Alessandra Mastronardi era la piccola dei Cesaroni la famiglia tipo della Roma caciarona e de’ core, nella quale comunque tutta l’Italia si rispecchiava come capitale delle famiglie pulite e di buoni sentimenti.
Un format che ha imperversato per diversi anni nel quale i Cesaroni sono cresciuti con Alessandra che si è fatta sempre più donna contesa come protagonista di tante fiction importanti.
Il passo è stato sorprendente perché da ragazzina yè yè è diventata nientemeno che stilista anni 50 haute couture a capo del trio delle sorelle Fontana con un fardello di responsabilità e capacità imprenditoriali notevoli. Abbiamo così apprezzato lo sforzo credendo in lei come attrice di carattere poiché ce l’ha messa tutta a trasformare il sorriso solare in un musetto ombroso, corrucciato perché forse alle prese di una storia più grande di lei.Troppo giovane per fare la Micol che dai documenti originali ci viene presentata vecchia così come tante ragazze dell’Italia del dopoguerra che si sono rivestite (senza lo stile sartoriale delle Fontana) come sciure molto spesso ad effetto sciurette con tanto di cappellini e guanti che sfoggiavano anche nelle feste notturne.
Così dopo le mises su misura ecco un’altra fiction su misura delle possibilità di Alessandra Mastronardi di impersonare la morosina d’eccellenza, quella di pasta buona ne’ La Certosa di Parma dove si contrapponeva alla pesantezza della zia che le rubava il nipote come una sorta di melenzana alla parmigiana capace di catturare i gusti del pubblico grazie anche al culatello in bella vista del bel Rodriguez: un nome, una garanzia di successo.
Tanti consensi anche per la Masrtonardi chiamata ancora una volta per la fiction su Rai uno nella squadra di artigiani che hanno costruito il Titanic nel ruolo di operaia del gruppo con vicende amorose correlate, sempre sul filo del romantico.
Perché il romanticismo si addice al suo bel visino acqua e sapone ed al sorriso solare un po’ furbetto ma innocente senza ombra di malizia.
La malizia invece ce l’ha messa Woody Allen nel film To Rome With Love il quale non si sa con quale criterio abbia scelto la dolce Alessandra Mastronardi.
Sì perché il ruolo era molto disinvolto e shoccante, quanto meno per noi abituati a considerarla la fidanzatina d’Italia.
Infatti dalla prima serata all’ultima, con lo stesso sorriso stampato sulle labbra, innocente e svaporato è passata dalla camera del fresco maritino a quella di un vecchio attore (Antonio Albanese) un guitto incontrato per caso, il quale non ci ha messo molto per portarla in una camera d’albergo a consumare l’avventura del vecchio famoso e la ragazzina persa in ammirazione per lui ben decisa a cogliere l’attimo optando per il rimorso piuttosto che per il rimpianto.
In sottoveste di seta era pronta a consumare (e basta il pensiero per fare già peccato) quando un ladro è entrato per rompere l’idillio ricomponendolo più tardi nel prendere il posto nel letto del vecchio attore.
Di fronte alla pistola del giovane ladro la piccola ha ceduto per non aver rimpianti di sorta. Una filosofia di vita che la portava comunque senza alcun rimorso a tornar dal maritino soddisfatta col sorriso sulle labbra.
In un colpo solo Woody Allen, da fidanzatina d’Italia, aveva catapultato la Masrtonardi nel genere mignotta. Un genere che per i registi stranieri ha trovato il suo trionfo con Nine, il musical di Bob Marshall sulla vita di Fellini il quale ha creato lo stereotipo della donna mediterranea sempre pronta a far l’amore, anche a pagamento anzichè no.
D’accordo per Penelope Cruz (basta il pensiero... che uno è disposto a pagare qualsiasi prezzo), ma per la Mastronardi non ce l’aspettavamo.
Che Woody andasse a cercar nel suo nome alto sonante una chiave di lettura? Vabbè che il nome è una garanzia ma è il curriculum ed il talento che dovrebbero contare, no?
Nessun commento:
Posta un commento