Daniele Liotti è stato protagonista della fiction Tv in onda su Canale.. E’ una storia di mafia ambientata in Sicilia a Corleone che parla dei suoi due principali boss, Totò Riina il capo, e Luciano Liggio il suo luogotenente. Liotti nei panni del carabiniere Biagio Schirò integerrimo, coraggioso e ben determinato a dare la caccia all’amico Totò (essendo nativi dello stesso Paese) pur essendo anche bellissimo non ha riscosso, e purtroppo lo dobbiamo dire, il successo di Claudio Gioè nel ruolo del mafioso Riina.
Il carattere tenebroso, asciutto e violento di quest’ultimo ha fatto maggior presa sugli spettatori che ne hanno evidentemente subito il fascino malefico. Una situazione imbarazzante che ha indotto l’interprete a sminuire la propria performance di boss mafioso per cessare la cattiva influenza esercitata grazie a una convincente e riuscita interpretazione del personaggio, tanto da renderlo più popolare.
Il cinema è solito fare queste operazioni ambigue, trattando argomenti sulla mafia. Basti pensare alla saga del Padrino dove si sono succeduti il carismatico Marlon Brando, Don Vito Corleone, e poi l’allora giovane Al Pacino, che hanno reso al serial il favore di circondare la mafia di quell’alone di fascino intriso nel potere esercitato con l’illegalità, tramite azioni di forza e di arroganza. Tutto era scritto (e tratto dal romanzo di Mario Puzo) poi tradotto al cinema come storia epica, svolta sul filo teso su un codice d’onore, atto a mitigarne la crudeltà per esaltarne l’eleganza delle azioni criminali, snocciolate col tempismo e la ferocia del vincente, giustificando i massacri come frutto di faide al sapore di vendetta familiare. Da lavare col sangue, perché sangue chiama sangue.
Brrrr…Da brivido a pensarci.. Eppure il fascino di Al Pacino nei panni del Padrino Michael Cortleone, giovane e affascinante che prendeva decisioni di morte a tavolino con il piglio di un manager “illuminato”, affiancato da un “Consigliori” Robert Duval, che svolgeva gli affari di famiglia con un aplomb in stile Britgish, piuttosto che di bassa delinquenza, hanno fatto presa anche questa volta.
A rendere giustizia alle istituzioni sono poi intervenute le fictions Tv come la Piovra che hanno messo in luce tutta la forza e ragionevolezza del Commissario interpretato da Michele. Placido con una interpretazione appassionata, tragica e accattivante. Operazione riuscita anche con il film, sempre con Placido, Pizza Connection che ha aperto la strada oltre alla Piovra a quella serie di film iniziata con Palermo-Milano solo andata con Raoul Bova, per poi estendersi a quella sempre sul genere, con Bova, nei panni del Capitano Ultimo. E da ultimo, ma non perché ultimo, come non ricordare il bellissimo film anni 70, trasmesso alcuni mesi fa in Tv su La 7, per la regia di Damiano Damiani, Il Giorno della Civetta, con una conturbante Claudia Cardinale
nel ruolo di Rosa, una contadina a cui avevano ucciso il marito, testimone scomodo in un regolamento di conti.
Era affiancata da Franco Nero nel ruolo del commissario dei Carabinieri che alla fine soccombe, sovrastato da quel potere sotterraneo che si dirama in ogni dove, costretto a lasciare la partita al culmine di una umiliante frustrazione. Descritta in maniera sublime proprio dalla Cardinale, quando chiamata a tavola dai pezzi da novanta tutti mafiosi, lei si siede in disparte e, dopo aver ricevuto l’offerta in denaro per il suo sostentamento, capisce di essere rimasta vedova e porge il piatto con un tono di spregio:”E’ troppo salata”.soffocando in gola l’urlo di rabbia e in tasca il pugno di accusa, manifestando tutta la sua impotenza.
Perché la mafia c’è, ma nessuno la può palpare, nascosta dietro a una rete invisibile di passaparola, dove ogni parola nasconde un significato in codice da decifrare, interpretare, sminuzzare,confrontare per dedurre e concatenare, per arrivare alla fine a sparare su un bersaglio senza aver mai raggiunto il vero nome del mandante. In cima alla Cupola. Totò Riina e Luciano Liggio sono stati arrestati. La mafia, no. Tutt’ora esiste.
LE SETTE SATANICHE E MASSONICHE
In Nome del Male è una fiction che parla di sette sataniche svolgendo l'argomento in maniera estesa che va ben oltre le fiction Rai e Mediaset.
Il film è comunque una metafora del viaggio nei sogni e nell’inconscio che due coniugi si trovano a percorrere, dopo aver litigato in un negozio di giocattoli da comprare per la figlia, prima attraverso delle intime confidenze e poi separatamente con esperienze di gruppo in un vortice perverso a ricordare il girone dell’Inferno di Dante, dove alla fine Alice Ardford (Nicole Kidman) si ritrova a dormire accanto alla maschera inquietante dei rituali satanici che il marito le ha lasciato sul cuscino.
Nel film Uomini che Odiano Le donne il tema è riproposto i
n maniera molto crudele e violenta, da personaggi fanatici e nazisti che non disdegnano di estendere le loro pratiche orgiastiche anche in seno alla famiglia dove si introduce il tema dell'incesto.
Le sette nascono quando c'è qualcuno che si prende troppo sul serio, senza umorismo là dove, con una battuta, invece si risolverebbero tante cose.
Però anche ridere troppo non va bene. Gesù Cristo per esempio non ci è stato tramandato come personaggio divertente.E dunque, fra i suoi seguaci, c’è chi trova il male proprio nella risata, come nel romanzo e film omonimo In Nome Della Rosa, tanto da arrivare a compiere dei delitti di alcuni frati, solo perchè erano gaudenti.
Anche il regista Roman Polansky negli anni ’70 con Rosemary’s Baby approfondisce l’argomento parlando di setta satanica a New York i cui adepti riescono a comprare l’anima di un attore fallito disposto a vendere la moglie, per farla accoppiare con il diavolo, in cambio di una carriera piena di successi. Con un finale commovente in cui, una volta nato il diavoletto posato nella culla, lei (Mia Farrow), dopo un primo gesto di disgusto lo allatta con amore. Come dire che cuore di mamma trionfa sempre. E questo è proprio uno degli esempi eclatanti in cui il senso materno viene preso troppo sul serio se si considerano le recenti cronache in cui donne. in una sequenza seriale davvero sconvolgente, hanno ucciso i loro figli (la più famosa delle quali è la tragedia di Cogne) dimostrando di intraprendere la missione materna con troppa leggerezza.
Ma tornando al discorso satanismo, come non annoverare quello più conosciuto anche da noi come le Sette Massoniche, con gli adepti che vengono incappucciati e sottoposti a giuramento solenne? Forse non faranno rituali satanici,o forse sì, ma sono tutti votati, con patti indissolubili, a sostenersi per detenere un Potere. Qui ci si addentra in un campo di professionisti in materia, come poteva (o ancora può) essere la P2 il cui Gran Maestro Licio Gelli è uscito allo scoperto, per essere ossequiato apertamente dalle Istituzioni?
Le altre sette sataniche minori che sorgono, pare, in continuazione sembrano dei goffi tentativi di imitazione da parte di dilettanti che poi perdono il controllo finendo in un baratro di orrori e di follia (come abbiamo potuto leggere nelle cronache recenti riguardo al processo dei Bambini di Satana). Non che i professionisti siano esenti dall'essere maldestri, ma si sanno gestire meglio (v.Scientology per esempio che non si può definire setta satanica. Ma men che meno cristiana) E' comunque una setta, dalla quale alcuni adepti famosi come John Travolta e Tom Cruise hanno cercato invano di dissociarsi per cocente delusione, stante il manifesto scopo di lucro. Travolta perchè aveva considerato Scientology responsabile della morte di suo figlio, e Cruise perchè ci ha rimesso gran parte del suo patrimonio (comunque aumentato sempre più proprio grazie al fatto di essere un seguace)
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