Nel centenario della nascita di Federico Fellini sono stati promossi molti eventi culturali con tutta la tv in Amarcord tra spezzoni docu e proiezioni film a tutt’oggi interessanti come spaccato di costume dagli anni 50 ai 60, che chiudeva con mamma Roma, passando dal Satirico di Fellini, appunto. Dopodichè di Fellini sono rimasti gli spot dei caroselli, con la gattina Anna Falchi o la coppia innamorata che ascoltava il menù con piatti gustosi della nouvelle cuisine per poi sentir lei che con voce cavernosa chiedeva i maccheroni. Fellini era rimasto ancorato al suo passato i cui ricordi elaborava con fantasia e con un grande piacere del grottesco. I film sono stati rivisti con interesse così come le celebrazioni in studio dove ci si sbizzarriva sui rapporti di Fellini con la Masina, con la Milo, con Mastroianni, con la Ekberg, con la Cardinale e tutte le donne che animavano i suoi film dalla Gradisca di Magalie Noel alla Nora Ricci di Amarcord da Caterina Boratto alla Valentina Cortese di Giulietta degli Spiriti senza tralasciare attori del calibro di Amedeo Nazzari, Antony Quin Massimo Girotti ecc.
La Tv ha riproposto anche l’omaggio degli americani a Federico Fellini con il musical Nine che a distanza di anni, un po’ perché la Tv è sempre riduttiva rispetto al grande schermo e un po’ perché il film era tradotto in musical che sembrava una copia di Chicago (v. per esempio il ballo della Volpina che a colori aveva copiato il ballo delle detenute-assassine, mentre in bianco e nero sembrava la clip di Jill Jones la musa di Prince nella video-clip Tu vuole la mia Bocca. Più che un film sembrava un collage di deja-vu che non aveva nulla a che fare con Fellini ma con l’Italia di Via Veneto quella che aveva ispirato la Dolce Vita. Se il film era piaciuto a suo tempo rivedendolo in Tv è stato soporifero perché datato e poco attinente ai fatti che noi italiani ancora ricordiamo. Questo per dire che gli americani non hanno capito niente di Fellini che hanno premiato per il suo estro fantasioso e grottesco così come è stato ultimamente per la Grande Bellezza.
Giulietta Masina claunesca e drammatica non era come Marion Cotillard moglie vendicativa né tanto meno la svaporata Sandra Milo poteva essere interpretata da una passionale Penelope Cruz perché la Milo con Fellini tubava senza fare ombra alla legittima consorte, così come usava in quiei tempi dove il confine tra moglie e amante era ben marcato tanto che la Masina accettava di buon grado sia la Milo che tutte quelle che ruotavano intorno al suo Federico che lui illudeva essere l’unica musa mentre invece la vera musa, della quale era giustamente conscia, è sempre stata la Masina che gli aveva fatto vincere l’Oscar come interprete con La Strada, Le Notti di Cabiria, Giulietta degli Spiriti. Gli altri personaggi di Nine sono pura fantasia caricando a piacimento quella Felliniana tanto da renderla irriconoscibile: la madre con lui da piccolo era una vecchia Sofia scelta solo come la diva italiana che ha lavorato anche in America, mentre Nicole Kidman che allora sembrava una dea, indicata come la vera musa di Fellini, era solo per presentare la tipologia dell’attrice bbona anni 50-60 con la pelliccia e il capello cotonato pieno di toupet. Insomma Nine si è rivelata una vera americanata che invece di esaltare Fellini ha esaltato il latin lover Mastroianni.
Un pasticcio noioso e inconsistente piacevole solo negli stacchetti dei balletti cantati perché tutto il resto era una grande noia. Come in tutte le cose passato lo santo finita la festa per cui queste rassegne felliniane restano impresse nella memoria con poche immagini come succede con le romanze nell’opera: il braccio a ombrello di Sordi nei Vitelloni, il succhiotto di Titta alla grande tetta della Tabaccaia in Amarcord, la Masina che balla con Zampanò nella Strada, Anita Ekberg con Matroianni immersi nella fontana di Trevi con tutti i paparazzi che scorazzano in Via Veneto ad animare la Dolce Vita, il buonanotte di Anna Magnani in mamma Roma e soprattutto la coppia Masina e Masrtoianni in Ginger e Fred mentre della Milo, della Cardinale e di tutte le altre bisogna fare uno sforzo per ricordarle nei film di Fellini anche se loro insistono insistono…Sì, di aver girato intorno al palo tra una sfilata e una frustata: sciak! Brave bene, Otto e Mezzo Tatta-tara-tarattara. Tà. Ta!
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