Dopo essersi allenate con il coniglietto a pila duracell, il porno gadget lanciato nel serial Sex And City, lo sport preferito dalle ragazze è puntare al giocattolo di carne, il toy boy da rubare alle signore mentre se lo stanno spupazzando alla grande. Spread! Questo è infatti il titolo del film, passato quasi in sordina nelle sale, ma di grande impatto nella visione Tv su Rai Movie trasmesso il 20 giugno scorso.
Film di grande impatto per le scene hot e linguaggio esplicito (con tanto di voto ad ogni micia passata e presente, dalla cespugliosa a quella depilata come una bambola) con particolari agghiaccianti di medicina plastica (ricostruzione elasticità vaginale per troppa consunzione) da gusto dell’affondo fino alla nausea.
Il film deve aver segnato la storia d’amore fra Demi Moore e Ashton kutcher protagonista nel ruolo di gigolò perché il sollazzo sessuale (c’era ben poco di simulato) deve avergli dato alla testa e chiarito le idee a Demi Moore che a quel ragazzo aveva venduto l’anima.
Fisicamente come toy boy lui comunque c’era tutto perchè anche un filo tonterello, giusto quel tanto per farsi usare e scaricare dalle donne con l’epiteto ad effetto boomerang: “Sei solo una puttana”
perché
recitato solitamente dai maschi verso le femmine senz’anima
disimpegnate in un rapporto, mettendolo così a nudo (come se non
bastasse vederselo nel letto) ed emarginato.
Perché Toy Boy non è bello, anche se sei carino perché come una sorte di Pretty Woman resti sempre un prostituto e targato come tale.
Vabbè uno se la gode un sacco a spese della pollastra da spennare ma alla fine quando rimane solo si ritrova inevitabilmente come un perditempo fallito non avendo mai conquistato il cuore di nessuna. Il film ha dunque una sua morale ad inquadrare una categoria di ragazzi che stanno andando per la maggiore viziati da quel consumismo del voglio tutto e subito che ha caratterizzato gli anni del benessere iniziato con l’edonismo reganiano.
Ma erano altri tempi e quando si è abbozzato il primo esemplare di Toy Boy nei panni di Richard Gere in American Gigolò si era gridato al fenomeno perchè aveva liberato, elegantemente in abiti griffati Armani, le donne ricche ed annoiate da quel torpore come una sorte di Belle Addormentate.
Ben diverso dallo scanzonato e maleducato Ashton, Richard Gere faceva tenerezza con quel suo modo gentile di conquistare le danarose clienti fra le lenzuola dove le coccolava mentre loro pudiche come mammolette aspettavano il piacere comprato a caro prezzo.
Soldi spesi bene comunque perché almeno le lasciava soddisfatte dando così dignità alla categoria del gigolò assurto al ruolo di professionista del mestiere poiché alla fine poteva almeno contare su una delle sue clienti, la più carina, della quale aveva conquistato il cuore tanto da tirarlo fuori dalla trappola che gli avevano teso i suoi amici puttanieri.
Trappola nella quale era caduto perché si sa che un toy boy è sempre un filo perditempo al limite del tontolone essendo troppo concentrato sulla pratica sessuale tutta da giocare come si conviene a un bravo giocatore nella vita la cui arte impara e se la mette da parte fino ad arrivar campione della spaccata in due.
Difficile prenderne l’eredità e infatti Ashton Kutcher dimostra di non aver appreso la lezione facendo Spread. E’ un po’ come insegnare a usare la stecca al bigliardo perché la devi sentire fino ad essere un tutt’uno con te stesso e riuscire a non sbagliare un colpo diventando campione.
Ma campioni si nasce e uno se la sente dentro quella spaccata in due.
Perché Toy Boy non è bello, anche se sei carino perché come una sorte di Pretty Woman resti sempre un prostituto e targato come tale.
Vabbè uno se la gode un sacco a spese della pollastra da spennare ma alla fine quando rimane solo si ritrova inevitabilmente come un perditempo fallito non avendo mai conquistato il cuore di nessuna. Il film ha dunque una sua morale ad inquadrare una categoria di ragazzi che stanno andando per la maggiore viziati da quel consumismo del voglio tutto e subito che ha caratterizzato gli anni del benessere iniziato con l’edonismo reganiano.
Ma erano altri tempi e quando si è abbozzato il primo esemplare di Toy Boy nei panni di Richard Gere in American Gigolò si era gridato al fenomeno perchè aveva liberato, elegantemente in abiti griffati Armani, le donne ricche ed annoiate da quel torpore come una sorte di Belle Addormentate.
Ben diverso dallo scanzonato e maleducato Ashton, Richard Gere faceva tenerezza con quel suo modo gentile di conquistare le danarose clienti fra le lenzuola dove le coccolava mentre loro pudiche come mammolette aspettavano il piacere comprato a caro prezzo.
Soldi spesi bene comunque perché almeno le lasciava soddisfatte dando così dignità alla categoria del gigolò assurto al ruolo di professionista del mestiere poiché alla fine poteva almeno contare su una delle sue clienti, la più carina, della quale aveva conquistato il cuore tanto da tirarlo fuori dalla trappola che gli avevano teso i suoi amici puttanieri.
Trappola nella quale era caduto perché si sa che un toy boy è sempre un filo perditempo al limite del tontolone essendo troppo concentrato sulla pratica sessuale tutta da giocare come si conviene a un bravo giocatore nella vita la cui arte impara e se la mette da parte fino ad arrivar campione della spaccata in due.
Difficile prenderne l’eredità e infatti Ashton Kutcher dimostra di non aver appreso la lezione facendo Spread. E’ un po’ come insegnare a usare la stecca al bigliardo perché la devi sentire fino ad essere un tutt’uno con te stesso e riuscire a non sbagliare un colpo diventando campione.
Ma campioni si nasce e uno se la sente dentro quella spaccata in due.
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