lunedì 12 ottobre 2015

RITORNO ALLA VITA


Non sono mai stata una fanatica di James Franco. Già dai tempi di Tristano e Isotta dove lui era interprete aveva in realtà messo in luce Henry Cavill nel ruolo di spalla. Infatti come spalla di Enrico nei Tudors serie tv Henry Cavill aveva poi trionfato in pieno fino a diventare Superman mentre lui come personaggio di cartoon Spider Men è stato dimenticato.








Così come in Apes Revolution Il Pianeta delle Scimmie facendo coppia abbastanza improbabile e shapo con Freida Pinto, James Franco aveva in realtà messo in luce il gorilla umanoide Cesare.

Partito come protagonista senza far molta gavetta  con un aurea da artista maledetto, attore regista scrittore sceneggiatore e modello. molto irrequieto dissacrante e sempre fuori dalle righe. al cinema curiosamente si trasforma rientrando nei ranghi del bravo ragazzo della porta accanto sul quale piangere sulla spalla o affiancare in esplorazioni fra scienza e fantascienza: piccolo e grande eroe dell'avventura vita dove cavarsela anche in casi estremi e d'emergenza. Infatti con il film 127 ore, resta intrappolato e chiuso in una grotta sottoterra illuminato da una fessura dalla quale fuoriuscirà con una nomination all'Oscar.Chissà perchè.

Sì perchè se nella vita sarà pure tacciato per un genio eclettico come attore ha sempre la solita espressione da bello e buono praticamente perfetto.


In questo film Ritorno alla Vita è maturato: “Non sono più l'uomo di una volta” recita infatti alla sua ex (Sara, Rachel mc Adams) mollata di brutto tempo addietro dopo averle succhiato tutto il sangue abusando della sua pazienza e dolcezza. E qui inevitabile scatta lo spot Chanel di memoria Ulliet. Gaspar: anche meno!
E' maturato dicevamo perchè  ha dato tutto se stesso esprimendosi al massimo in tre occasioni di fronte alle donne che lo hanno accompagnato nel film in fasi diverse, e cioè  fissandole per pochi attimi con uno sguardo pieno di odio. Bravo davvero: ecco il vero James Franco. Perchè se nel braccio ha un tatoo di Brad (Pitt) ci sarà pure un motivo perchè tutti a hollywood siano pazzi di Brad Pitt, da George Clooney a Matt Dillon passando anche da lui,James Franco.
Nessuno di loro ha comunque fatto coming out parlando solo di grande amicizia, quella ambigua che lega i maschi tra di loro e tramandata dai classici della Grecia fino a sfociare nella pedofilia praticata apertamente dai Persiani (che i Greci hanno piegato) facendosi accompagnare dai giovani fanciulli con il dito mignolo alzato in segno di pubblico riconoscimento del loro stato di piccolo trastullo.

Il film Ritorno alla Vita è avvincente, con la regia di Wim Wenders sempre molto lenta ma giusta per assaporare ogni dettaglio, dall'ambiente suggestivo in terre sconfinate del Canada (intorno al Lago Ontario) coperte da neve nel pieno inverno fino a ritrovarle rifiorite nei verdi prati di campagna o ad attorniare le ville di città con grandi vetrate open air per intravedere la vita familiare nel suo interno. Molto raffinato in questo senso e pure nell'altro, quello che sfiora i sentimenti dei protagonisti che ruotano intorno a lui  perchè il film è un abbraccio corale nella vita con bambini, anziani, amori tormentati , amori felici e amori dai legami misteriosi sublimati nella scrittura supportata dalla esigenza di liberarsi di un peso sulla coscienza anche se privo di ogni colpa che conferisce il successo all'autore.


La trama è semplice da descrivere ma complicata nel comprendere perchè non si capiscono le motivazioni del protagonista nel lasciare e prendere le compagne di una vita (la prima fidanzata, Rachel McAdams paziente e generosa ma che ambisce a sposarsi ed avere figli; la seconda, Marie José Croze già vista Nella Certosa di Parma


 miniserie Tv, che invece lui sposa pur avendo già una bambina con la quale è più in sintonia che con la madre, e la terza, Charlotte Gainsbourg,  alla quale ha ucciso un figlio incidentamente, che lui insegue per essere aiutato ad allegerirsi la coscienza con il caldo aiutino di lei. Questo, fino a quando il fratellino  crescendo, Robert Najlor,  formulerà a lui domande che non lo lasceranno indifferente. La domanda è perchè una tragedia influisca tanto positivamente sulla vita di uno (lo scrittore protagonista laico) mentre l'altra (la madre dei due bambini, pittrice grafica e di fede religiosa ) debba solo registrare un fallimento?



Fattosi una domanda e datasi una risposta il film si chiude con "un ritorno alla vita" racchiuso nel sorriso di speranza del ragazzo e del protagonista: quello del primo mentre guarda lontano verso l'orizzonte, quello del protagonista mentre guarda la macchina da presa come a dire Era solo un film! Questa è la vita? Wim Venders l'ha tradotta così con la sua ottica di regista noioso ma di mestiere. Un po' come il vecchio padre dell'autore, Patrick Bauchau, il quale alla fine della sua vita sente di averla sprecata perdendosi in analisi di laboratorio inutili e restando a fianco di una donna che non gli ha dato emozioni di sorta se non un figlio di successo del quale a lui, il vecchio, non è affezionato più di tanto. Curiosamente il film è avvincente, proprio perchè questa è la vita. Tutto sommato un bel film.

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