Audrey Hepburn, sinonimo di classe ed eleganza, sempre impeccabile, mai fuori dalle righe e perennemente alle prese con storie romantiche faceva sognare le ragazze di borgata che aspiravano d’essere baciate dal principe azzurro.
Baci casti, sotto il chiaro di luna, con abiti rigorosamente haute couture che solo Audrey sapeva portare valorizzandoli con il portamento filiforme da modella.
Fra tanto glamour e fashion chi l’avrebbe detto che Audrey Hepburn si sarebbe avventurata in un film trasgressivo tanto da subire tagli della censura americana?
Il film era “Quelle Due” (tre Oscar) diretto da William Wyler, da lei interpretato insieme a Shirley McLaine, ambientato in una cittadina di provincia dove entrambe insegnavano in una scuola privata diretta da “loro due” (Karen e Martha), legate da un rapporto di amicizia molto solido e stretto.
Ma non fino a quel punto perché divise da un fidanzato (James Garner) che accompagnava una di loro, Audrey-Karen per l’appunto. Mentre Martha, single, le stava un filino addosso con scenate anche isteriche. Che le alunne maliziose, afflitte da bullismo cronico consolidato e supportato da genitori che le avevano viziate, con i loro pettegolezzi maligni trasformavano ben presto la loro amicizia in una relazione gay con conseguenze disastrose perché portava le due maestrine al fallimento, nonostante la scoperta dell’inganno delle scolarette.
Lo stress delle due insegnanti portava anche alla luce la confessione di Martha che si dichiarava effettivamente innamorata di Karen, finendo suicida per l’incapacità di sostenere una tale “vergogna”.
Questo fu il primo ruolo cinematografico rilevante di James Garner (aveva già lavorato nei 5 anni precedenti in piccole parti), che aveva da poco intentato una causa contro la Warner Bros per lasciare la serie televisiva Maverick.
William Wyler gli permise di iniziare a lavorare sul grande schermo e da quel momento in poi, l'attore ebbe una lunga carriera cinematografica e televisiva.
Audrey è stata molto coraggiosa a sostenere questo ruolo, a cui aveva dato un tono particolarmente drammatico) volendo dimostrare di saper andare oltre l’immagine di romantica e caramellosa, con una interpretazione di spessore, senza riuscirci in pieno perché il film veniva girato con tal pudore e sensibilità da esaltare ancor di più la sua grazia ed eleganza.
Confermata e consolidata nell’età matura, quando Audrey Hepburn si è dedicata ai bambini africani, come inviata dell’Unicef, dopo una luminosa carriera in cui aveva già ricevuto tutto: onori, premi, e tanto amore dal pubblico. Un po’ meno dai mariti. Solo con il terzo aveva raggiunto un benefico equilibrio sentimentale da permetterle di dedicarsi serenamente e con consapevolezza, donandosi anima e corpo alla beneficenza. E purtroppo immedesimandosi talmente in quell’impegno da lasciarci anche la vita, dopo aver preso un virus all’intestino proprio fra quella povera gente che aiutava.
Che fosse un angelo, Audrey non ci sono dubbi perché lo dimostrava entrando nello schermo in punta di piedi per irradiarlo di una luminosità abbagliante: gli occhi da cerbiatta, il sorriso gioioso, la figura esile come un grissino facevano pensare a una cerbiatta. Impossibile da prendere ed accarezzare perché fuggiva via da un film all’altro sempre più elegante, lasciando il mondo intero affascinato. L’attesa era forte per ogni suo film in uscita per ammirare la sfilata di abiti portati da lei con classe inimitabile, che sapeva imprimere con quel lungo collo di “cigno” che le conferiva un portamento regale.
Bellissima e unica, di un’eleganza raffinata anche se non certo misurata nelle mises, con le quali esagerava con tocchi di eccentricità sempre molto glamour: con i cappelli a larghe tese, ad abat-jour o tamburello, accessoriata con maxi bijoux e occhiali, non facendosi mancare nemmeno il foulard, che a lei donava come a nessuna.
E poi i calzoncini a sigaretta di Sabrina, l’abito da sera nel tubino affusolato con la gonna sovrapposta dischiusa sul davanti ad effetto petalo di rosa. Ora non resta che chiudere con un bacio, quello che più ha segnato tutta la sua carriera e che la vede persa fra le braccia di George Peppard sotto una pioggia scrosciante (colazione da Tiffany).
La stessa poi riportata in Australia con Nicole Kidman e Hugh Jackman.
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