C'è un bellissimo film Cosa Dirà la Gente che descrive queste dinamiche familiari in una comunità immigrata in Norvegia dove cresce una figlia ribelle la quale comunque alla fine riesce a spuntarla dopo varie traversie.La ragazza è un'adolescente di nome Ninja (Maria Mozhdah) la cui famiglia pakistana sembra essersi integrata nel Paese nordico avendo una casa dignitosa perchè il padre ce l'ha fatta arrivando a gestire unnegozio etnico che gli consente di far studiare i figli, bambine incluse, per i quali sogna un futuro migliore. Ninja ha molto amici norvegesi compagni dis cuola e di disco con i quali si diverte riuscendo qualche volta a scappare di casa e interagisce sempre via social spingendosi anche oltre nell'invitare nella sua camera il ragazzo con il quale è scattato un feeling.Scoperti dal padre la situazione si stravolge completamente perchè Ninja vede in lui il vero volto, quello dell'uomo padrone di una cultura violenta insita nella sua cultura familiare che non aveva mai conosciuta e che approfondirù dopo essere stata rapita e spedita nel Paese d'origine presso la casa di suo padre dove vivono madre e sorella nella quale viene controllata a vista e inserita in un contesto fra scuola islamica e mercato delle spezie sempre coperta dal velo che non le impedisce comunque di far innamorare il giovane cugino finendo in un vuovo scandalo.Infatti non essendo né Pakistana né Norvegese ogni suo inncente flirt viene punito come colpa infamante per cui anche questa nuova famiglia la respinge al padre.Il quale quando torna a prenderla in un impeto di rabbia la conduce sul baratro di un burrone istigandola a togliersi la vita per liberarlo da tutti i problemi che la sua natura ribelle causa a tutti quanti. Al ritorno a casa la madre l'accoglie dicendole: “Perchè non sei nata morta?”Come volevasi sopra dimostrare: le donne sono le prime a “onorare” questa tradizione di considerare le figlie femmine una sciagura annunaita che comunque nel film viene rotta dal padre il cui amore per questa figlia da sempre prediletta lo rende complice della sua fuga da casa per evitare che vada sposa così come scelto dalla madre a un connazionale emigrando in Canada per vivere una vita di casalinga togliendo nel contempo il disturbo delle chiacchiere suscitate nella comunità.
Ninja in strada con la neve e un pullover rivolge lo sguardo verso il padre (Lalit Parimoo) che da una finestra la segue silenzioso lasciandola libera di chieder accoglienza ai servizi sociali per ricominciare la sua nuova vita in Norvegia integrandosi nella cultura continunado a studiare e laurearsi così come si era prefissato lui quando era emigrato “per darle un futuro migliore”
Il film è diretto da Iram Haq un regista pakistano che vuole mandare un messaggio chiaro e forte evidenziando quanto l'integrazione sia difficoltosa proprio per impedimento delle donne. Infatti è molto significativa la motivazione della madre quando si lamenta: “Nessuno ci invita più ai matrimoni” volendo a tutti i costi mantenere questa tradizione essendo una componente essenziale della loro cultura perchè con i banchetti i balli e i canti le donne hanno l'unica possibilità di esprinmere la gioia di esserci e liberare la loro sensualità in tutta libertà senza paura di essere tacciate come svergognate. Pertanto non ci resta che riflettere sul fatto che la via dell'integrazione deve passare prima dalle donne delle quali i Paesi di accoglienza dovrebbero occuparsi in primis senza lasciarle sole a sognare le feste per i matrimoni come unico obiettivo di vita, dando loro un'istruzione “obbligatoria” per inserirle nella realtà in cui vivono, inducendo i maschi ad attenersi alle regole stabilite per immigranti economici in cerca di un futuro migliore.
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