L'ACQUA SECONDO CAROLYN CARLSON
Si parla molto di acqua per cui propongo un pezzo sulla ballerina Carolyn Carlson che con il suo Eau sta calcando le scene di tutto il mondo.
Si parla molto di acqua per cui propongo un pezzo sulla ballerina Carolyn Carlson che con il suo Eau sta calcando le scene di tutto il mondo.
Acqua che scorre, che inonda che sgorga che filtra che nutre che annega che scava che ingorga che slitta e soprattutto che…inquieta.
E’ con questa opera che Carolyn Carlson si esprime in modo completo perché l’acqua è il suo habitat naturale in cui ha vissuto al meglio la sua vita di danzatrice, sorretta astrologicamente (come da brava americana, ha tenuto a precisare) dal trigono per eccellenza che sta alla base di ogni creazione geniale di questa forma d’arte, e che ha segnato il suo percorso come coreografa:
- La Luna (la donna l’inconscio) in Scorpione (acqua stagnante limacciosa paludosa) sono gli aspetti che generano i sogni e gli incubi della parte finale danzata, o meglio mimata, in un’angosciante pena e paura per l’inquinamento della terra.
- L’Ascendente in Cancro (il passato la famiglia il grembo materno)è attinente alla parte iniziale correlata a quella parte calma serena e fluida nella quale si trae nutrimento per la vita come dal liquido amniotico.
- Il Sole nei Pesci è l’impronta, ovvero quel “guizzo” nell’infinito (la danza) tra le onde dell’Oceano che sbattono contro una barca di grossa stazza, vista come una piattaforma di vita estranea e lontana.
Perchè la vita, nascita e morte, è racchiusa tra i flutti, immersa nei fondali tenebrosi e pieni di mistero che grazie ad una contemplazione profonda liberano l’immaginazione intima da cui parte la spinta per risalire a galla fra lo spumeggiare delle creste , l’ondulazione delle maree e il trasporto di quella corrente che riflette l’immagine e trattiene la sua bellezza oltre la vita, come un’Ofelia che galleggia nell’immortalità.
Questo spiega lo strano connubio tra la figura solare (la coreografa attiva) carismatica e imperiosa anche se lieve ed evanescente di Carolyn Carlson, e quella lunare (la danzatrice-interprete, la donna, il passivo) immersa in un sogno onirico ombroso paludoso e sinistro, intriso di morte.
Un mondo duro, animato da ballerini dominatori arroganti e aguzzini e ballerine alienate nei gesti meccanici che rinascono da involucri di plastica, che si perdono in nuvole di tulle e di polvere, che oscillano il corpo ondeggiando in sincrono con le chiome, che esibiscono un pesce a trofeo, zoppicando in modo scosciante e osceno.
Genialità o pura follia? Il filo che divide è molto sottile e risulta difficile anche per lo spettatore restare in sereno equilibrio fino alla fine dello spettacolo fra acque fangose, cime tempestose e gesti meccanici e ripetitivi da infernale catena di montaggio.
Per fortuna la musica, colonna sonora delle performances, aiuta nell’intento di galvanizzare la platea grazie e quel suono dolcemente ritmato dei tocchi melodiosi del pianoforte della celesta e dell’arpa, alternato a quello vigoroso e corposo delle percussioni eseguito dall’ensemble dei musicisti tutti chiamati alla fine sul palco per ricevere gli applausi insieme ai ballerini e a Carolyn Carlson, ancora miracolosamente bellissima nonostante i sessanta passati.
E forse proprio per questa sua bellezza naturale che nel panorama della danza contemporanea lei resta sicuramente la più originale ed eclettica per aver arricchito quella strada spianata da Isadora Duncan (le cui creazioni si basavano sul solo elemento Aria con le movenze esaltate e liberate) con una fusione dei due elementi acqua ed aria fra misticismo e materialità che, mixati ad arte, sono in grado di dare emozioni forti, creando scenari profondamente superficiali e dunque inquietanti minacciosi esaltanti enfatici: una Tempesta Perfetta la cui onda anomala tutto sommerge. Infatti gli applausi arrivano scroscianti.
Acqua che scorre, che inonda che sgorga che filtra che nutre che annega che scava che ingorga che slitta e soprattutto che…inquieta.
E’ con questa opera che Carolyn Carlson si esprime in modo completo perché l’acqua è il suo habitat naturale in cui ha vissuto al meglio la sua vita di danzatrice, sorretta astrologicamente (come da brava americana, ha tenuto a precisare) dal trigono per eccellenza che sta alla base di ogni creazione geniale di questa forma d’arte, e che ha segnato il suo percorso come coreografa:
- La Luna (la donna l’inconscio) in Scorpione (acqua stagnante limacciosa paludosa) sono gli aspetti che generano i sogni e gli incubi della parte finale danzata, o meglio mimata, in un’angosciante pena e paura per l’inquinamento della terra.
- L’Ascendente in Cancro (il passato la famiglia il grembo materno)è attinente alla parte iniziale correlata a quella parte calma serena e fluida nella quale si trae nutrimento per la vita come dal liquido amniotico.
- Il Sole nei Pesci è l’impronta, ovvero quel “guizzo” nell’infinito (la danza) tra le onde dell’Oceano che sbattono contro una barca di grossa stazza, vista come una piattaforma di vita estranea e lontana.
Perchè la vita, nascita e morte, è racchiusa tra i flutti, immersa nei fondali tenebrosi e pieni di mistero che grazie ad una contemplazione profonda liberano l’immaginazione intima da cui parte la spinta per risalire a galla fra lo spumeggiare delle creste , l’ondulazione delle maree e il trasporto di quella corrente che riflette l’immagine e trattiene la sua bellezza oltre la vita, come un’Ofelia che galleggia nell’immortalità.
Questo spiega lo strano connubio tra la figura solare (la coreografa attiva) carismatica e imperiosa anche se lieve ed evanescente di Carolyn Carlson, e quella lunare (la danzatrice-interprete, la donna, il passivo) immersa in un sogno onirico ombroso paludoso e sinistro, intriso di morte.
Un mondo duro, animato da ballerini dominatori arroganti e aguzzini e ballerine alienate nei gesti meccanici che rinascono da involucri di plastica, che si perdono in nuvole di tulle e di polvere, che oscillano il corpo ondeggiando in sincrono con le chiome, che esibiscono un pesce a trofeo, zoppicando in modo scosciante e osceno.
Genialità o pura follia? Il filo che divide è molto sottile e risulta difficile anche per lo spettatore restare in sereno equilibrio fino alla fine dello spettacolo fra acque fangose, cime tempestose e gesti meccanici e ripetitivi da infernale catena di montaggio.
Per fortuna la musica, colonna sonora delle performances, aiuta nell’intento di galvanizzare la platea grazie e quel suono dolcemente ritmato dei tocchi melodiosi del pianoforte della celesta e dell’arpa, alternato a quello vigoroso e corposo delle percussioni eseguito dall’ensemble dei musicisti tutti chiamati alla fine sul palco per ricevere gli applausi insieme ai ballerini e a Carolyn Carlson, ancora miracolosamente bellissima nonostante i sessanta passati.
E forse proprio per questa sua bellezza naturale che nel panorama della danza contemporanea lei resta sicuramente la più originale ed eclettica per aver arricchito quella strada spianata da Isadora Duncan (le cui creazioni si basavano sul solo elemento Aria con le movenze esaltate e liberate) con una fusione dei due elementi acqua ed aria fra misticismo e materialità che, mixati ad arte, sono in grado di dare emozioni forti, creando scenari profondamente superficiali e dunque inquietanti minacciosi esaltanti enfatici: una Tempesta Perfetta la cui onda anomala tutto sommerge. Infatti gli applausi arrivano scroscianti.
Sapore di sale
Sapore di mare
Che hai sulla pelle che hai sulle labbra…
Dolci come il miele, le assaporo per togliermi l’arsura.
La sabbia nei capelli mi pizzica la pelle
Che mi tiene vivo l’immaginario…
Penso a quando ti ho vista per la prima
Volta uscire dall’acqua col costume fradicio
Rimpicciolito fino al pelo.
L’acqua tra le gambe era un rigagnolo
Nel quale ho desiderato assetarmi.
Ti ho inseguita sulla spiaggia
Mentre scappavi ridendo.
Ti ho presa e ti ho strappato il reggiseno
affondando il mio viso sulle tette bagnate e scivolose,
che si accendevano di passione.
Sentivo i capezzoli farsi sempre più turgidi
offrirsi alle mie labbra per succhiarle.
Gustavo il sapore di salsedine insieme al tuo frutto intimo
che si gonfiava di desiderio.
Audaci carezze languidi baci sul corpo fremente
con gli sprazzi del mare che lasciavano
deporre le piccole conchiglie fra le nostre gambe.
Un piccolo granchio cercava di tornare
al suo habitat immergendosi nelle onde
che accompagnavano come una
dolce melodia il ritmo dei nostri corpi
che si muovevano in sincrono al moto ondoso,
mentre la spuma marina
ci avvolgeva fino a perdersi in noi
miscelandosi al seme che ti lasciavo dentro.
che si gonfiava di desiderio.
Audaci carezze languidi baci sul corpo fremente
con gli sprazzi del mare che lasciavano
deporre le piccole conchiglie fra le nostre gambe.
Un piccolo granchio cercava di tornare
al suo habitat immergendosi nelle onde
che accompagnavano come una
dolce melodia il ritmo dei nostri corpi
che si muovevano in sincrono al moto ondoso,
mentre la spuma marina
ci avvolgeva fino a perdersi in noi
miscelandosi al seme che ti lasciavo dentro.
SOTTO LA DOCCIA
Quando il desiderio ci ha assaliti
Ci siamo abbracciati con forza,
ci siamo spogliati con furia selvaggia
aprendo le bocche per accarezzarci
voluttuosamente con le lingue saettanti.
I nostri respiri in affanno che ritmavano
I corpi voluttuosi inondati di sudore,
ci hanno fatto desiderare un po’ di sollievo
che abbiamo trovato dirigendoci verso
il bagno per immergerci in una libidinosa doccia.
L’acqua scivolava calda mentre cresceva
Sempre più la nostra voglia.
Desiderio di sentirci dentro
Di godere mentre con le gambe incrociate
Cavalcavamo insieme…
L’acqua scivolava mentre cresceva
Il ritmo dell’amplesso che si faceva
Sempre più veloce mentre urlavamo
Il nostro piacere: di versi gutturali il
Tuo, di gemiti acuti quello mio,
Fino a raggiungere il culmine
Quando insieme siamo venuti
Immersi in quella nuvola di vapore
Che lasciava umidi e caldi i nostri corpi.
L’acqua sgorgava calda
Portandosi via i nostri intimi umori
Che scivolavano placando i nostri ardori.
Uniti in un ultimo bacio
Dolcissimo e tenero ci siamo
Sussurrati parole d’amore avvolgendo
I nostri corpi in un accappatotoio
Per poi tuffarci nudi nel letto e dormire abbracciati.
Ci siamo abbracciati con forza,
ci siamo spogliati con furia selvaggia
aprendo le bocche per accarezzarci
voluttuosamente con le lingue saettanti.
I nostri respiri in affanno che ritmavano
I corpi voluttuosi inondati di sudore,
ci hanno fatto desiderare un po’ di sollievo
che abbiamo trovato dirigendoci verso
il bagno per immergerci in una libidinosa doccia.
L’acqua scivolava calda mentre cresceva
Sempre più la nostra voglia.
Desiderio di sentirci dentro
Di godere mentre con le gambe incrociate
Cavalcavamo insieme…
L’acqua scivolava mentre cresceva
Il ritmo dell’amplesso che si faceva
Sempre più veloce mentre urlavamo
Il nostro piacere: di versi gutturali il
Tuo, di gemiti acuti quello mio,
Fino a raggiungere il culmine
Quando insieme siamo venuti
Immersi in quella nuvola di vapore
Che lasciava umidi e caldi i nostri corpi.
L’acqua sgorgava calda
Portandosi via i nostri intimi umori
Che scivolavano placando i nostri ardori.
Uniti in un ultimo bacio
Dolcissimo e tenero ci siamo
Sussurrati parole d’amore avvolgendo
I nostri corpi in un accappatotoio
Per poi tuffarci nudi nel letto e dormire abbracciati.
Gocce d’infinito
Passano attraverso
I tuoi morbidi seni
Come acqua di stelle
Voluttuosa e perlata
Che si getta nella cascata
Del mio desiderio riflesso nel tuo.
Prendo aria a sorsate profonde
Riemergendo da queste morbide acque
A respirare il fascino selvaggio e limpido
Del tuo nudo di donna del tuo essere femmina
Bagnata e accogliente…
Ti mordo, ti prendo, ti mangio…
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