La Olivetti 22 è un mito. Montanelli eOriana sono stati immortalati davanti a lei.
Purtroppo io non ho mai avuto il piacere di conoscerla.
Sì perché ho imparato a scrivere a macchina su una Adler, una macchina tedesca di rara robustezza. Sembrava un carro armato indistruttibile sul quale io pigiavo le dita con molta energia come fosse una tastiera di pianoforte.
Le Olivetti invece erano molto più fragili così come ho avuto modo di constatare trovandole accatastate nei mercatini dell’usato.
Una volta alla festa dell’Unità mi era parso di intravedere la mia macchina Adler che poi ho riconosciuto da piccoli particolari. Avrei voluto comprarla ma era troppo grossa e inservibile perché non c’erano più i nastri che ormai sono introvabili.
Mi trovavo talmente bene con la Adler da rifiutami di passare alle macchine elettriche Olivetti che invece la mia collega aveva adottato immediatamente per andare più veloce di me.
Io comunque ero più incisiva ef efficiente (grazie alla macchina è ovvio) perché con la tastiera riuscivo a fare molte copie con carta carbone e con i caratteri molto nitidi che con la Olivetti era impensabile. Insomma la Adler era una forza.
I prodotti tedeschi non mi hanno mai delusa: infatti anche i cartamodelli Burda erano tecnicamente ineccepibili, di grande precisione e sviluppati in tutte le taglie.
Di questi ho una collezione (Non quelli allegati alle riviste comunque), per fortuna, molto preziosa perché questi modelli sono ormai introvabili.
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