martedì 2 luglio 2013

CON KYENGE LA FESTA MULTICULTURALE TRASFORMATA IN SAGRA PAESANA

 Sabato scorso sono andata alla festa multiculturale di Collecchio al Parco Nevicati ma, rispetto agli altri anni, è stata una grande delusione.
La ministra Cecile Kynge non c’era perché aveva fatto una puntatina di giorno giusto il tempo di fare un po’ di foto  e ribadire i suoi concetti sull’immigrazione per cui non l’ho vista né sentita
Sono arrivata all’ora di cena verso le otto e sarebbe stato carino se la ministra si fosse seduta a tavola a mangiare un piatto etnico perché l’Africa era molto presente nelle cucine e fra il pubblico. .
Il quale era numeroso: io ero in fila nel reparto Tunisia con Menù di Cous Cous Brick e salsa Meshua, vicino a un’indiana che parlava molto bene italiano perché qui da trent’anni. La cucina indiana non era presente perchè c'era lo Shri Lanka che la ragazza indiana mi diceva non raffinata quanto quella indiana.
Insomma così. La serata però non è stata interessante perché la festa si è trasformata in un agglomerato di bancarelle di cianfrusaglie fra collanine, orecchini, oggetti inutili e abiti folk, con il prato pieno di bambini bianchi (quelli di colore erano tutti vicini alle gonnelline di  mamma) a giocare, insieme a cagnolini e palloncini.
Non c’erano stands a promuovere iniziative di attività culturali o dibattiti con cine-docu come gli altri anni nei quali tanti studenti di colore e giornalisti free lance si attivavano come protagonisti di reportages importanti per attirare l’attenzione del pubblico sulle tante realtà dell’immigrazione e problematiche ambientali.
Insomma la festa multiculturale si è trasformata in una sagra paesana con torta fritta e salumi a volontà presi d’assalto come nelle feste dell’Unità  perché il cibo etnico non a tutti piace anche se viene apprezzata la buona volontà nel partecipare perché il cibo e lo sport abbattono tutte le barriere.
Dovrebbero perché poi ciascuno stava col proprio gruppo di appartenenza con l’esibizione degli usi e costumi.

Un cartellone con una ragazza  araba con velo commessa in panetteria  recitava “Io sono italiana”. E’ allora perché quel velo se nei loro Paesi nei posti pubblici è vietato? Perché perché perché…che non sto quì a ripetere all’infinito perché la questione velo l’ho trattata tante volte. Bisogna aspettare con il ricambio delle bambine di nuove generazioni.
Le quali in Medio Oriente non scalpitano più per il velo o la nudità in genere come abbiamo visto con le Femen in Tunisia,  ma per gli oggetti che fanno discriminazione dei sessi, la bicicletta in  primis.

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