E’ tornato di moda il cineforum, quello delle tristi riunioni parrocchiali degli anni 70 quando intorno al prete operaio i giovani si riunivano per discutere di un film? Speriamo di no anche perché i tempi sono cambiati e siamo assuefatti a tutto non essendoci molto da discutere in fatto di rapporti trasgressivi.
Allora c’erano film come Fragole e Sangue che arrivavano dalle università dell’America per incitare l’Europa nelle contestazioni studentesche che poi sono sfociate in quelle del 68. Infatti la politica infiammava i ragazzi di tutte le fasce da quelle studentesche alle operaie per scendere in piazza a gridare contro il padrone contro la scuola selettiva e soprattutto per affermare le condizioni di donne al grido “io sono mia e del mio corpo faccio quello che mi pare, anche decidere di abortire da sola”.
Oggi c’è ancora molto da discutere sulla contestazione così come si sta verificando con i movimenti climatici o delle sardine tutte promosse dai giovani mentre sulle condizioni delle donne meglio sarebbe calare un velo pietoso così come nel film presentato come capolavoro al femminile, Ritratto della Giovane in Fiamme perché fa vergognare di essere donne, donne che trovano solo piacere fra le donne insieme coalizzate ad affermare l’aborto.
Il cineforum promosso al Cinema d’Essai infatti caldeggiava il film come esempio di tematiche da proporre ai giovani per assimilare il concetto che essere diversi sia normale, anzi sia come avere una marcia in più perché i rapporti gay e lesbo sono sicuramente più intriganti.
Infatti la sala era strapiena morbosamente interessata “alla tematica del piacere al femminile” tanto da scoppiare alla fine in un lungo applauso.
I giovani secondo l’incursione femminista dello staff del cineforum avrebbero molto da imparare da questo film che dovrebbe essere presentato anche nelle scuole riflettendo sulle parole della regista di non aver rubato l’anima alle protagoniste perché rubare è un atto di forza mentre il suo film è un atto d’amore nell’universo femminile dove le donne sono con le donne nella ricerca del piacere e sono con le streghe nelle pratiche abortive.
Infatti l’amore tra due protagoniste scoppia in tutta la sua fiamma passionale in una notte quando “tutte le donne” senza ombra di dubbio rappresentato dal maschio, si riuniscono per cantare felici e liberate come una sorta di sabba delle streghe dando sfogo a rapporti carnali e sacrificando una creatura ancora in grembo e non sotto forma di embrione ma nel compiuto di tre mesi.
In quel momento è scattata la vergogna di essere donna ma nessuno ha reagito: il silenzio era tombale e la voce del silenzio fa sempre maggioranza silenziosa.
Il film Ritratto di Giovane in Fiamme è stato comunque premiato per la sceneggiatura “intelligente” che in quanto tale non doveva essere tacciato come film femminista.
La scrittura nei dialoghi e nel racconto era molto interessante spiegando il rapporto “normale” che si instaura spesso fra modella e pittore che in questo contesto vestiva i panni di una pittrice, figlia d’arte ed erede del talento paterno, cresciuta libera ed emancipata alla pari di un uomo viaggiando da sola per mantenersi perché sapeva nuotare, fumando la pipa e leggendo libri impegnati che fanno riflettere sulla condizione di inferiorità femminile dove la donna è sempre un passo dietro come nella storia di Orfeo ed Euridice tanto che se l’uno si volta per chiamarla al suo fianco l’altra sparisce diventando una statua di sale.
Così con una mano sul pennello e un’altra sul libro, la pittrice affascina le donne di una casa nobiliare vicino a una scogliera dalla quale si era buttata la sorella maggiore scusandosi con la minore di dover subire la triste sorte di sposarsi senza scegliere l’amore.
Pennellata su pennellata si comincia a delineare un ritratto avvincente anche se eseguito in pop-art perché la somiglianza perfetta del quadro finale (prima in brutta e poi in bella copia) è ottenuta basandosi sulla fotografia elaborata con i colori nel fondale o nell’immagine viso e figura intera a dare parvenza di ritratto artistico restando comunque il fulcro più interessante del film per tutti quelli che apprezzano l’arte in tutte le sue forme, mentre il resto era una grande noia.
Noia nel vedere la lingua in bocca al femminile con tanto di bava filante, noia perché è un vissuto che i giovani e non solo comunque conoscono benissimo navigando sul porno web, noia nel sentire le disquisizioni al femminile su Orfeo ed Euridice dipanarsi sul filo della sceneggiatura di Lella Costa nel suo monologo teatrale di “Ragazze”nel quale conclude che Orfeo si sia girato per liberarsi di Euridice, tesi arricchita dalle ragazze riunite intorno al libro, la pittrice la modella e la servetta
incinta, con altre due opzioni: che Orfeo l’abbia fatto per seguire il suo impulso d’amore più forte della ragione o che la stessa Euridice abbia invitato Orfeo a voltarsi per sparire volontariamente. Noia nell’assistere alla scenata finale di gelosia dell’amante pittrice nel dover lasciare a un altro la “sua vittima”fonte di gran piacere. La quale, ben conscia del suo ruolo di vittima si adegua ad una situazione più ricca e vantaggiosa seguendo i consigli di mammà, impersonata da Valeria Golino nel
ruolo di una signora pragmatica l’unica di tutto il film dotata di un sano buon senso e capacità di tessere relazioni importanti pensando di dare un futuro migliore alla figlia. La quale a sua volta entra in società in una effervescente Milano piena di “vernissage” e concerti ai quali assiste felice pur versando lacrime di sofferenza nel ricordo di quell’amore proibito lasciato. Anche i ricchi piangono dopo essersela spassata assai è dunque la morale di questo film ribadendo così che non sia da dare in visione ad adolescenti che si stanno formando perché celebra la cultura della vita e la cultura della morte in un delirio di onnipotenza del mondo femminile come a dire che la donna abbia potere di vita e di morte alla pari di Dio.
“Vuoi vedere che il serpente che ha offerto la mela ad Eva era una donna”?
Volendo parafrasare la citazione tratta sempre dal monologo “Ragazze” di Lella Costa là dove formulava l’ipotesi che a nascere sia stata Eva prima di Adamo diventando così prima donna a tutti gli effetti nello spettacolo della vita, si potrebbe concludere che il serpente sia donna prima della prima, come una sorta di anteprima assoluta. Donne, du du du, in cerca di guai.. Infatti. Allora è per questo che ne hanno combinate di ogni facendo pagare il conto all’umanità?
Da cosa nasce cosa tanto per fare due cose ma l’unica cosa certa è constatare quanto le donne si rendano sempre nemiche e in questo caso nell’autodenunciar sé stesse non tanto come micie in calore quanto nel fare squadra solo per delinquere contro le proprie creature.
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