Gli uomini s'ammazzino pure fra di loro perpetrando anche le loro vendette da consumare senza pietà ma i bambini non si toccano e la sacralità della nascita deve essere onorata con il sostegno alla donna come cultura della vita. Il messaggio è chiaro e forte ed è quello che trasmette il regista iraniano Jafar Panahi anche interprete del film Un Semplice Incidente. al cinema Astra e per il quale è stato premiato a Cannes e alla Festa del cinema di Roma con Premio alla carriera.
Curiosamente invece questo film è arrivato in Europa forse non tanto per un'apertura del suo Paese quanto per una assimilazione del messaggio che emerge sopra a tutte le critiche al regime come valore talmente importante da mettere in secondo piano ogni ostilità verso il dissidente regista.
La condivisione di questo messaggio fra seguaci fanatici e vittime di pesante condanne devastanti porta alla fine le parti a darsi la mano come atto di comprensione essendoci alla base una onestà ideologica di intenti sia nel perseguitare in nome dello Stato Islamico che nel pretendere il diritto alla vendetta dal perseguitato avendo lottato per affermare la democrazia. Nessuna verità ma un abbraccio, seppur ruvido, nel riconoscersi tutti parte di uno stesso mondo con un chiaro riferimento dell'autore ai bambini Palestinesi la cui triste sorte ha fatto insorgere il mondo per la pace ottenendo finalmente un cessato il fuoco, purtroppo non ancor definitivo.
Il film ha fatto il tutto esaurito segno che il pubblico preferisce le sale d'essai dove si “porta avanti un certo discorso” che faccia riflettere su problemi sociali e di attualità al di là dei filmettini intimisti, delle liti degli emarginati nelle periferie dei drammi famigliari o degli amplessi di cornuti seriali e donne stressate dai tradimenti inflitti che poi fanno squadra o branco rosa per vendicarsi dei maltrattamenti subiti o ragazze con le micie in calore che la danno anche se non gliel'hanno chiesta.
Insomma quell'Itaglietta del cinema che fa disertare le sale e poi ci si chiede come mai mentre la risposta è sotto agli occhi di tutti: sono le idee che mancano perchè si copia troppo. Se un'idea va come il film di Paola Cortellesi per esempio C'è Ancora un Domani ecco che si crea il filone con a seguir una stagione di film dei maltrattamenti in famiglia tutta colpa del patriarcato ancora imperante ecc. ecc. E nessuno che dica basta, anzi si premia la regista, opera prima per un filmetto non importa che sia purchè sia donna, si distribuiscono premi ex equo alle donne per fare sorellanza e se una protesta i social insorgono parteggiando per quella che si spoglia per metter in mostra la coscia lunga (e non solo) della sinistra seguace di Schlein. Altra sorella.
Così con sorelle fratelli cognate generi e nuore e figli, tutti i vizi di famiglia sono in primo piano a sfatar quel detto che la famiglia sia cerchio magico. Macchè, un inferno.
L'Inferno invece è altrove. Fuori dal proprio naso.

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