mercoledì 28 maggio 2014

MAGGIO 2014


L'AMORE AI TEMPI DI EXCALIBUR

https://www.youtube.com/watch?v=VPRttoBB86k&t=4s

Tempo di Remake, perchè non ci sono più idee e perchè non ci sono più grandi star.
Le giovani esordienti studiano tutte da Grace Kelly (Gwyneth Paltrow) da Sofia Loren (Monica Bellucci) e da Audrey Hepburn (Julia Ormond e da ultimo Keira Knghtley)
Stranamente le due ultime impegnate entrambe in un remake sulla saga dei cavalieri della tavola rotonda, rispettivamente con il film Il Primo Cavaliere e King Arthur.
Se King Arthur ha stupito con la rivelazione di una Keira Knightley in versione guerriera,
Il Primo Cavaliere di genere pomposo e Hollywoodiano  nonostante i nomi altisonanti e di alto profilo quali Richard Gere, Julia Ormond e Sean Connery), non è riuscito ad eguagliare l'originale

della serie, ovvero il film Excalibur girato con attori quasi sconosciuti al grande pubblico che rimane sempre il più magico e fascinoso.
Se la storia è sempre quella dipanata nel triangolo amoroso del Re Artù con Ginevra e Lancillotto, i film si differenziano parecchio.


Il Primo Cavaliere insiste con toni fin troppo esasperati, con il bacio continuo e ossessivo che Lancillotto cerca di strappare a Ginevra incentrando la storia sul corteggiamento di lui un po' pirata un po' artista senza arte nè parte e la ritrosia di lei.
La quale la porta avanti per tutto il film fino a non poterne più nel trattenere il bacio, che alla fine imprime sulle labbra di Lancillotto con tutta la forza della sua passione repressa.
Ahinoi non abbastanza e al punto giusto, perchè proprio in quel momento arriva il Re che si defila signorilmente lascicando i due a bocca aperta e col sapore amaro del tradimento in bocca.


Ben diverso è lo spirito che anima invece il film Excalibur, che tratta ampiamente la saga celtica dando spazio ai personaggi di contorno come il Mago Merlino, la Fata Morgana Uther e Igrane, la fata del Lago, Mondred e Parsifaal.
L'atmosfera che si respira è decisamente più intrigante e misteriosa, con ambientazioni suggestive come il bosco notturno in cui vaga Merlino fra Gufi e civette al suono della colonna sonora, la maggior parte tratta dal Carmina Burana, che sembra squarciare le tenebre accompagnando trionfalmente le gesta dei cavalieri.

Le scene sono piene di battaglie e duelli all'ultimo sangue che scatenano gli istinti primordiali da soddisfare a tutti i costi senza guardare in faccia a nessuno, tanto meno a quel marito che, da buon padrone di casa, faceva esibire la moglie (Katrine Boorman in realtà figlia del regista) in un ballo sensuale per deliziare gli ospiti.
                           https://www.youtube.com/watch?v=1YOL-Cm5RmQ
"Balla Igrayne" le ordinava lui, mentre lei si alzava iniziando ad ancheggiare accompagnata da un vestito a rete che faceva girare ossessivamente davanti a un tavolo di cavalieri in piena tempesta ormonale i quali ritmavano come ossessi ululando senza ritegno sbattendo i pugni sul tavolo, come una sorta di uno stupro di gruppo.


Consumato realmente solo dal loro Capo Uther che preso da libidine lussuriosa una notte violentava Igrayne spogliandola nuda e facendola sua con indosso ancora l'armatura, rubata al marito, sullo sfondo di un camino ardente.
Scene come questa non sono certo all'altezza di girare Richard Gere e Julia Ormond che, in confronto sembrano due dilettanti.

Ma non è certo il sesso, nè gli artifizi della fata Morgana per avere un figlio che assomigli a un Dio,nè tanto meno l'amore del re e la regina con il suo cavaliere a creare la magia e il grande appeal perchè il film ruota intorno allo spirito della spada Excalibur e al Calice del Sacro Graal.
Il maschile e femminile sacro che si uniscono per formare un nucleo pieno di energia capace di dare origine a una epopea basata sui principi dell'amor cortese e cavalleresco descritti nel Vangelo, che ha raggiunto il culmine nel romanticismo del secolo ottocentesco fino quasi a svanire ai giorni nostri.
Svanire non è il termine giusto perchè si è trasformato sotto forma di sette occulte e non,sparpagliate per il mondo le quali si sono arrogate il diritto di perpetrarne la specie, senza mantenere lo spirito puro originale.
Sette che prendono tanti nomi da Scientology a MASSONI le quali hanno mantenuto l’ideale puro, sì ma lucrativo.
Perfino il movimento Lega iniziato con la Spada in Pugno contro Roma Ladrona si è poi mescolata ai ladri al grido del boss  “Tengo Family”.

Tutta un'altra musica.



martedì 27 maggio 2014

GISELLE UNA DANZA D’AUTORE


     Ancora Giselle a Parma Danza 2014, la settimana scorsa, con la storia rivisitata dalla Compagnia Junior Balletto di Toscana tutta danzata a piedi nudi sul palco.
Una performance accattivante, molto sensuale che la musica classica del Balletto Giselle in sottofondo ha esaltato rendendola sublime.
Di Giselle non c’era quasi traccia perché ambientata in un College fra allievi e professori ad intrecciar relazioni pericolose.
Un transfert classico fra i banchi di scuola dove il docente con la piccola allieva ci marcia dentro per sedurla pur avendo una relazione con la professionista collega, tanto da indurre alla pazzia la scolaretta e alla morte per impiccaggione una volta aperto gli occhi sulla favola tragica nel rispetto del balletto classico.



Le movenze ardite senza ombra di pudore fra i due innamorati, che erano accompagnate dall’ensemble della scolaresca con altrettanta baldanza per irrigidirsi con la comparsa dell’istitutrice-rivale che sadicamente si intrometteva tra i due per rompere l’idillio, contribuivano a rendere questa nuova versione di Giselle dinamica e di grande slancio atletico per poi prendere corpo alla fine con le forme romantiche e decadenti delle ombre delle Willis che danzavano cattive e vendicative fra le pietre tombali con una musica struggente per riscattare in solidarietà al femminile il dolore di una ingenua creatura.  Bellissimo spettacolo anche grazie al coreografo grintoso e talentuoso




Eugenio Scigliano nella quale tutta la performance giovane e piena di energia si rifletteva in un’ambientazione a cavallo tra ottocento-novecento da Picnic ad Hanging Rock dove lo stupro rompe le illusioni di giovani fanciulle di buona famiglia An Education.
Coreografia e costumi hanno un ruolo decisivo in questa Giselle originale, raffinata pervasa da un romanticismo dove il sesso nell’unione fra i due innamorati prevale sul sentimento sfociando nella violenza con la complicità del gruppo capitanato dalla solita streghetta che li istruisce a modo per poi soccombere sotto tanti uh uh uh come in Les Liaisons Dangereuses, altro film che potrebbe aver ispirato questo balletto anche se non è citato nel libretto della Compagnia.
 Il Teatro era tutto esaurito con ovazioni per gli interpreti Laura Massetti, Mirko De Campi, Giovanna Pagone istitutrice con tutto l’ensemble degli studenti. Juniors di belle speranze.
                     
 

CERTE NOTTI, QUANDO SI DANZA IL SESSO.



               




La danza contemporanea chiude con l’Aterballetto Fondazione Nazionale, di Certe Notti su canzoni e poesie di Luciano Ligabue nelle serate di Sabato e Domenica.

Aterballetto ed il cantante sono entrambi di Reggio Emilia. Anzi, sono la Reggio Emilia a dimostrar come una città sempre a profilo basso e testa quadra come dicono i parmigiani nei derby amichevoli, abituata a lavorar e badare al sodo più che all’apparenza possa creare, con una Scuola di Balletto ed un cantante, una performance rappresentata nei Teatri di tutto il mondo.


Questa è la volta per dire che la Danza andrebbe portata nelle piazze per far conoscere ed amare la danza classica a livello popolare senza bisogno di sbarcare solo nei teatri esclusivi della Lirica dove accorrono appassionati conoscitori o addetti ai lavori con allievi delle scuole.
Lo spettacolo infatti non sarebbe male se si allargasse anche in uno stadio come spettacolo Live perché si presta molto avvalendosi oltre che della musica e voce in sottofondo roca e sensuale di Luciano Ligabue, anche di filmati sullo schermo da trasportare eventualmente nelle gigantografie di uno spettacolo Live in uno Stadio.
La performance è entusiasmante mettendo in scena giovani corpi che seguono il ritmo a battito del cuore e anima piena di gioia muovendosi flessuosamente in assolo in coppia o in ensemble.
Curiosamente l’accoppiata più sensuale è stata quella formata da un duo di ragazzi che danzavano in perfetto sincrono con costumini o jeans a torso nudo o a canotte sudate ad esaltare il muscolo in tensione dinamico e a bacino roteante.
Era il trionfo della fisicità atletica e maschia che la voce di Ligabue dava una corposità rude e sessualmente esplicita ma giusta per un abbraccio amichevole fra loro e un lingua in bocca alle rispettive partners.



http://www.youtube.com/watch?v=o8UcUn5gyPs

Anche loro in jeans minishorts, alternati a tunichette in voile o gonnelline in tulle (la collaborazione nei costumi di Mariella Burani, anche lei una grande firma di Reggio Emilia),  e aperte a tutte le esperienze che solo le calde notti d’estate possono indurre ad esternare con la sinuosità e la sensualità dei corpi in movenze languide con il rotear dei ventri e colpi energici a mimar il rapporto erotico.
Insomma la musica il canto la danza il video e il sesso erano in scena: l’amore di questa nostra bella gioventù. Applausi e tanta felicità per tutti con Noemi Arcangeli, Saul Daniele Ardillo, Damiano Artale, Hektor Budlla, Alessandro Calvani, Martina Forioso, Johanna Hwang, Philippe Kratz, Marietta Kro, Ina Lesnakowski, Valerio Longo, Ivana Mastroviti, Riccardo Occhilupo, Giulio Pighini, Roberto Tedesco, Laura Nicole Viganò, Serena Vinzio e Chiara Viscido.    


venerdì 23 maggio 2014

PERLE E PIETRE PREZIOSE SCATENANO LA CUPIDIGIA



Oro e argento sono i metalli nobili con i quali sono stati incoronatii, tutti i monarchi dell’antichità. Fino a quando non sono state scoperte le pietre preziose che sono state incastonate nei monili per impreziosirli ancora di più fino a diventare simboli di potere e di ricchezza da scatenare cupidigia, passioni selvagge e irrazionali nonché desideri inconfessabili.
Spesso sono accompagnati da cattiva fama perché portatori di sventura. Come le perle che sono all’altezza di tale primato: molte donne e regine ne hanno subito il fascino per poi soccombere sotto i colpi della sfortuna.
Se le perle sono sempre state preferite dalle regine specie  della dinastia dei Tudor, nomadi e zingare le hanno sempre rigorosamente scartate dalle loro razzie tenendosi alla larga da simili gioielli optando quasi esclusivamente per l’oro e argento perché con loro non si sbaglia facendo parte della riserva aurea di uno Stato con valutazioni ufficiali di scambio.
I gioielli con incastonate pietre preziose invece sono soggetti a oscillazioni di mercato delle aste in via ufficiale e dei mercanti traghettini che operano sottobanco o privatamente.
Le pietre più “malfamate” sono i diamanti colorati mentre zaffiri, rubini, smeraldi  sono regalati per esaltare gli occhi o le labbra della regina amate con i quali fanno pendant.
La tiara di Eleonora d’Aquitania per esempio, la regina Ginevra delle saghe celtiche era composta di diamanti e smeraldi per brillare insieme al colore dei suoi occhi. Ad Eleonora d’Aquitania  apparteneva anche una meravigliosa parure di diamanti con al centro uno grosso a forma di goccia come una sorte di lacrima a segnare il suo destino di regina amata e odiata. 
Così come la parure di diamanti e smeraldi che Eddy Fisher aveva regalato a Liz Taylor poi superata da quella di diamanti e zaffiri che le aveva regalato Richard Burton perché nei suoi occhi e nel suo amore vedeva la profondità dell’oceano.
Il diamante colorato blue Hope era incastonato in una collana appartenuta alla Regina Marie Antoinette che non le aveva portato fortuna esattamente come quello appartenuto a Rose nel Titanic.  Per non parlare del diamante rosa portatore di sventura perché coperto del sangue degli schiavi neri bambini compresi costretti a tutt’oggi a lavorar nelle miniere del sud Africa.
Le Corti Europee sono fra le più ricche del mondo perché custodi dei gioielli più favolosi che si sono tramanadati da generazioni di monarchi.
La più famosa è la parure di Mary di Danimarca che era appartenuta a Desiré Clairy quale amante di Napoleone depredato in seguito dei gioielli della  Corona divisa prima con Josephine e poi con Maria Luigia, da tutte le Corti d’Europa con Svezia e Austria in pole position.
Sempre alla Corte di Danimarca  c’e  una  magnifica tiara di smeraldi e diamanti del 1900, all’epoca appartenente alla collezione della Principessa Katharina Henckel von Donnersmarck















Fra i Paesi Arabi e Indiani ci sono gioielli di inestimabile valore. poco conosciuti al mondo occidentale che ha avuto solo il piacere di ammirare quelli dello Scià di Persia regalati prima a Soraya e poi a Farah Diba l’Imperatrice più ingioiellata della storia contemporanea la quale era riuscita a mettere in ombra, con la sua visita alla Casa Bianca, perfino Jackye Kennedy.

Ma per poco perché poi il trono del pavone non le portò fortuna così come  a tante donne a fianco di uomini di potere .Infatti anche Jackye morì abbastanza giovane: dopo una vita fra potere  dei Kennedy e i soldi di Onassis aveva puntato sui gioielli fidanzandosi con un gioielliere famoso di New York ma le pietre preziose anche a lei non portarono fortuna.



Restano ultimi ma non ultimi i gioielli della Corte d’Inghilterra che appartengono alla Regina Elisabetta dopo essere passati dai Tudor ai Windsor che sono custoditi  nella Torte di Londra oppure incastonati nelle varie tiare o corone che Elisabetta sfoggia in tante occasioni. Una delle collane della Regina Elisabetta, una parure di diamanti,  è stata prestata recentemente anche a Kate Middleton, sempre molto elegante ma un filo disadorna di gioielli forse perché il principe William ha il braccino corto.






Infatti con Kate non si è nemmeno scomodato per creare un anello su misura per il fidanzamento avendole regalatole quello di sua madre Diana, composto di diamanti e un grosso zaffiro. 
Ma Kate è ancora giovane e a farla brillare è il suo sorriso che vale più di una collana di perle. Infatti pare sia costato una crifa! 
La tiara di Cartier comunque del giorno del matrimonio fa parte del patrimonio della Corona.
Una cursiosità : l'ultima collana di perle della Principessa Diana indossata nella sua ultima serata di gala del 3 giugno 1977, due mesi prima del fatale incidente di Parigi, passata alla storia come i "gioielli del Lago de Cigni" dal titolo del balletto di Ciajcowshij al quale Diana assistette quella sera, è stata venduta all'asta per circa 400 mila dollari insieme agli orecchini che la principessa non aveva sfoggiato perchè ancora in lavorazione. Ancora una volta le perle non avevano portato fortuna trasformando l'ultimo  Galà, in una sorta di Canto del Cigno per Lady Diana Spencer.














martedì 20 maggio 2014

PRINCIPI DI MONACO ANDATE A VEDERE QUESTO FILM!


RANIERI E GRACE, UNA FAVOLA REALE



Il film Grace di Monaco è stato accolto tiepidamente dal pubblico di Cannes ma sarà il pubblico delle sale a fare la sentenza.
Tante scuse per la famiglia di Monaco ma è stato fatto col cuore e con tanto rispetto dicono attori e registi del film anche se il tema trattato ha voluto evidenziare che la favola di Grace non era proprio una favola, fatta di alti e bassi come quella di tante coppie.
In realtà è stata una grande storia d’amore.








Se Grace è sempre stata fedele a sé stessa il principe Ranieri è stato sempre fedele a Grace che ha amato fin dal primo giorno in cui si erano incontrati prima delle riprese di Caccia al Ladro.
E’ bastato uno sguardo per capire che lei sarebbe diventata sua moglie e la principessa di Monaco.
Per comprendere quanto l’amore di Ranieri fosse grande e profondo, basta vederlo al funerale di Grace: incanutito, affranto, in lacrime al braccio di Caroline quando è entrato in Chiesa per la cerimonia funebre non ha avuto nemmeno la forza di alzarsi in piedi tanto era ripiegato su sé stesso.







Dopo la morte molte star gli hanno fatto l’occhiolino proponendosi per occupare il posto della Principessa Grace rimasto invece vuoto fino alla morte di lui nel 2005 perchè Grace era rimasta nel suo cuore e nella mente fino alla fine quando è andato a ricongiungersi con l'amata moglie  nell’eternità.
Per questo forse i figli sono gelosi della vita dei loro genitori che nessuna soap, film o fiction potrà mai descrivere realmente.
Perché la vita dei principi Grace e Ranieri di Monaco è stata una favola reale.

     GRACE DI MONACO
In questi giorni il film è sbarcato nelle sale e domenica sera c’era abbastanza pubblico, considerata la partita serale allo Stadio, a visionare Grace di Monaco.
E’ un bellissimo film, che alla fine ha perfino commosso con qualche lacrimuccia fra gli spettatori, me compresa.
Nicole Kidman, anche se un filo sopra le righe come sempre nei ruoli romantici come abbiamo visto in Moulin Rouge dove passava da una recitazione isterica a quella dolce ed arrendevole del finale dopo aver fatto la “scelta d’amore” che la portava alla morte, è superba a dir poco.
Non sono gli abiti né il trucco e il parrucco ma quelll’incedere elegante e silenzioso di Grace Kelly fatto di calma e di forza interiore che inducono a chi le ruota intorno a fare un naturale inchino.
Sua Altezza Serenissima è una vera Principessa perché in mezzo agli eventi catastrofici del suo Paese lei emerge in tutta la sua sfolgorante passionalità per difenderlo da qualsiasi tipo di assalto: giù le mani dalla mia famiglia.
La quale comprende anche tutti i monegaschi, “tutte brave persone che hanno diritto al rispetto avendo contribuito a fare di Monaco uno Stato Sovrano”
Le lotte intestine non mancano, come in tutte le famiglie dove ci siano un minimo di potere fra aziende e movimento di soldi, figuriamoci là dove in ballo c’è anche un trono. In questo caso vacillante stante i complotti per fagocitare questo piccolo paese, prezioso e ricco come un gioiello di inestimabile valore.
Nicole Kidman rende giustizia a Grace Kelly esaltandola nelle sue doti di grande manager che poi ha ereditato anche il principe Alberto il quale sta portando avanti la sua idea di Stato che si fa gli  “Affari Suoi” pensando comunque alle opere di bene, nel quale la principessa Grace di Monaco si è orientata con il cuore attraverso il fattore fashion (con i Balli a Corte) e quello artistico (come il Teatro del Balletto Classico che fino a qualche anno fa era molto in voga) che ha portato il Principato di Monaco a un livello di benessere invidiabile.
 Pur rispettando il diniego da parte della famiglia reale Monegasca, piacerebbe moltissimo vedere un ripensamento rendendo omaggio non solo a Nicole Kidman ma pure a Tim Roth nel ruolo del principe Ranieri perché è stato una rivelazione nell’interpretare la figura del principe  anche sotto una luce abbastanza cruda come quando dice al “parroco” di fiducia: “Ma non sei stato tu a sceglierla? Volevate tutti una principessa…” (E mi ritrovo solo una casalinga disperata che vuol tornare a far l’attrice). Questo è il succo del discorso che portano alla luce ragionevoli dubbi ed incertezze di fronte ad avvenimenti tragici che comunque Grace ha saputo risolvere brillantemente strappando al principe Ranieri un “Ti amo” che vale più di ogni “stupido trono che potremmo sostituire andando a vivere in una Fattoria per invecchiare insieme” come gli aveva sussurrato Sua Altezza Serenissima nel momento in cui Monaco stava per essere invasa dai carri armati di De Gaulle.
Ma il suo destino era già segnato e Grace di Monaco è rimasta sul trono fino alla fine dei suoi giorni.  Una tragedia sulla quale è meglio stendere un pietoso velo e guardare ai bellissimi figli di Grace e Ranieri che ce la stan mettendo tutta per essere all’altezza dei loro amati genitori.
Principi di Monaco, andate a vedere pubblicamente il film Grace di Monaco condividendolo con il Vs. popolo perché la Principessa, in una delle sue ultime interviste, voleva essere ricordata come una brava persona (V.The last interview Grace Kelly on ABC's ).https://www.youtube.com/watch?v=YeR9EiF1Axk 

Così come aveva definito tutti i monegaschi, realmente e in questo bel film.

PARMA DANZA 2014 TRA GALA DELL'ABBAGNATO E IL CLASSICO GISELLE

 ELEONORA ABBAGNATO E LE STELLE DELL’OPERA DI PARIGI
Parma Danza 2014 ha presentato un Galà con Eleonora Abbagnato e le Star dell’Opera di Paris. Tanti applausi alla fine dello spettacolo in un successo annunciato perché la Abbagnato è conosciuta ormai al grande pubblico grazie anche agli interventi televisivi in produzioni importanti come S.Remo, un Recital di Massimo Ranieri, in spot Pubblicitari Ferrarelle e da Amici di Maria de Filippi.
“Io sono nata per la danza” diceva Eleonora al Massimo Ranieri “perché fin da bambina giocavo con le scarpette per cui la mia vita è la danza”.  Non solo Danza perché ha fatto anche un film, udite udite, con Ficarra e Picone,  7 e 8.
Una parte interessante del Gala lo ha avuto anche la festicciola nel ridotto del Regio, dopo lo spettacolo, con tavola imbandita in maniera eccellente dove il culatello la faceva da padrone contornato dal crudo, colonnata, coppa e salame a volontà.
Ad Eleonora Abbagnato ho fatto una domanda cogliendola di sorpresa mentre faceva le moine a un gruppo di bambinette senza aver mai assaggiato nemmeno un piccolo boccone né di salume né di dolce o macedonia. Niente.
E’ rimasta a bocca asciutta tutta la serata quando tutti si abbuffavano al buffet. Per mantenere la linea di un étoile questo ed altro
 “Che differenza c’è tra Teatro italiano e quello francese?”chiedo curiosa
“Il calore del teatro Italiano a Parigi ce lo scordiamo”
A Parma ha trovato i ponti d’oro.
Mi avvicino al sindaco e gli riferisco le parole della Eleonora: “Sindaco ha detto che qui c’è molto più calore che a Parigi”
“Questo fa piacere!” risponde di rimando il Sindaco tutto orgoglioso dell’accoglienza riservata all’étoile de Paris facendo con lei tanti sorridenti selfie.
Dopo qualche fettina di salume e qualche assaggino di riso saltato con foglie di menta, bocconcini di mariola di cotechino con puré, crudo di bue con scaglie di formaggio, pastella di verdure e gamberetti in insalata, accompagnati da dolcetti, caffè e bollicine a volontà azzardo un’ultima domanda alla divina Eleonora, peso piuma:
“Che ne pensa di Bolle che vuol portare il Teatro nelle Piazze?”
“Ci aveva già pensato Carla Fracci per cui non è una novità”
“Allora crede che sia una buona idea?” incalzo io.
“Sì se serve a far conoscere la danza…”
Giustamente infatti Eleonora Abbagnato è molto conosciuta, così come Carla Fracci e Roberto Bolle, artisti che con la danza sanno anche promuovere loro stessi.
Le stelle dell’Opera di Parigi-Roma - Amandine  Albisson Pivat, Alessandra Amato, Audric Bezard, Nicolas Le Riche, Damiamo Mongelli, ClaireMarieOsta, Benjamin Pech, nelle coreografie di diversi autori fra i quali Roland Petit Angelin Preljocal - hanno brillato di luce propria perché già affermate raccogliendo qui in Italia il successo (di luce riflessa) annunciato da Eleonora Abbagnato.


                       
GISELLE A PARMA DANZA TRA CLASSICO E MODERNO
Chissà se fra la teleteca RAI fine anni 60,  c’è ancora lo spot del Frigorifero  con Carla Fracci che danza.
Sì perché se Carla Fracci è stata la prima ballerina a sostenere che la danza classica andrebbe portata nelle piazze, di fatto è stata la prima a portarla in tutte le case tramite la TV con uno spot commerciale che comunque ha aperto l’interesse verso la danza classica tra le quali si sono contraddistinte alcune ballerine/i come Oriella Dorella ed Eleonora Abbagnato e Roberto Bolle. Tutti artisti italiani a ballare in Piazza. E non solo.
Carla Fracci è stata protagonista anche di fiction tv sulla vita di Giuseppe Verdi nel ruolo di Giuseppina Strepponi, con tante altre ospitate in Tv “a far conoscere la danza tra classico e moderno”, quest’ultimo sperimentato con il ruolo di quello che fu di Giulietta Masina in La Strada.
Ma il cavallo di Battaglia di Carla Fracci è stato Giselle che “a cavallo” degli anni 60/70 aveva interpretato con Brhum portandolo in tutti i Teatri del mondo dopo averne fatto anche un film.
La scena della pazzia è rimasta nella storia per l’intensità drammatica con la quale Carla Fracci ha saputo animare la piccola contadina Giselle da commuovere le platee. Per incantare il pubblico non bastano allenamento e perfezione tecnica se non sono accompagnate dalle doti recitative così come hanno insegnato grandi artiste del palcoscenico a nome Margot Fontayn, Galina Ulanova Svetlana Zakharova e da ultima ma non ultima Liliana Cosi maestra dell’Ater Balletto di Reggio Emilia.
A Parma Danza di questa edizione 2014, sabato e domenica è andata in scena Giselle del Teatro Maribor in allestimento classico come piace ancora tanto al pubblico con la scenografia immutata nel tempo nella foresta con la casetta, i cacciatori il corno per chiamarli in adunata, le spade incrociate il divertissment intorno alla Corte vestita di abiti sontuosi in contrasto con quelli della plebe in abiti bucolici.
Una scena che ben presto scompare per dare spazio alle ballerine in tutou fra tulle e svarowsky a volontà che volteggiano leggiadre in abbraccio corale ritmato in sincrono a scarpette incrociate, in girotondo e in pas de deux a fare da contorno al principe azzurro( Anton Bogov) delle favole che balla in coppia con l’étoile Giselle (Catarina de Meneses) già trapassata a miglior vita causa pazzia per il dolore nel constatare che il suo innamorato presentatosi sotto false vesti di contadino era già promesso a un’altra ricca e nobile quanto lui.
Sempre fedele e innamorata Giselle soccorrerà il suo principe dalla furia delle Wills,  una schiera di sedotte e abbandonate come lei che, dall’oltretomba, invece vorrebbero punirlo.
Dopo l’ensemble del Teatro di Maribor alla prossima ci attende una versione di Giselle della Compagnia junior Balletto di Toscana in un altro parallelismo interessante.



sabato 17 maggio 2014

A PROPOSITO DI SOCIAL


DONNE SEMPRE PIU' REGISTE DI SE' STESSE
In tempo di crisi le star del cinema, vedendosi ridurre i favolosi cachet, sono davanti a un bivio: o fare spot pubblicitari nei Paesi stranieri disposti a far loro ponti d’oro, oppure mettersi dietro la macchina da presa per girare film in proprio.
E non si fa per dire perché chi dirige mette sempre molto di sé in una performance cercando di farla incarnare dalla sua musa femminile o maschile.
Il Diavolo veste Prada per esempio, Meryl Streep ufficialmente doveva impersonare Anne Wintur mentre in realtà incarnava le fantasie del regista che si immaginava a capo del settore moda secondo gli stereotipi delle favole.



 La Streep era la matrigna, Anne Athaway la Cenerentola, le segretarie le sorrelastre, il guardarobiere che cercava gli abiti era una sorta di fatina che aiutava la Cenerentola a vestirla da Principessa per andare al ballo.
In ballo si può tirare anche il mito di Pigmalione come una sorta di sfida o di scommessa che tanti registi mettono in atto per fare da scopritori alle loro creature dopo averle già scoperte in camera da letto dove,se la performance colpisce il segno, al cinema nasce la stella che il regista considera di sua proprietà della serie Io ti Ho Fatto e Io Ti distruggo legando a sé la diva intrappolata nel personaggio che l’ha lanciata.
Ma la trappola scatta anche per lui perché spesso si innamora della sua creatura vendicandosi se lei lo delude.


Roberto Rossellini con Ingrid Bergman aveva preso un abbaglio clamoroso perché la grande diva dello schermo in realtà era una casalinga noiosa dedita a curare il cortile con galline e oche (c’è un docu trasmesso in Tv, a testimoniarlo) che non aveva la più pallida idea della meravigliosa diva di Casablanca o Notorius.
Con il film Strombol Rossellini voleva far una copia di Anna Magnani la grande attrice da lui esaltata in Roma Città Aperta, la quale era focosa ed impetuosa sia come amante che come attrice sullo schermo. Insomma la Magnani era sé stessa sempre e comunque in ogni film mentre la Bergman era duttile e plasmabile da entrare nei panni di vari personaggi che una volta tolti insieme alla maschera la facevan tornare sé stessa.
Non si può fare un paragone perché entrambe erano bravissime, semplicemente avevano un modo diverso di vedere il lavoro di attrice come se una si portasse il compito anche a casa mentre l’altra no: per lei In casa entrava la persona.E qui scattava la delusione per un regista come Rossellini il quale poi sposò un’intellettuale strana.



Nel mondo del cinema la linea di confine tra reale e immaginario è molto labile per cui attori e attrici vivono come dei border line immaginando di “incarnare” genio e sregolatezza.
La genialità dovrebbe invece restare nella mente per non trovarsi a recitar la vita come in un palcoscenico buttandosi anima e corpo in qualche performance, così come è stato per esempio per Richard Burton e Liz Taylor, i quali se in Cleopatra sullo schermo hanno fatto cagare, nella vita hanno dato la miglior interpretazione di sé stessi come una sorta di Antonio e Cleò de’ noantri.


Non è stato così invece  per Sean Connery: se nell’immaginario è rimasto lo 007 più amato, nella realtà si è liberato presto del personaggio per riappropriarsi della sua vita privata e e della sua carriera di attore (portata avanti brillantemente in svariati ruoli così come aveva incarnato James Bond) facendo una netta distinzione anche perché il vero 007 era il regista Terence Young un uomo molto bello e affascinante, di gusti raffinati ma con una scorza di duro perché durante la guerra aveva guidato carri armati.

Genialità e sregolatezza vanno bene finchè si è giovani perché con l’età è giusto entrar nei ranghi per non essere afflitti dalla sindrome di Peter Pan che solo nell’arte può avere sbocchi. Gli attori si sa sono esseri infantili, come diceva Marcello Mastroianni, che con il cinema hanno la possibilità di esprimere la loro giocosità.
Ma i grandi attori di una volta non ci sono più perché facevano bizze anche nel privato fondendosi nei grandi personaggi che interpretavano confondendosi nella vita che vivevano. Questo perchè i ruoli, come detto sopra,  erano sempre sopra le righe sul filo delle tragedie Shakespeariane dando vita a personaggi storici o drammatici,  o della leggerezza delle commedie e delle favole.
I racconti intimisti sono nati molto dopo con registi d’autore del cinema indipendente che hanno fatto film interessanti mettendosi in fila nei vari festival creati appositamente per la loro diffusione (quasi sempre nelle sale d’Essai con i Cineforum per cinefili appassionati che pochi coraggiosi distributori volevan dar loro soddisfazione).
Anche se il cinema Kolossal o ad effetti speciali fantascientifici resta il preferito dal pubblico che corre sempre in massa nelle sale, molti attori o addetti ai lavori del cinema hanno scelto di mettersi dietro la macchina da presa improvvisandosi registi per fare film originali perché basati su esperienze personali o di vite vissute da amici parenti e affini.
Ognuno di noi ha in sé una storia da raccontare per cui potremmo tutti cimetarci come registi. Basta trovare il team tecnico ed i mezzi (sovvenzioni statali) per supportare i costi di produzione sperando nel riscontro al box office. Per il momento è consentito sbizzarrirsi sul Web.



Ma a Cannes quest’anno tira il vento della rivoluzione.
Infatti è stato premiato il film Le Meraviglie, opera prima di Alice Rohrwacher che sembra girato come una sorta di Grande Fratello con la cinepresa puntata sui componenti una famiglia con un pizzico di magia rappresentato dalla fata Monica Bellucci per dare al film lo spessore della favola.
Perché siamo sempre lì, il cinema per funzionare deve girare intorno a tre tematiche: tragedia, commedia o favola. Il cinema verità è una gloriosa epopea  che non si ripeterà mai più perché unica nella storia del cinema.
Infatti i film che restano a raccontar di sé, delle donne e il loro ciclo, del quotidiano e delle bollette da pagare, delle molestie in ufficio o al gabinetto nella pausa pranzo, è cronaca di una morte annunciata.
Per questo ci sono i talk show tv  in fasce pomeridiane dove a condurre come delle regine, che sian maschi o femmine, sono sempre le star prime-donne. La favola sono loro, il resto è noia.

Per fortuna che in Tv ci sono telenovelas e fiction a lanciare volti nuovi tra storie di tutti i giorni per l’intrattenimento e i reality per dar possibilità ai volti nuovi di trovar lavoro: in pizzeria, in discoteca, in sala giochi in sala stampa, in sala da tè o da caffè e così via. Cosicchè, larga la fola stretta la via dite la vostra che ho detto la mia.
Evvai con lo spot pubblicitario!


venerdì 16 maggio 2014

ESTATE IN BARCA,ISTRUZIONI PER L'USO




A me piace molto il mare. Il nuoto è uno degli sport che preferisco, dopo la danza e lo stile libero. Ma seguo molto anche le regate perchè adoro le barche a vela. Fare una vacanza con la barca è roba da ricchi? No, perché oggi ci sono molte occasioni ed opportunità per tutti. Ci vuole però una grande passione. Quel tanto che basta per fare delle rinunce lungo il corso dell’anno, come aperitivi e mojito vari, oppure sigarette e week end mordi e fuggi, per ritrovarsi alla soglia dell’estate con un piccolo gruzzolo e fare vacanze lontano dai carnai delle spiagge superaffollate, alla ricerca di spiaggette più esclusive. Si può iniziare a piccoli passi con gommone, imbarcazione molto sicura che viene usata nei salvataggi delle pilotine in difficoltà nella tempesta, dotandolo di un piccolo motore anche a 10 cavalli, per poi passare a venticinque in attesa di dare la patente nautica. Che non è difficile, basta imparare le regole di navigazione, l'ancoraggio nei punti giusti per evitare di incastrare l'ancora, i nodi alle funi, l'attracco al porto e,ovviamente, le tecniche al timone, molto simili a quelle di un'auto.

Quindi, si può passare ad un livello più alto cambiando il gommone con un piccolo scafo a 85 cavalli per poi passare a quello sempre più grosso. Basta finita lì, perché puntare al cabinato fa scattare la tariffa superiore entrando nel campo del lusso e di quella fascia di ricchi che-si-son-fatti la barca, rischiando di far come loro la figura dei parvenue.

Con un motoscafo, anche piccolo, vai comunque sempre al massimo. 
Più di una barca. L’importante che abbia il parabrezza per potersi appoggiare e navigare in piedi, poiché seduti si rischia il colpo di frusta. Così posizionati, si può sfrecciare alla massima velocità consentita (e il più possibile al largo per evitare i sub) cavalcando le onde seguendo e ritmando le oscillazioni dello scafo. E’ come stare su un cavallo che corre al galoppo su una prateria senza alcun ostacolo. L’adrenalina va alle stelle ed il piacere è dei più esaltanti che si possano provare. Poi magari ti capita di incrociare un mega yacth che sfila lento…lento…con i poveri Vip che cuociono al sole facendo puntatine alla doccia per rinfrescarsi un po’. E tu li saluti con un yahuuuu! per poi riprendere la tua corsa come una spinta verso l’infinito. Roba da giovani, non da ricchi. Ma ci vuol passione…

                                   PARADISO TERRESTRE
  






















Se si vuol prendere il sole integrale come in una sorta di Paradiso Terrestre bisogna andare in barca o nelle spiaggette esclusive.
Ci sono insenature apposite per chi pratica nudismo, come sotto al Monte Conero
o Cala Luna in Sardegna ove è stato girato il film con Maria Angela Melato e G.Carlo Giannini "Travolti da un insolito destino nel mare azzurro d'agosto" che negli anni 80 erano prese d’assalto, ma in Italia ci sono pochi luoghi dove il nudismo viene praticato tranquillamente.
All’Estero invece è ancora  diffuso in alcune località famose come Formentera, Ibiza, o Mikonos e meno famose come alcune isolette dell’Adriatico all’altezza della Croazia che si chiamano Mali Losinj e Veli Losinj.
Qui il nudismo (specie a Veli Losinj perchè vi si accede solo in barca) è praticato da bagnanti che non vogliono essere fotografati da estranei e restare così nudi al sole in pace col mondo intero.
Non c’è niente di male in questo tipo di nudismo perché fa parte di una filosofia di vita che esalta il contatto con la natura come esperienza che ti irradia di energia, tradotta in forza fisica e spirituale.
Lo posso confermare perché per un paio di anni sono andata in questa isoletta per prendere il sole integrale con marito e amici e ricordo un episodio che mi aveva fatto riflettere guardando una coppia di anziani coniugi stesi nudi al sole.
I loro corpi non erano osceni perché alzandosi in piedi sulla roccia apparivano snelli e ancora pieni di vigore nonostante i capelli grigi, frutto sicuramente di costante allenaento sportivo.
Quando all’unisono si erano tuffati in mare avevano cominciato a nuotare fianco a fianco dolcemente con piccole bracciate per sentirsi cullare dall’acqua limpida e a calma piatta. Era un’immagine bellissima perché mi aveva fatto pensare a come sarebbero diventati Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre se non avessero morso la mela.

                                           OFF SHORE ED EBBREZZA

Sono un tipo sedentario. Poco sportivo, ho sempre coltivato interessi sul genere intellettuale o manuale. Mi piace molto nuotare, danzare e andare  in bicicletta. Ho preso a fatica la patente. Ma l’ho presa.
Per dire il tipo: quando andavo a scuola guida, dopo i quiz della teoria il maestro aveva annunciato: “Adesso ragazzi passiamo al motore. Perché la macchina ha un motore. Le risulta vero signorina?” disse guardando me vestita come una principessina. E tutti a ridere. Non c’ero proprio.
In teoria comunque ero brava perché i quiz li avevo superati brillantemente. Vabbè poi in pratica ho sempre avuto chi mi accompagnava in macchina. Ho provato il tennis ma ero una schiappa. Nello sci ho preferito flirtare (innocentemente) con il maestro.


























L’unico sport che mi ha veramente appassionata è l’offshore.
La corsa in motoscafo è l’esperienza più esaltante e adrenalinica che si possa provare.
Le mie vacanze di alcuni anni fa erano tutte vissute per soddisfare questa passione insieme al mio partner bravissimo nel guidare questo mezzo con il quale sfrecciavamo per il mare salutando i poveri ospiti dei vari Yacht che stavano a cuocere al sole perché la grande stazza impedisce loro di correre.
Sul motoscafo viaggi in sincrono con le onde cavalcandole come una sorta di wind surf per cui non bisogna star seduti perché può essere in agguato il colpo di frusta per una mossa troppo forte dell’onda anomala.




Infatti noi stavamo in piedi e correvamo felici in alto mare fino all’ora del tramonto quando il caldo diminuiva finendo per sostare lasciandoci cullare dalle onde.


Era arrivato il momento dell’amore. Il sole ancora caldo fra le gambe faceva bruciare di passione i nostri corpi che si univano con intenso piacere. Unico e irripetibile perché non è come fare l’amore fra le lenzuola di un letto. Su un motoscafo è tutto diverso: lo specchio d’acqua pieno di riflessi ti avvolge in una intensa luce e senti che il sottile strato del motoscafo ti separa dall’abisso mentre sopra sei coperta dal cielo infinito facendoti sentire parte di tutto l’universo.
Un’esperienza mistica da far girar la testa in un mix di estasi ed ebbrezza.
Dispiace per chi non l’ha mai provato.

                 














                           LA MIA LUNGA ESTATE CALDA

























La Lunga Estate Calda è un film degli anni 50 con Paul Newman e Joanne Woodward che racconta la storia di un ragazzo incendiario che entra nelle grazie di un ricco terriero per poi conquistarne la figlia riottosa desiderosa di accasarsi con un rampollo aristo con il quale pensa di avere affinità elettive finchè lui non le rivela di considerarla solo una buona amica.
I rapporti spesso viaggiano sul fraintendimento creando illusioni e castelli di sabbia.

Io ne ricordo diverse di lunghe estati calde e una soprattutto della quale conservo ancora lo scatto.
L’estate era molto assolata (e si vede anche dall’abbronzatura) ed è durata fino ad ottobre.
Quello era un periodo che in vacanza ci stavo anche per un mese intero rilassandomi alla grande facendo tanti bagni e feste sia in casa che fuori.
Ero spensierata e felice ma soprattutto molto in forma nonostante non fossi molto attenta alla linea perché mangiavo di tutto.
Un’altra estate molo calda l’avevo trascorsa a Rimini nei primi anni 90 mentre in quella del 2003 sono andata in Tunisia in un Hotel lungo la spiaggia dove faceva talmente caldo che entravo in acqua la mattina alle 7.