Si parla molto di femminicidio. Sembra quasi una moda. Sì perché ha sostituito quella del filone delle madri cattive, aperto da Anna Maria Franzoni. Filone perché ha reso in termini di audience e di spot a tanti talk show e criminologi invitati.
La cronaca nera va e la tendenza autunno inverno è quella del femminicidio che trova eco sui palchi del nostro Paese a denunciare fatti e misfatti di mostri domestici e membri al vertice di aziende scritti dall’autrice Serena Dandini.
La quale dopo aver riso sulla sinistra si cimenta sui sinistri del crimine. In modo leggero con qualche battuta di coda per vincere il rush finale dopo che le vittime sono state Ferite a Morte. Morte violenta in una commedia tragicomica a disco-dance. Quasi fosse tutta una finta.
Giustamente perché questo è spettacolo. Sul Palco, capitanate per forza di classe da Lella Costa, un trio di attrici Orsetta De Rossi, Giorgia Cardaci e Rita Pelusio che compaiono in scena come fantasmi ad evocare il crimine facendo denuncia sulla mano “morta” dei partner.
Infatti gli assassini sono sempre stalker incarnati da mariti fidanzati e amanti, con eccezione di padri e fratelli per il caso di Anja, e un pugno di talebani per la lapidazione di una adultera.
La cosa curiosa sta nel fatto che tutti sono omicidi annunciati perché tutti sapevano ma non denunciavano anzi, a volte anche partecipavano all’evento perché il femminicidio esiste grazie,
oddio si fa per dire, alla complicità di vicini parenti cugini e affini i quali spesso di fronte ai primi segnali come occhi neri e cicatrici commentano che la vittima se “l’è cercata”.
A tal proposito ricordo un episodio di cronaca nera (che avevo commentato con una mia amica, laureata e colta sempre in viaggio all’estero) nel quale si riportava il ritorno alla vita lavorativa di un operaio uscito dal carcere dopo aver scontato la pena per aver ucciso la moglie fedifraga.
“Poverino, era il suo commento, lei l’aveva sputtanato in tutto il suo paese”.
Insomma l’amica aveva studiato tanto per fermarsi al delitto d’onore. Il Paese è piccolo e la gente approva come si diceva sopra. Inutile dire che non è più mia amica.
Per fortuna che di strada ne abbiamo fatta ma solo sulla carta. Come dire che le leggi si fanno ma sono inutili. Così come inutile è parlare di femminicidio come fenomeno di questo tempo perché è sempre esistito sia per mano di maschi che di femmine come maschicidio.
Allora è meglio il Tango delle Carcerate assassine di Chicago anni 30, dove a ritmo mordente ed incalzante si racconta “il vittimismo” delle donne che l’hanno fatto perché anche lui se l’èra cercata. Cicero, Splash, Squinch…Tutto il mondo è paese.
Lo spettacolo Ferite a Morte è una denuncia sulla denuncia che come una sorta di happening invita le donne a correre ai Comitati di Difesa legalmente aperti per farsi separare dal partner manesco, fin dalle prime avvisaglie. Perchè prima si comincia con uno schiaffo, poi con due e poi con un pugno fino al colpo letale. Già, ma se quella donna non lavora ed insieme ai bambini dipende dal marito cosa deve fare? Sopportare o rischiare di perdere dopo il marito, casa e bambini per lo zelo dei servizi sociali?
Tante domande che restano irrisolte fino a che ci saranno uomini e donne, maschi e femmine.
Ma diventare persone è una impossible mission?
Appurato che lo studio non aiuta a formare, mentre lo sport accentua la competizione che comunque anche se prepara a un corpo a corpo alla pari, con gli Hunger Games le donne si discriminano da sole andando a morire per lasciar spazio ai maschi, non ci resta che sperare, per un futuro migliore, di puntare sul lavoro e uno stato di single dove ciascuno abiti a casa propria. Chiavare si può, ma senza dare chiavi in mano!
Perché la citazione della Costa è quella illuminante “Se cambi le chiavi ti ammazzo”.Lei non le ha cambiate e lui l’ha ammazzata lo stesso. Dopo averla chiavata.
Insomma la chiave del mistero è tutta lì nella chiave in tasca. Questa è la verità.
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