giovedì 14 gennaio 2021

ANNI 70 ASSE MILANO-PARMA E INFLUENCE DI COSTUME AL CINEMA

Come eravamo negli anni 70 quando è partito il Made in Italy? 


Le ragazze di Parma erano tutte a modino ivi comprese quelle della contestazione studentesca la fascia più aggressiva che comunque si esprimeva al massimo cantando le canzoni di Francesco De Gregori (della middle class) e di Fabrizio De Andrè (della classe operaia) circoscrivendo la protesta nella sfera del movimento Hippie all'insegna dell'amore libero, della liberacreatività e della fantasia al potere, sognando il voto unico dove uno studiava e prendeva voti per il suo gruppo...di studi? No, di fumata cannabis.



 L'atmosfera è descritta nel film francese La Belle Epoque con Fanny Ardant perchè in The Dreamers di Bernardo Bertolucci era tutto fuorchè in parallalelo con Parma, una città nella quale si stava 


sovvertendo il sistema tirando le uova marce ai frequentatori dell'Opera del teatro regio per esaltare le gesta del Teatro Due che si stava imponendo con performances d'avanguardia in happening facendo teatro nel teatro fra pubblico e attori i quali recitavano sul palco con i volti imbiancati muovendosi fra candele sparse in palcoscenico (una scenografia adottata anche nel Nerone del Quo Vadis  televisivo con Klaus Maria Bandauer) in emulazione del guru Carmelo Bene il più trasgressivo e audace del Teatro Italiano che portava in scena attrici nude per recitare Shakespeare innovato e scorretto.


In quel periodo frequentavo amiche di Milano tutte in coppia ci si riuniva d'inverno per andare a sciare a Schia a casa di un parmigiano trasferitosi a Milano per lavoro dove aveva conosciuto una ragazza che faceva la segretaria in un'azienda importante. 

Con la calata delle milanesi mi si era aperto un mondo, quello che ha messo le radici del made in Italy ovvero il mondo della creatività in business applicato non solo alla moda ma a tutto quanto faceva diné.

Le ragazze erano sgamatissime ma io tenevo il passo con le mie arie da parmigiana-sempre-vestita-bene e alla moda  (erano mie creazioni il cui segreto stava nella semplicità del modelli ma creati con tessuti di pregio: Kenzo, Ken Scott Falconetto come nella foto - con camicetta di lino decorata con pizzo sangallo e fusciacca di Alpi -  o le magline di Missoni che compravo in un negozietto molto chic in via Garibaldi, gli scozzesi originali inglesi da Blu China in Via Farini; le sete di Como impareggiabili che non si trovano più da Corrado Elegance in Ghiaia e tanti scampoli di griffes dalla Fochi a Collecchio.. Questo era il mio quadrilatero della moda.) da farle schiattar d'invidia: "Ma sono tutte sempre così eleganti come te le parmigiane?" mi chiedevano: "Anche meno" rispondevo ironica.

Una di  loro era ai vertici manageriali e si comportava come una commenda con appresso un ragazzotto giovane e bello che faceva il fattorino nell'azienda, mentre le altre erano tutte protese a far carriera badando al sodo, come obiettivo della loro vita dove il lavoro (e questo ci accomunava) aveva la priorità su tutto anche sui figli che comunque erano arrivati a una sola coppia, una bambina pragmatissima come la mamma: quando era nata, alla festa del battesimo durata ore ed ore in un locale esclusivo di Milano, era stata tutta fasciata come un cotechino per non doverle cambiare il pannolino e disturbare gli ospiti. Diventata grandicella alla tenera età di sei anni sembrava già una donnina parlando senza il birignao tipico delle bambine ma con un tono deciso e saputello accentuato dall'accento della milanese dinamica che non perde tempo. Nel venirmi a prendere alla Stazione insieme ai genitori per una ospitata con loro mi accolse con un :”..che bene, siamo finalmente arrivati perchè abbiamo preso i mezzi per non inquinare l'aria!” Una Greta in miniatura.

Da queste ragazze milanesi ho acquisito tante informazioni sulla vita sociale milanese come la pausa pranzo, la pausa caffè intorno alla macchinetta, le riunioni del dopo ufficio al Bar o nel Locale particolare per l'apericena con animazione come nel telefilm Allie Mc Beal, il rito dello shopping e del passeggio in Galleria, le discoteche per ballare dove calavano le modelle delle sfilate.

A Parma c'era il King, dove si ballava l'Hully Galli ma solo le domeniche pomeriggio e i Bar erano frequentati da uomini che giocavano a Bigliardo per poi darsi al gioco d'azzardo dopo la mezzanotte chiusi dentro al locale.

Il loro mondo, quello delle milanesi,  era dinamico, colorato, divertente e alla domanda che cosa ci trovassero in Parma e Provincia rispondevano tutte d'accordo che il salame era più buono di quello di Milano e poi si respirava un'aria più quieta e rilassante meno frenetica per cui andava bene per riposarsi ma non per viverci. 

Erano abituate a un altro ritmo un'altra visione della vita dove non era tanto importante fare i soldi quanto di arrivare ai vertici aziendali così come abbiamo visto nel film Donne in Carriera con una tipologia diffusissima negli anni 80 anche in America. A Milano c'erano già negli anni 70.


Ricordo la calata delle procacciatrici d'affari sempre in tailleur taglia modella con la ventiquattr'ore che lavoravano nel primo Ufficio Immobiliare a Parma in Via Farini, la Gabetti Case perchè a Parma i contratti e le compravendite si facevano in piazza con liberi procacciatori dove bastava darsi la mano invece di sottoscrivere la caparra, e delle impiegate di Berlusconi della Pubblitalia
che andavano a far colazione da Giacomo in Via Mazza, tutte tiratissime con piglio manageriale.



A Parma le ragazze inseguivano le griffes mentre a Milano le ragazze inseguivano le aziende. 

Due mondi diversi che non si sono mai incontrati perchè Milan L'è sempre un gran Milan e Parma si vanta d'essere la Petite Capitale credendosi una sorta di Piccola Parigi quando in realtà l'impronta e quella austro-borgognotta perchè Maria Luigia era austriaca con una corte che parlava francese ma composta in maggior parte da cortigiani d'alto rango della sua Terra con  numerosi soldati “napoleonici”reclutati invece dalla Borgogna la regione che guarda in linea diretta d'aria all'Austria nonchè servitori numerosissime nelle stalle i quali sono stati quelli che insieme ai soldatacci della duchessa si sono accoppiati con il popolo parmigiano  lasciandogli in eredità la tipica evve moscia tutta francese l'amore per le violette, il cavallo pesto perchè dello Jambon ne aveva già di suo fin dai tempi dell'epoca romana, la vera eccellenza “esclusiva di Parma” potendola vantare come marchio cochon del suo territorio perchè il marchio del formaggio lo divide con Reggio.



 

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