Quando si dice che Parma, con la musica, sia una Capitale in grado di attirare l’attenzione a livello internazionale, beh non si esagera.
Le prove? Seduto accanto a me, in platea al Teatro Regio nella serata di Parma Danza 2006 in scena con Alvin Alley American Dance Theater, uno spettatore arrivato dal Belgio, dopo aver acquistato il biglietto tramite Internet: “Très Jolie!” esclama, guardando estasiato tutto intorno. Davanti, un cappellone biondo arrivato da Milano. All’altro fianco, una signora pensionata che da anni si trova posizionata sempre alla stessa poltrona grazie all’abbonamento del primo anno che le ha consentito di usufruire del diritto di prelazione per quelli successivi.
“Finalmente hanno aumentati i biglietti in prima fila rispetto a quelli dell’ultima…” cinguetta la signora con l’amica dietro.
“Come alla Scala” si unisce al chiacchiericcio il capellone di Milano che non si perde uno spettacolo sia di danza che di Lirica di tutta Europa.
“Ma il Macbeth…”chiede curioso “dicono che quello della versione di alcuni anni fa sia stato fischiato molto molto forte”.
http://www.youtube.com/watch?v=vrFVnNP7q1k
“Se è per questo, anche quello della scorsa stagione” gli rispondo “perché la regia di Liliana Cavani, che ha ambientato il Macbeth nel cinquecento Shakespeariano, non è stata apprezzata (avendo inserito tra l’altro delle lavandaie al posto del Sabba delle Streghe nella Foresta).
“Sì lo so, è risaputo che qui a Parma siete tradizionalisti e non apprezzate le innovazioni: A Barcellona per esempio, fanno delle cose che qui non potreste mai accettare. Tutto un altro mondo: in un’opera un regista aveva messo in scena una serie di Water…E poi in Germania…bisogna vedere cosa fanno i tedeschi…”
“E le lavandaie del Macbeth allora?” risponde la signora pensionata facendo sfoggio di grande competenza.
“Vabbè, ribatte il capellone, quelle son poche cose. In Germania…”
“Sì, però è intervenuta la censura” replico io.
“Ma quello perché non si volevano urtare i mussulmani…Certo che non è giusto limitare un artista…”
“Assolutamente no” rispondiamo tutti intorno.
Tutti d’accordo dunque per le innovazioni. A parole.
Vedremo come verrà accolta la Pietra del Paragone di Rossini in apertura della prossima stagione Lirica il 13 dicembre: un’opera poco conosciuta ed in cui è prevista una regia decisamente alternativa!
UN REGIO A LIVELLO DEI TEATRI EUROPEI
Il Teatro Regio ha confermato la sua svolta iniziata l’anno scorso con il Macbeth aprendo la stagione lirica 2007 con un’opera di Gioacchino Rosini in coproduzione col Théatre de Chatelet di Parigi, La Pietra del Paragone, allestita in maniera buffa.
E non facciamoci conoscere! Questo era uno spettacolo altamente innovativo con l’opera cantata sul Palcoscenico mentre veniva trasmessa in contemporanea su tre megaschermi televisivi ad alta definizione. Una rivoluzione tecnologica ai confini fra teatro, cinema, Tv, concerti rock e musical.
Sì, proprio come nel musical I Dieci Comandamenti rappresentato due anni fa al Palacassa e passato inosservato nonostante ci fosse anche lì l’introduzione innovativa dei megaschermi.
https://www.youtube.com/watch?v=hx8aJ5Jl2gE
Ma forse perché erano stati rispettati nel contempo i costumi e le scenografie dell’epoca faraonica!
Al Regio invece si è osato molto di più, ambientando l’opera di Rossini negli anni 50 con tanto di frigorifero (l’elettrodomestico che cominciava a diffondersi proprio in quegli anni, in tutte le case) in scena.
E allora di fronte alla soprano con fiocco rosso in testa e giroperle al collo in duetto col tenore in cravatta e doppio petto ecco il miracolo al Regio: applausi, applausi, applausi scroscianti.
Che diamine, non siamo mica provinciali, né tanto meno meneghini.
Franco Zeffirelli ha il suo bel da pontificare che l’opera deve tornare ai fasti della tradizione per sanare lo scempio degli allestimenti deliranti ed aberranti che hanno messo in atto, primo secondo e terzo, tanti teatri stranieri.
L’opera dovrebbe mantenere l’orgoglio tutto italiano duque, e quello parmigian-verdiano in primis?
Suvvia, siamo Europei ed è giusto che il Regio si allinei a livello dei teatri di Berlino, Barcellona, Londra e,ovviamente, Parigi.
Che mica sono come i teatri di Busseto. Che diamine si è scomodato anche il TG5 con una diretta per dar manforte all’innovazione operistica nel nostro Regio con tanto di elettrodomestici in scenografia.
A Barcellona, per la cronaca, sono già scesi in palco con i Water (sì, capito bene, con i gabinetti a simboleggiare l’arma di protesta contro il tiranno o il furbetto di turno della serie Vaff’anc…) che è stato un successone.
Qui a Parma cominciamo dalle stufe e frigoriferi, poi si vedrà se passare direttamente al water, per essere magari in sintonia con l’altro progetto innovativo dell’Ospedale Vecchio “immortalato” sempre con water posizionato in una sala con stucchi e decorazioni artistiche.
I cantanti hanno comunque eseguito le loro parti più che bene insieme all’Orchestra e Coro per cui gli applausi sono arrivati caldi anche dal loggione perché la musica e il bel canto sono rimasti immutati e dunque immortali esattamente come speravamo lo fosse la tradizione operistica del Teatro Regio.
In occasione della performances di Giulietta e Romeo di alcuni anni fa, con i costumi raffinati in tutte le nuances nero, grigio perla, bianco e argento, curati da Giorgio Armani, presente alla prima nel foyer dove si è notata anche la giornalista Lina Sotis, mi ero tanto entusiasmata da scrivere testualmente coniando una frase in maniera esaltante: “Se il Teatro alla Scala è l’ombelico del mondo, il Teatro Regio è il gioiello che lo ricopre”.
Ora corre l’obbligo di una innovazione anche nel giudizio: se la Scala è rimasta l’ombelico del mondo, il Regio è diventato uno dei tanti Teatri Europei.
La curiosità: con la sperimentazione e la ricerca è noto che poi il “piatto piange” perché gli sponsor “passano”. E allora, finita la commedia, buonanotte ai suonatori?
E non facciamoci conoscere con i soliti melodrammi alla parmigiana! Parma guarda avanti, è città Europea.
Il Regio lo ha capito ed il pubblico numeroso ha apprezzato lo sforzo e, in attesa di un water, ne ha decreto il trionfo.
Ora non resta che attendere numerosi anche gli sponsor.
Che, ovviamente, sono passati per cui ora il Piatto del Regio Piange).
Le prove? Seduto accanto a me, in platea al Teatro Regio nella serata di Parma Danza 2006 in scena con Alvin Alley American Dance Theater, uno spettatore arrivato dal Belgio, dopo aver acquistato il biglietto tramite Internet: “Très Jolie!” esclama, guardando estasiato tutto intorno. Davanti, un cappellone biondo arrivato da Milano. All’altro fianco, una signora pensionata che da anni si trova posizionata sempre alla stessa poltrona grazie all’abbonamento del primo anno che le ha consentito di usufruire del diritto di prelazione per quelli successivi.
“Finalmente hanno aumentati i biglietti in prima fila rispetto a quelli dell’ultima…” cinguetta la signora con l’amica dietro.
“Come alla Scala” si unisce al chiacchiericcio il capellone di Milano che non si perde uno spettacolo sia di danza che di Lirica di tutta Europa.
“Ma il Macbeth…”chiede curioso “dicono che quello della versione di alcuni anni fa sia stato fischiato molto molto forte”.
http://www.youtube.com/watch?v=vrFVnNP7q1k
“Se è per questo, anche quello della scorsa stagione” gli rispondo “perché la regia di Liliana Cavani, che ha ambientato il Macbeth nel cinquecento Shakespeariano, non è stata apprezzata (avendo inserito tra l’altro delle lavandaie al posto del Sabba delle Streghe nella Foresta).
“Sì lo so, è risaputo che qui a Parma siete tradizionalisti e non apprezzate le innovazioni: A Barcellona per esempio, fanno delle cose che qui non potreste mai accettare. Tutto un altro mondo: in un’opera un regista aveva messo in scena una serie di Water…E poi in Germania…bisogna vedere cosa fanno i tedeschi…”
“E le lavandaie del Macbeth allora?” risponde la signora pensionata facendo sfoggio di grande competenza.
“Vabbè, ribatte il capellone, quelle son poche cose. In Germania…”
“Sì, però è intervenuta la censura” replico io.
“Ma quello perché non si volevano urtare i mussulmani…Certo che non è giusto limitare un artista…”
“Assolutamente no” rispondiamo tutti intorno.
Tutti d’accordo dunque per le innovazioni. A parole.
Vedremo come verrà accolta la Pietra del Paragone di Rossini in apertura della prossima stagione Lirica il 13 dicembre: un’opera poco conosciuta ed in cui è prevista una regia decisamente alternativa!
UN REGIO A LIVELLO DEI TEATRI EUROPEI
Il Teatro Regio ha confermato la sua svolta iniziata l’anno scorso con il Macbeth aprendo la stagione lirica 2007 con un’opera di Gioacchino Rosini in coproduzione col Théatre de Chatelet di Parigi, La Pietra del Paragone, allestita in maniera buffa.
E non facciamoci conoscere! Questo era uno spettacolo altamente innovativo con l’opera cantata sul Palcoscenico mentre veniva trasmessa in contemporanea su tre megaschermi televisivi ad alta definizione. Una rivoluzione tecnologica ai confini fra teatro, cinema, Tv, concerti rock e musical.
Sì, proprio come nel musical I Dieci Comandamenti rappresentato due anni fa al Palacassa e passato inosservato nonostante ci fosse anche lì l’introduzione innovativa dei megaschermi.
https://www.youtube.com/watch?v=hx8aJ5Jl2gE
Ma forse perché erano stati rispettati nel contempo i costumi e le scenografie dell’epoca faraonica!
Al Regio invece si è osato molto di più, ambientando l’opera di Rossini negli anni 50 con tanto di frigorifero (l’elettrodomestico che cominciava a diffondersi proprio in quegli anni, in tutte le case) in scena.
E allora di fronte alla soprano con fiocco rosso in testa e giroperle al collo in duetto col tenore in cravatta e doppio petto ecco il miracolo al Regio: applausi, applausi, applausi scroscianti.
Che diamine, non siamo mica provinciali, né tanto meno meneghini.
Franco Zeffirelli ha il suo bel da pontificare che l’opera deve tornare ai fasti della tradizione per sanare lo scempio degli allestimenti deliranti ed aberranti che hanno messo in atto, primo secondo e terzo, tanti teatri stranieri.
L’opera dovrebbe mantenere l’orgoglio tutto italiano duque, e quello parmigian-verdiano in primis?
Suvvia, siamo Europei ed è giusto che il Regio si allinei a livello dei teatri di Berlino, Barcellona, Londra e,ovviamente, Parigi.
Che mica sono come i teatri di Busseto. Che diamine si è scomodato anche il TG5 con una diretta per dar manforte all’innovazione operistica nel nostro Regio con tanto di elettrodomestici in scenografia.
A Barcellona, per la cronaca, sono già scesi in palco con i Water (sì, capito bene, con i gabinetti a simboleggiare l’arma di protesta contro il tiranno o il furbetto di turno della serie Vaff’anc…) che è stato un successone.
Qui a Parma cominciamo dalle stufe e frigoriferi, poi si vedrà se passare direttamente al water, per essere magari in sintonia con l’altro progetto innovativo dell’Ospedale Vecchio “immortalato” sempre con water posizionato in una sala con stucchi e decorazioni artistiche.
I cantanti hanno comunque eseguito le loro parti più che bene insieme all’Orchestra e Coro per cui gli applausi sono arrivati caldi anche dal loggione perché la musica e il bel canto sono rimasti immutati e dunque immortali esattamente come speravamo lo fosse la tradizione operistica del Teatro Regio.
In occasione della performances di Giulietta e Romeo di alcuni anni fa, con i costumi raffinati in tutte le nuances nero, grigio perla, bianco e argento, curati da Giorgio Armani, presente alla prima nel foyer dove si è notata anche la giornalista Lina Sotis, mi ero tanto entusiasmata da scrivere testualmente coniando una frase in maniera esaltante: “Se il Teatro alla Scala è l’ombelico del mondo, il Teatro Regio è il gioiello che lo ricopre”.
Ora corre l’obbligo di una innovazione anche nel giudizio: se la Scala è rimasta l’ombelico del mondo, il Regio è diventato uno dei tanti Teatri Europei.
La curiosità: con la sperimentazione e la ricerca è noto che poi il “piatto piange” perché gli sponsor “passano”. E allora, finita la commedia, buonanotte ai suonatori?
E non facciamoci conoscere con i soliti melodrammi alla parmigiana! Parma guarda avanti, è città Europea.
Il Regio lo ha capito ed il pubblico numeroso ha apprezzato lo sforzo e, in attesa di un water, ne ha decreto il trionfo.
Ora non resta che attendere numerosi anche gli sponsor.
Che, ovviamente, sono passati per cui ora il Piatto del Regio Piange).
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