Lucia è la sorella di Rocco verso il quale per un eccesso di sentimento protettivo gli nasconde che la moglie Elena gravemente malata è morta un anno prima. La notizia fa invece infuriare Rocco per avergli impedito di celebrare il rito funebre con la grande festa dei vivi insieme al defunto per fare l'elogio alla sua Elena e il ricevimento in casa attorniato dal conforto degli amici, negando così che la morte faccia parte della vita.
Il dramma Dolore Sotto Chiave (scene Sergio Tramonti, Costumi Nanà Cecchi e Luci Camilla Piaccioni)rappresentato a Teatro Due di Parma in humour nero avendo punte esilaranti di Eduardo De Filippo, è un atto unico scritto nel 1929 che viene messo in scena insieme a Sik Sik L'Artefice Magico. Rocco vanta il suo diritto al dolore pur confidando alla sorella di aver trascorso l'anno in cui pensava la moglie in agonia in forte turbamento e agitazione arrivando ad evere pensieri assassini non potendone più e non vedendo l'ora che morisse. Sì però un conto è pensare un altro è agire per cui quell'annuncio della morte non lo fa gioire lasciandogli l'amaro in bocca per non averla potuto piangere al capezzale impedendole di partecipare al rito funebre.I due fratelli si rimproverano l'un l'altro ma la sorella si difende avendo agito in buona fede scusandosi del fatto che lo avesse danneggiato perchè lui credendo di far le corna alla defunta” moglie si era lasciato scappare una “fidanzata” che sognava le nozze e che tardavano a venire. Si ride alle battute ma si riflette sul messaggio che la morte debba seguire il suo corso naturale come parte della vita stessa insieme al dolore ed al lutto da elaborare nel tempo, perchè non va tenuto sotto chiave.
A seguire l'altro atto unico Sik Sik L'artefice Magico che si immagina come ispirazione dal repertorio di Eduardo quando lavorava con Scarpetta perchè i suoi primi lavori da autore indipendente col marchio De Filippo erano improntati su una comicità da avanspettacolo un filo sgangherata e con i protagonisti che si scambiavan le battute con la sciantosa di turno e a doppi sensi. Quì le battute invece sono recitate storpiando l'italian-napoletano portando alla mente il Peppino De Filippo quando aveva portato in televisione Pappagone.
La storia è quella di una coppia di prestigiatori in stile Cina (costumi Titina Maselli e realizzazione Barbara Bessi - con lui, il Mago, Carlo Cecchi, un po' imbroglione e maldestro
mentre lei l'assistente, Angelica Ippolito (che ricordiamo quando da giovane bellissima e longilinea esordiva al cinema in Oh Serafina con Renato Pozzetto) alle prese con la “mossa” alla napoletana per mostrare la coscia dallo spacco della mise celeste impero – la quale trovandosi senza il collaboratore che da pubblico si offre per la testimonianza del sensa trucco né inganno del numero magico, si avvale di un bonaccione che poi dovrà vedersela con il rivale tornato a riprendere il suo posto. I numeri di prestigio sono così pasticciati e disastrati da mandare in delirio il pubblico specie di fronte alla comparsa di una gallina ruspante che esce dal cilindro di uno dei due al posto della mitica colomba fatta volar fuori dall'altro mentre lo menava per cacciarlo via. Anche il pubblico della platea, quella vera, che ha fatto il tutto esaurito, ha partecipato con grandi risate che ci volevano per riprendere a tornare a teatro con il piacere della leggerezza che, di questi tempi, ne abbiamo tutti bisogno per staccare dalla nostra triste realtà. Gli interpreti oltre a Carlo Cecchi (anche regista) ed Angelica Ippolito sono Vincenzo Ferrera , Dario Lubatti, Remo Stella e Marco Trotta, con la musica di Sandro Gorli.
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