Zeta con Gad Lerner (appunti in diretta Tv), si parla di Amina la ragazza Tunisina che è stata arrestata perché manifestava nuda per la libertà delle donne.
Una cosa che mi colpisce è il fatto di affrontare un argomento di un Paese senza conoscerlo.
Infatti Lerner parla di Fatwa che sarebbe stata lanciata dall’Imam contro Amina mentre una deputata del Governo tunisino presente in studio lo corregge dicendo che in Tunisia si applicano le Leggi non quello che dicono gli Imam. Lerner confonde la Tunisia con L’Iran.
La Deputata del Nuovo Governo ha il velo a differenza di prima in cui alle donne che lavoravano in posti pubblici il velo era vietato.
Una circostanza confermata da un’altra ospite Tunisina la quale afferma che effettivamente molte donne in Tunisia hanno adottato il velo.
Ma se ora è diventata una scelta a tutt’oggi non sono ammesse agli esami dell’Università ragazze col nijab per cui le studentesse sono molestate dai Salafiti.
Dopo Ben Alì sono molto cambiate le cose, sicuramente in peggio se vogliamo parlare di libertà ma la rivoluzione è scoppiata per la crisi e la mancanza di lavoro.
Tutto sommato questi discorsi non mi interessano più di tanto.
Gad Lerner si sofferma troppo sulle nudità sulla sensualità della danza del ventre (trasmettendo anche una clip di Cours Cous del regista Tunisino Abdel Kechiche)e soprattutto sulle donne arabe che, da quanto si sta ascoltando, non sanno nemmeno loro cosa dire, su questo punto della esibizione di Amina.
La quale comunque è stata arrestata perchè protestava davanti a un luogo sacro.
Anche in Vaticano o davanti alle cattedrali, quando le turiste vogliono entrare nel luogo sacro in pantaloncini, scosciate o scollate sono fermate e se poi si rifiutano o fanno le bizzose magari anche arrestate.
Quel che è certo è che la popolazione Tunisina è molto arrabbiata perché la situazione è tragica.
Manca il lavoro, mancano il pane e il latte per i bambini e francamente soffermarsi a discutere su una donna che si mette nuda mi sembra troppo.
Infatti il discorso si sposta sui Salafiti che sono una stretta minoranza ma che stanno rompendo molto perchè sono infiltrati mandati da altri Governi.
Gad Lerner dice che sono finanziati dai Paesi Arabi quelli ricchi ma filo-occidentali per cui non si spiega questa pratica. E' presto detto: perchè i Paesi Arabi, quelli ricchi in primis, quelli che hanno i soldi e che comprano mezzo mondo ma che non danno un soldo per aiutare i Paesi poveri, non sono filo-occidentali ma sono Arabi: con gli Occidentali fanno solo affari intendendo comunque mantenere la loro Religione di Stato in tutti i Paesi del Medio Oriente. Tanto per cominciare…
Le donne arabe non hanno voce in capitolo. Perché Gad Lerner non chiama un arabo, di quelli tosti che grida Allaaaah Acbar! Allah vs Jeova, sai che striscia di Gaza in dirtta!
A CANNES VINCE LA DANZA DEL VENTRE DELL’HAREM
Neanche a dirlo apposta ecco che a Cannes vince la Palma D’oro il regista Tunisino Abdel Kechice che si era già fatto conoscere con Cous Cous con una scena finale di Danza del Ventre di una ragazza un filo in pancetta molto sensuale e seducente.
Quella danza del ventre che negli Harem la faceva da padrona, nei secoli e millenni, fra le odalische mollemente adagiate su divani e sofà le quali ammiravano quelle che facevano sorridere la pancia con movenze ammiccanti, in attesa di passare la notte col sultano signore assoluto, intrecciando nel frattempo liaisons fra di loro o con gli eunuchi così ben illustrate nelle Mille e Una Notte.
E’ il trionfo del sultanato al quale Cannes ha offerto la Palma d’Oro con il film La Vie D’Adele, storia di due giovani amanti che nell’arco di un film di tre ore si leccano la micia in calore, con tanto amore.
Miracolo dell’amore che la Giuria tutta compatta ha deciso di premiare con una risposta al Black Swan premio Oscar ma trionfo dell’amore lesbo in negativo. Nell’harem è tutta un’altra musica e non certo quella di Chajcowsky del Lago dei Cigni.
La musica araba si sa è sensuale a tambur battente in sincrono con il roteare dell’ombelico che ipnotizza facendo da richiamo irresistibile sia per il maschio che per la femmina. E’ quella danza che Lea Seydoux ha fatto a Cannes destreggiandosi tra i partner Tahar Rahim, in Grand Central, e la giovanissima e dolcissima Adéle Exarchopoulos in La Vie D’Adéle (che ha sostituito il primo titolo Anche il Bleu è un colore Caldo), facendo di lei la rivelazione del Festival che ha gridato a un altro miracolo, quello della liberazione dei costumi che porta a introdurre i matrimoni gay, sperando che il messaggio si diffonda anche in America.
Se sulla liberazione dei costumi non ci piove, sui matrimoni gay ci sarebbe da riflettere. Ma non spetta a me far la morale anche perché a colpirmi non è stato tanto la liberazione dei costumi occidentali che a onor del vero sono stati introdotti già da tempo con la Rivoluzione Francese e Marie Antoinette in testa (senza andar a scomodare i classici e le liriche di Saffo), quanto il fatto che a trasmettere questo messaggio sia un regista medio-orientale per cui sorge spontanea una domanda: perché non ha fatto un film con donne arabe? In fondo, ma proprio in fondo sono loro che hanno bisogno di essere liberate. Per uscire dall’Harem e farsi i loro lecca-lecca liberamente in pace. Anche questa è rivoluzione ma come detto sopra i problemi in Medio Oriente sono sempre più difficili che non si risolvono con qualche danza del ventre e slinguazzate nella micia. Per amore si intende ma anche per piacere. Infatti il film ha vinto il Premio. Piaciute assai.
IL CINEMA ITALIANO BOCCIATO. MA RESTA IMPUNITO.
Il grande bocciato, nonostante sia stato favorito dai critici connazionali. a Cannes è stato il cinema Italiano con la Grande Bellezza del quale la Tv ha trasmesso e ritrasmesso il promo con il protagonista del “Gioiellino” (sul crack Parmalat) e il “divo Andreotti”Toni Servillo che ballava oscenamente in pista in una Roma pacchiana e caciarona di Polverini memoria.
E invece crack, ancora una volta l’ombra della Parmalat ha colpito ancora, travolgendo la petulante Sabrina Ferilli con i suoi Divani e Sofa, artigiani di qualità e il comico Carlo Verdone il grillino di Sordi.
Finalmente la Kermesse di Cannes è finita risultando un filo impegnativa seguirla con i film in concorso che poi al cinema verranno puntualmente disertati. Per fortuna che a vivacizzare c’era la sfilata delle star che quest’anno sono accorse numerose con la partecipazione straordinaria anche di Sharon Stone inossidabile e irresistibilmente fica nonostante l’età
La quale è riuscita a galvanizzare l’attenzione in abito bianco puntando su una schiena nuda adornata di catene e ciondoli dorati con cui ha rubato la scena per un attimo perfino a Nicole Kidman.
Se il cinema italiano è stato punt ualmente bocciato non c’è problema perché si rifarà col festival di Venezia ed a seguire quello di Roma dove farà incetta di premi con i film d’autore che piacciono tanto ai critici mentre il pubblico continuerà a seguire le solite commedie all’italiana da cinepanettone. Quelle boccaccesche e volgari che stanno facendo tendenza sia in America (con i film corali di storie che si intrecciano fra equivoci e gags imbarazzanti) che in Francia la quale ha imparato ad infarcirle di parolacce proprio come in Italia.
Infatti è proprio l’Italienne Monica Bellucci che sta imperversando con il film, tra poco in Italia, Benvenuti a Saint Tropez nel quale la parola stronzo fa da leit motiv con battute piccanti alla francese.
Beccata a letto con Merad (Laggiù al Nord) dal vecchio padre, lui la rassicura lanciando una boutade (da invidioso) all’amante : “Sta tranquilla non dirò nulla a Tua madre …Bella soda ehhh!”
“Ehhhh!!!” risponde Merad da perfetto stronzo.
Insomma questo per dire che se Cannes ha la puzza sotto al naso con il cinema italiano, tanto da punirlo, poi sotto sotto, fra le lenzuola e nel boccaccesco, la Francia si mette ad emularlo. Perché fa cassetta da impunito.
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