Immigrazione Welfare e Sanità sono tre tematiche di impegno presenti a Cannes proposte fra film in concorso con la Giuria capeggiata da Nanni Moretti affiancato dalla guest star Diane Kruger (che dopo il film Special Forces salvate l’Ostaggio, ha ritrovato l’antico smalto di Elena di Troia sfilando in Vivienne Westwood tutta d’oro vestita), e film indipendenti con la Giuria capeggiata da Tim Roth e Leila Bekhti, l’attrice algerina interprete de La Source Des Femmes, un film del quale si è parlato molto ma che ha fatto il quasi vuoto nelle sale.
Il pubblico, quanto meno quello italiano, non sembra pronto a recepire messaggi che arrivano da Paesi sperduti del Medioriente che nulla hanno da offrire se non le loro lotte per la sopravvivenza sotto forma di fiction al sapore di cous-cous. Al Pubblico piace sognare ricchezza: petrolio, baiadere che danzano di pancia roteante con bastoni in pugno fra sultani bonaccioni e pirli o saracinni belli guaglioni come una sorta di Olgettine sulla via di Arcore sulle quali tanti talk show e Tg hanno costruito la
loro fortuna sommersi poi da una cagata Petrolifera come il Principe del Deserto a nobilitare le gesta dei mercanti Petroliferi e relativi spot pubblicitari.
Perchè al Produttore piace vendere ad un consumatore pronto a comprare senza troppo pensare, come quella signora che entrando in un piccolo negozio, dopo averne elogiato i prodotti tipici di grande qualità esposti in vetrina al giusto prezzo e cortesia, arrivato il suo turno chiede:”Un Philadelphia Light. Kraft!” che lo trova tranquillamente anche al Supermercato ma che la Pubblicità le ha fatto entrare in testa impedendole di scegliere il prodotto d’eccellenza.
Così è per il Festival di Cannes: tanti bei film interessanti e d’autore ma quello Premiato dal pubblico sarà tutta un’altra musica.
Nanni Moretti ne sa qualcosa perché dopo anni di film impegnati in girotondini è rimasto impresso nell’immaginario per quella scena di Kaos Calmo in cui, seduto sul divano gli si siede graziosamente sopra, per far girotondino d’autore, Isabella Ferrari facendolo assurgere così alla storia come membro al vertice. Passando per le vie del Vaticano con Abemus Papam è così approdato fino alla Giuria di Cannes.
CANNES MON AMOUR, LA VERITE’
Che piacere l’appuntamento a Cannes perché ti fa ritrovare il cinema francese in in Italia passa un filo in sordina stante la inesausta produzione del cinema italiano che si dipana tra commedia e mafia. Non ci sono vie di mezzo. Come quello che invece porta in scena il cinema Francese, tutto improntato sul fascino sottile della borghesia in un discorso portato avanti da attrici in deliziosa taglia francese, elegante e tranquilla in apparenza che sotto sotto nascondono un sacco di problematiche.
Questa è La Verità, il film di Henry Clouzot interpretato da Brigitte Bardot quando era uno splendore che ha ispirato Match Point di Woody Allen il quale ne ha fatto una versione rivisitata e scorretta dando facoltà al protagonista rampichino che subiva il fascino sottile della tranquilla e ricca borghesia, di passare direttamente ai fatti uccidendo l’amante (Scarlett Joahnsson) colpevole solo di aver acceso la sua passione, mentre ne’ La Verité era l’amante bohemienne che uccideva il partner dopo che l’aveva abbandonata per tornare alla fidanzata-bene, facendola impazzire di gelosia.
Perché l’amour solo l’amore è spesso il leit motiv del cinema francese che lo propone in tutte le sue sfaccettature senza alcuna discriminazione. Non sempre con tematiche originali come per esempio il turismo sessuale (già visto con Charlotte Rampling) o lo sciopero dell’amore (già cantato da Celentano e Claudia Mori ripercorso da La Source des Femmes) oppure il dramma del malato terminale (già visto in Love Story e a Cannes con Emanuelle Riva l’indimenticata interprete di Hiroshima Mon Amour e Jean Lous Trintignan indimenticato come fidanzatino di B.B. quando era sposata con Vadim di tempi di E Dieu Crea La Femme).
Non sempre con tematiche originali come per esempio il turismo sessuale (già visto con Charlotte Rampling) o lo sciopero dell’amore (già cantato da Celentano e Claudia Mori ripercorso da La Source des Femmes) oppure il dramma del malato terminale (già visto in Love Story e a Cannes con Emanuelle Riva l’indimenticata interprete di Hiroshima Mon Amour e Jean Lous Trintignan indimenticato come fidanzatino di B.B. quando era sposata con Vadim di tempi di E Dieu Crea La Femme).
Ma questa è un’altra storia perché quello che conta per accendere l’interesse è fare tendenza con un occhio al sociale per caldeggiare la solidarietà come nel film di Marion Cotillard La Ruggine e le Ossa che affronta la sessualità femminile di una disabile, e al disagio delle nuove coppie miste come A Perdre La Raison per evitare che sfocino in tragedia perché lasciate sole dalle istituzioni.
Tutti film dei quali comunque ho già parlato in questo blog ma che ho riportato per agganciarmi riproponendo un tema sulla Resistenza, presente a Cannes proprio l’anno scorso.
Stranamente quasi dimenticata qui in Italia perché da tempo non si vedono film nuovi su questo argomento che molto spesso parlando di Paesi mediorientali viene classificato come terrorismo.
Il protagonista è ancora Rahim Tahar che si sta imponendo sempre più come eroe sia in senso negativo che positivo ed il film si intitola Les Hommes Libres che tratta proprio il tema resistenza in Francia, vista dalla parte dei Mediorientali perché ambientata fra la Moschea di Paris.
Ad affiancarlo c’è un’attrice marocchina, Lubna Azabar che si è fatta conoscere al grande pubblico per un film molto drammatico, La Donna che Canta ambientato fra l’asse Canada_Libano, in una ricerca del passato della vita di una donna libanese da parte dei figli canadesi. Non è un’attrice bellissima ma molto brava perché ha una lunga esperienza di teatro.
Infatti ha esordito con Dona Rosita di Federico Garcia Lorca per poi passare ad altre performance fino ad approdare al cinema.
Non è dato sapere quando uscirà in Italia il film ma forse non uscirà mai perché non è argomento che ci riguardi da vicino come in Francia che avendo colonizzato vari paesi come Tunisia, Algeria e Marocco in tempo di guerra aveva molti immigrati del Maghreb.
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