venerdì 27 febbraio 2015

ELIZABETH TAYLOR UNA DIVA TRA LACRIME E SANGUE e OMAGGIO A LIZ TAYLOR



Elizabeth Taylor per tutto il corso della sua carriera (avendo cominciato come enfant prodige) è stata martoriata da una lunga serie di malattie.
La prima l'ha segnata per sempre a seguito di un incidente con la caduta da cavallo quando ancora era adolescente che oltre a causarle forti dolori alla schiena l'avevano resa, suo malgrado, farma-dipendente.
Oltre alle pillole, i ferri del chirurgo erano diventati i ferri di tortura del suo lavoro di attrice che l'accompagnavano prima di ogni inizio di film o durante e anche dopo.


Non si contano i ricoveri ospedalieri nei quali veniva sempre paparazzata, da quello in pelliccia di visone su sedia a rotelle a Londra nel 1961 prima dell'inizio di Cleopatra, a quello dell'indigestione di fagioli (in realtà tentato suicidio per amore di Richardi Burton) durante la lavorazione di Cleopatra fino ad arrivare alla fine dei suoi giorni con l'operazione alla testa per un tumore. Tutte malattie comunque sconfitte brillantemente come se avesse girato uno dei suoi film anche se hanno tutte lasciato un segno.
Il maestro Zeffirelli che aveva avuto l'onore di vederla nuda quando girava al Petruzzelli nel ruolo di Aida, disse che il suo ventre era come una mappa su cartapesta a descrivere quanto fosse stata segnata dal chirurgo e non certo plastico.
In Cleopatra non era riuscita a nascondere una cicatrice sul collo dopo un intervento alla trachea anche se l'aveva coperta da pesante make up.







Elizabeth Taylor  ha avuto tanto dalla vita ma lei ha tutto pagato con lacrime e sangue. Forse per questo è considerata la più grande diva di tutti i tempi.


                                                         

 LIZ E RICHARD, GALEOTTO FU IL SET CLEOPATRA.
“Sii il più prode dei più prodi. Il più forte dei più forti, ma non riuscirai mai a       superare Cesare”
“Hai  paura dell’ombra di Cesare?”, rimbalza Cleopatra offrendo le sue labbra color carminio posizionate a cuore per ricevere il bacio da Marc’Antonio.
Che non tarda ad arrivare imperioso e violento dopo averle strappato la collana di monete d’oro con l’effige di Cesare che Cleopatra fino a quel giorno si portava a letto.


La scena è quella del film Kolossal Cleopatra con Elizabeth Taylor, Richard Burton e Rex Harrison nella parte di Giulio Cesare.
Un film girato a Cinecittà con un dispendio di costi lievitati per i continui ritardi provocati dai capricci della diva Liz Taylor la quale, fra le tante bizze annoverava anche il colpo di fulmine per Richard Burton.
Un amore turbolento e appassionato che aveva fatto riempire le pagine dei giornali dell’epoca  con i paparazzi che li inseguivano lungo l’Appia Antica per rubare un’ immagine di un loro bacio. Ma la notizia più sensazionale e scandalosa era stata il tentativo di suicidio di Liz di fronte ai tentennamenti di Richard, sposato con prole, che fece capitolare definitivamente l’attore costringendo il marito della Taylor, Eddie Fisher, a fare le valigie (che tra l’altro la diva aveva rubato alla sua migliore amica Debbie Reynolds).
Così il ricovero in ospedale venne zittito giustificandolo con una indigestione di fagioli in scatola di cui Liz era ghiotta.
Zittito per modo di dire perché fece talmente rumore che da quel momento la coppia venne pedinata passo dopo passo per dare in pasto al pubblico tutti i particolari della loro storia d’amore: una passione che bruciava di pari passo con le riprese di Cleopatra, fra abbracci e baci appassionati alternati a scoppi d’ira per dare sfogo alla reciproca gelosia. Uguale per entrambi perché la passione che li divorava era a senso unico corrisposta a 360 gradi sconvolgendo le loro vite. Infatti la diva per la prima volta scese dal piedistallo per farsi strapazzare da Richard come una qualsiasi donna mentre lui spese una fortuna per ricoprirla di gioielli, i più preziosi ed unici in circolazione: parures di diamanti e zaffiri o smeraldi, un diamante enorme   e una perla a goccia a dimensioni extra.
“la Peregrina” si chiamava e in barba alla superstizione  Liz Taylor la indossò in una comparsata nel film in costume “I Mille Giorni di Anna Bolena” e per l’interpretazione de’ La Bisbetica Domata.

Se nella Bisbetica Domata la coppia recitava sé stessa, nel privato aveva raggiunto un buon equilibrio perché durante le riprese del film Liz e Richard si distinsero come due coniugi borghesi. Richard Burton prestò la sua voce per il docu dell’alluvione di Firenze, mentre Liz si mostrò quieta e silenziosa sfilando fra le vie di Firenze con una miriade di cappellini fantasiosi ed improbabili da far invidia alla regina Elisabetta. Ben lungi comunque dalle follie e intemperanze degli anni 60 a Roma per girare Cleopatra.


Ma fu una breve parentesi, forse creata ad arte dai due grandi attori, stimolati  dall’ambiente elegante e raffinato che faceva capo alla casa di Zeffirelli in cui erano stati accolti e ispirati dalle bellezze artistiche della città di Firenze, perchè la loro passione ricominciò a divampare alimentata anche dal fiume di alcol di cui facevano uso, portandoli all’inevitabile sfacelo.
Si amavano  , si odiavano, si lasciavano, si risposavano fra di loro e con altri partner ma il oro amore non si esaurì nemmeno con la morte precoce di Richard all’età di 59 anni, dopo aver interpretato Orwell 1984: l’anno che segnò la sua fine. Tante donne si riunirono al suo funerale, ma la “vedova” era solo Liz. Inconsolabile, perché ogni volta che viene chiamata per un’ospitata per ricordare la loro storia d’amore con la visione dei film, Liz scoppia sempre in lacrime che non riescono a spegnere il fuoco che ancora le arde dentro.
Proprio lei che soleva dire distaccata e indifferente: “Quando mi rivedo nei film mi sembra che quella sullo schermo sia un’altra persona!”
Con Richard era diverso. Con lui aveva imparato a vivere la vita e imparato a recitare sullo schermo dove in coppia hanno lasciato il segno vincendo anche un Oscar con Chi ha Paura di Virginia Wolf  in cui si erano talmente immedesimati da continuare il gioco al massacro anche nella realtà. Infatti l’Oscar lo aveva vinto Elizabeth, il secondo della sua carriera, mentre Richard Burton, attore Shakespeariano d’eccellenza (il preferito da Laurence Olivier), era stato escluso.
L’allieva aveva superato il maestro. Forse Richard non lo aveva digerito. Se Liz era Impazzita per le partner di Richard, lui era impazzito per l’Oscar: la gelosia li aveva divorati e distrutti.
“Sii il più bravo fra i più bravi, ma non riuscirai mai a superare Elizabeth Taylor!” Cleopatra. Già, galeotto fu quel film…  





giovedì 26 febbraio 2015

IL BOCCACCIO DEI FRATELLI TAVIANI

Nuovo film per i Fratelli Taviani, i registi più intellettuali del cinema italiano, che presentano il 26 febbraio nelle sale Il Meraviglioso Boccaccio con un cast stellare di attori rigorosamente italiani.
Del film parleremo dopo averlo visto perchè è un affresco, da quanto di evince dalla prime immagini, molto colorato dipinto sul muro di un Casale de Noantri, alla Pieraccioni, nella campagna toscana. Insomma una commedia all'italiana.



Non è un remake del film Decameron di Pier Paolo Pasolini perchè nel Maraviglioso Boccaccio la ricostruzione del periodo trecentesco è più costruita ed elegante per chi ha il concetto di eleganza formale e e di maniera mentre il Pasolini non andava tanto per il sottile.
Ma era proprio in questa sua ruvida rozzezza che era racchiusa la finezza di un poeta il quale vedeva la realtà senza il filtro soft delle telecamere del giorno d'oggi. Telecamere perchè si dice che il film talmente lungo e sfaccettato forse era meglio se fosse stato trasmesso in Tv ed è questa una nota curiosa perchè di solito è sempre meglio al cinema dove comunque la campagna Toscana è stata più esaltata.

Il Maraviglioso Boccaccio è un film che invece esalta l'amore in un abbraccio corale perchè un gruppo di giovani per fuggire da una realtà della città invasa dalla peste, si rifugia in un casale a raccontare con tanto buonumore ed immaginazione  una novella al giorno. Per togliere il medico di torno come si suol dire.
Sul Boccaccio sono stati tratti molti episodi specie nel cinema degli anni 70 nei quali registi andavano a nozze con gli attori in tavole apparecchiate per le grandi abbuffate finite poi in pochade nelle camere da letto dove le corna la facevan sempre da padrone fra ancelle in calore, il signorotto sempre in guerra e il servo di turno sempre a menarsi la mazza lunga e dura invogliando la Monna di turno.

Insomma una maremma maiala che è anche molto attuale  rispecchiando un po' quelle locande di provincia dove si mangia e poi arriva l'ostessa per dire che c'è anche pronta la camera per finire di consumare. Alla grande.
 La sensualità maremmana difficilmente sarà illustrata nel film dei fratelli Taviani perchè il loro erotismo è tutto cerebrale più libertario piuttosto che libertino e boccaccesco, anche se non hanno mai disdegnato una carnalità esposta senza veli come quella dell'indimenticata Charlotte Gainsbourg nel Sole anche di Notte quando era giovanissima e bellissima nel musetto imbronciato che crescendo è diventato cipiglio fatal di una diavolessa (vedasi in primis. l'Anticristo)

Fra i tanti film di questo filone sulle storielle del Boccaccio ci sono anche quelle del Macchiavelli una delle quali interpretata da attori importanti come Vittorio Gassman e Luigi Vannucchi, allora inseparabili fino a quando il Vannucchi si è suicidato per depressione, una malattia che aveva colpito anche Gassman in età avanzata.
 Il film è L'Arcidiavolo nel quale per scommessa una damigella onorata ed vergine, la Maddalena de' Medici, comparirà alla finestra tutta nuda.
Lei è Claudine Auger fresca Bond Girl di Thunderball la quale si mostra nuda sì, ma con i capelli lunghi a coprire “le vergogne”.
Tra i Fiorentini in Piazza che l'ammirano si eleva la voce del solito burlone il quale urla: “I  'apelli” con quella inflessione toscana che strappa sempre la risata.




Nel film il Maraviglioso Boccaccio c'è anche Vittoria Puccini appena vista in Tv nella miniserie su L'Oriana nella quale è doppiata con quell'accento toscano che invece di dare corpo a una celebre giornalista internazionale ha esaltato la toscanaccia di provincia che era in lei facendone un ritratto molto veritiero.

Oltre a Vittoria Puccini ci sono anche  Paola Cortellesi, Carolina Crescentini, Kasia Smutniak, Jasmine Trinca Riccardo Scamarcio Flavio Parenti, Michele Riondino e tanti altri che non cito perchè quello che importa è andarli a vedere al cinema.


mercoledì 25 febbraio 2015

LA PASSIONE DI RENZI




ANNUNCIAZIONE...ANNUNCIAZIONE...! (Uff....)








                       

  NOSTRA SIGNORA IN PARLAMENTO























LE DUE PIE MIRACOLATE (Maddalena e Marta)
















                                                 


 RICOMINCIO DA CHI?

martedì 24 febbraio 2015

LA SOCIETA'. ERAVAMO QUATTRO AMICI AL BAR




La Società era in scena a Teatro Due nelle serate di Venerdi e Sabato 15-16 novembre 2013 con tre atti di umana commedia che si presta a tante interpretazioni.
“Eravamo Quattro Amici al Bar che volevano cambiare il mondo…”
Il mondo è quello di un locale preso in eredità da uno zio, un grande, che lo lascia dopo che il nipote aveva fatto società con due amici con l’intento di trasformarlo in piano-bar esclusivo con cabaret e performance di artisti emergenti e di talento.
Al gruppo si aggiunge una ragazza rumena, raccolta dai tre amici quando il locale era appena bruciato dai precedenti proprietari per incassar l’assicurazione, la quale si ricicla come badante-amante dello zio-mecenate e amante con il più drittto del gruppo, per poi fare progetti di nozze, una volta rimasta incinta di uno dei due partners,  con un altro socio disposta a prenderla per aver la maggioranza sul gruppo.

Insomma un triumvirato che dopo la morte del grande capo si gioca la ragazza in gamba.
Come a dire Tre Uomini e una Gamba di Aldo Giovanni e Giacomo?
No, perdinci, siamo a Teatro e la fonte è quella di tragedia Shakespeariana come Cesare e Cleopatra.
Alla morte dello zio infatti uno dei soci prende la parola in suo favore: con un occhio all’uomo grande e uno alla sua badante gli rende onore fino al momento in cui tutti e tre gli amici-soci si ritrovano a spartire il locale e discutere l’ordine del giorno su come continuare a farlo andare avanti, ovvero se ritornare al Cabaret o intraprendere la via del Night con le ragazze al palo che tante soddisfazioni dà in termini di profitto anche per circolazione coca.


Il socio puro rimane sui suoi passi con chitarra e canzoni d’autore mentre gli altri due si ingelosiscono della ragazza incinta che pur di accasarsi nel locale con un lavoro fisso è disposta a sposare un pollo lasciando il merlo maschio, facendo rimbeccare i due rivali fino alla rissa finale dalla quale lei  si dissocia nell’andar per la sua strada dimostrando di essere l’unica ad avere un po’ di dignità lascindo soli i tre amici al Bar.
Siamo rimasti in Tre, Tre Somari e tre Briganti, solo tre.


Sì perché tutto finisce in fallimento così come destino ineluttabile di tutte le società nelle quali ogni socio prima o poi dimostra il vero volto: dietro alla maschera del volemose-bene in amicizia si cela sempre una sete di potere per prevaricar sul gruppo e fare il proprio interesse. Che non è mai quello della società, a sfatar quel detto che se sta bene il capo con i suoi guadagni stiamo bene tutti.
Lo abbiamo visto con Silvio Berlusconi, nell’ultimo ventennio di seconda Repubblica (mentre si insinuava in lui il seme ambizioso del monarca Giulio Cesare) che quando le sue aziende si arricchivamo di contro l’azienda Italia rotolava in piena decadenza come specchio di una  grottesca società.


Applausi per tutti perché lo spettacolo, pur approfondendo un tema importante e  attuale legato alle società finanziarie, è stato incisivo e tagliente in maniera scorrevole, recitato magistralmente da Fabio Monti, Laura Graziosi, Lino Musella e Paolo Mazzarelli, quali attori, con la regia Muselli e Mazzarelli, quali autori.

FRA DIAVOLI E BANDITI

Ieri sera ho sbirciato Il Regno delle Due Sicilie e sono rimasta affascinata dalla reggia di Caserta e dalla Certosa di Padula.
L'argomento comunque era quello dei Borboni che hanno regnato per diversi secoli fino allo sb arco dei Mille a Quarto che oltre all'unità d'Italia segnò il declino dei latifopndisti con Gattopardo in testa.
I borboni facevano la parte del leone mentre i contadini erano solitamente dei coltivatori di orti cereali e pecorai.

Come a dire meglio un giorno da leone che cento da pecore che si può anche attualizzare con un giorno da pecora e cento da leoni a costo un euro.
Insomma larga la fola stretta la via dite la vostra che ho detto la mia. Ma non è finita. Infatti non ho seguito abbastanza per sentire parlare del banditismo che a quel tempo furoreggiava con a capo Fra Diavolo una sorta di Robin Hood che rubava ai ricchi per dare ai poveri.
Su questa tematica c'è anche una versione fantasiosa serie Tv con la Sabrina Ferilli in costume da pirata in Con Te e Senza di Me ma è stata una fiction imbarazzante perchè la Sabrina come Sofia Loren ancora a tarda età voleva fare la ragazzina.

Non so se l'argomento banditi sia stato trattato da Angela sempre molto preciso nel puntualizzare ogni contesto ma penso che l'argomento andrebbe esteso in un altra puntata partendo da Fra Diavolo per arrivare al Bandito Giuliano con a seguire tutta la mafia che dalla sicilia è stata esportata in America facendo poi scuola in tutto il mondo il quale si è trovato a rabbrividire con i racconti dei pentiti e dei vari autori di quel genere fanta-mafia, da Mario Puzo ad Antonio Saviano, che alla fine ne hanno esaltato le gesta facendo passare in secondo piano stragi come quella di Capace e il piccolo bambino Giuseppe Di Matteo sciolto nell'acido da Brusca, ormai passati al dimenticatoio.
Questo per dire che i fatti storici se non sono infarciti di chiacchiere non li segue più nessuno anche se non portano ad alcun risultato per una soluzione.
Ogni bandito che si rispetti storicamente deve avera sempre un nome e cognome e tutte le generalità certificate all'anagrafe. A volte comunque basta anche il nome: per esempio dici Bandito Giuliano e tutti lo conoscono.

lunedì 23 febbraio 2015

LO ZOO DI VETRO DI TENNESSEE WILLIAMS

E' stato piacevole rivedere Arturo Cirllo a Teatro, sabato 21 febbraio, dopo l'Avaro dello scorso anno che tanto aveva stupito non solo per la regia ma anche per l'allestimento scenografico e dei costumi.
Davvero geniale in una sequenza colorata di cubi in movimento ad incastro con un  il ritmo aggraziato del gioco di luci puntate di volta in volta sui protagonisti.








Quella danza di luci che abbiamo visto anche nello Zoo di Vetro con i fari  sul monologo o i dialoghi degli interpreti per poi diventare abbaglianti come le sfaccettature di un svarowsky aprendo la madia con i vecchi abiti degli antichi fasti della gioventù finendo poi a lume di candela di due candelabri in un gioco d'ombre alla Barry Lindom, il film di Stanley Kubrick.
Tante sono le citazioni in questa regia di Cirillo (dove è anche interprete) tratta da un'opera teatrale di Tennessee William nel quale si riprongono gli interpreti del film omonimo Un Tram Che si Chiama Desiderio dove illusione e cruda realta si contrappongono fino alla consumazione di uno stupro violento e conseguente follia.



Il mondo delle illusioni nello Zoo di Vetro pervade tutta una famiglia con una madre ansiosa e onnipresente nella vita dei figli che vorrebbe crescere a sua immagine e somiglianza facendoli invece fuggire dalla sua ombra: il figlio maschio primogenito per inseguire altre ombre che sono quelle del cinema nel quale si rifugia tutte le sere come una sorta di citazione della Rosa Purpurea del Cairo di Woody Allen, mentre la figlia un filo zoppa e timida in maniera patologica si immerge nel vecchio giradischi ad ascoltare canzoni piene di malinconia che in questo contesto teatrale sono quelle di Luigi Tenco con il tormentone “Mi sono innamorato di te, perchè non avevo niente da fare...”

Un niente da fare che è anche il leit motiv di questa famiglia piena di illusioni con la voglia di lavorar saltami addosso perchè troppo volgare e duro è far fatica, impegnandosi solo nel quotidiano  fatto di sole chiacchiere di intrattenimento “perchè una donna deve avere spirito per catturare”, regole da seguire, e sogni da rincorrere.
E qui un' altra citazione al film di Nanni Moretti che a domanda su cosa fai nella vita lei risponde “Parlo telefono vedo gente...”

Quella gente che comunque quando viene invitata in casa porta scompiglio mettendo tutti al loro posto, come una sorta di Giardino dei Cigliegi di memoria Cecov.
Infatti viene invitato a cena l'amico di lavoro del figlio: quest'ultimo è un impiegato senza pretese avendo ben altro per la testa perchè oltre al cinema sogna di arruolarsi in marina per viaggiare intorno al mondo, mentre l'amico che un tempo era il fico della scuola ora si muove con i piedi ben piantati a terra.



Lui  è lo Stanley di turno, quello Del Tram di Tennessee (Marlon Brando nel film), che dapprima gigioneggia con tutti per poi puntare alla figlia Laura per aprirla al mondo dopo che lei gli mostra il suo fatto di piccoli animaletti di svarovwsky che collezione da tanti anni. Lavorare mai!
Lui però il novello Stanley lo fa gentilmente, prima seducendola con il ballo nella quale la fa ancheggiare tra una zoppicata e l'altra per poi darle un bacio che gli fa capire di essere finito in una trappola inducendolo a salutare tutti con un scusate “ho la fidanzata che mi aspetta alla stazione di ritorno dalla visita a una vecchia zia”. Illuso pure lui, e in quello zoo di vetro diventa consapevole di essere cornuto.

Uscendo dalla porta scoppia la follia nella madre che si era illusa di aver trovato nel fuggitivo, mancato fidanzato della figlia, quella sorta di “Un Amico per La Casa” incarnato nella collana di serie Armony che lei vendeva in abbonamento alle amiche mentre il figlio Tom va a vagabondare per il mondo dopo essere stato licenziato perchè trovato a scrivere poesie sui cartoni da imballo.
Girovagando per le strade davanti a una vetrina sente la mano sulla spalla della sorella Laura che lo fa sbuffare dicendole di andare a spegnere le sue candele. E la citazione al film  Candelabre è molto attuale ma quella datata era sicuramente connessa alla Blanche (Vivien Leight) di Un Tram che si Chiama Desiderio in una sorta di messaggio tradotto come  cara sorella Attaccati al Tram o come nel Valzer delle Candele (sempre con Vivien Leight che da ballerina di fila vestita da cigno scade a prostituta) buttati dal Ponte di Waterloo.



 Lo Zoo di Vetro si presta a molte traduzioni con citazioni mirate ma innovate che van dagli autori di Cinema e Teatro passando dalle canzonette sul tango di Grace Jones  di Frantic di Roman Polansky ballata dalle coppiette nel vicolo dietro l'angolo mentre i protagonisti sgolosan dalla finestra, a quelle di Luigi Tenco ante Ciao Amore in una emozionante replica infinita della sorella destinata a diventar la zitella di famiglia
Il tutto in un'ora e mezza di spettcolo che ha raccolto applausi a non finire.
Questo è Teatro: un ensemble accattivante dove sono tutti ugualmente bravi, nessuno escluso, nemmeno chi zoppica e fa di tutto per sparire di scena.

OSCAR 2015 TRA I VINCITORI...

BIRDMAN DA OSCAR ( 16 febbraio 2015)
Trionfo per Birdman di Alejandro Gonzalez Inarritu: ha vinto 4 l’Oscar. Miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura e miglior fotografia.

Da tempo non avevo visto la sala con tutto esaurito, galleria compresa: abbiamo assistito al miracolo con il film Birdman accompagnato dal promo delle 9 nomination agli Oscar.
Purtroppo è un brutto film. Ma è confezionato bene: dalla sceneggiatura ai costumi, dalla musica alle scenografie in un Teatro a Brodway con i piani di sequenza ininterrotti, dagli interpreti eccellenti che si sono distinti “facendo ciascuno la sua parte”. Anatomica in primis: Emma Stone con il culo, Naomi Watts con la vagina, Edward Norton con il cazzo in erezione, Michael Keaton sempre incazzato perseguitato dall'ombra dell'uccello che fu.In Cartoon.

Un cazzo di troppo comunque che come una sorte di uccello di fuoco lo sprona a lottare per stare sempre in piedi, senza adagiarsi mai. E come potrebbe con quel fuoco sacro sempre dietro...
Infatti alla fine ne uscirà vincente inscenando una cruda realtà nello spararsi veramente con un proiettile che comunque gli sfora solo il naso.


Sul palco ha la sua rivincita anche se la figlia lo sminuisce nella sua importanza perchè “Non sei nessuno se non vai su you tube”
You Toube? Che è? E' il nuovo potere, quello che la figlia crede lui abbia acquisito quando involontariamente rimane chiuso fuori dal teatro con l'accappatoio infilato nella fessura della porta, per poi entrare in scena in mutande. “Guarda guarda...ora hai milioni di follower” gli dice orgogliosa la figlia dopo avergli aperto un sito, facendogli rivedere la scena su you tube. Questo è potere.

Imvece lui vuole ritornare a volare e caparbiamente si impegna in quello che ha scelto, lasciando l'eroe dei fumetti in volo sulla carta per quello in cielo sotto metafora. E qui che casca l'asino, perchè il film da realista all'inverosimile cerca di sublimare nello spiccare un volo pindarico.
Ma se la caduta sull'uccello è un classico del quiz,  la  nuova caduta sull'uccello bis è una certezza, stante il rumor che si è sentito fra gli spettatori. Il film non è all'altezza delle aspettative promo: non è un film che stupisce ad effetti speciali ma con un cazzo in erezione che ruba la scena a tutti.




La rivelazione infatti è Edward Northon che gigioneggia nella vita mentre si eccita solo nella finzione: basta guardalo che lui, come un io ipertrofico, si gonfia.


Lui è l'artista folle che, pur galvanizzando la platea, rimane immaturo facendo coppia con la figlia tossica del suo antagonista, mentre Michael è l'evoluzione del personaggio che da fumetto si trasforma in un grande attore in grado di emozionare la platea al di sopra di quanto stabilisce il critico perchè il giorno dopo “con quel suo foglio si incarta il pesce”.
Perchè questo è Teatro bellezza, meglio dal vivo che su you tube.

Il messaggio è forte ma non chiaro perchè il Teatro ormai si alimenta solo ricorrendo ad effetti speciali in digitale per cui nell'ultima frontiera non resta che inscenare la morte in diretta con uno sparo vero dove l'importante  è sbagliar bersaglio per togliere di mezzo con un colpo solo due cazzi di troppo: quello davanti che vuol rubar la scena e quello dietro che tampina perchè ci vuole ritornare da uccello di fuoco mattatore mentre le donne praticamente girano intorno a un palo come contorno di patatine.
Diciamo la verità: Brodway sta bollendo nel suo brodo perchè di gente che fa la fila fuori è rimasto solo il ricordo anche se le star insistono per dare almeno una prova di coraggio per essere etichettate come grandi interpreti.

Il suo fascino resta comunque immutato e questo film Birdman lo esalta in tutta la sua grandezza cerebrale perchè recitato con grande classe, al suono di una batteria che gli dà un ritmo jazz nelle sequenze interne fra camerini interminabili e spogliatoi pieni di costumi, trasformandosi in brusìo della folla negli esterni in un aprir e chiudere incessante di porte a vetri e in exit sicurezza.
E' un film perfetto nell'insieme anche con la caduta sull'uccello che comunque lo rende speciale con il trailler. Perchè questo è cinema civetta dove l'articolo in promo a volte supera un film.
La citazione più graffiante di Birdman L'Imprevedibile virtù dell'Ignoranza è quella che dice:
“E' vero che lei rimane giovane con sperma di maialino?
L'ho letto su  www.informaprostata.com”
Blob . Insomma questo è cinema. Il Teatro idem con patate.
Isso impara,  incarta e porta a casa. Il pesce.



















LA STREGA GOTICA E HAUTE COUTURE (6 FEBBRAIO 2015)
Nuovo trionfo per Milena Canonero, l’unica candidata italiana alla 87esima edizione degli Oscar del cinema. Ha vinto per costumi di The Grand Budapest Hotel del regista Wes Anderson. Per lei è la quarta statuetta su nove nomination.


 Gli Oscar 2015 sono ormai vicini ai festeggiamenti che quest'anno sono ricchi di sorprese perchè nella rosa dei candidati ci sono le favole gotiche, Into The Woods interpretata da Meryl Streep che Hollywood non si stancherà mai di pluripremiare Maleficent, in lizza per i costumi. interpretata da Angelina Jolie irresistibile quando appare con il ghigno dicendo “bene bene bene!”












Favole e  non solo perchè per i film in costume è candidata anche la nostra Milena Canonero l'italiana che ha portato il made in Italy a livello di eccellenza richiestissima per tanti film in costume da lei firmati, i più conosciuti Barry Lindom e Marie Antoinette.


Quest'anno è candidata per la terza volta per Grand Budapest Hotel dove ha curato i costumi  anni 20/30 travestendo in maniera caricaturale Tilda Swinton da renderla irriconoscibile.



Il confine tra costume e caricatura è molto labile e gli stilisti si destreggiano come fossero border line, in bilico fra elegante lussuosità e follia carnevalesca (molto amata da Federico Fellini).
Se nelle fiabe il libero sfogo alla fantasia arricchisce il film appagando l'occhio, nei film diventa più difficile fare una scelta tra il rigore nel  riproporre lo stile d'epoca dando nuovo smalto come a un quadro restaurato, oppure ridipingere con una nuova colorazione sovrapponendo l'antico con il moderno ad effetto originale.






Milena Canonero li aveva sperimentati entrambi: in Barry Lindom attenendosi alle pitture del 700 facendo un affresco molto veritiero, mentre in Marie Antoinette si era sbizzarrita vivacizzando i costumi con colori elettrici ad effetto rock.


Con questo Grand Budapest Hotel invece ci sembra che sia un filo scivolata nella caricatura trasformando Tilda Swinton una sorta di strega stile Liberty (più anni venti che trenta come invece è ambientato il film). che comunque è in linea con il fiabesco gotico, e quello di tanti stilisti in vena di strafare.


Uno di questi è Alexander Mac Queen, stilista preferito da Kate Middleton il quale ha raggiunto la sua massima creatività eccentrica travestendo Elizabeth Bank nei serial degli Hunger Games. Anche lei strega sanguinaria ma in haute couture elevandosi dalla massa di giovani in lotta per sopravvivere.


Ci sono streghe che incutono paura, altre che affascinano altre ancora che sembrano la vicina della porta accanto tanto rasentano la normalità (v. il celebre ho Sposato una Strega con una moderna Elizabeth Montgomery poi in remake con Nicole Kidman), ma quella di Elizabeth Bank emerge fra tutte per antipatia, indisponenza e insopportabile odiosità.

Certo che la strega in haute couture non ci mancava ma a lei Elizabeth Bank mancava un pubblico numeroso che ha trovato al seguito di Jennifer Lawrence e dei giovani delle fazioni che si scannano fra loro per poter sopravvivere.

L'atmosfera è fra le più cupe, nei quali questi giovani sono sforzati a giocare in competitività sanguinaria perchè sopravvivere è diventato sempre più difficile.
La lotta è dura senza paura se non fosse che a rallegrare il gioco di squadra non conducesse questa sorta di oca giuliva che sfila in haute couture in attesa che vadano tutti  morire, meno uno: il vincitore, anzi la vincitrice la sua giocatrice, moritura te saluta, preferita.

Difficile spezzare una lancia in suo favore ma come in tutte le fiabe o fantastorie c'è la sua morale:
Ragazziiiii poveri, disgraziati e affamati se non sorridete in vita, almeno guadagnatevi una giocosa morte. Molto Hunger!

OSCAR CENTO PER CENTO A CARNE BIANCA (22 gennaio 2015)
«Glory» di John Stephens e Lonnie Lynn ha vinto l’Oscar come miglior canzone nel film Selma. 

   IL 2015 con l'assegnazione degli Oscar segnerà una svolta in controtendenza: nessun accenno alla candidatura di attori  di colore ma tutti rigorosamente in bianco. 
Gli Oscar ai neri ne sono dati abbastanza con l'anno scorso in 12 Anni Schiavo che, a conti fatti, non ha reso al box office insieme al tanto caldeggiato Butler.
Il problema razziale in America non è più tanto seguito sopratutto perchè viene ambientato ai tempi della Capanna dello Zio Tom e di Via Col Vento. Il tormentone “zi buana” non attacca più né tanto meno le lotte per ii diritti civili di Correva l'Anno 50, tra Martin Luther King e i Fratelli Kennedy.

L'America ne ha abbastanza dei Fratelli Kennedy, delle Sorelle Jaqueline e Lee, dei miti che hanno aperto ad una Nuova Frontiera fino ad arrivare ad un Presidente a nome Obama.
Il quale invece di “portare avanti questo discorso” lo ha chiuso facendo dell'America uno Stato che si fa  'azz... suoi.
Ne ha abbastanza di impicciarsi delle guerre in Medio Oriente in primis.
La Casa Bianca è diventata una sorta di La Valle degli Orti di Michelle, dove coltivare l'orticello di casa nostra con le verdure fresche è diventata una filosofia di vita.
La coppia Presidenziale di Colore ha messo la puzza sotto al naso facendo scelte bio che tanto hanno attecchito fra le star.

Tutte pazze per Obama e lui idem: accolto come il nuovo messia, è diventato superstar. Le feste alla Casa Bianca  si sono susseguite in una girandola di VIP fra le quali Michelle detta il trend con il suo look: non importa se il fondo schiena è a due piazze perchè a svitare sexy ci pensa Obama.





Svita di qui, svita di là il giro di vite lo ha dato alle minoranze che stavano a guardare a bocca aperta non potendo credere che quello lì fosse il loro paladino specie quando in occasione di uccisioni di ragazzini inermi di colore quel Presidente era uscito dicendo ai manifestanti: “Sono uno di voi”. Sì, l'indignato special one.

In realtà lui è sempre stato dalla parte delle Star e dei ricchi del Paese chiamato Stati Uniti perchè uniti e ricchi si vince. Infatti la famiglia Presidenziale si è unita anche agli Oscar in un The Winner Is...Argo!,  il film che esalta il connubio tra cinema e politica.
Piuttosto che  cinema per Obama era meglio piuttosto: più tosto in Politica avrebbe fatto sicuramente meglio. Ma tant'è quel che conta è essere uomini di buona volontà. Infatti è stato rieletto con la supplica di Michelle: “Votatelo perchè è un bravo ragazzo”. Una frase che fa scattare l'emotività come a dei bambini davanti ad una merenda al cioccolato.
Da Premio Nobel per la Pace a Compagno di Merende il passo è stato breve. Le merendine pomeridiane fra gli orti della Casa Bianca sono state tutte un susseguirsi fra bambini festosi in abiti carnevaleschi e bambine della coppia Presidenziale in abiti casual e sguardo annoiato come a dire “ma che ci tocca fa per stare alla Casa Bianca”. Piuttosto che, meglio piuttosto. Appunto.

Punto e Capo A. Fiat e Crysler sono stati un connubio tosto per Obama perchè per il resto non pare averne fatta una giusta.
Infatti la sua popolarità è scesa in picchiata tanto che agli Oscar 2015 non c'è nemmeno l'ombra di un nero. E gli Oscar si sa che fanno tendenza in fatto di costume per cui è stato escluso il film SELMA biopic su Martin Luther King dove a partecipare è anche l'attrice  Ophra Winfrey  la quale era stata candidata all'Oscar lo scorso anno con Butler senza vincerlo.
Forse perchè diventata un filo invadente, tra talk show e cinema è fin troppo presenzialista per cui Hollywood ha preferito darci un taglio con il colore Viola, optando per il cento per cento di carne bianca!
Il nero in America non è un prodotto DOC.

venerdì 20 febbraio 2015

CARLO CONTI UN FESTIVAL STUPEFACENTE

  Il Festival è finito e come tutti gli anni l'Italia si è fermata a guardare anche se le serate sono tante e qualche volta si trascinano alla fine con qualche sbadiglio.
Ma resistere è l'imperativo che si impone perchè o si fa il Festival o la RAI muore.
 Infatti con il pieno di ascolti e raccolta pubblicità si fa una boccata di ossigeno per riprendere poi con una stagione ricca di produzione di fiction tv giuste per illustrare ogni evento della vita da quello quotidiano a quello storico.





A condurre quest'anno è stato il conduttore Carlo Conti il quale se come conduttore è sempre fedele a sé stesso, gentile e simpatico con i concorrenti ed il suo staff, è un'ottima spalla per gli ospiti d'onore importanti e bischero con gli amici di vecchia data come Panariello con il quale ha esordito in tv con Vernice Fresca.






Il tempo è passato per tutti ma non per lui che sfoggia sempre una forma invidiabile da modello al top ancora più accattivante ora di quando era un ragazzino con i capelli ricci in testa: tale e quale a Bradley Cooper.
Con un modo di porgersi ruffianesco, come gli ha detto la Virginia Raffaele alias Ornella Vanoni che con aria bischera anche lei gli ha chiesto a bruciapelo “Abbiamo fatto l'amore io e te? Vabbè c'è tempo la notte è lunga “, lui para le battute palleggiandole con un sorriso smagliante.
Uguale per tutti, dalla Vanoni alla Charlize Theron dalla valletta Emma ad Arisa fino ad apparizione della splendida Rocio fidanzata di Raul Bova..




Pippo Baudo ha gongolato nel sentire che Carlo Conti si sia ispirato a lui per condurre il festival ma in realtà Conti non si è mai scomposto con nessuno.
Non come Pippo che quando dalle scale scendeva la Valeria Mazza si sbracava in lodi lasciando la Ferilli un filo in disparte nonostante la tetta straripante dal body simil Jean Paul Gautier (in realtà Dolce e Gabbana).
Ma che ne sapeva il Pippo di Dolce e Gabbana e della Ferilli non intuendo che sarebbe diventata la grande star nazional-pèopolare? Quella volta il suo fiuto di talent scout lo aveva tradito perchè per lui era meglio Valeria Mazza. Così è stato con Vittoria Belvedere vs. Manuela Arcuri, Anna Falchi vs: Claudia Khol o Lorella Cuccarini vs. Martinez. La prima per il Pippo era sempre la bionda che omaggiava platealmente penalizzando l'altra.




Carlo Conti non si è nemmeno ispirato a Fabio Fazio perchè anche lui di fronte alla star a livello internazionale comincia a gigionare in maniera imbarazzante così come si è visto a Che Tempo che Fa con Jane Fonda e Monica Bellucci. Da cagare perchè a far morir dal ridere ci ha pensato la Lucianina Littizzetto.
No Carlo Conti, che ha sfilato in ogni serata con un abito diverso vincendo la gara di eleganza con le sue due vallette Emma ed Arisa, ha mantenuto sempre un grande aplomb, molto british ma in salsa Toscana, in una cornice scenografica molto digital a fari abbaglianti ma nel contempo a conduzione semplice e alla mano. Come a dire un Festival alla panzanella piuttosto che al pesto e trofie liguri secondo tradizione.

Come al solito canzoni e cantanti sono passati in secondo piano perchè lo spettacolo del Festival è la mondanità con le sfilate di abiti di vallette e cantanti e le comparsate dei comici e gli ospiti d'onore.
I primi sono stati Romina e Albano che hanno deluso nel ritorno di fiamma che tutti speravano mentre invece sono apparsi come due vecchi ex coniugi ancora brontoloni. La giovane compagna di lui, il tradimento di lei quando ancora erano sposati non hanno ancora sopito la gelosia canaglia. Meglio guardare al futuro pensando di portare avanti il sodalizio musicale, per il benessere di tutti.



Sul palco è stato dato spazio a tutti anche al caso umano che non aveva voce per cantare ma solo sussurrare qualche verso, curiosamente escludendo dalla gara Anna Tatangelo che invece ha cantato molto bene. Giusto dunque che vincessero i tre tenorini della Antonella Clerici perchè cantano bene e sono i pulcini di mamma RAI.
Fra i primi anche Malika Ayane una cantante che appare puntualmente ai Festival, così come Nina Zilli, Irene Grandi e Chiara. Mancavano Paola e Chiara e poi il quadro delle nuove proposte era completo. Chiuso il sipario fino all'anno prossimo non sentiremo più parlare di loro. Alla prossima.