mercoledì 23 ottobre 2013

SHAKESPEARE IN POLVERE DI STELLE (Prima e seconda parte)

 (Ma 'ndovai se la banana non ce l'hai?) Molto Rumore Per Nulla in scena ieri sera al Teatro Due di Parma in prima nazionale.
Una rivisitazione molto scorretta dell’opera di William Shakespeare che già di suo è una sorta di Taralucci e Vino perchè finisce in vacca.
Infatti la promessa sposa, vergine di nascita, finisce per essere sputtanata e rifiutata davanti all’altare dal promesso sposo caduto nella trappola delle chiacchiere di paese.
Il paese è piccolo e la gente mormora.
E non si fa per dire: fra il pubblico ho avuto il piacere di sedermi accanto a tre giovani inglesi, una coppia ed un terzo arrivato apposta per lo spettacolo all’ultimo momento perché aveva in spalla un grosso zaino.
Il rumore che hanno fatto è stato illuminante perché si sa che loro si cibano di Shakespeare fin dall’asilo con le commediole scolastiche per cui conoscono le battute a memoria.
Infatti ridevano con tempismo pur non conoscendo bene l’italiano come mi diceva il ragazzo saccopelista rimasto attento fino ad un certo punto perché poi cominciava ad appisolarsi.
“Dormi?”  e lui: “Non ce la faccio più” tanto che poco tempo dopo si era alzato per uscire lasciandomi di fianco alla ragazza inglese piuttosto su di peso con un vestito folk lungo fino ai piedi, le spalle nude e le infradito, vagamente, ma molto alla lontana, somigliante a Amy Adams che comunque fa fenotipo di genere Inglese.
La ragazza si scompisciava dalle risate intervallate con commenti a caldo:  “Italiani!” per dire forse che come guitti da strapazzo che tutto traformano in polvere di stelle non sono paragonabili a nessuno.
Della commedia c’è tempo per approfondire ma non posso esimermi dal controbattere a freddo alle battute dell’inglesina perché secondo me, ma questa è un’opinione, voleva ribadire quel concetto di sordida memoria nel quale si afferma, senza ombra di dubbio: “Ci facciamo sempre riconoscere!”
Ma se un classico è scivolato nell’avanspettacolo come Polvere di Stelle perché noi italiani, diciamolo, ce l’abbiam nel DNA, è da elogiar l’intento molto alto di riportarlo in una location tanto prolifera della cinematografia americana degli anni 50 che va Da qui All’Eternità fino ai giorni nostri con New York New York con Robert De Niro e Liza Minnelli e sottofondo di motivetti swing suonati da orchestrine jazz con tanto di trombe e tromboni.
In questo senso l’operazione è riuscita (al pianoforte Emanuele Nidi, Clarinetto Paolo Panigari, Trombone Fabio Amadasi, contrabbasso Francesca Licaussi, batteria Gabriele Anversa) perché effettivamente l’orchestrina in scena era accattivante proponendo melodie classiche di quel tempo come Blue Moon, Cheeck to cheek e così via ad accompagnar l’inizio delle liaison e intrecci correlati di pettegoli e impiccioni per rompere o creare rapporti di coppie.
L’orchestrina però segnava il ritmo che mancava alla commedia tutta in falsetto come una serie di gags dei teatrini e compagnie di giro, sempre loro sempre gli stessi che escono ed entrono cambiando abiti di scena. Elisabetta Pozzi e Gigi Dall’aglio (e la regia di Walter Le Moli) per esempio sono come Ridge e Brooke delle soap: se non ci fossero loro a tenere in piedi lo spettacolo…
Meno male che c’erano questo va detto perché sono professionisti sempre amati dal pubblico affezionato così come succede con i protagonisti delle soap sempre presenti in video tanto da sembrare ormai di casa nostra.
Infatti si sono attenuti al testo shakespeariano facendo molto Rumore Per Nulla preso alla lettera perché alla fine (tre ore e mezza di spettacolo) non se ne poteva più tanto che le canzoni del finale suonavano come delle nenie cantilenanti alle orecchie stanche degli spettatori.
Perché tante ore se il soggetto è stato ampiamente trattato nel film omonimo diretto da Kenneth Branagh in un’ora? Per dare modo all’orchestrina di inserirsi nel contesto?Allora perché non fare uno spettacolo con un soggetto nuovo? Molto più facile attenersi a quelli collaudati da tempo che così il successo è assicurato.
Quello che manca a quest’opera teatrale è la leggerezza e credibilità del film con Emma Thompson Denzel Washinghton e Katie Beckinsale.
Infatti La Thompson e Kenneth erano totalmente immedesimati nei ruoli di botta e risposta di Beatrice e Benedetto da contendersi la primarietà negli applausi a scena aperta. Tanta competizione da animali da palcoscenico li ha poi portati alla rottura del loro menage coniugale separandosi di brutto.
                         https://www.youtube.com/watch?v=1nbtFFJyB00
In scena invece cavalcavano soavemente le battute shakespeariane danzando un duetto  con ironia e humour molto british del tutto svanito nella commedia a Teatro Due della quale, come detto sopra, ha fatto godere molto la musica.
Un’idea: perché non fare uno spettacolo con l’orchestrina a tutto swing e dare a Shakespeare quel che è di Shakespeare…?
                 





Nessun commento:

Posta un commento