giovedì 1 febbraio 2024

LA LUNGA NOTTE E LA CADUTA DEL DUCE

La scena più memorabile collegata alla Lunga Notte del Luglio 43, è quella in versione cinematografica nel film Il Processo di Verona interpretata  da una superba Silvana Mangano nel ruolo di Edda Ciano nel momento in cui supplica al telefono suo padre Benito Mussolini di risparmiare il marito Galeazzo Ciano dalla morte per alto tradimento dopo l'ultima riunione del Gran Consiglio nel quale i gerarchi, capeggiati da Dino Grandi avevano sfiduciato il Duce decretando la fine del fascismo. Era un film in bianco e nero girato nei primi anni 50 quando il dramma rappresentato con una gestualità tragica  non faceva pensare a forzature perchè il pubblico si immedesimava in quel dolore che ogni famiglia si portava appresso dopo la guerra e per lungo tempo. 

In questa serie Tv La Lunga Notte e la Caduta del Duce non si rende giustizia a Edda Ciano la cui mascella volitiva uguale a quella del padre al quale sapeva tenere testa con la stessa arroganza e volontà prevaricatrice non corrisponde al dolce viso dell'interprete Lucrezia Guidone la quale calza il ruolo con lacrima facile che versa in ogni incontro col padre per poi sfilare elegantemente con occhiali maculati a coprire una testa avvolta in setose sciarpe fluttuanti facendo buon viso a cattivo gioco (a poker) nel perdere con noncelance, essendo assuefatta nel dedicarsi a vizi e ozi come una parvenue di ricchezza acquisita sulla pelle degli italiani.

 

Anche Claretta Petacci, interpretata da Martina Stella è ben lungi dalla sofferta e veritiera interpretazione di Lisa Gastoni che a fianco di Rod Steiger nel ruolo del Duce nel film Mussolini Ultimo Atto lo accompagna a morire con lui. Un atto d'amore che sublimava la sua vita riscattandola da tutte le ombre e illazioni velenose che l'avevano accompagnata in quanto unica e vera amante del Duce. E dunque donna riverita e di potere che nella serie Tv lei esercita con la prepotenza di una arrampicatrice sanguinaria e ambiziosa.  Ma se la serie Tv non ha reso giustizia a Claretta, Martina Stella le ha dato il colpo di grazia. Sì perchè con quel musetto lì può dire ciò che vuole ma non le è concesso di fare la Ducetta in una imbarazzante versione tutta da dimenticare di Femme Fatale tra leziose moine da donnina da letto che si compiace di fare intravedere le nudità a tutta “effe” (unico flash comunque da ricordare) e a muso duro da consigliera di morte. Non è certo colpa sua ma della sceneggiatura sopra le righe che non si comprende nel delineare una Claretta Petacci calcolatrice e superficiale quando la storia ha dimostrato la sua vera natura passionale fino allo stremo ponendosi davanti al suo amato Ben al momento della esecuzione.

Dell'amato Ben resta comunque nel ricordo la romantica interpretazione di una giovanissima Barbara De Rossi molto dolce e piena di sentimento nello scambio di lettere forse quella più vicino alla Claretta Petacci della cui ingenuità e genuità nell'affascinazione di un uomo forte e invincibile come quella di Mussolini che esercitava sulle masse e sulle donne in primis, non si dovrebbe dubitare. Le

altre figure femminili, come la moglie di Dino Grandi Antonietta (Ana Caterina Morariu)  e la giovane nipote Beatrice Grandi (Emma Benini) di famiglia fascista ma simpatizzante con un sovversivo Italo (Riccardo De Rinaldis in grande ascesa)  sono sicuramente di maniera mentre quella di Donna Rachele, casalinga con le galline in cucina, rasenta la caricatura specie nel momento in cui si affaccia alla porta per ordinare a Mussolini mentre si reca al Gran Consiglio: “Benito, arrestali tutti”.  Se c'è una cosa che dittatori (Mussolini, Hitler) e imperatori (Napoleone) non sopportano è che le loro donne non si impiccino. Nemmeno il Re Vittorio Emanuele lo tollerava confermando a Mussolini, preoccupato che la nuora la principessa Maria Josè si attivasse contro di lui, che  le donne dei Savoia devono solo fare la calzetta e andare a letto.

Maria Josè interpretata da Aurora Ruffini e il Principe Umberto da Flavio Parenti sembrano Kate e William de' Casa Savoia, tutti e due bellissimi che sfilano elegantissimi con un  occhio sugli eventi che vorrebbero girare a loro favore per salire al trono dopo aver dato un colpo di spugna alle malefatte del Re.Il Popolo Italiano non darà loro ragione anche se nella fiction, sono i personaggi più reali, perchè realmente dissidenti e oppositori del Regime.

Alessio Boni interpreta Dino Grandi con molta professionalità riuscendo nell'intento di trasmettere tutto il pathos per lo stato di allerta con il quale conduce le trattative per conquistare voti sull'ordine del giorno per sfiduciare il Duce al Gran Consiglio, al pubblico che rimane inchiodato alla serie fino alla fine col fiato sospeso confermandone di fatto il successo al di là di tante forzature 


come la figura di Mussolini (Duccio Camerini)  che anche quando parla con gli amici gerarchi che l'hanno sempre sostenuto non smette mai di gridare come se fosse sempre fuori dal balcone. Anche lui una caricatura. Sì però molto ben riuscita comunque perchè rende l'idea di un Mussolini ormai fuori di testa senza più controllo su di sé e dunque sulle masse.


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