Nonostante le belle serate di caldo si continua a seguire la TV che galvanizza l’attenzione scoraggiando ogni uscita notturna anche nel Week end, sempre molto ricco di offerte di fiction dalle principesse alle padrine, dai Santi ai Peccatori e fitcion cronaca dedicate a personaggi importanti della Tv caduti in disgrazia.
La più accattivante era sicuramente la fiction di Walter Chiari su Rai Uno, fino All’Ultima Risata andata in scena l'anno scorso.
Ad interpretare il grande uomo di spettacolo, più che comico, era Alessio Boni attore bravissimo ad emular il personaggio Chiari solo per un flash di uno scketch, giusto il tempo di raccontare una barzelletta che il Boni deve aver studiato nei minimi particolari portandolo come cavallo di battaglia nei promo pubblicitari delle ospitate Tv, S.Remo in primis per far risaltare la sua opera di emulazione in copia conforme. Perfettamente riuscita.
La fiction non rende giustizia all’attore anche se lo giustizia per consumo di droga in quanto personaggio Rai che fa servizio pubblico. Walter Chiari ne esce come uno sconfitto, un uomo usato dalle donne e vittima del sistema. Quale sistema: teatro, tv, cinema o spettacolo in genere? Era proprio necessario? Comunque vada è successo che a distanza di tempo risulta poco interessante perché l’uso di cocaina è diventato effetto speciale di uso comune tanto che si era parlato perfino di fare un test ai parlamentari come ordine del giorno.
Prima del governo tecnico è ovvio perché è impensabile che Monti e le Tre Ministre si dedichino in privato a pratiche illecite. Ammucchiate diceva Pannella quando parlava dei partiti dell’era jurassica.
Peccato, perché Walter Chiari è rimasto impresso nella memoria come un grande attore capace di affiancare attrici importanti soprattutto sulla scena del panorama cinematografico
Ed è proprio questo che manca nella fiction Rai, Walter Chiari fino all’ultima Risata, la quale ha perso l’occasione di fare un prodotto da esportare. Chi vuoi che comperi una fiction con Bianca Guaccero (Valeria Fabrizi, moglie di Tata Giacobetti del Quartetto Cetra) a fare da filo conduttore? Carina finchè si vuole ma non abbastanza per uscire dal clichè della miss-moglie della porta accanto, rimasta tale vita natural durante.
Per fare una fiction fuori dai confini ci vuole una location di largo respiro che solo la Roma del tempo dei paparazzi poteva offrire.
Infatti è stata battuta in ogni angolo e immortalata in opere di grandi autori da Fellini a Pasolini da Blasetti a Rossellini passando da De Sica e scelta come set naturale per tanti film americani innamorati di queta città sia per la storia che per la grande sensualità così ben descritta nella Dolce Vita che ha dato il via, dopo il giubileo dell’anno santo, alle celebrazioni di Roma Caput Mundi.
Un’occasione persa per la Rai perché bastava inserire qualche spezzone di docu originale, non pescati nella sua teca per non rifare un D-Da-Da (e invece c’è cascata), ma nei cinegiornali d’epoca che accompagnavano le proiezioni dei film.
Seguitissimi dal pubblico mentre sgranocchiava luppini e semi di zucca (non c’erano ancora i pop-corn), in attesa del filmone, perché sapevano raccontare la realtà italiana dalla politica allo spettacolo in tono sollenne ma con grande ironia: molto diretta e poco sotto metafora come si usa oggi.
Piacevano tantissimo perché maltrattavano le star, quelle straniere soprattutto, oppure tutte le starlette in fila una per una, permettendosi solo qualche battuta per le grandi attrici italiane come Sophia Loren, Rosanna Schiaffino, Silva Koscina o Silvana Mangano, tutte sposatissime a produttori importanti che davano lavoro alle maestranze per cui erano annoverate fra gli intoccabili. Invece attrici come Gina Lollobrigica erano prese sotto tiro e tartassate dai cinegiornali (Lello Bersani in primis). Non si capisce perché visto che la Lollo era molto apprezzata in Italia ma in specie anche in America e in Francia.
Oggi basta apparire in Tv per avere giornalisti che fanno a gara per un servizio in esclusiva dove si sperticano in lodi assurde con interviste improbabili e domande impossibili al limite dell’assurdo.
Così la storia di Walter Chiari si dipana nel solito modo delle fiction Rai fra un sorrisino e una liaison tutte all’acqua di rose dove i letti sfatti vengono subito ricomposti con l’apparizione della giovane fanciulla tutta protesa al bene e ai buoni sentimenti che esprime presentandosi scosciata e balconcino al vento. Tutto e di più purchè sia senza volgarità.
L’approfondimento è stato focalizzato, anzichè sul sodalizio con Anna Magnani nel film di Luchino Visconti Bellissima nel ruolo per Chiari di un cinico faccendiere da sottobosco-cine, su Ava Gardner la fiamma internazionale di Chiari, la quale ne esce molto male, “ahi ahi ahi che dolor!”, perché sempre ubriaca e stravaccata.
Effettivamente ha distrutto la sua bellezza affogando nell’alcol e nei letti dei toreri così come Lucia Bosè (altro grande amore di Walter) che invece di toreri ne aveva scelto uno perché tutti gli altri eran nessuno, diventando ben presto casalinga disperata invecchiata in modo eccentrico con i capelli blu e aria da intellettuale in un’immagine stravolgente molto lontana da quella degli esordi.
La curiosità riguarda invece Alida Chelli perché non è stato raccontato l’episodio del dopo Walter, quando era compagna di Pippo Baudo. Il quale l’aveva lasciata dopo aver scoperto sui giornali (Novella 2000 vado a memoria) a Cortina ad amoreggiare con Teo Teocoli che a quel tempo era conosciuto come beato fra le donne. Degli altri. Poi vabbè ha messo su famiglia passando le serate in Tv sul divano felice come un Caccamo mentre su Walter la Rai ha preferito chiudere il sipario sulla sua solitudine e malinconia lasciandosi alle spalle un’epoca che solo i grandi autori hanno saputo descrivere. La Rai non è stata all’altezza. Continui pure con Da da da o Techetechete...
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