sabato 7 marzo 2020

LILA E LE SCARPE IN FACCIA, GENIALE


Ribelle, scontrosa intollerante traditrice in amore e nelle amicizie di cuore violenta insolente provocatrice e piena di disprezzo incapace di relazionarsi con tutti familiari compresi, insomma una ragazza cattiva a nome Lila (Gaia Girace) protagonista de l'Amica Geniale tratto dal romanzo di Elena Ferrante e in miniserie Tv curate da Saverio Costanzo e la collaborazione alla regia di Alice Rohtwacher.
Ma non è della serie che vogliamo parlare bensì del personaggio di Lila che ci impone tante domande: perchè è sempre in guerra con tutti in una eterna sfida che tira gli schiaffi bastonate e botte da orbi, quando potrebbe avere tutto nonostante sia un'umile figlia di uno “scarpaio” perchè gli uomini subiscono e sono vittime del suo fascino perverso pronti ad offrirle ricchezze case gioielli attività che lei rifiuta con disprezzo a scarpe in faccia anche se dietro l'angolo ad attenderla è una vita  a macellar maiali per poter sopravvivere?

Lila odia i mafiosi così come fanno tutti ma solo lei osa tener loro testa prendendoli a scarpate perchè “voi vi prendete tutto senza alcun rispetto per le persone”.
Persone oltre le cose! E qui scatta la pubblicità occulta della Conad. Difficile pensare che l'autrice Elena Ferrante le abbia messo in bocca queste parole perchè è più facile pensare che sia una licenza della traduzione di serie Tv curata da Saverio Costanzo figlio di cotanto Maurizio che conosce molto bene i meccanismi televisivi dove dietro l'angolo c'è sempre un consiglio per gli acquisti. Il resto, talk show Tg, e fiction è vita. Virtuale.
A me personalmente cadono le braccia di fronte a queste citazioni a doppio senso come se si volesse mettere una mano sulle emozioni e un'altra sul portafoglio. Le emozioni non hanno prezzo ma in Tv purtroppo si fa un'eccezione sempre per questione di marketing.
Tornando a Lila, fra le due amiche è il personaggio che stupisce maggiormente risultando incomprensibile nei suoi gesti aggressivamente esagerati ed autolesionisti solo perchè non si rispettano le persone quando è proprio lei ad essere la prima a non rispettarle arrivando a calpestare i sentimenti della sua amica del cuore alla quale ruba il ragazzo seducendolo senza alcun ritegno riuscendo ad imporgli perfino di abbandonare di punto in bianco la fidanzata ufficiale congedandola brutalmente con una lettera.

Chi di spada colpisce, di spada perisce perchè anche l'amante del marito di Lila un bel giorno si presenta sfacciatamente a casa sua per cacciarla e prendere il suo posto che Lila le lascia con noncelance prendendosi solo il suo bambino senza paura di ricominciare a vivere in un porcile a macellar maiali, crudele metafora di tutti quegli uomini che considerava porci, indegni di toccarla e così felice di poter sfogare i suoi istinti aggressivi impugnando il pugnale contro di loro. Zac! Un maiale, e poi un altro un altro ancora...Istinti assassini che comunque non hanno mai sopito quelli di di madre amorevole del figlio avuto dall'uomo che amava  dopo aver provocato un aborto a quello concepito con il marito manesco e stupratore facendo un netto distinguo tra figlio scelto e quello imposto con la violenza. Come se le creature avessero colpe!
Non si può che provare un sentimento di pietà per questa donna condividendo lo stesso che prova per lei l'amica Lenu, intelligente e studiosa,  l'unica a riservarle un abbraccio affettuoso fra la puzza dei maiali offrendole la sua eterna amicizia.
Chi trova un amico trova un tesoro che in questo caso vale più di tutte le cose che si sono sprezzantemente rifiutate, feto incluso. Verrebbe quasi da dire te le sei cercate e ben ti sta se non fosse stato vederla nel commiato con l'amica gettare il diario di quando era piccinina con i commenti della maestra brava bravissima eccellente, nel fuoco per ritornare al lavoro con la schiena dritta e la faccia altera per non provare una segreta ammirazione per tanta forza e integrità.


Il personaggio di Lila riporta alla memoria una tipologia simile presentata nel film Senza Tetto né Legge con Sandrine Bonnaire nel ruolo di una clochard che rifiutava tutto, non solo il sistema ma anche quelli che le offrivano una mano per reinserirla dignitosamente nel sociale.
Sdegnosa e sprezzante lei invece preferiva lasciarsi morire di freddo e di stenti in tutta libertà anarchica. Queste reazioni esagerate nascono sempre da una profonda sofferenza insensibile ad ogni offerta di aiuto e di cure ma tenace nel perpetrare l'autodistruzione che non scaturisce dalle mancanze nella vita privata ma dal dolore di tutta l'umanità in un forte abbraccio, quella degli ultimi dei perseguitati ed umiliati dai cosiddetti rifiuti della società.
Più che donne cattive sono da considerarsi delle eroine così come oggi vediamo incarnata in Greta Thunberg la cui sofferenza è rivolta all'habitat naturale come origine del benessere dell'umanità perchè se un sistema di cose o un eco-sistema non funzionano ci sono persone che si ribellano, disposte a pagare per il bene comune.


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