Ogni stagione cinematografica ha il suo filone d’oro che si distingue in due correnti: quella che fa incassare e piacevolmente intrattenere e quella che fa riflettere.
Tra questi ultimi si sono messi in luce, rigorosamente in bianco e nero, i film apocalittici genere The Day After, ovvero il giorno dopo la fine del mondo, come Codice Genesi e Road, in programmazione in questi stasera su RAI 4.
Se il primo dipana l’argomento sul filo religioso dove la fine del mondo è vista sotto la luce sinistra di un castigo di Dio la cui salvezza resta racchiusa fra le pagine dell’Antico Testamento, il secondo lo affronta sempre con la stessa luce sinistra indicando la salvezza racchiusa nel cuore della famiglia, perché basta salvare un nucleo per ridare speranza a tutta l’umanità.
In Road, l’apocalisse è infatti focalizzata su un primo nucleo familiare che, di fronte alla catastrofe, invece di unirsi compatto, si sgretola.
Charlize Theron interpreta la madre bellissima con velleità artistiche ed amante del dolce vivere, mentre il padre è interpretato da un vigoroso Viggo Mortensen il quale, pur di perpetrare la specie, vuole assolutamente un figlio nonostante l’ambiente non abbia più nulla da offrire perché la natura si è rivoltata rendendo la terra arida e spettrale.
In questo contesto il nucleo oltre a combattere per la sopravvivenza, deve difendersi dai pochi sopravvissuti diventati cannibali con una caccia spietata ai bambini.
La Theron disegna un personaggio negativo perché si arrende preferendo il suicidio alla lotta per la sopravvivenza, non tanto di sé, quanto di quella della sua creatura, delegando il padre a svolgere in toto questo compito che per natura è sempre stato di esclusiva pertinenza della madre. Abbandonati a sé stessi, padre e figlio stabiliscono un rapporto dolcissimo, in una sorta di simbiosi da utero materno dove lui, accogliente e protettivo, pensa a crescerlo difendendolo da tutti con le unghie e con i denti trasformandosi da uomo dolce e remissivo in caparbio combattivo fino alla fine dei suoi giorni, proprio quando all’orizzonte appare il primo uccello in volo (che il bambino non aveva mai visto)a portare il messaggio di speranza e di nuova vita.
Quella nuova vita che il bambino, sopravvissuto al padre, troverà in una nuova famiglia composta da genitori e due bambini i quali, anche se privati di ogni cosa, lo accolgono con tutto il loro amore.
Il messaggio è dunque chiaro: il significato dell’apocalisse è la fine della famiglia tradizionale per dare spazio a quella allargata.
E’ questa la vera rivoluzione che l’umanità è chiamata a gestire nel prossimo futuro, segnando la fine dell’amore esclusivo ed assoluto in cui per millenni l’umanità ha sempre creduto, rivelandosi solo per quello che è: una bellissima favola esaltata e cantata da poeti ed artisti e supportata dalla fede del Cristianesimo.
Il quale rivela tutta la sua fragilità per aver predicato sempre la fratellanza universale e poi razzolato nell’esclusività più assoluta negando l’esistenza dell’anima della donna, il rifiuto degli omosessuali e i sacramenti alle persone divorziate.
Insomma una Chiesa tutta da rivedere. La famiglia dal canto suo ha già cominciato pensarci dando spazio alle proprie esigenze produttive e non, al di là dei canoni classici. Là dove non arriva il Messaggero di Dio, c’è la natura che risponde magari rivoltandosi brutalmente sotto forma di apocalisse per riassestare gli equilibri di una nuova era.
Molto inquietante come teoria, che mette in discussione l’infallibilità del Papa. Ma è molto realista.
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