venerdì 30 ottobre 2015

DHEEPAN, TIGRE TAMIL IN TERRA PROMESSA

         
Non parlo mai dei film presenti ai festival per non fare la figura di Julia Roberts in Pret-a-Porter che faceva servizi giornalistici delle sfilate moda guardandoli in video in camera d'albergo. 
Una consuetudine di molti inviati speciali alle varie manifestazioni che fanno recensioni sui films barbosi solo per sentito dire o per aver letto nei depliants promozionali allineandosi con i maestri del settore.
Un servizio di Canale 5 che parla di cinema e gossip correlato lo ha evidenziato intervistando vari divi nostrani presenti ad una festa romana che presi alla sprovvista non sapevano cosa rispondere sul festival di Roma, al quale ovviamente non avevano presenziato. Meglio le feste che andare a vedere i films di colleghi attori e registi (nei quali comunque non si è stati invitati).
Personalmente preferisco seguire il Red Carpet per poi andarmi a vedere il film in qualche cinemino d'essai quando l'isteria collettiva che circonda i festival si è spenta insieme alle luci sulle dive in sfilata e sentire così i commenti in sala dove sono quasi tutti spettatori intellettuali di una certa età che alla fine si riuniscono in uscita per fare commenti.


Questo film Dheepan è stato accolto favorevolmente anche se di trama difficile e impegnata come lo sono quasi tutti i film di Jaques Audiard del quale ricordiamo Sapore di Ruggine e Ossa ed Il Profeta. Entrambi questi ultimi due film hanno rivelato due attori per poi portarli ad un grande successo di pubblico come Matthias Schoenaerts e Tahar Rahim.
Ora è la volta di Antonythasen Jeshuthasan attore di grande corposità burbera e ruvida ad incarnar alla perfezione un eroe miliziano che dalle patrie guerre per difendere famiglie e popolazione, si trova catapultato in quelle risse delle Balieu dove si spara per un pugno di droga.
L'intento per lui è solo quello di ricominciare una nuova vita in Terra promessa come l'Europa nella quale lui ricompone una famiglia-tipo scegliendo a caso una donna e una bambina che corrispondano ai segni particolari ed alle foto di passaporti sottratti a delle vittime e consegnati ai sopravissuti per dar loro la possibilità di ricominciare.


Anche formando finte famiglie che ovviamente nel corso della loro sosta in Europa, con scalo in Francia, sono sottoposte a prove massacranti per restare uniti ed affrontare una vita ostica  come quella delle Balieu anche se circondati da una volontà di accoglienza da parte delle istituzioni locali.
Se lui è dotato di forza taurina accompagnata da alti ideali, lei Kalleaswan Srinivasan è la sua degna compagna terra a terra. Molto pragmatica, fisicamente forte ma rozza nei sentimenti che non riesce ad esprimere né con lui compagno di viaggio né con la “figlia” raccolta per fare famiglia di facciata.
Entrambi pieni di buona volontà si ingegnano con il lavoro, lui abilmente nel sistemare ogni cosa delle strutture che deve custodire, lei nel cucinare e fare servizi da badante per poi affinarsi con il cucire casacche di seta per sedurre il figlio del padrone. Insomma vacca al punto giusto per predisporre la scalata da immigrata ambiziosa che viene interrotta dal sentimento di gelosia e possesso del suo compagno cresciuto in lui dopo averla posseduta per una notte. La sua forza taurina prende il sopravvento anche su di lei che alla fine dopo una battaglia di sangue fra le Balieu si innamora veramente di quell'uomo forte e protettivo tanto da indurla a formare una famiglia felice  emigrando di nuovo in Inghjilterra dove adotteranno la piccola bambina combattiva a forza bruta (picchia le compagne che la escludono dai giochi) ma intelligente interpretata da Claudine Vinasithamby, facendo anche un bambino tutto loro.


Una bella favola che comunque si basa su fatti reali e che dà una speranza a tutti gli emarginati e i profughi che hanno trovato asilo in Europa predisponendo all'accoglienza i suoi abitanti. 
Il film ha vinto la Palma d'Oro a Cannes dove in Giuria capeggiavano i Fratelli Cohen che clamorosamente hanno escluso il cinema italiano un po' di maniera sulla scia di grandi autori.
Invece questo  Dheepan è molto originale sia nella trama che nella scelta dei protagonisti facendo Jaques Audiard un film-documentario come una sorta di cinema-verità degli autori che hanno reso grande il cinema sia Italiano che Francese.
Questo è il semplice segreto per fare  film di qualità del cinema europeo attenendosi rigorosamente alla realtà per non rischiare di fare il solito film patinato all'americana. Le americanate le fanno benissimo gli americani. A ciascuno il suo.

                        https://www.youtube.com/watch?v=z8EnJohQXQI

giovedì 29 ottobre 2015

GRANDE FRATELLO: LA PRIMA VOLTA DI ALESSIA MARCUZZI


Sono quà  sintonizzata sul GF tanto per vedere l'introduzione. Alla conduzione pèr la prima volta Alessia Marcuzzi.
Dopo l'omaggio a Pietro Taricone, doveroso ma sentito da tutti perchè un personaggio indimenticato, sono stati introdotti i nuovo concorrenti.
Purtroppo la prima cosa che si nota è la mncanza di spontaneità genuina delle prime puntate,che comunque era già evidente anche nelle serie precedenti.
Ma questa sera hanno raggiunto il clou perchè è tutto costruito senza ombra di dubbio. Infatti più che un reality sembra una sceneggiata scritta a tavolino con personaggi pescati nel mondo dello spettacolo a recitare un ruolo ben preciso:
- Lo scemo del villaggio,contadino ingenuo e fisicato che non sa usare l'attrezzo.
- La ballerina bellona e di colore che si muove sinuosamente per farglielo drizzare,
- la solita accoppiata oca-biloca in odor di lesbo scioc, tanto per dare il tocco di trasgressività che non guasta visto il successo dell'anno scorso.
- Il bel ragazzo romantico ed elegante un po' all'antica, di paese diciamo, che si chiama Davide.
- il bel ragazzo sportivo che gioca a calcio a cui piacciono le fighe alle quali sa di piacere.


Tutti lisciati, pettinati, truccati come personaggi delle fiction che cercano il loro posto al sole e che non hanno nulla dei ragazzi normali della porta accanto.
Insomma tutta una bella gioventù protagonista nella movida della propria zona che vedremo cosa combinerà. Se sarà all'altezza del copione e dei ruoli assegnati.
Penso che abbiamo già visto abbastanza per capire l'andamento lento di questo reality che durerà non so quanti mesi, tutto per imbastire storie fasulle e creare personaggi che quando escono si illudono di essere qualcuno e di poter sfondare nel mondo dello spettacolo. Impresa riuscita a pochi e solo per i concorrenti delle prime serie che avevano ancora un minimo di sincera umanità perchè questi si vede benissimo che stanno recitando una parte.


Che poi si svilupperà a seconda di come tira il vento del gossip e della pubblicità che si crea intorno.
Insomma uno spettacolo come tanti, costruito per piacere e per dare qualche opportunità ai giovani di avere successo.
Mica lavorando e faticando col sudore della fronte, ma oziando trastullandosi nelle parti basse tanto per passare il tempo e soddisfare il voyerismo degli spettatori, attenti e curiosi di vedere se si masturbano, se scopano e se cagano da soli o in compagnia. Magari con sottofondi musicali come rutti e scoregge, o ancor meglio i miagolii delle gattine e cagnette in calore che vengono massaggiate dai maschi introdotti appositamente per la monta.
Insomma la solita vecchia fattoria di Orwell? No di Giovanni Rana o di Amadori  perchè adesso chi comanda è lo sponsor mica il genio ideatore di una società sotto controllo del Grande Fratello che dirigeva come il terzo occhio in un delirio di onnipotenza il quale sconfinava nella follia collettiva in cui pensava si avviasse il mondo. Ed eccolo qua il mondo del GF: persa ogni intimità e senso del pudore si arriverà a vivere una vita di apparenze perdendo ogni capacità di introspezione e di giudizio per mantenere la propria identità in piena autonomia e libertà.

E' l'inizio dell'orrore senza fine verso il quale ci stiamo dirigendo allegramente...col GF della Tv, i reality vari, le fiction i talk show l'informazione e, come cigliegina sulla torta, il teatrino della politica. Tutta una finzione che noi scambiano già come nostra vita, la quale scorre sotto i nostri occhi senza che noi riusciamo più ad agguantarla per trascorrerla in sintonia con l'anima dalla quale stiamo perdendo ogni contatto perchè sprovvista di chip elettronico.
Chissà forse un giorno si provvederà a ritrovare questo contatto. Le vie della tecnologia sono infinite...
Uno scenario inquietante si celerebbe lasciandoci incantare dagli smaglianti sorrisi di questa scatola magica che è la Tv. Da semplice contenitore per l'intrattenimento è diventato il nostro Dio che scandisce le ore e l'andamento della nostra vita.
Orwell 1984 era il film del GF, con Richard Burton che presentava una società cupa e oscurata dall'occhio vigile della telecamera a controllare ogni movimento.
Nonostante l'inquietante messaggio ha fatto proseliti i quali pensano comunque di aver sconfitto il malefico meccanismo trasformandolo in spettacolo leggero che si sta rivelando ipnotico e succhiatore di energie da intere masse per renderle malleabili e manipolabili.
Una sorta di panem et circensem per intorpidire le coscienze che alcuni conduttori di buona volontà cercano di tenere sveglie. Purtroppo riuscendoci soltanto quando anche loro ricorrono ad effetti speciali per stupire il pubblico che li segue, pronto a cambiare canale al primo accenno di sbadiglio...Perchè l'offerta è sempre più ampia e più agguerrita facendoci illudere di avere facoltà di scelta pigiando un bottone del telecomando che dà potere di vita o di morte di un programma.


Neanche fosse la stanza dei bottoni del Pentagono...!
Sto sbirciando ancora il video che presenta un nuovo concorrente di tipo esotico, un cinese, sempre molto bel ragazzo-fotomodello, versione in bello di Alfonso Signorini prima maniera quando vestiva tirolese con le giacchette a colletto coreano, personaggetto che vorrebbe essere tale e quale A quel Tony Leung de L'Amante di Saigon.     
A conferma dello studio e della ricerca comunque  maldestra che ci sono dietro a questi personaggi senza lasciar nulla al caso.
Non riesco a entusiasmarmi. Infatti è stata la prima e l'ultima volta che ho seguito il GF).

martedì 27 ottobre 2015

KATE IN NUDE LOOK ALLA PRIMA DELLA SPECTRE

ANCHE QUESTA VOLTA CE L'HO FATTA A RUBAR LA SCENA A TUTTI


 Da morir dal ridere (con quello che mi è costato questo bel sorriso...)






                                                                                     Me li son portati dietro tutti e due. Harry è segretamente innamorato perchè non trova nessuna come me.


















Dopo tanto pizzo finto-trasparente, dopo le minigonne, dopo lo spacco nel vestito, il nude-look mi mancava.D'altra parte senza cappellino come potevo attirare l'attenzione rubandola alle Bond Girl? Vabbè godiamoci la serata che domani devo sorbirmi la regina ma  le farò ingoiare il rospo. Con quattro eredi al trono ai miei piedi non può fare altro.


lunedì 26 ottobre 2015

DANIEL CRAIG L'ULTIMO 007

 
Daniel Craig sembrava aver sostituito definitivamente nel cuore degli spettatori il mitico Sean Connery perchè il più vicino come immagine a un Agente con Licenza di Uccidere, duro e spietato senza alcun cedimento se non per baciare o sedurre qualche Bond Girl.
Tanti sono stati gli 007 che si sono susseguiti a Bond James Bond fra i quali l'attore Rogar Moore molto affascinante ma non certo a muso duro come Daniel Craig. Il quale dalla prima volta che aveva vestito i panni di James Bond più che a un agente al servizio di Sua Maestà la Regina Elisabetta sembrava un agente del Kgb.

 Invece lui è Brittannico di origine e quegli occhi azzurri glaciali gli conferiscono più che un aplomb tutto british il self control di un cultore di arti marziali. 
Anche se ha ricevuto elogi dalla Regina Elisabetta che lo ha preferito allo scozzese sempre in rivolta Sean Connery anche se ormai ritiratosi a vita privata alle Bahamas, Daniel Craig ha un filo appannato il mito dell'agente 007, quello raffinato e di gusti difficili che sapeva abbinare il giusto vino alla portata, perchè ha clamorosamente sostituito il Dom Perignon con la Birra facendo anche sesso con ragazzotte trovate in qualche casino che non era quello Royal del gioco d'azzardo
Insomma un Bond più alla mano più vero come Agente abituato ad uccidere  tutti i giorni e dunque dal temperamento più che duro sicuramente brutale e rozzo al punto da sferrare il pugno che mette KO al primo round.








Lottatore impetuoso e freddo  negli approcci relazionari che non hanno bisogno di presentazioni perchè le sue prede sono tutte già calde, bagnate al punto giusto da non aver bisogno di sentire il tormentone Piacere, Bond, James Bond perchè comunque il piacere era tutto suo in quanto è risaputo come finiscono le Bond Girl, Daniel Craig è stato ingaggiato per la nuova serie Spectre girata a Roma e sulle Alpi Svizzere.
Si è già parlato molto delle riprese perchè si sono verificati molti incidenti anche forse dovuti al fatto delle location cimiteriali con tanto di vedova da consolare in total black come Monica Bellucci ancora molto bella ma pur sempre di mezza età.




Non ha portato bene al film nemmeno la nuova Aston Martin che Daniel Craig non ha saputo guidare con perizia sbandando incidentamente in un inseguimento fra il Lungotevere di Roma. Piccoli traumi che comunque lo hanno fatto scendere di morale andando giù in picchiata anche quando ha girato sulle Alpi con Lea Seydoux, con la quale non ha trovato nessun feeling.
Nè con lei né con Monica Bellucci anche se la nostra diva ci ha tutti assicurato di averlo sedotto con un'alimentazione sana e un viso fresco senza botulino per poi concludere che la bellezza passa per cui non bisogna farsene una fissa.


D'accordo anche per Bond, James Bond che abituato a figottone imperiali questa volta si è dovuto misurare con due attrici straniere (la Seydoux francese e Monica italiana) del cui fascino a Daniel Craig sembra non essere rimasto  troppo colpito.
Infatti ha dichiarato tassativamente di aver chiuso con l'agente 007 perchè ne ha abbastanza di evoluzioni acrobatiche e di Bond Girl un po' troppo consapevoli ben lontane dalle micette di passata memoria anche se qualche volta infide che hanno sempre fatto da contorno alle missioni. con Pussy Calor inclusa seppur di tendenza omosex.


Niente Gold-fighe perchè sia Monica che Lea non rispettano i canoni delle classiche Bond Girl spiazzando un filo il personaggio di 007. Per non parlare della Monney-penny che da tipica segretaria inglese tutta golfini e Humor è passato a una di colore come.Naomie Harris. Nulla contro il colore ma è quell'aplomd brittannico che le manca a renderla accattivante come ogni segretaria di 007 che si rispetti, mentre invece curiosamente sembra più lei una Bond Girl che le due Star protagoniste.



E che dire del capo “M” Ralph Fiennes che ha sostituito la mitica Judy Dench? Pare perchè non troppo in sintonia con Daniel Craig che non gradiva la sua autorevolezza per cui ne aveva chiesto la sostituzione. Per poi ritrovarsi con queste due Bond Girl come una matura Monica Bellucci e una Lea Seydoux in un ruolo dove la sa lunga più di lui.
Tanto è bastato per fargli chiudere con Bond James Bond e tornare a casa dalla sua Rachel Weisz dolce e bellissima.Lei si che è una Gold-figa. Come a dire Ho la Bistecca a Casa perchè cercarla fuori?



                   DANIEL CRAIG LO SCHIAVO DI RACHEL
           
http://ritaguandalini.blogspot.it/2013/06/daniel-lo-schiavo-di-rachel-e-non-solo.html


venerdì 23 ottobre 2015

WOMAN IN GOLD. MOLTO QUEEN

 Ellen Mirren torna al cinema.
Dopo il grande successo di The Queen nei panni della Regina Elisabetta tanto veritieri da ricevere il plauso della stessa regina originale perchè l'aveva riportata in simpatia ai sudditi, e dopo tante rappresentazioni a Teatro della Pièce l'Udienza sempre nel ruolo della Regina Elisabetta nei quotidiani colloqui con il Primo Ministro in carica, Ellen Mirren sembra essere rimasta prigioniera di quel personaggio.
Infatti lo riporta nel nuovo film Woman In Gold rivestendolo con i panni della protagonista di una storia vera, Maria Altmann, muovendosi e porgendosi esattamente come faceva in The Queen in modo indisponente ma comunque molto autorevole tanto da attirarsi il rispetto di un giovane avvocato (Ryan Reynolds), diciamo pure scolaretto che entra nelle sue grazie.


La storia è quella già trattata in diversi film, tra cui Monument Men di George Clooney e accennato in una scena del serial Tv visto recentemente su Rai 3 Generation War, del trafugamento di varie opere d'arte da parte di nazisti alle famiglie ebraiche vittime della shoah i cui sopravissuti oltre a rincorrere e processare i gerarchi sfuggiti alla cattura, si sono prodigati per richiedere la restituzione del maltolto, non tanto per un fattore economico quanto per una questione affettiva e di giustizia. Giustizia che la Mirren ottiene tramite lo scolaretto avvocato che con caparbietà e intraprendenza riesce a trovare un cavillo al quale attaccarsi per ottenere la restituzione di vari quadri sottratti dai nazisti e in Mostra presso la capitale Austriaca dove viveva la famiglia di Maria-Mirren e dei bisnonni del giovane legale.



Fra vari paesaggi di inestimabile valore c'è anche il quadro della Donna In Oro, un dipinto di Gustav Klimpt che capeggiava nel salotto buono della ricca famiglia ebrea della Mirren  rappresentante la bellissima zia, morta di meninginte in giovane età.
Pur riconoscendo un vizio di forma trovato col cavillo la sovrintendenza del Museo rimette ogni decisione al Tribunale con costi da affrontare esorbitanti annullando così ogni azione di rivalsa da parte della vittima. La quale prende atto con rassegnazione della sua impotenza non prima di aver proferito un discorso di disprezzo su questo espediente della sovrintendenza che in pratica da man forte al sorpruso nazista.


Una volta arrivato in America il prezioso quadro, dove Maria Altmann si è rifugiata per un'esposizione in una Galleria, il giovane avvocato procede ad avviare la causa civile portando il caso alla Corte Suprema che manda la decisione a un arbitrato. Il quale decide secondo coscienza soffermandosi sul fatto privato e valutando l'icona come fosse una parente stretta della vittima.


Molto nobilmente invece la vittima rinuncia al possesso lasciando il quadro in esposizione alla Galleria d'America venendo poi risarcita in seguito dopo che si era presentato un compratore a suon di milioni di dollari, mentre l'avvocato si specializza nel ramo restituzione di opere d'arte.
Un ramo che attualmente sta andando per la maggiore perchè vi aderiscono nomi illustri come per esempio Amal Alamuddin dopo che ha sposato George Clooney la quale si era impegnata di restituire  nientemeno che il Partenone alla Grecia rubato dagli Inglesi. Causa interrotta da Tsipra che ha tolto l'incarico alla rampante avvocatessa dei diritti umanitari stante l'esosa parcella presentata a riscontro.
Per lei dunque argomento chiuso anche se si aprono tante altre porte con tante opere in attesa di tornare a casa.
E la Monna Lisa razziata da Napoleone e in bellavista al Louvre che arricchisce i francesi in barba agli Italiani legali detentori del dipinto la lasciamo lì?
Pratica archiviata come tutte quelle ormai cadute in prescrizione che difficilmente potranno trovare giustizia perchè altrimenti tutti scenderebbero in campo a fare citazioni a destra e a manca.
La Storia se ha messo un pietoso velo sui campi di battaglia fra vincitori e vinti e conseguenti bottini di guerra,  non lo ha fatto sui campi di sterminio, giustamente sempre nella memoria nei secoli e millenni per cui il film rende giustizia ai torti subiti con la Sohah.




Purtroppo non rende giustizia ad Ellen Mirren che nei flash back in cui era giovane ed in Austria è stata rappresentata da un'attrice, Tatiana Massiany,  che non le somiglia affatto perchè piccoletta e poco appariscente quando invece lei in giovane età era bellissima e molto seducente.
Più che ad Ellen Mirren la giovane Maria assomiglia infatti alla Regina Elisabetta giovane, carina non certo affascinante come la Morgana-Mirren di Excalibur rimasta anche lei nella memoria. Del cinema.






Il film Woman In Gold” rende comunque giustizia a Ryan Reynolds (affiancato da Katie Holmes modestamente un filo in disparte per riprendere a lavorare dopo il divorzio dal divo Tom Cruise) che dopo il divorzio da Scarlett Johansson si è finalmente ritagliato un ruolo da protagonista. “Molto sexy” come l'ha battezzato “The Queen” sperando che comunque Ellen Mirren con questa emulazione della Regina Elisabetta inscenata dall'Inghilterra all'America passando per l'Austria, abbia chiuso perchè di una storia vera e appassionante ne esce fuori con un'americanata. Alla grande.

mercoledì 21 ottobre 2015

IL QUINTO BEATLES FRA LOCATION SPAGNA DEGLI SPAGHETTI WESTERN


Ad Occhi Chiusi e' Più facile. Sì, prendere schiaffi in faccia.
Fino a pochi decenni fa bambini e ragazzi venivano tranquillamente presi a schiaffi da genitori ed insegnanti senza che alcuno intervenisse in loro aiuto.
Help! La canzone è dei Beatles lanciata  negli anni 60 il cui testo viene insegnato in una scuola spagnola da un insegnante fanatico del quartetto di Liverpoolche insegna inglese traducendo i testi delle loro canzoni tanto da essere soprannominato da tutti Il Quinto Beatles.
Il film non è niente di eccezionale, non ci sono effetti speciali né trovate esilaranti procedendo in maniera alquanto sgangherata come solo la Spagna al tempo i Franco poteva essere immaginata.
E' quella Spagna assolata che faceva da set per tanti spaghetti western fra i quali si trovavano paesini con case diroccate, bar malconci e macchine che transitavano in affanno fumando ad ogni piè sospinto.


Proprio per questo il film ha grande appeal perchè la location è naturale lasciata allo stato brado come una sorta di western nel film western nel quale vige la legge del più forte che lo sheriffo Generale Franco ha legalizzato in tutti i sensi, verso i ragazzi in primis per educarli alla disciplina e alla divisa a rendere tutti uguali.
Niente trasgressioni: le ragazze madri sono rifugiate-recluse in ambienti che le tutelano per proteggerle dalle malelingue di paese fino alla nascita del bambino che verrà loro tolto per dare in adozione anche contro il loro volere senza possibilità di ribellarsi perchè verrebbero prese a schiaffi e cacciate come delinquenti. I capelloni come i Beatles sono presi di mira dai benpensanti come fossero canaglie impunite alle quali dar lezioni prendendoli sforbiciate fra uno schiaffo e l'altro.
Tutte facce da schiaffi questi ragazzi che hanno l'unica colpa di voler vivere in libertà diventando i protagonisti della loro vita.
In questo regime dittatoriale spicca la figura del professore un po' fuori dalle righe già di suo che insegna ai ragazzi a cogliere quell'attimo fuggente del famoso film con Robin Williams.
Il tema è trattato come dicevamo sopra in modo scalcinato e molto divertente perchè in un viaggio da lui intrapreso per incontrare John Lennon, in Spagna per girare un film (nel 1966 vi si era recato perchè in crisi con il gruppo, prima che all'orizzonte apparisse Joko Yono a dare il colpo di grazia alla separazione) ed invitarlo a dare una lezione a scuola ai suoi ragazzi, ne incontra due, uno di 16 anni scappato da casa perchè il padre Poliziotto gli vuol tagliare i capelli, e una ragazza minorenne incinta scappata dalla casa di accoglienza per ritornare al paesello ad affrontare le malelingue come ragazza madre.




Il viaggio è sempre un'occasione di crescita culturale ma in questo caso umana perchè i ragazzi si apprestano ad una conoscenza intima molto dolce a renderli amici e complici per una vita futura da affrontare in una città grande come Madrid dove il ragazzo abita, dopo che il professore si mette da parte a seguito del rifiuto della ragazza di sposarlo comprendendo che in lui vede solo un padre. Tutto finisce in letizia aprendo la speranza per un futuro migliore che arriverà con la fine del regime di Franco e una ondata di libertà in Spagna che nessun altro Paese d'Europa non poteva ancora assaporare perchè abbatteva tanti tabù come i rapporti lesbo, gay ed en travestì aprendoli alla strada della legalizzazione che comunque in Europa non è ancora nè raggiunta né perfezionata nei diritti civili.
Help! Il grido della canzone è ancora molto attuale per tante minoranze mentre il testo continua a far riflettere sul fattore successo come peggior male che possa capitare in quanto pieno di droga e fonte di problemi risultando alla fin fine deleterio per molti che ne sono stati baciati avendo perso la libertà di muoversi, di esistere e di vivere senza continuamente essere osservati e perseguitati. Peggio che essere ignorati perchè in tal caso non si perde l'identità né la libertà sapendo di esistere di essere presenti di appartenere  al mondo alla terra al vento al cielo e al mare mentre tutti vivono nell'illusione di un successo effimero per diventare immortali.
Chissà se Help fra 2000 anni la canteranno ancora come Cantami o Diva del Pelide Achille l'Ira funesta che mai si Placò. John Lennon l'aveva capito per cui si capisce come si fosse prodigato per vivere in Pace. Imagine Of The People.. “Ad Occhi Chiusi è Meglio” (la citazione è di John Lennon). Help! Ancora Cento anni e forse mai più.


sabato 17 ottobre 2015

BABY PATATINA

                   
L'inizio del film corre sul filo dell'ambiguità: Padri e Figlie si presta ad interpretazioni ambigue. Sì perchè c'è un papà (Russel Crowe) particolarmente affettuoso con la sua bambinetta che chiama in continuazione “patatina” mentre lei gli corre in braccio, addormentandosi con lui sul divano lasciando però la moglie a dormire su un letto freddo.
Inevitabile che scatti la gelosia e scoppio di ira.
Purtroppo mentre tutti e tre sono in macchina dove la bambina è posizionata dietro che guarda corrucciata mammina mentre fa una scenata a Papà scagliandosi contro una rivale, potenziale amante: “Lo vedo come la guardi” mentre lui borbotta qualche frase facendolo sbandare causando un incidente con la morte della moglie.


Così partendo sul filo dell'ambiguità (perchè non si capisce se la scenata era per le attenzioni alla bambina o verso una seduttrice adulta) il film si snoda nel descrivere il rapporto padre e figlia che lui, come scrittore di successo, racconta fra un attacco e l'altro di epilessia (la malattia dei grandi della storia perchè affliggeva anche Giulio Cesare), nel suo ultimo romanzo prima di morire lasciando la bambina orfana di entrambi i genitori.
Se la prima parte è da considerarsi un'americanata poco credibile, nella seconda con la patatina adulta il film decolla sulla dritta psicologica del tema abbandono e paura d'amare.  
Un regista italiano che si trova a lavorar in America con mostri sacri Hollywoodiani poteva dare un tocco di italianità d'autore al film invece di far un'americanata da box office col risultato che, se in America può anche passare una causa intentata dal cognato e la di lui moglie sorella della defunta per adottare la bambina, deliziosamente dolce con i capelli lunghi lunghi a riccioli d'oro, togliendola al padre anche se ha un magnifico rapporto con lui tanto da indurre a pensieri maliziosi, in Italia suona esagerato e falso.
A meno che il regista volesse mettere il dito su un'America puritana piena di problemi irrisolti come quella di genitori e figli perchè non si parlano e se lo fanno la troppa affettuosità viene interpretata ambiguamente.


Difficile per Muccino sarà fare il regista in terra straniera ma è ancora più difficile riuscire ad interpretare il suo pensiero perchè forse lui stesso a certe conclusioni non ci era arrivato.
Come quella di pensare di aver scavato a fondo sui rapporti padri e figlie che in quel Paese sono particolarmente complicati così come già visto in certi film anni 50 aperti con Gioventu' Bruciata nel quale la figlia adolescente (Natalie Wood) nel tentativo di dare un bacio a papà lo imbarazza a tal punto da appiopparle uno schiaffo. L'America era puritana allora e a tutt'oggi nulla pare sia cambiato.
 Secondo Gabriele Muccino che insistendo fin troppo con questa patatina di papà tanto da non capire bene che rapporto sia, risulta fin troppo comprensibile una reazione infastitdita da parte di una moglie priva di spirito. Di patata. Appunto.
Ma anche le baby patatine crescono e quella di papà, superata la fase adolescenziale  concedendosi a chiunque le piacesse, diventa come ovvio una patata bollente sempre pronta a finire ogni relazione a letto con una botta e via facendosi comunque valere nel sociale come ottima psicologa a sostegno di bambini con gravi problematiche (maestrina dalla doppia vita già visto con Diane Keaton In Cerca di Mister Goodbar).
La paura dell'abbandono è una realtà di molti giovani che non riescono ad avere relazioni stabili per insicurezza e mancanza di stima non avendo avuto un equilibrato rapporto affettivo con genitori poco attenti anche se presenti nella loro vita.



Così alla fine come ogni bella favola di Gabriele Muccino arriva il moroso giusto, paziente intelligente e sopratutto con il cuore grande di un leone. 
Perchè ci vuol coraggio ad amare incondizionatamente passando sopra ogni ricaduta di quella che comunemente potrebbe definirsi una bella gatta da pelare, sperando che non sia afflitta anche lei come mammina dalla sindrome della lupa. Un classico fra gli autori italiani di cine e televisiva memoria. Perchè questa è la fonte di ispirazione dei nostri registi italiani che traducono a Hollywood là dove già tutto è già stato creato e inventato.
Gli americani comunque continuano a credere nel cinema italiano per la capacità di imbastire  piccole storie da fiction tv, giuste appunto da distribuire nei canali televisivi con tanti primi piani begli ambienti, tra cocktail, vernissage e letti sfatti in perfetto stile Beautiful che gira e rigira resta sempre il copione originale di base per gli intrecci torbidi familiari in versione patinata insieme a Sex and The City per le sfilate in passerella di ragazze allegre ma molto fashion sulla scia di Pretty Woman.


Col risultato che alla fine a vendere è sempre un prodotto in serie: in questo caso son le patatine fritte con amburger e salse a piacere perchè del libro dell'autore Padri e Figlie non c'è alcuna traccia in commercio. Bisogna andare a spulciar fra i classici là dove si parla di complesso edipico riferito anche ad Elettra ma quella è un'altra storia che non appartiene ad autori leggeri, anche se sul filo del rasoio come Gabriele Muccino di serie Gillette il meglio di un uomo, in barba a Socrate, Eschilo passando dal più famoso Omero.

venerdì 16 ottobre 2015

ROMA MIRACOLATA. DICIAMOLO

Visto in Tv il prelato teologo monsignore che ha fatto coming intervistato in La Strada dei Miracoli in un flash tra un Ttitanic e l'altro nel quale si raccontava in maniera imbarazzante. Come una checca diciamolo senza con questo offendere checchè ne dicano.  Terribile.



Perorava giustamente la sua causa dicendo di aver sempre rispettato il celibato per non aver mai toccato una donna.
Sì però l'ha preso lì ed ha goduto pretendendo di perpetrare questo piacere oscuro in seno alla Chiesa. Vade retro! E non si fa per dire, e fuori dalla Chiesa. Giustamente. Diciamolo.

Ce lo vedi un Papa Francesco ad ammettere i diritti civili fra i prelati omosex rompendo la sacralità del matrimonio etero, del celibato e del predicatore sulla retta via? Che non va confusa con retto.
Insomma no. Con tutti i problemi che la Chiesa deve affrontare quello dei diritti dei preti gay non è sicuramente fra i più importanti, ammesso che un giorno se ne vada a discutere.

Ad ogni modo il Teologo coraggioso mi faceva venire in mente Niki Vendola che a capo della regione Puglia invece di occuparsi dei problemi del Salento si preoccupava di dare visibilità al suo compagno anelando, e non si fa per dire, di convolare con lui a ingiuste nozze, visto che non c'è ancora nessuna legge che le sancisca.
Anche lì comunque con tutti i problemi dell'Italia le nozze gay non sono una priorità come dice giustamente per una volta Alfano che non ha ancora deciso, dopo aver “pugnalato” alle spalle Berlusconi se fare culo e camicia con Renzi o con Salvini, Matteo &; Matteo i due che come una sorte di Romolo e Remo

vogliono rifondare Roma dopo che Marino l'ha affondata: il primo rimettendo in scena il ratto delle Sabine con la Maria Elena in testa, l'altro facendo tabula rasa bruciando i campi rom come Nerone.Tiè!







Quello che balza all'attenzione è il fatto che tutti vogliano emular qualche personaggio noto in una sorta di orgia a presa per fondelli, perchè fanno tutti citazioni mica colte ma a livello di spettacolo riportando frasi celebri di film (Renzi: "Tre Anni per Cambiare l'Italia, ovvero Renzi dei Mille Giorni
parafrasando il film Anna dei Mille Giorni ) frasi fatte e luoghi “comini” (Salvini) proclami da Senato in subbuglio (Alfano) battute di replica a bocca di rosa della Boschi,
sgambetti con cadute a gambe all'aria in calzedonia a bellavista della Moretti e così via... "Personaggetti". Diciamolo.
                     
              RENZI DEI MILLE GIORNI
http://ritaguandalini.blogspot.it/2014/10/politica-e-spettacolo-renzi-dei-mille.html


martedì 13 ottobre 2015

DON JOHNSSON DI PIU'... DI ANTONIO BANDERAS


I favolosi anni 80 avevano portato alla ribalta  serial televisivi molto seguiti non solo per gli intrecci ma soprattutto per gli ambienti lussuosi che solo location petrolifere o di fashion moda potevano offrire.
Il primo è Dallas che dopo tantissime puntate si era esurito a causa delle pretese esose dei protagonisti i quali con il successo si erano montati la testa.
L'altro invece continua a tutt'oggi ed è la serie di Beautiful che anche se non si è ancora esaurito l'esaurimento lo ha provocato negli spettatori che non ne possono più di intrecci assurdi al limite della stupidità.
L'ultimo è quella di Rick che andando a letto con Maya non si è accorto che fosse un trans facendo scattare giustamente la domanda se la introducesse solo a retro. Diavolo di un Rik che pare il diminutivo di recchione! Suvvia.


Ad ogni modo l'oro nero è un filone che non si abbandona per cui sono tante le serie tv su questo tema, anche in remake, uno fra i quali molto intrigante è Blood and Oil non ancora arrivato fra le generaliste Tv o i Canali Digitali più frequentati ma è quotatissimo in America.

                      https://www.youtube.com/watch?v=mIom5szAdHk

La serie ha debuttato la settimana scorsa al canale americano ABC. Una coppia cerca di guadagnarsi da vivere in una città dove il petrolio fornisce molti posti di lavoro e opportunità. Protagonisti Don Johnson (Miami Vice, Dal tramonto all'alba), Chace Crawford (Gossip Girl), Rebecca Rittenhouse (Red Band Society), Amber Valletta (Leggende, Vendetta), Scott Michael Foster (Halt e prendere fuoco, greca, Chasing Vita), India de Beaufort (Jane by Design, One Tree Hill) e Delroy Lindo (Credi) bloodandoil

In attesa è curioso notare la nuova introduzione di un attore, anche lui molto lanciato negli anni 80 con la serie poliziesca Miami Vice nel quale si era messo in evidenza con un look molto elegante fgriffato e per aver sposato Melanie Griffith che allora spopolava come la nuova Oca Nata Ieri in Carriera in un mix fra Marilyn Monroe Spostata intellettualmente  ad Arthur Miller e Judy Holliday in versione manageriale.
A quel tempo Johnson e la Griffith erano entrambi sex symbol per cui la figlia Dakota non poteva che prenderne l'eredità con le 50 sfumature di Grigio.
Con il successo della figlia anche Don Johnson è riapparso dopo un periodo di oscuramento per aver scelto ruoli che lo penalizzavano nel suo aspetto di duro ma scanzonato, un po' alla Paul Newman piuttosto che al serial killer senza pietà, che spiazzava i fans.


Così con la serie Blood and Oil ha ritrovato la sua giusta dimensione facendo il protagonista brizzolato e tosto a capo di un giacimento petrolifero intorno al quale ruotano le storie di amori passionali cartelli e malaffare in business tipici del settore oro nero. Un tema trattato anche dal suo antagonista, secondo marito di Melanie Griffith ,Antonio Banderas con il Principe del Deserto dove faceva l'emiro petroliere un po' troppo gigione come una sorta di Giacimento Petrolifero de Noialtri: un mondo buono.

Don Johnson c'è di più. Più Favino da romanzo criminale che Antonio Banderas e i suoi zupposi!

lunedì 12 ottobre 2015

RITORNO ALLA VITA


Non sono mai stata una fanatica di James Franco. Già dai tempi di Tristano e Isotta dove lui era interprete aveva in realtà messo in luce Henry Cavill nel ruolo di spalla. Infatti come spalla di Enrico nei Tudors serie tv Henry Cavill aveva poi trionfato in pieno fino a diventare Superman mentre lui come personaggio di cartoon Spider Men è stato dimenticato.








Così come in Apes Revolution Il Pianeta delle Scimmie facendo coppia abbastanza improbabile e shapo con Freida Pinto, James Franco aveva in realtà messo in luce il gorilla umanoide Cesare.

Partito come protagonista senza far molta gavetta  con un aurea da artista maledetto, attore regista scrittore sceneggiatore e modello. molto irrequieto dissacrante e sempre fuori dalle righe. al cinema curiosamente si trasforma rientrando nei ranghi del bravo ragazzo della porta accanto sul quale piangere sulla spalla o affiancare in esplorazioni fra scienza e fantascienza: piccolo e grande eroe dell'avventura vita dove cavarsela anche in casi estremi e d'emergenza. Infatti con il film 127 ore, resta intrappolato e chiuso in una grotta sottoterra illuminato da una fessura dalla quale fuoriuscirà con una nomination all'Oscar.Chissà perchè.

Sì perchè se nella vita sarà pure tacciato per un genio eclettico come attore ha sempre la solita espressione da bello e buono praticamente perfetto.


In questo film Ritorno alla Vita è maturato: “Non sono più l'uomo di una volta” recita infatti alla sua ex (Sara, Rachel mc Adams) mollata di brutto tempo addietro dopo averle succhiato tutto il sangue abusando della sua pazienza e dolcezza. E qui inevitabile scatta lo spot Chanel di memoria Ulliet. Gaspar: anche meno!
E' maturato dicevamo perchè  ha dato tutto se stesso esprimendosi al massimo in tre occasioni di fronte alle donne che lo hanno accompagnato nel film in fasi diverse, e cioè  fissandole per pochi attimi con uno sguardo pieno di odio. Bravo davvero: ecco il vero James Franco. Perchè se nel braccio ha un tatoo di Brad (Pitt) ci sarà pure un motivo perchè tutti a hollywood siano pazzi di Brad Pitt, da George Clooney a Matt Dillon passando anche da lui,James Franco.
Nessuno di loro ha comunque fatto coming out parlando solo di grande amicizia, quella ambigua che lega i maschi tra di loro e tramandata dai classici della Grecia fino a sfociare nella pedofilia praticata apertamente dai Persiani (che i Greci hanno piegato) facendosi accompagnare dai giovani fanciulli con il dito mignolo alzato in segno di pubblico riconoscimento del loro stato di piccolo trastullo.

Il film Ritorno alla Vita è avvincente, con la regia di Wim Wenders sempre molto lenta ma giusta per assaporare ogni dettaglio, dall'ambiente suggestivo in terre sconfinate del Canada (intorno al Lago Ontario) coperte da neve nel pieno inverno fino a ritrovarle rifiorite nei verdi prati di campagna o ad attorniare le ville di città con grandi vetrate open air per intravedere la vita familiare nel suo interno. Molto raffinato in questo senso e pure nell'altro, quello che sfiora i sentimenti dei protagonisti che ruotano intorno a lui  perchè il film è un abbraccio corale nella vita con bambini, anziani, amori tormentati , amori felici e amori dai legami misteriosi sublimati nella scrittura supportata dalla esigenza di liberarsi di un peso sulla coscienza anche se privo di ogni colpa che conferisce il successo all'autore.


La trama è semplice da descrivere ma complicata nel comprendere perchè non si capiscono le motivazioni del protagonista nel lasciare e prendere le compagne di una vita (la prima fidanzata, Rachel McAdams paziente e generosa ma che ambisce a sposarsi ed avere figli; la seconda, Marie José Croze già vista Nella Certosa di Parma


 miniserie Tv, che invece lui sposa pur avendo già una bambina con la quale è più in sintonia che con la madre, e la terza, Charlotte Gainsbourg,  alla quale ha ucciso un figlio incidentamente, che lui insegue per essere aiutato ad allegerirsi la coscienza con il caldo aiutino di lei. Questo, fino a quando il fratellino  crescendo, Robert Najlor,  formulerà a lui domande che non lo lasceranno indifferente. La domanda è perchè una tragedia influisca tanto positivamente sulla vita di uno (lo scrittore protagonista laico) mentre l'altra (la madre dei due bambini, pittrice grafica e di fede religiosa ) debba solo registrare un fallimento?



Fattosi una domanda e datasi una risposta il film si chiude con "un ritorno alla vita" racchiuso nel sorriso di speranza del ragazzo e del protagonista: quello del primo mentre guarda lontano verso l'orizzonte, quello del protagonista mentre guarda la macchina da presa come a dire Era solo un film! Questa è la vita? Wim Venders l'ha tradotta così con la sua ottica di regista noioso ma di mestiere. Un po' come il vecchio padre dell'autore, Patrick Bauchau, il quale alla fine della sua vita sente di averla sprecata perdendosi in analisi di laboratorio inutili e restando a fianco di una donna che non gli ha dato emozioni di sorta se non un figlio di successo del quale a lui, il vecchio, non è affezionato più di tanto. Curiosamente il film è avvincente, proprio perchè questa è la vita. Tutto sommato un bel film.