venerdì 28 febbraio 2014

QUANDO LA MERKEL SI FACEVA SARKO’ E SILVIO (GRAZIE A NAPOLITANO).




Appunti aprile 2013 - Dopo un anno di luna di miele in cui ha ciondolato per le stanze dell’Eliseo in vestaglia e pantofole per godersi l’ultima consorte, circondato da ministre e giornaliste (alcune ex, altre praticamente concubine) Nicolas Sarkozy si era svegliato dal torpore in cui era sprofondata la Francia, sordo ad ogni richiamo. “Sire, il popolo vuole uscire dalla crisi” “Dategli le canzoni di Carlà” pareva che lui dicesse visto che aveva passato più tempo ad ascoltare le incisioni della Bruni, che a occuparsi del Paese. Oddio, qualche ospitata non se l’è negata: un giorno dalla Regina D’Inghilterra, un altro dalla Merkel, un altro in Brasile, In Columbia, dal Dalai Lama, per fare ambasciatore di pace, concludere riscatti, discutere per estradizioni, non prima di essere passato dall’Egitto. Per risolvere il problema Gaza? No, per fare il Faraone, come preludio della luna di miele durata lunga un anno. La Francia non glielo ha mai perdonato. Sì perché non ha ricevuto il massimo dei consensi a lui forse necessari per consentirgli di spiccare il volo con un secondo mandato e smettere di ciondolare in giro per il globo come se fosse lui il Ministro degli Esteri, del Interni, delle Comunicazioni e della Giustizia e del Tesoro, della serie faccio tutto io perché Oui, l’Etat c’est moi.
Ma se era Re Sole per la moglie e le sue amanti, la Francia faceva un’eccezione perchè si sa, secondo un vecchio adagio, quando uno va con tutte, non ne accontenta nessuna. E non l’aiutavano certo le dichiarazioni della ex moglie “sei ridicolo” rilasciato tramite un sms o “è un bambino viziato” tramite conferenza stampa di Segolène Royal. Segò segò.

L’unica a sorridergli era rimasta Rashida Dati che, nello stato tridimensionale in cui si trovava, ministra della Giustizia madre e celibe, non potè che farlo a cattivo gioco. Di lui, le President il quale le chiedeva insistentemente a nome del buon nome della Francia chi fosse il padre della sua bambina. Magari da cercare in Spagna? Il dubbio c’era per cui Sarkò, non sentendosi padrone in campo, le aveva fatto far fagotto e fagottino destinazione Europea (uè… uè…! neanche fosse una sceneggiata napoletana) giusto per consentirle di interloquire con tutti. Spagna in Primis. Ma non erano questi i problemi che affliggevano la Francia che aspettava ansiosa di vedere il suo Presidente  fare qualche cosa di concreto per risollevare le sorti del Paese in crisi, comunque come tutti gli altri, non accontentandosi di un semplice divieto degli spot pubblicitari nella Tv di Stato. Con risultati catastrofici perché aveva fatto ripiombare la Francia nel sonno più profondo stante l’occhio bovino e la palpebra pesante apparsa negli spettatori costretti a guardare programmi per intero senza mai uno stacchetto. Una situazione appesantita dall’ultimo ordine perentorio inflitto da Sarkò di licenziare Prefetto e Capo della Polizia per non essere riusciti a “zittire i fischi” che accompagnavano le sue apparizioni in pubblico. Ma detto e fatto, così che finalmente per la Francia si prospettava un futuro di  tranquilli sogni d’oro, potendo contare su Sarkò sia come Re Sole per la sua famiglia, che come Faraone nell’immaginario dei Francesi. Oui, c’est tout. Parole profetiche. Alla Unione Europea  non restava che contare sull’accoppiata  Silvio Berlusconi, che lanciava un grido ammirato cucù!, e Angela Merkel che rispondeva con Uè uè! insieme a Napolitano mentre Sarkò prendeva il toro per le corna, Olè! Oh pardon, Holland! finendo scornato e mazziato.

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