Italia è il nome che Penelope aveva assunto per il ruolo di Non Ti Muovere di Margaret Mazzantini al quale ha fatto seguire Venuto al Mondo che non ha avuto lo stesso riscontro di pubblico.
PENELOPE ERA MEGLIO SE NON SI MUOVEVA E RESTAVA IN SPAGNA. PER DIRLA ALLA DI PIETRO. La Gatta frettolosa ha fatto i gattini neri.
IL TESORO DI PENELOPE
Penelope Cruz infatti, fin dalla prima apparizione ha bucato lo schermo e nei panni della bucaniera ha fatto scintille mandando bagliori dalla spada impugnata più per stuzzicare la libido che per combattere per un tesoro. Sì perché il tesoro è racchiuso in lei, in quel viso intenso e drammatico che con gli occhi neri e ardenti come un vulcano acceso, spruzzano tutta la passione del suo caliente temperamento.
Meno aristo della Knightley sicuramente, ma più verace nel proporsi con un’impronta tutta spagnola alla quale curiosamente è stato dato il nome Italia in quel film orrendo di Margareth Mazzantini con Sergio Castelletto “Non ti Muovere” dove è stata penalizzata al massimo sia come immagine che come personaggio. Interpretato dalla Cruz con molta umiltà e amore non disdegnando di suscitare una pena infinita, tanto da essere abbandonata dall’allora compagno Tom Cruise
offeso da tanto scempio perché lui sull’immagine patinata ha costruito la sua carriera, stropicciandola solo, e non più di tanto, in occasione di Magnolia e Nato il 4 Luglio. Penelope Cruz invece si è concessa sullo schermo senza risparmiarsi prestandosi come strumento nelle mani di grandi autori abbandonandosi completamente per incarnare le loro fantasie. Soprattutto erotiche , in grado di far “rinvenire” persino un omosessuale come Pedro Almodovar.
Infatti si sono separati tutti da lui per prendere una boccata d’aria fresca imboccando altre strade, uscendo dai confini di una “spagnola hard” ripetuta all’infinito fra gay e travestiti che animano il mondo di Almodovar. Perché la voglia di normalità per i suoi pupilli e di metter su famiglia è stata più forte di far famiglia allargata en travesti per non rischiare di continuare la vita come una sorta di burlesque.
Ed è proprio con un’immagine burlesque che Penelope Cruz ha culminato la sua carriera prendendosi un Oscar come non protagonista scalzando tutte le altre, facendo una performance in stile circense con spaccata e mutandoni di raso e pizzo che hanno folgorato la platea.
Così con l’Oscar in pugno si è rinnovata con una breve ma incisiva apparizione di una manager bancaria in Sex And The City “ per dare un taglio americano alla sua immagine chiudendo con la piccola spagnolita inculata da tutti e dal destino. .
Infatti per lei si sono aperti nuovi orizzonti nei quali ha coronato il sogno d’amore dell’infanzia andando a giuste nozze con Javier Bardem con il quale ha messo su famiglia facendo un bambino. Il suo trèsor come il profumo del quale è testimonial, trèsor come Javier che l’adora e trèsor come il film a cui dan la caccia i Pirati dei caraibi Oltre I Confini del Mare. Trèsor di una Penelope!...très Jolie.
GLI ABBRACCI SPEZZATI DI ALMODOVAR
Penelope Cruz, dopo aver fatto strage di cuori accompagnata dalla nomea de’ l’Encantadora, è diventata la musa d’eccellenza di Pedro Almodovar, che l’ha riportata alle origini spagnole, catturandola dallo star system di Hollywood. E da Woody Allen in particolare di cui sembra diventato geloso, avendo portato la Cruz candidata al premio Oscar per Vicky Cristina Barcelona, esaltata al massimo nel ruolo della caliente spagnola.Operazione che non è mai riuscita ad Almodovar, il quale si rivela maestro solo nell’arte della caricatura, con la quale dà spessore a tanti personaggi avvolti in un abbraccio corale.
Così come fece magistralmente con Donne sull’Orlo di una crisi di Nervi il cui successo non è più riuscito a surclassare, rimanendo ancorato a quel suo capolavoro. Che cita, non a caso, in questo film Gli Abbracci Spezzati, dove inserisce flash back della sua vita di regista alle prese con l’unica musa rimasta.
Partito Antonio Banderas (il suo chico e vero ispiratore della sua arte), separatosi recentemente anche da Carmen Maura, ad Almodovar non è rimasta che Penelope Cruz, l’articolo civetta dei suoi films ormai in rotta declino per il taglio commerciale e poco creativo che li caratterizzano, causa gadget inseriti a ciclo continuo (occhiali da sole, telefonini e spruzzate di hayr spray su capelli cotonati in omaggio al mito Audrey Hepburn, e attrezzi per make-up a ciglia rinfoltite).
Infatti, se il genio di Woody ha esaltato la Cruz come spagnola DOC, Almodovar ha dato smalto alla sua immagine fashion da spot pubblicitari di prodotti per capelli, dalla pappa reale alla lacca delle star e viceversa, la star delle lacche. Che comunque nel film non è Lena-Penelope Cruz ma una ex moglie che butta l’amante del suo ex marito, giù dalle scale perché gelosa di vederla diventare diva.
Il ruolo è interpretato dalla gagliarda icona-gay Rossy De Palma, la Candela di Donne sull’Orlo di una Crisi di nervi dove si presentava in scena dicendo apertamente “A me piace la fica”.
Insomma un’intreccio da masturbazione mentale, che attira il telespettatore nel mondo Almodovariano animato da gay, andicappati, down, trans, giovani cresciuti a striscie di coca, in uno sballo infinito.
Senza comicità o caricature ne esce un quadro triste e desolante nel quale resta solo impresso la dignità del regista chiuso nel suo dolore sublimato con l’arte, e l’immagine di Penelope Cruz, sensuale e conturbante nella sua nudità (anche se già vista e rivista) con grosse tette a capezzoli turgidi. Gli stessi che esibiva agli esordi quando in Prosciutto Prosciutto sapevano ancora di tortillas: sempre turgidi, ma con le tette più piccole. Miracoli dello star system, a tutto fashion e in odor di plastica. Come il film anche se incorniciato da vivaci colori dove il rosso (compreso il rossetto della Cruz) la fa da padrone.
Non basta per dare passione, ma per fare spot ha centrato l’obiettivo.
Nessun commento:
Posta un commento