REALITY-TALENT SHOW ALL’ITALIANA
I reality, Grande Fratello in primis, hanno imperversato per lungo tempo sui nostri teleschermi, con un affondo clamoroso nell’edizione 2011 nonostante la conduzione della pur brava Alessia Marcuzzi intrapresa dopo la morte del leader carismatico Pietro Taricone.
Segno che il pubblico non era tanto affezionato al format quanto lo era verso O’ Guerriero ammirato per la sua fisicità accompagnata dal pensiero limpido e semplice. Ora lui è finito fra gli immortali mentre del G.F. non v’è certezza. Segno che un reality è legato al leader incontrastato. Dopo Taricone non v’è traccia dei reality che sono sorti come funghi, dalla Fattoria a L’Isola dei Famosi dove i partecipanti sono equiparati allo stesso piano a livello zero perché “in quanto famosi” sotto zero c’erano già, arrivando a galla a malapena dopo essersi umiliati nelle situazioni più estreme come quella di dividere le tende con gente che ruttava si toglieva la dentiera, sgonfiava la pancia pur rimanendo con le tette siliconate anziché no.
Uscito il vincitore entrava in qualche talk show o fiction (il più celebre e unica eccezione è rimasto Luca Argentero che imperversa anche come attore al cinema) per poi tornare a fare il mestiere di prima anche se con qualche pezzo in meno: un partner, il reggiseno, i muscoli…Le palle no, quelle sono rimaste a noi.
Ma tantè perché il format strada facendo si evolveva riunendosi a quello del talent show facendo unica miscela: uniti si vince.
Infatti i format Amici di Maria De Filippi e X Factor hanno avuto immediato successo proprio grazie a questa formula di far emergere i talenti accompagnandoli nelle performances con il Back Stage inteso come reality dietro le quinte. Anche qui dove si è visto di ogni dalla nascita di liaisons a dispetti reciproci, accompagnati dal suono di russate (indimenticata quella del califfo).
Tutto fa per fare spettacolo: l’importante è far emergere il talento.
Purtroppo ad emergere in assoluto è stata la Giuria che ha lanciato talenti sconosciuti come Mara Maionchi che, parlando in diretta, non le mandava a dire, o rinverdiva vecchie glorie che si esaltavano con trasformismi estremi (da Morgan a Elio per non parlare della Plati) oppure insegnanti degli allievi che si mettevano in luce litigando fra di loro per difendere reciprocamente i loro prediletti in una sorta di carnage dove finivano per dirsele di santa ragione anche sulle pagine dei giornali.
Della serie siamo Italiani e dobbiamo sempre farci conoscere.
La De Filippi è riuscita a rinverdire i suoi reality portando in scena come ospiti d'onore vecchie e nuove glorie di Hollywood che non si sa come faccia ad ingaggiarli di questi tempi di crisi. Il segreto sta nel cachet che solo Mediaset si può permettere tutto l'anno perchè le maestranze vanno e vengono a tempo determinato, mentre la RAI fa un'eccezione solo a S.Remo dovendo per tutto il resto fare servizio pubblico per giustificare il canone abbastanza salato da dividere fra dirigenti e conduttori che fan man bassa mentre i dipendenti a tempo indeterminato si presume che vadano tutti nei conti in rosso, visto i bilanci.
REALITY-TALENT SHOW ALL’AMERICANA
I Reality-Talent show americani, pur essendo gli originali esportati in tutto il mondo, li abbiamo scoperti da poco giusto il tempo per veder la differenza con i nostri, sottolineata da tanti piccoli format sparsi per il digitale e SKY.
Su Rai 5 è stata recentemente trasmessa una puntata dello show tv Projet Runaway condotto da Heidi Klum (quest’anno in nona edizione) la modella di punta del Victoria Secret’s la quale, a capo di una giuria composta da celebrity internazionali giudica l’operato di emergenti stilisti. Guardare per credere perché c’è molto da imparare, primo fra tutti come si deve fare un format snello e accattivante.
Snello perché a differenza dei nostri reality-talents non dura tre o quattro ore per cui tiene sempre desta l’attenzione senza aver lo stimolo di cambiar canale. Accattivante perché a giudicare sono addetti ai lavori di fama internazionale e nel Back Stage si lavora con professionalità badando al manufatto senza il contorno delle liaison, ripicche e sgambetti vari. Ricordo una puntata divertente perché si richiedeva ai ragazzi di vestire una modella con un sacco di patate (tela grezza).
Operazione che se per la modella risulta facile avendo le physique du role, per lo stilista, fantasioso e pieno di idee, risulta un filo più difficile. Qualcuno c’era riuscito proponendo mises banali e poco innovative mentre ad emergere era stata una cinesina la quale senza smentirsi aveva fatto una creazione copiando giusto giusto tale e quale una patata facendo una gonna ad anforetta tagliata in vita in modo che dondolasse in sincrono col fondo schiena a spacco imbarazzante e la falcata della modella. Insomma aveva messo in scena la classica patata bollente. Lo spirito ce l’aveva messo la cinesina in un connubio esilarante di genialità.
Ma la curiosità consisteva nel vedere la reazione degli allievi fra esaltazioni di sé stessi che esternavano a voce doppiata e delusioni che esprimevano con educazione e self control: molto stilè, appunto.
Una di loro in particolare aveva colpito per la grande stima di sé che il giudizio negativo della giuria non era riuscito a scalfire. Dopo l’esito aveva ringraziato per l’opportunità dicendosi determinata a continuare sicura che sarebbe riuscita ad emergere nella vita perchè sostenuta dalla passione per il suo lavoro e dalla consapevolezza di valere al di là del responso delle celebrità giurate.
Io penso che sia stata proprio questa ragazza a farcela perché nonostante il suo prodotto non fosse particolarmente originale (un tubino fasciato color sacco) era curato nel particolare dello spacco inciso sul lato davanti da cima a fondo tutto profilato in pelle con legacci incrociati ad effetto portabilità con diffusione su ampia scala dalle boutique ai grandi magazzini. Proprio come fanno anche i nostri grandi stilisti in America e in Cina. Poi vabbè qui in Italia o a Parigi fanno i creativi barocchi e pomposi di grande lusso, vendondo poi i capi solo agli Emirati Arabi dandoli in prestito alle star per i Red Carpet. Ma vendere su larga scala è un’altra cosa visto che anche i cinesi, ora vogliono il salario equiparato al made in Italy. Di Lusso.
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