DONNE SEMPRE PIU' REGISTE DI SE' STESSE
E non si fa per dire perché chi dirige mette sempre molto di sé in una performance cercando di farla incarnare dalla sua musa femminile o maschile.
Il Diavolo veste Prada per esempio, Meryl Streep ufficialmente doveva impersonare Anne Wintur mentre in realtà incarnava le fantasie del regista che si immaginava a capo del settore moda secondo gli stereotipi delle favole.
In ballo si può tirare anche il mito di Pigmalione come una sorta di sfida o di scommessa che tanti registi mettono in atto per fare da scopritori alle loro creature dopo averle già scoperte in camera da letto dove,se la performance colpisce il segno, al cinema nasce la stella che il regista considera di sua proprietà della serie Io ti Ho Fatto e Io Ti distruggo legando a sé la diva intrappolata nel personaggio che l’ha lanciata.
Ma la trappola scatta anche per lui perché spesso si innamora della sua creatura vendicandosi se lei lo delude.
Roberto Rossellini con Ingrid Bergman aveva preso un abbaglio clamoroso perché la grande diva dello schermo in realtà era una casalinga noiosa dedita a curare il cortile con galline e oche (c’è un docu trasmesso in Tv, a testimoniarlo) che non aveva la più pallida idea della meravigliosa diva di Casablanca o Notorius.
Con il film Strombol Rossellini voleva far una copia di Anna Magnani la grande attrice da lui esaltata in Roma Città Aperta, la quale era focosa ed impetuosa sia come amante che come attrice sullo schermo. Insomma la Magnani era sé stessa sempre e comunque in ogni film mentre la Bergman era duttile e plasmabile da entrare nei panni di vari personaggi che una volta tolti insieme alla maschera la facevan tornare sé stessa.
Non si può fare un paragone perché entrambe erano bravissime, semplicemente avevano un modo diverso di vedere il lavoro di attrice come se una si portasse il compito anche a casa mentre l’altra no: per lei In casa entrava la persona.E qui scattava la delusione per un regista come Rossellini il quale poi sposò un’intellettuale strana.
Nel mondo del cinema la linea di confine tra reale e immaginario è molto labile per cui attori e attrici vivono come dei border line immaginando di “incarnare” genio e sregolatezza.
La genialità dovrebbe invece restare nella mente per non trovarsi a recitar la vita come in un palcoscenico buttandosi anima e corpo in qualche performance, così come è stato per esempio per Richard Burton e Liz Taylor, i quali se in Cleopatra sullo schermo hanno fatto cagare, nella vita hanno dato la miglior interpretazione di sé stessi come una sorta di Antonio e Cleò de’ noantri.
Non è stato così invece per Sean Connery: se nell’immaginario è rimasto lo 007 più amato, nella realtà si è liberato presto del personaggio per riappropriarsi della sua vita privata e e della sua carriera di attore (portata avanti brillantemente in svariati ruoli così come aveva incarnato James Bond) facendo una netta distinzione anche perché il vero 007 era il regista Terence Young un uomo molto bello e affascinante, di gusti raffinati ma con una scorza di duro perché durante la guerra aveva guidato carri armati.
Genialità e sregolatezza vanno bene finchè si è giovani perché con l’età è giusto entrar nei ranghi per non essere afflitti dalla sindrome di Peter Pan che solo nell’arte può avere sbocchi. Gli attori si sa sono esseri infantili, come diceva Marcello Mastroianni, che con il cinema hanno la possibilità di esprimere la loro giocosità.
Ma i grandi attori di una volta non ci sono più perché facevano bizze anche nel privato fondendosi nei grandi personaggi che interpretavano confondendosi nella vita che vivevano. Questo perchè i ruoli, come detto sopra, erano sempre sopra le righe sul filo delle tragedie Shakespeariane dando vita a personaggi storici o drammatici, o della leggerezza delle commedie e delle favole.
I racconti intimisti sono nati molto dopo con registi d’autore del cinema indipendente che hanno fatto film interessanti mettendosi in fila nei vari festival creati appositamente per la loro diffusione (quasi sempre nelle sale d’Essai con i Cineforum per cinefili appassionati che pochi coraggiosi distributori volevan dar loro soddisfazione).
Anche se il cinema Kolossal o ad effetti speciali fantascientifici resta il preferito dal pubblico che corre sempre in massa nelle sale, molti attori o addetti ai lavori del cinema hanno scelto di mettersi dietro la macchina da presa improvvisandosi registi per fare film originali perché basati su esperienze personali o di vite vissute da amici parenti e affini.
Ognuno di noi ha in sé una storia da raccontare per cui potremmo tutti cimetarci come registi. Basta trovare il team tecnico ed i mezzi (sovvenzioni statali) per supportare i costi di produzione sperando nel riscontro al box office. Per il momento è consentito sbizzarrirsi sul Web.
Ma a Cannes quest’anno tira il vento della rivoluzione.
Infatti è stato premiato il film Le Meraviglie, opera prima di Alice Rohrwacher che sembra girato come una sorta di Grande Fratello con la cinepresa puntata sui componenti una famiglia con un pizzico di magia rappresentato dalla fata Monica Bellucci per dare al film lo spessore della favola.
Perché siamo sempre lì, il cinema per funzionare deve girare intorno a tre tematiche: tragedia, commedia o favola. Il cinema verità è una gloriosa epopea che non si ripeterà mai più perché unica nella storia del cinema.
Infatti i film che restano a raccontar di sé, delle donne e il loro ciclo, del quotidiano e delle bollette da pagare, delle molestie in ufficio o al gabinetto nella pausa pranzo, è cronaca di una morte annunciata.
Per questo ci sono i talk show tv in fasce pomeridiane dove a condurre come delle regine, che sian maschi o femmine, sono sempre le star prime-donne. La favola sono loro, il resto è noia.
Per fortuna che in Tv ci sono telenovelas e fiction a lanciare volti nuovi tra storie di tutti i giorni per l’intrattenimento e i reality per dar possibilità ai volti nuovi di trovar lavoro: in pizzeria, in discoteca, in sala giochi in sala stampa, in sala da tè o da caffè e così via. Cosicchè, larga la fola stretta la via dite la vostra che ho detto la mia.
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