MODA E POLITICA UNO
Moda e Politica possono formare un connubio pur essendo lontani l’uno dall’altro: tutto improntato verso il gusto dell’effimero la prima all’insegna della superficialità e verso il nobile intento il secondo di operare per il bene del Paese all’insegna dell’impegno e responsabilità.
Però un punto in comune fra questo mix di superficialità ed impegno esiste, rappresentato dalla distanza che hanno entrambi verso il popolo e verso la gente.
Sia la Moda che la Politica infatti è come se parlassero una lingua ed il Paese ne parlasse un’altra perché entrambe, moda e politica, si mettono su un piedistallo per dettare il corso della storia di costume e società mentre in realtà è come se parlassero fra di loro per mantenere salde le poltrone o vendere i miglior offerenti sempre i soliti pochi ma buoni, tanto per le masse ci sono i cinesi.
I quali comunque non copiano più dagli stilisti ma captano il tam tam che si diffonde globalmente per dettare il trend di stagione.
Curiosamente infatti gli stilisti in passerella nell’ultima sfilata a Milano hanno puntato sul tartan e il principe di Galles (v.Dior o Armani) tutti capi comunque già in circolazione da diversi anni riportati in auge dai reali inglesi facendoli diventare tutti pazzi del Tartan dopo il film Victoria ed Abdul dove la Regina aveva ricoperto da capo a piedi il suo collaboratore preferito per affrontare le intemperie della Scozia chiedendogli nel contempo se fosse a suo agio. “E’ ruvido” si lamentava lui. “Tutto in Scozia è ruvido” replicava la regina Victoria di rimano perché effettivamente il tessuto non era ancora pettinato come si giorni nostri..
I reali vanno pazzi del Tartan che continuano a indossare come copertine (la Regina Elisabetta) o come Kilt unisex da Carlo e Camilla e nei modelli rinnovati di Kate con a seguir Meghan.
Le passerelle di Milano di questi giorni hanno presentato anche modelli molto chic e di bon ton a sottolineare che finalmente la moda sia orientata verso un gusto elegante e di lusso.
Basta con lo street style perché la moda è frutto di ricerca di impegno di studio messaggi che le masse non sembrano comunque recepire.
Infatti le vetrine dei negozi sono un tripudio di mises ispirate al film sul filone anni 70 C’Era Una Volta Hollywood con un ritorno del pantalone a zampa spolverini a abiti tutti nei colori che vanno dal cammello alla terra bruciata passando dal color ruggine (tangerino) alla prugna, abbinati all’arancione a tutte le nuances del verde (ulivo petrolio bosco) in tinte unite o con i floreali.
Insomma tutti quiei colori che imperversavano in quel decennio esaltati da star come Jane Fonda nel film Agnese di Dio (ambientato in autunno) o la Calda Preda con Catherine Deneuve (sempre in autunno) così pure Jean Seberg molto chic tutta in beige e bejolino nei film girati in Italia (perché in America segretamente aderiva al Movimento delle Pantere Nere, a pugno chiuso col Black Power) di Alberto Bevilacqua dopo essere uscita dai ruoli scanzonati di Fino all’Ultimo Respiro e Bonjour Tristesse, oppure Romy Schneider anche lei fuori dai panni di Sissi.
Il beige ed il marrone sono i colori tono su tono che hanno dominato negli anni 70 adottati nell’arredo con i mobili in Tek.
Rivedendo i film di quell’epoca si ha comunque una sensazione di povertà diffusa supportata anche dalle mises striminzite, pantaloni stretti senza pinces, maglioncini stretti fino alla cintura sfoggiati anche dagli uomini che con basettoni o i baffi completavano lo stile dandy di decadente romanticismo sotto l’imperativo mettete dei fiori nei vostri cannoni.
IO ce l’ho profumato” diceva infatti quel tale nello spot a conferma di quanto odorasse il suo cannone di irresistibile richiamo.
Profumati o no i cannoni sono comunque scoppiati con le guerre della Corea e Vietnam con gli anni di piombo imponendo lo stile militare esaltato dalle tante protagoniste femminili in guerra nel film M.A.S.H., per poi rinascere nello scintillìo di paillettes e bomber degli anni 80.
Pertanto questo ritorno agli anni 70 sembra abbastanza significativo stridendo alquanto con l’eleganza lussuosa delle passerelle che non è nemmeno alla portata delle star visto come vengono immortalate e pizzicate nel loro quotidiano “a buccia di banana” con look dimessi delle persone normali oppure buzziconi per “distinguersi” rispecchiando lo stile di vita globale delle masse.
Così come nella moda - dove le sfilate sono seguite dai media e dagli addetti ai lavori che lasciano abbastanza indifferenti le masse perché tanto non sono quelli i modelli che indosseranno - anche la Politica - dove in Parlamento si discute si proclama e si decide come se non si conoscessero le priorità e i problemi reali del Paese che in questo momento è pervaso da un’acuta percezione di insicurezza la stessa che aveva messo a dura prova la tolleranza degli italiani scesa a livello zero nelle ultime elezioni - si propone predicando bene mentre la gente razzola male. Zero interesse. E intolleranza idem.
MODA E POLITICA DUE
Miriam Leone, alla presentazione della nuova serie 1994 (la terza dopo il 92 e 93) sulla presa di potere da parte di Silvio Berlusconi che ha governato sotto l'imperativo "una dentiera per tutti i pensionati, un milione di posti di lavoro, un telefonino per tutti, due o tre macchine per ogni famiglia" ha sfoggiato un look rinnovato schiarendo di biondo i suoi bellissimi capelli rossi (anni novanta appunto del periodo in cui imperversava Dallas che aveva esaltato questa nuance). Il biondo le dona anche se lei starebbe bene comunque anche mora come l'abbiamo vista in tanti film ma con questo colore esalta una femminilità di bon ton più fine ed elegante facendo tendenza con la gonna a quadri bianchi e neri rendendola attualissima anche se i quadri bianchi e neri sono un vintage.
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