lunedì 25 settembre 2023

CAMILLA E BRIGITTE QUEL BACIO GALEOTTO.


Inchino sì inchino no, ecco uno dei rituali di serie Noblesse Oblige verso i Reali 
che hanno fatto discutere i media di tutto il mondo dopo aver assistito “al bacio” di Brigitte Macron davanti alla Reggia di Versailles rivolto alla Regina Consorte Camilla, piuttosto che un inchino come da protocollo. Un nodo che la Regina Camilla ha invece sciolto con disinvoltura porgendo la sua guancia a quella della Premiere Dame onorandola, con un faccia a faccia alla pari, della sua amicizia.
Ci sono precedenti che confermano quanto Camilla preferisca un modo di porgersi alla mano avendo esentato dall'inchino le sue amiche in un incontro dove era presente anche l'attrice Judie Dench che al primo accenno dell'inchino veniva fermata da Camilla per scambiare il bacio di saluto anche se quella volta l'iniziativa era stata presa dalla stessa sovrana perchè l'anziana attrice è una sua confidente di lunga data che spesso è scesa in campo per difendere a spada "quella donna", così definita dai media sempre poco indulgenti nei suoi confronti fino a quando la Regina Elisabetta non l'aveva rivalutata concedendole il titolo di Regina Consorte  dopo anni di gelida distanza.

Un rispetto che Camilla si è conquistata non tanto con la trasformazione della sua immagine da donna inglese di campagna a icona fashion , quanto per la sua tenacia e sincera devezione al suo unico vero e assoluto amore della vita dopo essere stata amante prima, sposa dopo e Regina per sempre del suo Carlo. Re del Regno Unito.

























Chi la considerava sciatta non intravedeva la classe innata dimostrata con un comportamento silenzioso discreto defilato
perchè se anche il look era "molto comodo"  era sempre improntato ad un'eleganza comunque molto British con chemisier a fiorellini corredate di golfino come le lady campagnole inglesi che comunque Camilla non ha smesso di adottare nemmeno ora con la corona di regina in testa non disdegnando di sfilare tra i sudditi con il Trench o il Kilt in pendant con quello del marito. 
Camilla è una donna che con intelligenza senso pratico e un pizzico di umorismo è molto conscia del suo ruolo perchè quando entra in scena all'estero per visite istituzionali si trasforma mettendosi nei panni di Regina con un look che incanta. Lo abbiamo visto in Germania nel primo tour trionfale dopo l'incoronazione con un abito argentato e la Tiara in testa che ha lasciato basito il mondo intero così come quello intrapreso in Francia con una mise Haute couture firmata Dior che ha stupito il mondo per la regale eleganza pur non avendo indossato nessuna corona.

Una scelta strategica sicuramente dettata dal fatto di dover sostare nella Reggia di Versailles dove si sa che la corona dell'ultima regina Marie Antoinette è finita tragicamente nel cesto della ghigliottina in Place de la Concorde. Un gesto delicato e sensibile quello della Regina Camilla che va interpretato come rispetto dei sacri diritti sanciti dalla rivoluzione Francese Libertè Fraternitè ed Egalité suggellati da quel bacio “galeotto” di Brigitte prima cittadina di Francia. La quale non a caso ha accolto i Reali d'Inghilterra nella sala degli specchi di Versailles ad affermare la grandeure di una Francia che fu e della cui eredità comunque i francesi continuano ad usufruire mantenendo quell'aria di superiorità che li contraddistingue e di cui la coppia Presidenziale non ne è sicuramente esente visto le pacche di Macron sulla spalla di Re Carlo, non abituato ma educato a fare il Re con buon viso a gioco antipatico, e facendo aspettare per lungo tempo Papa Francesco prima dell'ultimo incontro dei giorni scorsi.
Il tour francese è stato comunque un successo personale per Camilla che ha diviso comunque con Carlo senza dimostrare l'orgoglio degli applausi o dei giornalisti “tutti per me” come soleva sottolineare Diana per umiliare suo marito Carlo ed erede al trono, affermando su di lui la supremazia empatica.



venerdì 22 settembre 2023

MARIA CORLEONE. LA MAFIA IN FASHION STYLE

“Sono mafiosa. Ha! Perchè? Mi vuoi pure denunciare? Ha?” Una fimmina con quel cipiglio un po' così come una sorta di padrino in gonnella può fare solo l'influencer dettando il trend di casa Corleone. La mafiosa in fashion style ci mancava e per sopperire a questa lacuna Mediaset ha provveduto sbarcando con la fiction Maria Corleone alla quale presta il volto Rosa Diletta Rossi entrando nei panni del personaggio con la giusta grinta, sguardo fisso e strafotente soprattutto rivolto verso il masculo membro al vertice  della cupola del quale si intuisce la scalata per prenderne il posto diventando una padrina.  Sì perchè da stilista di successo a Milano a mafiosa in Sicilia il passo è breve che lei ha compie con tempismo vendicando la morte del fratello per difendere l'onore della famiglia lavando il sangue dopo l'onta subita. Ha!  Così una lavata tira l'altra perchè un tiro di coca del figlio di uno dei capi che lavorano a New York con i quali la giovane Corleone vuole fare affari al posto del padre gravenente ammalato, le fa venire in mente l'idea geniale di trasportare la coca in Italia impregnando degli abiti di droga che sarà filtrata una volta messo ogni singolo capo in ammollo.

 Il bottino oltre a far gola alle cosche concorrenti e nemiche giurate ingolosisce anche la Polizia presso cui opera l'ex marito Luca Spada come procuratore in trasferta dopo essere stato abbandonato da Maria e privato del figlio appena nato consegnato dalla ex moglie in adozione alla sorella per avere campo libero nell'intraprendere la carriera malavitosa a confermar la tesi che le donne con i figli siano limitate nel lavoro per cui meglio che stiano a casa tra i fornelli. Infatti per fare carriera a livello di un maschio, che si chiami pure masculo, è necessario concentrare le energie sul lavoro per cui le donne sono costrette a lasciare i figli a nonni, sorelle, e tate fidate, non quelle che si fanno le unghie con smalto tutto il giorno e sempre collegate... con i genitori? No, con Tik Tok o social vari postando selfie col pupo che dorme oppure frigna, anche se puzza di cacca, perchè cambiare il pannolino sciupa le unghie. Ci sono tate e tate è ovvio ma di coca pèrissima ce n'è una sola, quella firmata Corleone, famiglia onorata che mai si abbasserebbe a tagliarla con schifezze per ammazzare i giovani, delle scuole in primis, che sono sempre a corto di soldi. Ci mancherebbe!Con questa fiction molto stilé la storia di mafia continua ad affascinare perchè tra moglie mafiosa e marito procuratore Luca Spada (Alessandro Fella) il dito si mette su di lei, Maria Corleone, anche se entrambi sono giovani di egual bella presenza. 

Consenso e ammirazione sono rivolte anche al vecchio Luciano Corleone interpretato  da Fortunato Cerlino con la maschera perfetta di un boss mafioso che quando punta dritto l'avversario lo mette in stato di soggezione riconoscendo la sua autorevolezza nel tributargli onore e rispetto. Certo poi dietro le quinte si trama e si complotta mettendo in atto faide fra famiglie facendo strage di vittime senza escludere donne e bambini per cui anche la trama di questa fiction si arricchirà di colpi di scena inseguimenti cardiopalmici sparatorie e  La fiction Maria Corleone con le prime due puntate è decollata in modo avvincente e accattivante grazie soprattutto alla scelta di una protagonista “fimmina” molto determinata a portare la mafia in passerella spargendo in quel mondo dal profumo inebriante droga e morte: Per fare tendenza.


martedì 19 settembre 2023

mercoledì 13 settembre 2023

MARTA FASCINA REGINA DI ARCORE?


Tutti i figli di Silvio Berlusconi in piena armonia hanno accettato l'eredità del padre e la suddivisione delle quote insieme ai lasciti al fratello Paolo Berlusconi e Marta Fascina pari a 100 milioni e ad Alessandro Dell'Utri per 30 milioni dei quali i fratelli si sono assunti gli oneri connessi alle tasse ereditarie dividendosi la fetta dei 230 milioni nelle percentuali stabilite dall'asse ereditario. Così con alto profilo e grande classe i figli di Silvio Berlusconi hanno chiuso le chiacchiere che giravano intorno ad eventuale impugnazione per vizi di forma come il foglio delle ultime volontà del de cuius consegnato dalla Fascina senza essere stato sigillato e il nome del “piccolo” (il più giovane) Luigi omesso dalla lista dei figli eredi dell'ingente patrimonio che lasciava spazio a dubbi se fosse stata una scelta o una dimenticanza del padre. Basta! Tutti i fratelli uniti hanno messo in atto con elegante gioco di squadra una strategia che ha lasciato tutti con la coda tra le gambe trasformata in grande ammirazione verso le parole di consenso e di ringraziamento per la grande generosità del padre verso i suoi figli e i beneficiari dei lasciti, in primis Marta Fascina lautamente compensata per i due anni d'amore, anche se in matrimonio finto, perchè l'amore quello vero era palpabile fra i due nonostante la differenza di età che comunque non aveva intaccato quel fascino conquistatore unico e irripetibile che tutti avevano sempre riconosciut0 in Berlusconi. 
Un amore grande di questa coppia glamour ammirata e invidiata al quale gli stessi figli si erano inchinati nel vedere con quanta dedizione la Fascina avesse accudito il suo anziano compagno ammalato  vegliandolo giorno e notte in clinica senza mai lasciare il suo capezzale . Se non è amore questo molto gli somiglia, come la Fascina assomiglia ad una sorta di angelo che ha raccolto l'ultimo respiro  del suo amato per rendergli giustizia nel far rispettare le sue volontà,  una volta passato a miglior vita. Oddio, anche se è difficile assimilar questo concetto perchè non si può immaginare una vita più felice di  quella già vissuta da Silvio Berlusconi in questa terra, considerata l'Inferno per cui figuriamoci il Paradiso ma anche se magari fosse assegnato nel girone Inferno  lui saprebbe  come cavarsela elevandosi sempre una spanna sopra alla massa, senza mai mettersi a sedere.

Sì perchè a Silvio Berlusconi va riconosciuto il merito di gran lavoratore o “faccendiere” come direbbero i detrattori, che ha saputo trasformar l'Inferno della vita nel suo personale paradiso terrestre  accumulando soldi sempre col sorriso e una battuta per tutti i comuni mortali che lo circondavano e con atteggiamenti cavallereschi verso le donne alle quali riservava gesti gentili e di grande generosità nel provvedere economicamente al loro benessere. Se le donne del Cavaliere sono state numerose, la favorita è stata Marta Fascina a seguir quel detto che l'ultimo amore è sempre quello vero nella vita di ciascuno. Così Marta Fascina è ora diventata la Regina di Arcore perchè continua ad abitare in quella dimora avendola condivisa con il compagno come nido d'amore per cui le spetterebbe di diritto l'abitazione come una sorta di usufruttuaria anche senza titolo non essendole pervenuto formalmente ma che il tacito consenso dei figli potrebbe suggellare o forse dovrà restare come ospite nel qual caso per un determinato tempo. Ci sono le leggi a sancire i diritti ma  quand'anche fosse potrebbero sorgere problemi.  Infatti la casa denominta S.Martino non è una villa ma una reggia, molto costosa da mantenere a livello di spese di manutenzione, personale addetto ai lavori, rifornimenti vari e servitù che fan presumere a carico della Fascina, in veste di eventuale usufruttuaria "ad honorem", in toto o in parte per quell'ala di dimora da lei occupata che comunque rappresenta sempre una bella fetta di euri da sborsare. Un caso analogo l'aveva dovuto affrontare anche l'ex moglie di Silvio Berlusconi, Veronica Lario dopo la concessione della Villa Belvedere a  Macherio assegnatale con il divorzio che la signora Lario dovette lasciare perchè l'ex marito non si era accollato le spese della casa ammontanti a cifre impossibili da sostenere  per l'inquilina ex moglie e madre dei 3 figli che gli aveva dato nel corso del  matrimonio donandogli 22 anni della sua vita. D'amore.

Marta Fascina continuerà a vivere ad Arcore sobbarcandosi annessi e connessi o preferirà riprendere una  nuova vita agiata e lussuosa - visto l'importante lascito di 100 milioni al netto tasse, che le si prospetta  considerata l'età ancora giovane - lontana dai luoghi che le ricordano il suo grande amore e il sogno di una felicità perduta spendendo una cifra?



  

sabato 9 settembre 2023

JEANNE DU BARRY, L'ULTIMA FAVORITA DEL RE











“Non sono mai stato intimamente così felice” aveva confessato il Re di Francia Luigi XV dopo aver conosciuto nell'alcova Jeanne du Barry che assurgeva al ruolo di favorita, l'ultima della stirpe reale francese.“Perchè non siete mai stato in un bordello Maestà!” gli faceva eco il valletto e confidente che godeva della fiducia del Re. La biografia di Marie Jeanne Becu poi diventata contessa du Barry mette in “luce” il mestiere da lei esercitato fin dalla adolescenza, iniziata alle pratiche dal suo amante Jean Baptiste du Barry che vedeva in lei, dotata di grande bellezza e grazia, un talento da far fruttare presentandola ad amici nobili a rimpinguar le sue casse sempre vuote per il vizio di gioco e donne.  Pertanto il film Jeanne Du Barry, diretto e interpretato da Maiwenn non convince lasciando perplessi sul fatto che la regista e interprete si sia ispirata, invece che alla storia, ad Asia Argento e la sua Du Barry in Marie Antoinette dove l'aveva rappresentata come una sorta di buzzicona rozza e volgare così come era stata tacciata a Corte  per le sue umili origini  di “cortigiana di vil razza”.

Così né Asia Argento né Maiwenn hanno dato un'interpretazione veritiera  ma molto personale delineando un personaggio sulle dicerìe di malelingue che erano comunque ben lungi dalla realtà. Nelle biopic femminili cinematografiche si concede molto spazio alla fantasia e libera interpretazione passando sopra perfino alla non somiglianza fisica imponendo il personaggio anche in modo caricaturale  (così come abbiamo visto con  la Du Barry di Asia Argento, diretta da Sofia Coppola) oppure (e questa è la tendenza più diffusa del momento) sempre e comunque femministe. Basta che una donna esca dai fornelli della storia che è subito eroina nell'aver spianato la strada alle donne per la libertà ed emancipazione, pur avendo lasciato per secoli e millenni una scia di casalinghe disperate al servizio di un signor marito o amante ma sempre padre-padrone che aveva potere di vita o di morte e nella quale una massa numerosa ancora oggi si identifica pure insieme alle donne che lavorano perchè sottopagate e senza diritti alla pari degli uomini per poi finire la giornata rientrando nei panni della casalinga  disperata per dover cucinare riassettare la casa portare a letto i bambini che frignano e servire “il marito” perchè l'uomo dopo una giornata di lavoro ha le sue esigenze, altrimenti si cerca un'altra. Già fatto.

Se la storia ci tramanda Jeanne du Barry come una donna libera sfrontata licenziosa emancipata lavoratrice e prostituta part time ma comunque di gran mestiere, la regista e interprete Maiwenn traduce Jeanne Du Barry come una femminista sentimentale che si era avvicinata al Re porgendosi in modo sincero e genuino “con il Cuore” guardandolo negli occhi coraggiosamente trasgredendo il rigido protocollo di Corte. Il film si dipana raccontando la “storia d'amore” fra l'anziano Re Luigi XV e la sua giovane favorita perchè la regista crede nella profondità dei loro sentimenti anche se la favola è quella di una Reggia (di Versailles) e un'anima sola, quella del Re tanto innamoratro da fare della Du Barry la regina della sua Corte. 

Lei infatti è stata la vera influencer di Corte, per i gusti raffinati acquisiti facendo i lavori più svariati dalla sarta alla modista, dalla parrucchiera alla commessa di stoffe e passamanerie che l'avevano resa esperta e competente nel settore fashion imponendo il suo stile lussuoso e particolare sia a livello di abbigliamento che di arredo ed oggettistica con le Ceramiche di Sevre, ispirando Marie Antoinette quando dall'Austria era arrivata a Corte priva di quel gusto “tutto francese”  che aveva ben presto assimilato “copiando” dalla Du Barry della quale segretamente avrebbe voluto essere amica. Sì perchè la rivalità fra le due era più costruita che veritiera essendo  Marie Antoinette  stata messa contro Jeanne du Barry montando dicerie e maldicenze dalle tre sorelle del Re che la odiavano arrivando a portar via di peso  la delfina quando si trovava a condividere la stessa stanza di “quella ex prostituta” generando in Marie Antoinette una forma di rigetto verso la favorità del Re. 

La quale comunque piaceva al Re assai per cui non temeva confronti conscia del suo potere seduttivo su di lui e non solo, che la rendevano sicura dell'amore e del sostegno del re anche se, purtroppo per la Maiwenn, lei non condivideva approfittando della sua posizione per accumular ricchezze non avendo mire di potere o faccende politiche. Forse per questo la Maiwenn ha preso un abbaglio facendo della Madama la Favorita una donna innamorata tanto che per motivare questa sua tesi “stravagante” ha scelto di far interpretare l'anziano Re dal fascinoso Johnny Depp ignorando la realtà perchè più che l'amor poterono le arti da bordello che per il Re, abituato alle fanciulline nobili a modo ma senza arte né parte che gli infilavan nel suo letto, la Du Barry era stata una rivelazione diventando la favorita più amata. Infatti aveva preso il posto della Pompadour che si era invece imposta per la sua abilità di faccendiera di potere influenzando il Re nelle scelte politiche e di Governo e nelle scelte delle fanciulline in fiore che gestiva come una sorta di maitresse da portare nel suo letto, essendo lei impedita per un disturbo intimo che la faceva soffrire con la penetrazione, confermando quel detto che le vie “dell'amore” siano infinite: lato a) lato b) girando intorno al palo  e... compagnia bella! Il potere sessuale della Du Barry, intimo esclusivo ed appagante aveva superato quello della Pompadour tanto da far diventare il Re schiavo d'amore. Un amore non corrisposto perchè ai primi segnali di grave malattia del Re la Du Barry alzava i tacchi con gioielli titoli e rogiti vari, per allontanarsi da Versalilles e lasciare il generoso amante in lacrime.

Maiwenn con tutte le buone intenzioni e una indubbia abilità nel descrivere quell'epoca sia come ambienti arredo costume e società non si è avvicinata minimamente allo spirito della Du Barry né tanto meno fisicamente perchè invece di adeguarsi alla storia ha adeguato la storia a sé stessa interpretando questa favorita imponendola dall'alto della sua statura da corazziere  con una bocca da predatore pronta a mangiarseli tutti senza ombra di quella raffinata seduzione che apparteneva al personaggio reale, una ragazza bellissima alta bionda con gli occhi azzurri che, immergendosi nel mondo, aveva imparato l'arte  mettendola da parte 

Se alla teoria  segue sempre la pratica, al cuor non si comanda così come nobili si nasce e non si diventa. Infatti lei, Madame Du Barry,  non "lo nacque” perchè non seguì il suo cuore ma il destino di una cortigiana  dotata di talento seduttivo e di una bellezza degna di un Re tanto che perfino sul patibolo, quando si lasciò talmente andare in lacrime e lamenti (ben lungi dalla grande dignità di una vera “aristo” come Marie Antoinette che non mosse ciglio arrivando a dire al suo carneficie “Oh, pardon” per avergli pestato un piede) supplicando il boia di lasciarla vivere ancora qualche istante riuscì a conquistare il popolino che per la prima volta chiese la grazia.  














Mai ricevuta solo perchè il boia fu più veloce. Zac!
E la favorita del Re era servita spazzando via dalla storia la categoria delle cortigiane che praticano il mestiere sotto mentite spoglie di libertine femministe: “...perchè io sono mia, mica del Re!” Certo poi una è anche libera, come la regista Maiwenn,  di mettere l'amore dove non c'è e rappresentare una Jeanne du Barry come una sorta di sincera e genuina Bocca di Rosa, in forte contrasto comunque con la bocca vorace dell'interprete Maiwenn, ma così tutto il fascino magnetico del film è sprigionato da Johnny Depp. Lui è il Re. Con o senza cipria.


martedì 5 settembre 2023

ITALIA PAESE DI BENGODI. DIVAGAZIONI SHOCKING


Tutti pazzi per l'Italia, presa d'assalto da turisti e non solo che vogliono raggiungere con ogni mezzo: barconi barchini barchette carrette gommoni e Yacht.Se i barconi dei migranti sono i più gettonati anche se l'accoglienza per loro si sta raffreddando stante la crisi in atto anche nel nostro Paese che ci basta e avanza, con i turisti resta pur sempre una pacchia considerata una massa da spennare, mentre per tutti gli altri ricchi e star ci si inginocchia a zerbino al grido:”Avanti c'è posto!”Infatti i posti meravigliosi della nostra bella Italia sono tantissimi sia per le bellezze naturali che artistiche sono tanti e ammirati in tutto il mondo facendo d'attrattiva per molte star che hanno deciso di prendere casa e residenza in Italia. Magari con reddito ad honorem perchè noi italiani siamo generosi con i ricchi e braccino corto con i poveri ai quali il reddito di cittadinanza è stato tolto di punto e in bianco per punire tutti dei pochi che se ne sono approfittati.  


Molte star di una certa età hanno scelto l'Italia per vivere in pensione come abbiamo visto con Susan Sarandon o Emma Thomson perchè l'Italia a livello welfare è molto più avanzata che in America o in altri Paesi potendo i cittadini usufruire di una sanità gratuita che nei loro Paesi non è garantita. Nel pacchetto a gratis non ci sono comunque cure estetiche o chirurgia plastica questo va detto perchè sono un obbligo oneroso di una star. Se in Italia ci stiamo battendo per il salario minimo in America si fa sciopero per le paghe saltuarie a livelli bassi senza coperture sanitarie. Ecco perchè tutti vogliono venire in Italia. George Clooney vi abita già da tempo per le sue vacanze mentre Russel Crowe ci viene tutti gli anni facendo tappa soprattutto a Roma. 

L'attrice premio Oscar Ellen Mirren deve aver consultato Merlino per sapere che aria tira in Italia che sicuramente le avrà consigliato “Meglio Cambiare”. Così parlò Merlino emigrando da La 7 a Mediaset, dove l'aria intorno sembra comunque un filo pesante viste le reazioni social alla sua prima apparizione a Pomeriggio 5 dopo che aveva lasciato tutti un po' perplessi quando nel promo non si sa se per omaggiare o farne parodia, Myrta Merlino parlava come Barbara D'Urso che in studio ha ringraziato per averle lasciato il posto caldo col risultato comunque di un cambio di regista (la stessa che dirigeva l'Aria che Tira) al secondo giorno di lavoro. Se Myrta Merlino manterrà il suo stile asciutto e autorevole senza cercare consensi "col cuore" ce la farà  sicuramente. Dopotutto è stata scelta per queste sue caratteristiche. 

Fu così che anche la Mirren volle cambiare cercando un posto all'ombra degli Ulivi del Salento dove fu accolta come una benefattrice perchè dava lustro alla regione Puglia. La quale ora ha preso la palla al balzo per aumentare prezzi alle stelle facendo della Puccia un patrimonio dell'umanità, tanto costa cara. Cambiare è sempre un atto di coraggio, c'è chi rischia perfino la pelle pur di cambiare Paese, ma non è certo il caso delle persone ricche, anche se poi le prospettive non sempre sono migliori trovandosi a vivere in povertà come o forse peggio che nei loro Paesi dove comunque mantenevano una loro dignità che qui perdono completamente vivendo come parassiti nel degrado o nel malaffare per cui la soluzione migliore resta sempre quella degli aiuti “concreti” nei loro Paesi.Il cambiamento fa indubbiamente crescere per cui se si è gia grandi la crescita si presume sia nel portafoglio, come fa presumere l'emigrazione di Fabio Fazio e Lucianina Littizzetto da Rai 3 per sbarcare sul 9 o ancora a Mediaset lasciando il posto caldo di Che Tempo che Fa a qualcun altro.

E' curiosa comunque questa scelta di un'emittente di mantenere un format passandolo ad un altro conduttore sicuri che non cambierà nulla in fatto di affezione del pubblico: a questo dilemma aveva risposto l'Ing. Ferrari affermando sempre che il successo sia da attribuire alla macchina piuttosto che al pilota facendo arrabbiare Niki Lauda che sosteneva il contrario. Sono d'accordo in parte e in parte no perchè per un conduttore come Fabio Fazio lasciando Rai 3 sarà difficile  avere lo stesso riscontro che aveva con il format da lui condotto per tanti anni in Rai mentre Myrta Merlino che ha sostituito Barbara D'Urso in Pomeriggio 5, avrebbe dovuto emigrare imponendosi nel portare il format l'Aria Che Tira e non lasciarla a La 7. Ha fatto bene dunque Bianca Berlinguer a cambiare mantenendo la sua Carta Bianca ed il collaboratore Mauro Corona per il sodalizio ormai collaudato perchè il suo pubblico così continuerà a seguirla anche a Rete 4 dove l'Informazione ha sempre avuto molto spazio e seguito.

Certo poi rimane l'esempio di Forum dove Barbara Palombelli aveva sostituito Rita Dalla Chiesa mantenendo alto un pubblico affezionato con il quale comunque non ha mai raggiunto la punta del 33% di share della Dalla Chiesa. La quale da quel cambiamento, televisivamente, non si è più ripresa per cui meglio voltare pagina e darsi alla politica dove si sta imponendo in maniera molto incisiva e diretta sfoderando una tempra degna del nome che porta visto i suoi commenti sui ragazzi stupratori di Palermo e Caivano che manderebbe tutti a lavorare nei servizi utili e sociali (anche nei Centri di accoglienza per esempio). 

L'estate sta finendo, come cantava il tormentone dei Righeira e qui in Italia si chiude alla grande con il Festival di Venezia dove finalmente quest'anno, stante lo sciopero degli attori Hollywoodiani, il Red Carpet era tutto per le dive italiane in un tripudio Armani che ha ricevuto il Leone d'Oro, giustamente come nome d'eccellenza del made in Italy mentre ha preso banco la polemica di Pier Francesco Favino sugli attori stranieri chiamati ad interpretare grandi personaggi italiani come Gucci o Ferrari a conferma di quanto detto sopra che l'Italia sia il Paese di Bengodi dove è concesso per godere,  anche di mettere i piedi in testa agli italiani. Pensa se gli americani ad interpretare John Kennedy chiamassero Pier Francesco Favino visto com'è stato bravo come performer nei ruoli di Craxi e Buscetta! 

A parte questo tornando al nostro Festival di Venezia ci sorge spontanea una domanda e subito una risposta: perchè il cinema italiano diventa sempre più di nicchia? Perchè è scolastico e spocchioso. Ma< questa è un'altra storia. Ne parleremo.