martedì 5 febbraio 2013

ANA LAGUNA E MIKHAIL BARISHNIKOV IN ASSOLO E DUETTO



Three Solos and Duet con Mikahil Baryshnikov e Ana Laguna in scena al Teatro Regio di Parma per l’evento Parma Danza Maggio 2009.
Chi dei due ha la dentiera? Nessuno dei due perché alla loro età sanno ancora mordere, alla grande: fisico snello, asciutto per entrambi, scattante e pieno di slanci come quello di due adolescenti che hanno fermato il tempo.
Quel tempo che Mikhail ripercorre trasmettendo immagini docu dei suoi esordi quando veniva filmato negli esercizi alla sbarra come ballerino di grandi promesse.
Perché già da allora, nel ragazzino un filo goffo ma sprizzante energia allo stato puro, si intuiva il talento del grande ballerino. Il più grande di tutti i tempi perché ha oltrepassato il confine del classico della igorosa scuola russa, per unirsi a quello contemporaneo americano, fondendo e rinascendo in tutta la sua originalità.
“Quando sono sbarcato a New York ero ingenuo” dice di sé Mikhail che comunque ha imparato presto la lezione della Grande Mela, fatta di lavoro duro accompagnato da un pizzico di cinismo e tanta fortuna dietro l’angolo. Sì, perché il ballerino che volava sul palco, con l’occhio glauco ed il capello biondo, non lasciava indifferente il pubblico femminile composto per la maggior parte da star plaudenti sensibili al richiamo del suo forte sex appeal. Che veniva sollecitato ad esprimere anche sullo schermo con la partecipazione a vari film ad introdurlo nel firmamento di Hollywood e delle suo quotazioni in borsa. Come la sua, veramente consistente da come evidenziavano le calazamaglie trasparenti con pacco in evidenza. Tanto bastava per conquistare dive fashion di “gusti difficili” del calibro di Jessica Lange e Sara Jessica Parker. Ma non sono state loro a renderlo grande, bensì i suoi balletti che resteranno sempre nella memoria come performance del ballerino classico più aerodinamico che sia mai esistito.
Lo spettacolo è iniziato con un assolo Valse-Fantasie in cui fa sfoggio di talento mimico nell’interpretare un uomo poco prima di incontrare un vecchio amore mai dimenticato.
Davanti allo specchio ricorda nel sistemarsi i capelli ed il vestito, facendo quiei piccoli gesti quotidiani accompagnati alle emozioni che sono riaffiorate e che lo portano a saltare nell’altra dimensione dei classici tre metri sopra il cielo.
Un altro assolto in Years Later danza sullo sfondo dei suoi esercizi degli esordi, ai quali si aggiungono le sue immagini proiettate, una gigante e l’altra ad effetto ombra, mentre lui rimane in scena a dimostrare di non aver mai perso la sua dimensione di uomo normale, con i piedi per terra. Perché i voli pindarici fanno solo parte dello spettacolo e delle illusioni. 
 Ed infatti quello che stupisce è la sua performance di uomo, più che di ballerino in calzamaglia, perché come tale volteggia sul palco vestito normalmente con giacca e pantaloni: prima con le scarpe da ginnastica e poi a piedi nudi.
Infine ecco l’accoppiata con Ana Laguna, la ballerina di origini spagnole anche lei non più giovanissima, con fili d’argento fra i capelli cresciuti allo stato naturale: no problem, l’energia che sprigiona è ancora più forte e potente.
Prima in un assolo anche lei in cui esprime le emozioni pensando all’incontro con lui, Solo for Two, e poi Place in cui danzano insieme in una sorta di quadretto familiare dove il quotidiano rende un filo demenziali dipanato fra piccoli litigi, dispetti intorno al tavolo da cucina e riappacificazioni con fughe di lei sotto il tappeto, come una qualsiasi coppia normale.
E’ in scena il fascino indiscreto della normalità danzato nella terza età in cui oltre ai contrasti, si fanno conti e bilanci del vissuto.
Uno spettacolo singolare diverso da tutti quelli visti fino ad ora. Molto avvincente nonostante la contemporaneità. Sì, perché la danza moderna non sempre è compresa fino in fondo anche perché spesso risulta un filo noiosa riducendosi a veri e propri saggi di ginnastica con coreografie alienanti da catena di montaggio e musiche che sono un gnigo gnogo a tambur battente. Ricordo una Compagnia di New York che aveva inscenato una coreografia con sottofondo una goccia d’acqua martellante fino alla fine: da urlo, come una sorta di tortura da Guantanamo.
Non è questo il caso perché i quadri coreografici anche se ridotti all’essenziale nelle scenografie sono arricchiti da una bellissima musica che accompagna le movenze dei ballerini: E di questa felice scelta della colonna sonora, va sicuramente il merito all’ esperienza Hollywoodiana di Baryshnikov che comunque non è indicata nel libretto.
L’entusiasmo del pubblico ha sommerso di applausi i due interpreti con un’invasione di ragazzine verso il palco armate di telefonini, nonostante i divieti delle operatrici di sala. Molto piacevole davvero.


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