La nomina a Ministro dell’Integrazione di Cecile Kyenge Kashatu ha fatto molto discutere. Per la cittadinanza ai nati in Italia della quale si farà promotrice o per il colore della pelle? Tutte due diciamolo.
A questi attacchi comunque si dovrà abituare tirando avanti perché in Italia è così che si fa, facendo le spallucce.
Non come in America per esempio, dove le molestie vengono risarcite a suon di dollari o di stipendi, così come abbiamo visto per esempio con Michelle Obama, la quale attaccata sul web con foto-shop-simil scimmia od epiteti come “culona” si sono presi provvedimenti togliendo le immagini offensive e tagliando lo stipendio all’urlatore, licenziato in tronco che così poteva continuare ad urlare per piagnucolare.
Culona è il complimento che gli Italiani hanno riservato anche ad Angela
Merkel in occasione della partita Italia Germania, in un coro al quale si sono associati i media tutti compatti a dito alzato che la Cancelliera ha ignorato come tifoseria da Italietta-spaghetti e mandolino che vuol sempre farsi riconoscere. La Merkel è un panzer schiacciasassi ben conscia della superiorità della Germania per cui non si scompone a rispondere passando spesso ai fatti.
In Italia i cori razzisti la fanno da padroni negli stadi dove i calciatori rispondono alzando il dito medio. La Kyenge non è il tipo perché ha un faccione tondo tondo da persona buona. E di carattere, fors’anche di caratterino perché se è arrivata al vertice non è solo grazie all’istruzione.
Quel che è certo è che sta portando avanti una buona causa perché l’integrazione degli immigrati nati in Italia dovrebbe essere una formalità automatica supportata dal buon senso.
Purtroppo è quello che manca quando si seguono iter burocratici troppo alla lettera specie per fregare con un cavillo o una postilla scritta in piccolo tanto che non si vede ad occhio nudo, un immigrato diventato italiano a tutti gli effetti perché nato e vissuto nel nostro Paese.
La problematica è molto ben illustrata nel film di prossima programmazione Aspettando la Pioggia del regista Haider Rashid con un interprete nel ruolo di straniero algerino a nome Said che parla con accento toscano. Insomma più italiano di così si muore.
Infatti dopo essere nato vissuto e lavorato per una vita si ritrova a vedersi annullato il permesso di soggiorno causa fallimento della ditta nella quale era dipendente per essere rispedito in un Paese per lui diventato “quello straniero”, lasciando affetti amicizie come se non fossero mai esistiti. Un incubo: senza lavoro, senza permesso che segna la morte civile di lui e della sua famiglia. Questa è la legge ma come si fa ad applicarla a uno che parla toscano e che la terra madre dell’ Algeria non ha mai conosciuto? Niente. Così la famiglia di questo ragazzo straniero di seconda generazione e dunque italiano di serie b), dovrà sopportare umiliazioni cattiverie e quant’altro è concesso da chi comanda senza che gli sfiori il dubbio di fare un abuso d’ufficio. Perché non è pensabile che un funzionario non si possa attivare per risolvere la matassa facendo qualche telefonata o trovando qualche espediente come una finta assunzione per aiutare questi immigrati che trovandosi in pieno dramma per sfociare in tragedia il passo è breve? Perché un conto è essere rispediti a casa dopo qualche tempo, un altro è aver vissuto tutta una vita mettendo le radici. Niente. Ad ogni modo è presto fatto perché ora al Ministero è stata nominata Cecile Kyenge che si spera riuscirà a mettere le cose a posto per tutti quiei ragazzi che raggiungono o hanno già superato la maggiore età, magari facendo loro liberamente scegliere, onde evitare che tutti vengano in Italia ad affiliare per far scattare la cittadinanza automatica. Il Medio Oriente è già incasinato di per sé per cui qualche regolamentazione in proposito a livello più umano con quel buon senso che sta in mezzo al buonismo e all’intransigenza per stabilire un equilibrio costruttivo sarebbe giusto nei rapporti con gli immigrati tenendo presente che se erano una risorsa ieri oggi hanno diritto di essere italiani. Domani è un altro giorno, anche qui tutto da regolamentare, dando la priorità al lavoro per i giovani. Ammesso che abbiano voglia di lavorare, i nostri ggggiovani carini e disokkupati. Perché l’Italia è il Paese dei carini. Per questo che son disokkupati.
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