In effetti potrebbe essere un limite per la formazione di un attore a livello internazionale al di là dei ruoli di caratterista, che comunque Sabrina aveva saputo superare brillantemente perchè proprio all'inizio di carriera aveva sfondato con una produzione italo-francese dove è rimasta mitica la scena a gambe aperte, facendo scuola a Sharon Stone in Basic Instint, dell'odore della sua “fff....a” sparso nell'aria nel quale si era inebriato l'attore Philyp Noiret.
La Magnani resta dunque l'attrice unica ed irraggiungibile perchè nessuna l'ha mai eguagliata a livello internazionale anche perchè si è sempre distanziata dal modello delle maggiorate allora imperante e fuori dai ruoli “dell' italica caratterista” di bellezza mediterranea che contraddistingue le attrici italiane che piacciono tanto all'estero.
A differenza delle altre colleghe come Claudia Cardinale, Sofia Loren, Rosanna Schiaffino, Gina Lollobrigida, Anna Magnani era una donna colta e raffinata anche se sembra un paradosso visto come le riusciva bene il ruolo di popolana, ma è proprio così perchè le sue frequentazioni erano sempre di alto livello da Roberto Rossellini a Pier Paolo Pasolini, da Luchino Visconti a Tennesse William il famoso scrittore e sceneggiatore americano che pur vivendo con un compagno era innamorato perso di lei.
Gli addetti ai lavori cinematografari provavano verso Anna Magnani un timore reverenziale non essendo la compagnona che divideva il cestino in pausa pranzo anche se sullo schermo sembrava molto alla mano e di bocca buona. Però faceva eccezione con la pastasciutta al sugo perchè in un impeto di gelosia passionale la sbatteva in faccia a Rossellini dopo che l'aveva lasciata per Ingrid Bergman.La Bergman era un'attrice di quella compagnia svedese che si era imposta a livello internazionale sfornando attori come Max Von Sidow Liv Ulman Bibi Anderson Ingrid Thulin ed Erland Josephson tutti forgiati dal regista Ingmar Bergman con il quale hanno illuminato il cinema di quel Paese nordico portando in primo piano problematiche soprattutto femminili uscendo da cliché delle donne nordiche glacialmente disinibite così come rappresentate ne Il Diavolo con Alberto Sordi in una commedia all'italiana con vista panoramica delle svedesine sempre nude e facili ma pure come gli angeli.
Pertanto il rifiuto di Ingrid Thulin era motivato anche se poi Sabrina alla faccia della svedese lungimirante è arrivata agli oscar fra gli interpreti del film La Grande Bellezza nella quale viene esaltata in un abito tutto d'oro a coprir la sua forma procace trionfando nel connubio Diva e Figa d'Oro.
A differenza di Anna Magnani, che dopo l'Oscar per La Rosa Tatuata da un dramma di Tennesse William, e altri film girati sempre in America, è tornata a fare la popolana con credibilità e in Mamma Roma in primis, le attrici italiane una volta assurte a dive pretendevano di restare tali anche in ruoli popolari come la Loren per esempio che nel film C'Era Una Volta nei panni di una contadinotta era tutta un tripudio di trucco e parrucco con l'abito a stracci che lasciava libera la coscia insieme al décolleté in opn air tanto da far dichiarare a Sharif che in quanto a fascino troppo impostato Sofia non l'avesse colpito.
E questo vale anche per Sabrina Ferilli che ricordiamo nella fiction Baciamo Le Mani nel ruolo di una immigrata d'America con tailleurini modellati come una signorina grandi firme che strideva assai con il ruolo da popolana del Sud Italia dalla quale era partita. Sono dettagli che fan la differenza fra diva e attrice.
La Magnani si è sempre messa in luce per la sua recitazione talentuosa con i primi piani a capelli scarmigliati la bocca a risata sgangherata gli occhi gonfi la voce profondamente acuta la prorompente personalità e quella sottile vena di malinconia che si portava dentro dalla quale scaturivano il suo romanticismo tragico e drammatico esaltato al cinema con il film Roma Città aperta e a fine carriera in Tv con quell'indimenticata fiction Tre Donne nell'episodio con Massimo Ranieri intitolato La Sciantosa dove cantava 'O surdato nnamurato vestita con il tricolore davanti a un pubblico di poveri soldati feriti e disabili con voce piena di pathos.
Certo Marilyn in Corea era un'altra cosa, ma la Magnani aveva colpito al cuore come solo lei sapeva fare. Perchè più che una diva, potè la grande attrice oltre i confini della tipologia italica intesa come nazional popolare e romana.
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