venerdì 23 ottobre 2015

WOMAN IN GOLD. MOLTO QUEEN

 Ellen Mirren torna al cinema.
Dopo il grande successo di The Queen nei panni della Regina Elisabetta tanto veritieri da ricevere il plauso della stessa regina originale perchè l'aveva riportata in simpatia ai sudditi, e dopo tante rappresentazioni a Teatro della Pièce l'Udienza sempre nel ruolo della Regina Elisabetta nei quotidiani colloqui con il Primo Ministro in carica, Ellen Mirren sembra essere rimasta prigioniera di quel personaggio.
Infatti lo riporta nel nuovo film Woman In Gold rivestendolo con i panni della protagonista di una storia vera, Maria Altmann, muovendosi e porgendosi esattamente come faceva in The Queen in modo indisponente ma comunque molto autorevole tanto da attirarsi il rispetto di un giovane avvocato (Ryan Reynolds), diciamo pure scolaretto che entra nelle sue grazie.


La storia è quella già trattata in diversi film, tra cui Monument Men di George Clooney e accennato in una scena del serial Tv visto recentemente su Rai 3 Generation War, del trafugamento di varie opere d'arte da parte di nazisti alle famiglie ebraiche vittime della shoah i cui sopravissuti oltre a rincorrere e processare i gerarchi sfuggiti alla cattura, si sono prodigati per richiedere la restituzione del maltolto, non tanto per un fattore economico quanto per una questione affettiva e di giustizia. Giustizia che la Mirren ottiene tramite lo scolaretto avvocato che con caparbietà e intraprendenza riesce a trovare un cavillo al quale attaccarsi per ottenere la restituzione di vari quadri sottratti dai nazisti e in Mostra presso la capitale Austriaca dove viveva la famiglia di Maria-Mirren e dei bisnonni del giovane legale.



Fra vari paesaggi di inestimabile valore c'è anche il quadro della Donna In Oro, un dipinto di Gustav Klimpt che capeggiava nel salotto buono della ricca famiglia ebrea della Mirren  rappresentante la bellissima zia, morta di meninginte in giovane età.
Pur riconoscendo un vizio di forma trovato col cavillo la sovrintendenza del Museo rimette ogni decisione al Tribunale con costi da affrontare esorbitanti annullando così ogni azione di rivalsa da parte della vittima. La quale prende atto con rassegnazione della sua impotenza non prima di aver proferito un discorso di disprezzo su questo espediente della sovrintendenza che in pratica da man forte al sorpruso nazista.


Una volta arrivato in America il prezioso quadro, dove Maria Altmann si è rifugiata per un'esposizione in una Galleria, il giovane avvocato procede ad avviare la causa civile portando il caso alla Corte Suprema che manda la decisione a un arbitrato. Il quale decide secondo coscienza soffermandosi sul fatto privato e valutando l'icona come fosse una parente stretta della vittima.


Molto nobilmente invece la vittima rinuncia al possesso lasciando il quadro in esposizione alla Galleria d'America venendo poi risarcita in seguito dopo che si era presentato un compratore a suon di milioni di dollari, mentre l'avvocato si specializza nel ramo restituzione di opere d'arte.
Un ramo che attualmente sta andando per la maggiore perchè vi aderiscono nomi illustri come per esempio Amal Alamuddin dopo che ha sposato George Clooney la quale si era impegnata di restituire  nientemeno che il Partenone alla Grecia rubato dagli Inglesi. Causa interrotta da Tsipra che ha tolto l'incarico alla rampante avvocatessa dei diritti umanitari stante l'esosa parcella presentata a riscontro.
Per lei dunque argomento chiuso anche se si aprono tante altre porte con tante opere in attesa di tornare a casa.
E la Monna Lisa razziata da Napoleone e in bellavista al Louvre che arricchisce i francesi in barba agli Italiani legali detentori del dipinto la lasciamo lì?
Pratica archiviata come tutte quelle ormai cadute in prescrizione che difficilmente potranno trovare giustizia perchè altrimenti tutti scenderebbero in campo a fare citazioni a destra e a manca.
La Storia se ha messo un pietoso velo sui campi di battaglia fra vincitori e vinti e conseguenti bottini di guerra,  non lo ha fatto sui campi di sterminio, giustamente sempre nella memoria nei secoli e millenni per cui il film rende giustizia ai torti subiti con la Sohah.




Purtroppo non rende giustizia ad Ellen Mirren che nei flash back in cui era giovane ed in Austria è stata rappresentata da un'attrice, Tatiana Massiany,  che non le somiglia affatto perchè piccoletta e poco appariscente quando invece lei in giovane età era bellissima e molto seducente.
Più che ad Ellen Mirren la giovane Maria assomiglia infatti alla Regina Elisabetta giovane, carina non certo affascinante come la Morgana-Mirren di Excalibur rimasta anche lei nella memoria. Del cinema.






Il film Woman In Gold” rende comunque giustizia a Ryan Reynolds (affiancato da Katie Holmes modestamente un filo in disparte per riprendere a lavorare dopo il divorzio dal divo Tom Cruise) che dopo il divorzio da Scarlett Johansson si è finalmente ritagliato un ruolo da protagonista. “Molto sexy” come l'ha battezzato “The Queen” sperando che comunque Ellen Mirren con questa emulazione della Regina Elisabetta inscenata dall'Inghilterra all'America passando per l'Austria, abbia chiuso perchè di una storia vera e appassionante ne esce fuori con un'americanata. Alla grande.

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