.
Questa volta non è l’antenata di Lady Diana Spencer, Lady Georgiana Cavendish (interpretata da Keira Knightley) ma quella di Alessandra Hannover la figlia di Caroline ed ex marito Ernst Hannover.
E’ Carolina Mathilda (Alicia Vikander, vista anche in una piccola parte in Anna Karenina) nobildonna inglese andata sposa al re Cristiano di Danimarca (Mikkel Folsgaard) un monarca scellerato e senza freni che Carolina non riesce a mettere in riga stante il grosso divario culturale fra i due i quali mal si sopportano nonostante la nascita di un erede.
Questo finchè non arriva a corte un medico cresciuto a pane e Voltaire mixato a Rousseau il quale con le sue radicate convinzioni liberal riesce là dove Carolina aveva fallito, entrando nelle simpatie del sovrano il quale viene ispirato per imprimere una svolta progressista al suo paese dove fame e misera regnano imperanti. Il Paese è la Danimarca che, come una classica commedia Sakespeariana fa da sfondo a una storia d’amore che sfocia in tragedia.
Il medico, Johan Friedrich Struensee (Mads Mikkelsen) infatti si trova al centro di un triangolo reale perché Carolina Mathilda si innamora perdutamente di lui contendendolo al sovrano suo marito.
Ed ecco il dubbio Amletico che incombe ad iniziare una storia d’amore struggente
e appassionata perché il medico è combattuto tra l’essere (fedele al sovrano) o avere (l’affascinante Carolina). La quale senza indugio risolve il problema scegliendo lui come amante con il quale concepisce una bambina affrontando lo scandalo e l’ira del marito. Che, purtroppo, non ha l’aplomb tutto British di quello di Lady Georgiana per cui la vendetta giunge crudele ed implacabile col taglio della testa del medico e l’allontanamento da Corte di Carolina Mathilda.
Il film è stato presentato al Festival di Berlino dell’anno scorso insieme ad Adieu à la Reine che ha vinto L’Orso d’Oro mentre quest’anno era candidato all’Oscar come miglior film straniero dove ha vinto Amour.
Insomma nessun premio che comunque non rende meno interessante questa pellicola che viene da un Paese per la maggior parte di noi ancora misterioso e sconosciuto, cinematograficamente e non solo parlando, come se fosse una sorte di location da Operetta.
Invece il film fa parte di quel gruppo di Paesi Nordici, come la Svezia con la trilogia di Millennium, che si stanno risvegliando nel panorama cinematografico presentando pellicole originali e calde sciogliendo quel ghiaccio che ha sempre fatto da barriera con tutti gli altri Paesi Europei.
E’ solo la punta di un iceberg perché c’è grande fermento così come dietro agli occhi di ghiaccio del protagonista Mikkelsen, per fare un parallelo di ghiaccio bollente perchè non è detto che sotto non ci siano passioni e anime ardenti. Questi nuovi film sono la conferma, rappresentando una piacevole sorpresa.
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