Miral è un fiore raro che sboccia nel deserto dice l’autrice dell’omonimo romanzo dal quale è stato tratto il film Miral presentato a Venezia la scorsa stagione.
Nonostante le buone intenzioni, perché il tema riguardava la Striscia di Gaza e la buona volontà di pace di un gruppo di donne palestinesi che trovano nella cultura e nell’istruzione la strada per arrivare alla pace lasciandosi alle spalle i conflitti generazionali che hanno martoriato quel territorio, il film non è stato apprezzato per un dettaglio tecnico non trascurabile, quello della telecamera amatoriale portata in spalla con inquadrature traballanti che generavano ansia invece di infondere un senso di pace.
Interprete del film è la bellissima Freida Pinto l’attrice Bollywoodiana che ha spopolato con il Millionaire ed ora lanciatissima anche a Hollywood della quale comunque abbiamo ampiamente parlato in questa rubrica.
L’istruzione è dunque la strada maestra che porta al benessere e alla pace più di quanto non possa il battersi con impeto e passione in difesa dei propri diritti territoriali.
Messaggio anche questo non percepito perché la rivolta scoppiata in Tunisia è partita proprio da un giovane laureato costretto a fare l’ambulante abusivo che si è dato fuoco in segno di protesta accendendo così quella miccia che ha fatto esplodere il popolo dei poveri senza pane ed istruzione.
Rivolta poi portata a termine dai giovani studenti, una massa enorme di giovani laureati senza prospettiva di lavoro.
Insomma, ancora una volta nessuna verità perché il problema Medio Oriente è molto più complesso di quanto riusciamo a immaginare e non possiamo illuderci che i fiori di Miral o di Jasmine possano essere artefici della pace e della democrazia.
Sono gli eroi e i martiri che segnano la rivoluzione di un Paese indipendentemente dall’istruzione ricevuta. La rivoluzione studentesca è come un drago che si morde la coda: prima si batte per il diritto allo studio, mentre ora si batte per il diritto a una lavoro che manca pure agli analfabeti. Ma questa è un’altra storia.
La realtà è che sia la Tunisia che i Paesi Arabi sono stanchi delle dittature e vogliono la libertà. Purtroppo dietro a questi focolai c’è sempre un Ayatollah per mettere tutti in riga secondo gli insegnamenti del Corano.La storia potrebbe ripetersi come in Iran. Per la prima volta comunque alcuni Paesi sono uniti per la stessa causa Egitto, Tunisia, Algeria…e questo potrebbe essere un segno che gli Arabi stanno per allearsi per diventare una forza. Cosa di cui non sembrano essere consapevoli ma che intuiscono a livello inconscio. Manca un Capo carismatico e se lo trovano difficile sarà frenare l’onda. Non ci sono più i Lawrence di una volta! Ci vuole uno del popolo, colto e intelligente, aperto verso il progresso e nel contempo attaccato alle sue radici musulmane. Non è il marito di Rania comunque: lei è vezzeggiata dal mondo ma è troppo fragile perché quando hanno fatto l’ultimo attentato in un Hotel della Giordania è corsa subito a mettersi il velo. E tanto meno lo poteva essere Bin Laden perché di fatto era un terrorista e perdippiù virtuale.
Ci vuole qualcuno che abbia la scintilla da infiammare gli animi di tutto il popolo arabo, Basta un’idea, come diceva Lawrence e quell’idea potrebbe essere…potrebbe essere…Yes We Can. Fantapolitica? Per ora chiamiamolo
cazzeggio..
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