venerdì 21 febbraio 2020
GLI ANNI PIU’ BELLI. IL FILM NON C’AZZECC
Gli Anni Più Belli di Gabriele Muccino sembra costruito apposta sugli echi di S.Remo perché comunque vada sarà un successo.
Questo vale anche per i promo. Sul palco dell’Ariston infatti è apparso tutto il cast di questo film che si avvale, guarda caso ma sicuramente no, della colonna sonora di Claudio Baglioni, ex conduttore di S.Remo ad avvalorare un film che ha la pretesa di riproporre il C’Eravamo Tanto Amati di Ettore Scola girato sotto l'imperativo del nuovo cinema che copiare si può purchè in modo attuale con l’originale innovato e corretto.
A volte la copia può venire anche meglio ma non è questo il caso perché il film è tutta un’accozzaglia di riferimenti e citazioni. Non colte comunque, a cominciare dalla parlata in romanesco stretto da aver bisogno di sottotitoli così come è stato fatto con il Buscetta, ma lì ci stava.
Peccato perché molto dei dialoghi è così sfuggito non riuscendo a capirci una mazza impegnando lo spettatore a tradurre le figure in movimento tra le quali estrapolare l’unica “frase celebre” perché recitata in italiano alzando i calici “Alle cose che ci fanno stare bene”. Cin Cin.
Difficile assimilar questo concetto visto il tormento nel quale si trovano a vivere tutti i protagonisti fin da quando formavano un gruppo di piccoli amici turbolenti quanto basta che il film accompagna nella crescita segnata sullo sfondo da uno scenario di avvenimenti sociali e cruciali dell’Italia e del Mondo come la Caduta del Muro di Berlino “e niente fu più come prima”, Tangentopoli Craxi e Mani Pulite, Berlusconi discesa in campo “e niente fu più come prima” le Due Torri e l’11 Settembre “e niente fu più come prima” il Movimento del Cambiamento ““e niente fu più come prima”.
Sì, come prima più di prima t’amerò. Infatti gli avvenimenti citati non c’entrano nulla perché la storia è fra le più banali raccontando le feste, le discoteche, il gruppo che accenna i primi approcci sessuali facendo autoerotismo in macchina davanti a una figura porno (Amarcord) oppure inseguendo la ragazzina che, rimasta orfana, si trasferisce a Napoli crescendo come donna nel far la zoccola. Mica una come tante ma conciata in rosso come Penelope Cruz in To Rome With Love o con la sigaretta sempre in bocca come in Vicky Cristina e Barcelona in una imitazione di Micaela Ramazzotti a capello tutto cotonato e versione bionda che parla in romanesco stretto come nel film “Vivere” riuscendo a far di ogni personaggio una macchietta che alla fine di questo film Gli Anni Più Belli, redenta e rinsavita perché maturata, si cimenta pure a scimmiottare la Sandrelli (interprete di C'Eravamo Tanto Amati) nell’abbraccio corale del film di Scola.
I tre amici se la cavano meglio con PierFrancesco Favino che si conferma grande attore del cinema italiano nel ruolo di avvocato rampichino senza scrupoli disposto a difendere politici corrotti e assassini facendo razza nel sposarne la figlia, Claudio Santamaria non è da meno dando credibilità al personaggio di giornalista sfigato sposato ad una petulante
Emma Marrone che non si sa come sia stata scelta o forse sì essendo della scuderia di Maria De Filippi ex presentatrice di S.Remo (e qui il conto torna), la quale comunque pur gesticolando e urlando forse troppo fa simpatia cavandosela bene in questo ruolo di casalinga disperata, mentre Kim Rossi Stuart piace n quella parte di professorino-bravo ragazzo molto devoto a mamma che insegue il posto fisso come unico obiettivo della sua vita e finalmente alla fine si accasa in una sorta di coppia la pupa e il secchione, con la ragazzina (la Ramazzotti in piccolo) che gliel’aveva data per primo. Sì ma prima di far la zoccola a Napoli e poi avergli messo le corna col suo miglior amico intendiamoci. Certe finezze vanno sottolineate.
Insomma storielline da “maglietta fina tanto stretta al punto che immaginavo tutto” che abbiamo già visto dipanate con Riccardo Scamarcio o Raul Bova e tutte le bellissime coppie del “lucchetto” come prima più di prima per sempre ti amerò.
Tutte commediole all’italiana, ben lungi dalla serie di Poveri ma Belli, perchè vuol essere di pasta buona n un contesto di degrado e a zoccolo duro ma dove tutto è bene quel che finisce bene.Un'Italietta furbetta e di malaffare alla quale, ovunque vada, la si dà sempre vinta.
Infatti purtroppo il film finisce bene passando sopra come un colpo di spugna a fatti e misfatti anche pesanti dei protagonisti chiudendo il film nel lasciar l’amaro in bocca con l’abbraccio dei protagonisti di serie “volemose bene”e i fuochi d’artificio dell’ultimo dell’anno che scoppiano sullo sfondo, anche se niente sarà più come prima avendo non solo perso l’età dell’innocenza, ma pure quello della decenza facendo di ogni nefandezza un fascio da buttarsi alle spalle salvando la morale che sia meglio il rimorso che il rimpianto. L’importante è chiedere perdono agli spettatori e farli correre numerosi ai botteghini perché le vittime vere “dei fatti reali ai quali ci siamo ispirati” che si leggono sempre in coda, non possono più parlare.
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