giovedì 31 ottobre 2013

LA SVOLTA DEI BRANGELINA: IL PITO E LA PITA.


Angelina Jolie finalmente l’ha capito. Per sposare Brad Pitt deve fare l’angelo del focolare, curare i fornelli ma soprattutto i bambini. Una schiera fra figli naturali e adottati che fino ad oggi sono stati dati in pasto ad un esercito di tate.
Le quali litigavano fra loro mentre qualcuna ci provava pure con Brad in assenza di Angelina perché la star tra film come attrice e regista ed impegni umanitari non trovava più il tempo per occuparsi del menage familiare. Tanto che a Hollywood si raccontava che la famiglia etnica fosse solo una facciata escludendo i Brangelina dai premi Oscar pur essendo entrambi molto bravi.
Il bravo Sette Più va al suo Brad Pitt, diciamolo, perché Angelina ne ha preso atto preferendo ritirarsi per un po’ dalle scene (anche a causa della mastectomia sicuramente) per occuparsi solo della crescita dei loro bambini.
Ancora una volta Angelina farà tendenza perché dall’America ci sono i primi segnali di un ritorno al focolare delle donne. Casalinghe disperate? Non proprio, visto da come si evolvono le storie di Histeria Lane dove le casalinghe hanno il tempo di tenersi in  forma scambiandosi le torte, prendere lezioni di maquillage, di come mettere ordine negli armadi, di Kamasutra e aperitivi al veleno.
 Un lusso che le donne che lavorano non si possono permettere.
Brad Pitt è dunque l’uomo che porta a casa lo stipendio per cui si sta ingegnando (come nella sua ultima fatica L’Arte di Vincere ovvero impara l’arte e mettila da parte)  in film fanta-kolossal-effetti-special del genere futuro apocalittico da fine del mondo che sono quelli di maggior incasso al box office.
Il film appena finito di girare è World Ward Z (La Guerra Mondiale con gli Zombi) dove Brad Pitt deve portare in salvo la famiglia “quando la terrà si squarcerà e da essa vivi e morti  compariranno insieme al cospetto di Dio per il Giudizio Universale”.
Giammai. Meglio fare una guerra mondiale e annientare tutti i morti viventi, perché a volte ritornano, riducendoli in polvere. Sembra quasi uno spot in favore della cremazione e dell’ eutanasia. Insomma degli inceneritori dei rifiuti vegetali, animali e umani, senza alcuna distinzione.
Il rifiuto come parola d’ordine per un futuro migliore: impariamo a dire no.
Cominciamo da questi inutili Horror. Tengo famiglia,così si giustificherà anche Brad Pitt rinnegandolo segretamente, perché non c’è nemmeno l’attenuante del film d’autore, vergognandosi come un pito!  
   

mercoledì 30 ottobre 2013

NIKI VENDOLA E L’AMOR OMO-CORTESE



Hors Les Murs è un film canadese che parla di omosessualità in termini romantici. Quello che abbiamo sentito raccontare per la prima volta da Niki Vendola che dell'amor-cortese-omosex ha fatto il suo cavallo di battaglia alle Primarie per legalizzare le unioni dei dico.
Cosa impensabile nella nostra società italiana ancora assoggettata ai patti lateranensi per cui l’ultima parola spetta sempre a quella del Papa. Il quale si è già espresso in favore della famiglia normale relegando i rapporti day nella sfera del peccato. Gay e Pedofili con tante scuse per i Sacerdoti Americani che tanto hanno sbagliato in questo senso.
Ma se la religione ha i suoi principi sacri per tutti i credenti, è ovvio che le Stato debba mettere ordine ai diritti civili di ciascuno ivi compresi quelli che amano partner dello stesso sesso.
A caldeggiare questa campagna in favore delle coppie gay ci sono in circolazione anche film che vogliono illustrare la purezza di un sentimento oltre il muro dell’omertà dove tutti sanno ma non si dice perché quelli che fanno outing sono a rischio di perdita di lavoro a meno non si scenda in politica.Niki Vendola infatti  è entrato in campo presentando il suo compagno che è stato accettato con i voti a Vendola per il suo programma dimostrando la maturità di buona parte dei cittadini. I quali magari vanno anche in Chiesa perché non è più il tempo in cui dal pulpito il Prete cacciava divorziati e tutti i pubblici peccatori che davano scandalo.
L’apertura in politica ha aperto anche alcuni canali della Tv che hanno coraggiosamente trasmesso serial o film Tv che trattavano l’omosessualità in termini romantici come L.A:word o I Segreti di Brokebak Mountain di Ang Lee trasmesso su Rai Due con qualche scena censurata. Quelle più hot in cui si vedeva il bacio appassionato di due cow boy anche se era un bacio d’amore, non di sesso.

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ROCCO SIFFREDI, UN FLOP ANNUNCIATO


Rocco Siffredi inizia un programma dove insegna a salvare la coppia.
E’ il segreto di pulcinella perché lo sanno anche i bambini: mangiare la patatina.
A gambe aperte. Infatti chi più dei bambini ha il tempo per navigare su Internet fra siti porno che son poi quelli che van per la maggiore.
A cinque anni sanno già come si fa, a dieci lo sanno già usare e a venti cominciano a guardarsi intorno per fare omosex.
Le bambine pure.
Rocco Siffredi è talmente popolare da essere stato invitato anche a S.Remo per dare un brivido alla platea assonnata. La quale sa esattamente quanto ce l’ha lungo e dove sa metterlo.
Il suo forte è il tocco anale perché nel porno se non sai fare quello non diventi un divo.
Dal che a dedurre che il suo pezzo forte sarà o mangiar questa patata o baciare il culo.
Evvai col vento? No, perchè la coppia vada a gonfie vele il vento deve essere rigorosamente in poppa,
per cui se il vento lo cacci a prua si prevede un flop.
Rocco? Prrr….Infatti la prima puntata comincia a Parma: una sigla come forza di un destino: Prrrrr….!
                             FATELO CON UN CETRIOLO

Tutto quello che serve è un cetriolo, un limone e uno yogurt bianco. Per cominciare, prendi una ciotola, un mixer (o un frullatore), un coltello e un pennello. Taglia 5-6 centimetri di cetriolo e levane la buccia; poi fanne 4 pezzi e mettilo nella ciotola col succo di mezzo limone e tre cucchiai di yogurt; frulla tutto con il mixer e usa il pennello per spalmare sullla pelle pulita del viso e del collo una generosa dose di crema al cetriolo.
Insisti soprattutto nella zona degli occhi e del contorno bocca, per alleviare i segni dello stress, ma fai attezione a non toccare le mucose: lascia sempre un centimetro di margine, per evitare bruciori e irritazioni.
Lascia la maschera in posa 5 minuti. Prima di rimuoverla, massaggia gentilmente la pelle con movimenti circolari, poi sciacqua via la crema con abbondante acqua tiepida e tampona il viso con una salvietta di cotone o spugna, senza stofinare.
Puoi ripetere questo trattamento anche due-tre volte a settimana, perché si tratta di una maschera non aggressiva: ha un effetto nutriente e astringente, e la pelle risulterà più bella e fresca fin dalla prima applicazione.



martedì 29 ottobre 2013

VENERE IN PELLICCIA

   Vestiti di rosso con spacco inguinale ed ecco Venere in Pelliccia nella persona di Emmanuelle Seigner che dopo il premio Oscar con il film Venere in Visone torna in scena per riproporre rapporti sado-maso. In Pelliccia.
Così come sono quelli di Gloria del film con Elizabeth Taylor la quale in una scena con il tacco a spillo infilza il piede dell’aspirante amante che vien sedotto perdendo ogni lume della ragione. Come a dire che gli uomini vanno presi a pesci in faccia? No, per la gola a bocconcini Sushi riducendoli a oggetti in loro potere.
Perché questa è la filosofia di vita del rapporto sado maso che nel film Venere in Visone viene patinato facendo riscattare la dominatrice con la trappola dell’innamoramento e corsa verso la morte.
Il tema è trattato anche in un film molto divertente come Mutande Pazze di Roberto D’Agostino dove la protagonista Monica Guerritore,  soubrettina Tv ambiziosa e determinata
 dopo aver elemosinato presso un funzionario Tv una conduzione, vedendosi rivolgere il fatidico Le Faremo Sapere, presa da un impeto di rabbia spegne la sigaretta sulla mano del dirigente facendolo cadere ai suoi piedi per soddisfare ogni suo desiderio.
Come a dire che invece di portare un cero a S.Antonio  meglio fumare una sigaretta spegnendola di brutto.
Anche il film Venere in Pelliccia è la parabola di una giovane attrice che si impone come dominatrice su registi e attori facendoli girare a suo piacimento.
E’ una forma di rivalsa delle addette al settore spettacolo dove per riuscire devi essere forte con grande personalità ha pigolato, e non si fa per dire la protagonista.
Emanuelle Seigner non deve avere comunque una grande personalità perché ha sposato un regista come Roman Polansky il quale, anche se di bassa statura rispetto a lei, è sicuramente più intelligente e talentuoso. Emmanuelle infatti è stata plasmata in quanto duttile, da Polansky diventando uno strumento nelle sue mani che lui ha usato per farla girare come una bambola: prima su e poi giù come in Luna di Fiele con Peter Coyote  o in Frantic con Harrison Ford.
Ma è un sodalizio che funziona perché sono in perfetta sintonia fidandosi l’uno dell’altra sia a livello artistico che quello privato dove  anche qui Emmanuelle ha dimostrato la sua fedeltà e sostegno anche nei momenti difficili specie quando Polansky era stato nuovamente processato per il reato di trent’anni fa di stupro a una minore trovata bordo piscina e poi drogata.
Una brutta faccenda che lo ha penalizzato tutta la vita insieme alla tragedia della prima moglie Sharon Tate come un’ombra inquietante.
Polasky è sicuramente un uomo difficile che solo con la dolcezza di una compagna come Emmanuelle Seigner poteva lenire le sue sofferenze per vicissitudine irrisolte.
Emmanuelle Seigner ha infatti un fondo di dolcezza che traspare dagli occhi azzurri facendosi inquietante appena abbozza un sorriso sempre molto triste e mesto,quasi  mai a bocca aperta di largo respiro come se non volesse ingoiare aria.
Giustamente perché non avrebbe quel fisico sinuoso che tutti abbiamo ammirato quando faceva serpentina sexy intorno  ad Harrison Ford in quell’abito rosso ad immagine fulminante che mandava bagliori accompagnata dalla voce possente e cavernosa di Grace Jones con Strange.
Basta una scena per caratterizzare il percorso di un’attrice facendone una diva e quella scena l’accompagnerà tutta la vita perché è rimasta indimenticata più di quanto abbiano fatto le tante performances con candele accese di Luna Fiele. Per non parlare dei film di tutti gli altri registi che sono passati quasi inosservati.
Non ci resta che andare a vedere Venere in Pelliccia per constatare se la Seigner si conferma dominatrice galvanizzando ancora una volta la platea con la regia di Roman Polansky sulla cui genialità di regista geniale non ci sono dubbi avendo saputo trasformare una dolce ragazzina in una dominatrice. La storia della loro vita. Ma Emmanuelle è solo sua: diva e donna.
Il Pubblico non è sovrano quando a decidere è Roman Polansky. Infatti correranno tutti a vedere il suo film e dopo la Seigner perché è già stata ampiamente ammirata sul Red Carpet a Cannes. Par bleu che spacco! La pelliccia viene dopo…Al cinema al cinema!                                                            


GERMANIA VS ITALIA


La Olivetti 22 è un mito. Montanelli eOriana sono stati immortalati davanti a lei.
Purtroppo io non ho mai avuto il piacere di conoscerla.
Sì perché ho imparato a scrivere a macchina su una Adler, una macchina tedesca di rara robustezza. Sembrava un carro armato indistruttibile sul quale io pigiavo le dita con molta energia come fosse una tastiera di pianoforte.
Le Olivetti invece erano molto più fragili così come ho avuto modo di constatare trovandole accatastate nei mercatini dell’usato.
Una volta alla festa dell’Unità mi era parso di intravedere la mia macchina Adler che poi ho riconosciuto da piccoli particolari. Avrei voluto comprarla ma era troppo grossa e inservibile perché non c’erano più i nastri che ormai sono introvabili.
Mi trovavo talmente bene con la Adler da rifiutami di passare alle macchine elettriche Olivetti che invece la mia collega aveva adottato immediatamente per andare più veloce di me.
Io comunque ero più incisiva ef efficiente (grazie alla macchina è ovvio) perché con la tastiera riuscivo a fare molte copie con carta carbone e con i caratteri molto nitidi che con la Olivetti era impensabile. Insomma la Adler era una forza.
I prodotti tedeschi non mi hanno mai delusa: infatti anche i cartamodelli Burda  erano tecnicamente ineccepibili, di grande precisione e sviluppati in tutte le taglie.
Di questi ho una collezione (Non quelli allegati alle riviste comunque), per fortuna,  molto preziosa perché questi modelli sono ormai introvabili.

lunedì 28 ottobre 2013

MISS ITALIA BELLA DI SIVIGLIA SBARCA A LA 7



Non si capisce perché la RAI abbia sospeso l’evento Miss Italia.
Si sa che le miss costano come barche e motori ma a conti fatti dovrebbero anche rendere perché attirano turisti nelle località e spettatori in video. Infatti Miss Italia è lo specchio delle ragazze del nostro Paese. Il Bel Paese che tutti ci invidiano.
Le miss no. Ci stan sulle palle perché così ha deciso Laura Boldrin che non ne vuol sapere di vedere ragazze con i corpi in bellavista specie a gambe in fila anche senza rischio vista-pelino perché le ragazze sono rigorosamente depilate.
La motivazione è che sia diventata’ una manifestazione inutile senza senso perché sono solo belle statuine che non servono a nulla se non ad alimentare illusioni nelle giovani che invece di studiare e fare sacrifici vogliono intraprendere la via facile dello spettacolo.
Il quale invece apre loro le porte introducendole in  vari settori, come quello fashion delle modelle, oppure come conduttrici Tv, protagoniste di fiction o interpreti di film: vedasi lo strepitoso successo di Caterina Murino per esempio nel remake 007 Casino Royal.
Questo a conferma che Miss Italia è un trampolino di lancio per tante ragazze che vi partecipano anche se non sono salite sul podio per essere incoronate come la più bella d’Italia dimostrando di essere anche in gamba.
Quella gamba che così ipocritamente è stata quasi velata a La 7 per Missi Italia 2013 per una sorta di pudore di ispirazione islamica, perché si sa che le musulmane devono coprire rigorosamente le parti basse. Il Corpo delle Donne va coperto perché altrimenti è una mercificazione così come era stato ampiamente approfondito nell’emittente de La 7 ai tempi di Gad Lerner quando si allestivano talk show contro veline e soubrettine per poi sposare la causa di Amina tunisina scostumata.
Un conto è far vedere le gambe per essere introdotte sul mercato un altro è farle vedere per protesta per essere state bandite dal mercato.
Insomma una confusione. Per fortuna che a La 7 è sbarcato Cairo Editore il quale ha messo le cose in chiaro perché una emittente senza Le Effe non fa audience.
Questo senza togliere nulla alle vecchie regine Lilly Gruber, Daria Bignardi e udite udite Rita Dalla Chiesa che continueranno a dare quel tocco di conduzione signorile ed elegante con le quali si sono sempre contraddistinte insieme forse a quelle dissacranti e scanzonate di Serena Dandini e Sabrina Guzzanti le quali vedevano le miss come il fumo negli occhi.
Ma ora sorge spontanea una domanda: che futuro avranno queste ragazze di Miss Italia su La 7  che, riproposto in format ridotto e anche un filino mesto diciamolo tanto da sembrare Miss Padania, sembrano destinate a non lasciare un segno ma al massimo ( e non è comunque poco) a trovare un calciatore o qualche compagno importante per accasarsi-bene?
Sì perché anche se si aprono per loro centri commerciali a far da testimonial,o ragazze-immagine e vallette per i conduttori di La 7, un futuro nelle fiction delle generaliste Tv o al Cinema non sembra essere assicurato.
Tutto è da vedere comunque e da verificare perché se non c’è un dubbio da dissolvere  quello è che siano tutte “una-vera-fica” a seguir la quale con la 7 si aprono  due strade:  al Re per fare sultanato o alla Regina per fare Faraona con patate.
 Sempre meglio che la guerra in Siria seguita sempre a caldo da Enrico Mentana che così ora è neutralizzato perché si sa che le Miss sono tutte pro-tesi per la Pace nel Mondo.
Questa è la loro grande fiction che dovranno sempre recitare per dare un senso alle loro sfilate in gambissime.
Più che come vestali, meglio a vista pelo. La politica alla politica, lo spettacolo alla vita.

CARNAGE O IL DIO DELLA CARNEFICINA

           Roman Polanski dopo il processo mediatico e quello della giustizia Americana, revocati gli arresti domiciliari ha voluto chiarire sicuramente dire la sua sul fatto delle minorenni procaci che vagano da un party all’altro con un bicchiere in mano e la droga nell’altro in cerca di piselli col permesso di mammà e papà sempre assenti. I quali si materializzano solo al momento del patteggiamento per risarcimento danno.
Polanski lo fa scegliendo un testo teatrale, Il Dio Delle Carneficine, per una trasposizione cinematografica con due attrici premio Oscar, Cate Winslet e Jodie Foster, dell’autrice Jazmine Reza, una scrittrice francese nota per un ritratto impietoso (peggio di quello della ex moglie Cecilià che lo ha definito ridicolo quando ha regalato l’anello uguale al suo alla Carlà, e in linea con quello di Segoléne in campagna elettorale) di Sarkozy, andato a ruba.
Il testo è stato tradotto in tutte le lingue: in Francia con l’interpretazione di Isabelle Hupper, a Londra con Ralph Fiennes, a Brodway con Jame Gandolfini e JeffDaniels ed infine in Italia con Silvio Orlando. Questo per dire i nomi più importanti e di spicco.
Il film è graffiante come il testo grazie alla vena istrionica del regista Roman Polanski capace di toccare le vette sublimi del lirismo per abbassarsi a quelle esilaranti della tragicommedia passando dall’Horror in salsa truculenta.
Infatti il racconto di Carnage (Il Dio Della Carneficina) è una tragicommedia incentrata proprio nel rapporto genitori e figli debosciati, mettendo il dito sulla piaga per colpevolizzare i genitori in toto.
Poche balle, nella società del lassismo e della libertà senza regole né principi, la colpa va addebitata ai genitori che, o non si occupano dei figli manco per niente o, quando lo fanno, si sprecano in loro difesa oltre il dovuto negando l’evidenza delle malefatte delle “loro creature”.
La storia è quella di due coppie le quali, di fronte ai loro due figli che si sono accapigliati di brutto con tanto di denti rotti e ricoveri in ospedale, si raccolgono in salotto per mediare.
Tanta buona volontà finisce a pallino perché la discussione degenera a poco a poco facendo riaffiorare i più bassi istinti dei genitori che se le danno a più non posso fino al tragico epilogo.
Genitori comunque della media borghesia ipocrita e sotto sotto piena di magagne, a sfatare quel detto popolare che le colpe dei genitori non devono ricadere sui figli, purchè i genitori si astengano dal contribuire. Questa è la morale del discorso alla quale il registra si attacca per una ferma difesa della sua colpa di aver sodomizzato una ragazzina, entrambi in “stato di ebrezza”.
Infatti la domanda che lui si pone parrebbe proprio questa: sì, ho sbagliato (infatti ha patteggiato e risarcito) ma ad Hollywood fra un party e l’altro capita spesso di fare un culo a qualcuna in tiro, spesso anche consenziente. E’ il gioco delle parti. Perché mai le mamme allora lasciano le ragazzine a ciondolare “bordo piscine”ansiose di farsi pisellare?
La sculacciata è d’obbligo. Poi non si meraviglino le mamme se le sculacciate sul culetto gliele infligge il “Polanski” di turno, perché quello va oltre e fa anche tanto male.
Polanski è un regista geniale e “disturbato” perché gli eventi tragici famigliari lo hanno segnato irreparabilmente ma ora è consapevole e vive una vita serena con una bellissima moglie, Emmanuelle Seigner, e un figlio.
Se la giustizia degli uomini non gli vuole dare tregua, quella divina ha già dato il suo verdetto.
Perché Polanski ha un’attenuante. I genitori delle ragazzine/i stronze, no.

domenica 27 ottobre 2013

AUNG SAN SUN KYI, UNA GRAZIOSA LADY

        L’America in piena campagna elettorale  e fra i candidati che si davan battaglia facendo propaganda fra i palchi allestiti nelle piazze, spiccava il lavoro di Hillary Clinton rimasta in campo (dopo aver annunciato il ritiro per dedicarsi a vita privata), a sostenere lealmente Barack Obama: una delle missioni più apprezzate a livello mediatico è stato l’omaggio reso al premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi dopo che è stata liberata dai domiciliari in Birmania.
La sua è stata una resistenza molto passiva in linea con la scuola di pensiero di Ghandi che in India ha trionfato con la strategia della non violenza.
Ma Ghandi non è stato relegato ai domiciliari, partecipando attivamente a diffondere il suo credo raccogliendo proseliti e consensi fino ad assurgere al potere, fondando nientemeno che una dinastia.
Anche Aung San Suu Kyi fa parte di una dinastia essendo figlia-di, perché il vero capo carismatico era il padre del quale la moglie aveva preso l’eredità ideologica, per trasmetterla alla figlia che ha portato avanti devotamente a costo di sacrificare la famiglia, separandosi dal marito e figli pur di restare in Patria a fare resistenza “ai domiciliari” in favore del Popolo, dopo essere stata arrestata a seguito di un colpo di Stato militare.

Purtroppo tale resistenza passiva non è servita al Popolo che per vari anni fino a tutt’oggi deve subire la dittatura mentre ad Aung San Sun Kyi hanno dato il premio Nobel per la pace.
Senza voler togliere nulla a questa eroina ci sorge spontanea una domanda: “Scusi ma quale Pace?” No, perché nel suo Paese non se ne parla né tanto meno in famiglia vissuta fra separazioni e drammi.
La Pace dunque va intesa come teoria ad avvalorar la sua strategia passiva che in pratica ha ottenuto un interesse Nobel e mediatico ma non si capisce molto il suo valore intrinseco.
Infatti Luc Besson, dopo il flop di Adele e i Misteri del Faraone, ha firmato il film The Lady che narra la vita politica di di Aung San Suu Kyi accingendosi a completare l’opera di magnificar la donna di grande nobiltà di intenti.
Ma se Adèle quale rappresentante di un femminismo pioneristico è animata da spirito salvifico per la sorella Aghata che aveva ferito durante una partita di tennis,  a rimarcare che le azioni più spregiudicate trasgressive e coraggiose delle donne non sono mai basate su delle utopie ma reali necessità dei componenti la sua famiglia come parte integrante di tutta l’umanità, con The Lady i familiari sono stati sacrificati.

Il film è incentrato tutto sulla sofferenza della Nobel birmana per questi affetti a lei negati che comunque non ha voluto ricomporre, pur avendone avuto l’occasione, preferendo l’isolamento ai domiciliari mantenendo  quello dell’informazione mediatica trasversale e tecnologica.
Insomma una scelta di potere pagata a caro prezzo. Della Birmania e della sua famiglia. Ne valeva la pena?
Perché diciamocela tutta, nella vita quel che conta è il risultato di fronte al quale qualche volta diventa necessario arrendersi perché per Aung San Suu Kyi come risultato è quello di essere diventata un’icona della lotta passiva, come una sorta di bellissimo fiore di orchidea che stride un filo con la resistenza passiva essendo il fiore di intrighi e passioni.
Lo stesso che si è messa in testa  quando ha incontrato Hillary la quale era invece elegantemente in stile minimal a capello raccolto a tutto gel.
Particolari che fanno la differenza e che comunque la dicono lunga sulla missione di Hillary (figura chiave nella politica USA prima di Clinton e poi di Obama, e abile stratega nel cercare i voti delle donne): più che un piacere è stato un dovere. Nobel oblige!


sabato 26 ottobre 2013

DEL CONDURRE IN TV FACENDONE DI OGNI

Non sono pazza del cinema italiano che guardo volentieri in TV piuttosto che al cinema.
Ultimamente ho visto comunque diversi film.Quasi tutti filmetti diciamolo perchè mancano di robustezza e di raffinatezza tecnica.
Peccato perchè abbiamo attori bravissimi forse più bravi di quelli americani che puntano molto nella gestualità mentre per noi è più importante l'emozionalità.
La curiosità consiste nel vedere sempre più spesso attori della Tv prestati al cinema insieme a telegiornaliste e conduttrici. Per esempio, in Box Office con Ezio Greggio del quale ho visto solo il promo mi ha colpito una battuta:
"Ave Massimo" recitata dalla Cesara Buonamici e lui...
"Ave Cesara".
Non male per la Bonamici che aveva già spopolato con il promo a tambur battente degli Immaturi.
Anche Maria Cuffaro ha fatto centro sul web nella parte di sè stessa.
A proposito di gestualità degli americani al David Letterman è stata invitata una giornalista che lui ha presentato come molto intelligente per parlare del suo libro Dieci Anni di Guerra (quella che gli Americani hanno fatto in Afghanistan e poi in Iraq).
Era in stile maschietta con tailleur pantalone con capello corto a zazzera e modulava le parole con molta baldanza infarcendole di battute sparate soprattutto contro Mac Cain.
Insomma sembrava voler parlare in tono su tono con Letterman che si sa fa battute anche demenziali.
Il quale comunque sa anche essere serio perchè ha fatto domande interessanti anche sulla guerra il Libia caldeggiando l'astensione di Obama e dell'Onu perchè è intervenuta solo con gli elicotteri senza perdere così nessun soldato americano.Cosa che Mac Cain sottovalutava attaccando invece Obama per non essere intervenuto a far cessare il massacro.
La giornalista si diceva d'accordissimo perchè le rivolte devono farle le popolazioni criticando l'intervento stupido in Irap perchè Saddam era utile all'America poichè teneva a bada l'Iran mentre ora sembrano tutte due uguali.
In questa rivolta dei Paesi Arabi ho notato una cosa:
sia in Egitto che in Tunisia la popolazione nonostante fosse quasi disarmata (alcuni Tunisini erano scesi in piazza con la baguette sottobraccio)è riuscita a liberarsi dei dittatori in poco tempo mentre in Libia dove erano tutti armati fino ai denti per molto tempo non sono riusciti a stanare Gheddafi.
Come mai?
Chi forniva loro le armi? E' chiaro che erano le ricche Tribù che si sono opposte al regime.
Ma c'era qualcuno ad avere interesse che la guerra continuasse per commerciarle?
Qualcuno che è intervenuto direttamente per esempio...
Mah! Tutte domande che non avranno mai risposta. Basterebbe analizzarle per vedere i marchi di fabbricazione e la loro provenienza...
Sembra semplice come l'uovo di Colombo ma evidentemente non interessa saperlo. Anzi, meglio non sapere.
Facendo ricerche ho trovato informazioni sulla giornalista ospite di David Letterman: si chiama Rachel Maddow ed è decisamente tipino maschietta .La metamorfosi da bionda a mora è davvero impressionante.
Oltre che giornalista è conduttrice del Rachel Maddow Show quindi collega di Letterman.
Ecco perché gesticolava e parlava come lui.
In America i conduttori di Talk Show sono tutti un po’ schizzati e non hanno certo la cadenza degli italiani flemmatica e riflessiva con l’unica concessione di qualche battuta ironica: vedi per esempio Michele Santoro, oppure Antonello Piroso, Giovanni Floris e, primo fra tutti, Maurizio Costanzo.
Un discorso che non vale per le nostre conduttrici al femminile perché sono per la maggior parte o fuori di testa (v. Vittoria Cabello, Geppi Cucciari) o urlatrici (Serena Dandini, Barbara D’Urso, Lorella Cuccarini, Alessia Marcuzzi e Milly Carlucci) che gesticolano in modo isterico (Simona Ventura Mara Venier).
L’unica che si differenzia è Maria De Filippi la quale lascia parlare a ruota libera per poi salutare tutti con un laconico Buonassssera.

COSI' E' SE VI PARE


IN REPLICA A LA 7
Victoria Cabello in Niente è Come Sembra sta chiedendo ad Afef se potesse chiamare la Regina Elisabetta, direttamente. Lei risponde "Certamente tramite un nipote perchè siamo nati lo stesso giorno".
Questo per far conoscere tutte le sue frequentazioni del jet set. Victoria sgrana gli occhioni ogni volta che appare un'immagine in video che le sottopone: "Conosci Michael Caine?" "Naaa!!!" e fa la svenevole.
La differenza fra ricchi e poveri? "I ricchi sono quelli che si permettono di viaggiare comodamente, a differenza di quelli che non riescono ad arrivare a fine mese".
Sai ballare la danza del ventre? Si e accenna una mossa (tutte le musulmane sono capaci perchè cominciano fin da piccole). Infatti Afef lo conferma dicendo che le donne arabe ce l'hanno nel dna.
Non sa cucinare, nonostante tanti "amici" sostengano di aver mangiato un ottimo cous cous preparato da lei.
"Ti sei definita un'icona gay". "Io? Assolutamente no."
"Certo perchè tu sei strafiga" la incalza Victoria.
"Diciamo che io e Bolle ci definiamo etero, mentre tu invece sei strafiga" Questo Fabio Canino non glielo manda a dire.
Afef sorride. Poi le viene presentato un pallone a cui lei sferra un calcio.
A telecamere infrarossi si sottopone a un'intervista al buio in cui le viene chiesto se è vero che da bambina era un maschiaccio. Se è attratta dalle donne. Se lei,come musulmana è cresciuta con delle restrizioni.
1)Si, 2)assolutamente no, mai avuto attrazione per il sesso femminile 3)assolutamente no perchè i suoi la lasciavano fare quel che voleva.
Afef è una donna bellissima, una modella di successo, una moglie altrettanto di successo. E' simpatica è ricca è fortunata, ha culo (in senso lato) è piena di capelli ricciolini, ha un bellissimo sorriso che sfodera in continuazione, ha un marito fico. Insomma da quel che si vede è una donna come dire...mondana. Niente di nuovo da come appare sui giornali patinati.E' proprio come sembra.
Pertanto, qualche domandina un po' più di spessore forse gliela si poteva anche fare, invece di passare una mezz'ora ad adularla in quella maniera imbarazzante.
Fra leccatine e salamelecchi, lei è stata al gioco, conscia della sua bellezza e della sua fortuna, abituata da sempre ad essere viziata dimostrandosi contenta come una Pasqua.
Le donne famose e soddisfatte non hanno bisogno di apparire in Tv, ha detto lei in una intervista.
Famosa senza dubbio lo è. Soddisfatta evidentemente no... Ma così è se vi pare. E a buon intenditor...

         

venerdì 25 ottobre 2013

FATTORE X: CANTA E TACI.

 (Replica della versione dello scorso anno in cui aveva vinto Chiara)
Il reality X Factor ha ripreso la nuova stagione sempre con la squadra formata da Arisa, Elio, Morgan e Simona Ventura la star televisiva fra le più importanti che, molto umilmente (ma poteva diversamente?) ha voluto sedere fra i giurati.
Molto umilmente Simona Ventura si è affiancata ad Arisa la quale è campionessa di umiltà mettendosi accanto a una come Simona “da voce di gallina” che giudica i cantanti.
Che abbia una voce da gallina è stato detto da un cantante concorrente, scartato dalla Simo & C. con un secco no.
“Se stai in TV con quella voce (strozzata o da gallina non ricordo ma si capisce il senso) posso cantare anch’io non credi?”
“Io me la son meritata la TV” ha risposto piccata la Simo “e non mi fai per niente ridere”.
Che ridere. Sì perché sapere che in TV ci va chi se lo merita è da scompisciarsi pensando a certi personaggi (specie politici che dovrebbero nascondersi) che solo a vederli comparire fanno fare zapping.
Non è il caso della Simo comunque che piace sempre anche in versione mammoletta, come quando affiancava in una sorta di valletta i due conduttori importanti Teo Teocoli e Massimo Cipollino ai quali rispondeva giuliva quando la prendevano di mira con le frecciatine con battute del genere “chi disprezza comprerà”.
Infatti poi la Simo ha iniziato la scalata  in Tv con i Talk show nei quali ha anche ospitato i suoi due ex conduttori che così la Simo se la son finalmente meritata.
Alti e bassi della Tv che sembra il sale della vita perché c’è chi scende,e c’è chi sale, meritatamente.
Tanta umiltà è dunque il primo requisito che si richiede ai concorrenti del Reality X Factor, non come in quello di Amici dove i ragazzi talentuosi si mettono a litigare con i prof.mentre Maria tace e l’audience sale.
Scende invece l’interesse per X Factor perché i giurati chiamati a dare un giudizio tecnico ed artistico su chi canta, si mettono a fare i maestri di bon-ton-bon-Cynar o i moralisti dando lezioni di umità a dei ragazzi che sono già di loro di umili origini illudendosi, a torto o a ragione, che X Factor dia loro una possibilità per emergere.
Se poi qualcuno è anche arrogante per troppa sicurezza in sé e nel suo talento al di là del giudizio critico di una giuria capeggiata dalla Simo, non è un motivo per oscurarlo con un polemico “Perché ti manca l’umiltà” così come ha sentenziato la Ventura rivolgendosi a una ragazza avvenente dalla voce talentuosa ma un filo saccente quando apriva bocca per parlare e risponder per le rime. E non certo baciate.
“Se chiudi la bocca dico sì” l’aveva avvisata Elio raggiungendo lo scopo perché giustamente alla concorrente interessava questo sì al quale aderivano Arisa e Morgan (che si scompigliava il ciuffo) facendola passare in gara e nel contempo scoppiare in calde lacrime dietro le quinte dicendo che ce l’avrebbe messa tutta a dimostrare alla Simo di quanto si sbagliasse nel giudicarla arrogante.
Embè? Tutto fa spettacolo no? Certo è che detto dalla Simona Ventura definita la Madonna de’ noantri per la grinta e determinazione nel non mollare mai al 100 per cento e men che meno a un buon 20 per cento, fa un pochino specie.
Specie nel mondo Rock. Sì perché le cantanti di talento che non avevano stima di sé come Amy Winehouse o Witney Houston per citare le ultime, insieme a tanti altri, sono finite in tragedia.
Avessero avuto l’umiltà di Madonna o Lady Gaga il successo sarebbe stato costante e assicurato fino a tarda età perché intenzionate a non mollare anche se queste due rock star non se lo meritano in pieno diciamolo, ma grosso modo per un buon 20%. Il resto infatti è tutta stima di sé che le fa cantare in look di tendenza cool e straparlare nei concerti live senza umiltà lanciando slogan senza capo né coda. Così come tanti che si meritano la TV,  e Madonna in primis che,tra l’altro ha esordito cantando
Y Like Virgin location Venezia mentre montava in gondoeta.
Più che Maria, una Marieta . Che esempio di umiltà!
Quell'umiltà che comunque non sembra mancare a Chiara perchè, dopo aver vinto a X Factor, timidamente
appare negli spot della TIM commentati da Pippo Baudo con un Mi Fa Pena.
Invece ormai a forza di vederla in Tv ci siamo anche affezionati perchè un bombardamento di spot nelle case non può che creare il personaggio.E Chiara è carina e fa tenerezza. Infatti canta in sottofondo e parla poco.
Bisogna poi vedere se le vendite della TIM hanno avuto un'impennata. Perchè alla fin fine è questo che conta per cui si spera per Chiara che non venga zittita in futuro come è stato per Giusi Ferrè, che non si sente più cantare anche se pure lei aveva molta umiltà.
Quante schiocchezze comunque si dicono come se si avesse in tasca il segreto per far esplodere un talento meritandosi di far TV. Poi al pubblico che a casa sbadiglia chi ci pensa?

http://www.youtube.com/watch?v=kWa61dc20xs


Una cosa curiosa è questo video con la concorrente  di un Talent russo perchè colpisce per la tristezza in volto sia nel fare la performance che nel ricedere applausi ai quali risponde mettendosi anche a piangere. E' una bambina di pochi anni che sembra catapultata a forza sul palco da una mamma ambiziosa facendo riflettere sul sacricificio di questi bambini talentuosi.

giovedì 24 ottobre 2013

LA VITA DI ADELE : DANZA DEL VENTRE E LECCATA INFINITA


                           LA DANZA DEL VENTRE DELL’HAREM
A Cannes vince la Palma D’oro il regista Tunisino Abdel Kechice che si era già fatto conoscere con Cous Cous con una scena finale di Danza del Ventre di una ragazza un filo in pancetta molto sensuale e seducente.
Quella danza del ventre che negli Harem la faceva da padrona, nei secoli e millenni, fra le odalische mollemente adagiate su divani e sofà le quali ammiravano quelle che facevano sorridere la pancia con movenze ammiccanti, in attesa di passare la notte col sultano signore assoluto, intrecciando nel frattempo liaisons fra di loro o con gli eunuchi così ben illustrate nelle Mille e Una Notte.
La danza del ventre quella fra donne nude pelo a pelo, come preliminare per un lingua in bocca e poi in pube, è gioco maschio. Nel senso che il maschio la caldeggia come parte integrante di storie erotiche e passionali. Per un piacere reciproco ovviamente dove lui guardando si ringalluzzisce di fronte a gallinelle in calore che si beccano fra di loro, alle quali poi si offre in premio: prima l’una e poi le altre. Tranquille ce n’è per tutte!
E’ il trionfo del sultanato al quale Cannes ha offerto la Palma d’Oro con il film La Vie D’Adele, storia di due giovani amanti che nell’arco di un film di tre ore si leccano la micia in calore, con tanto amore.
Miracolo dell’amore che la Giuria tutta compatta ha deciso di premiare con una risposta al Black Swan premio Oscar ma trionfo dell’amore lesbo in negativo. Nell’harem è tutta un’altra musica e non certo quella di Chajcowsky del Lago dei Cigni.
La musica araba si sa è sensuale a tambur battente in sincrono con il roteare dell’ombelico che ipnotizza facendo da richiamo irresistibile sia per il maschio che per la femmina. E’ quella danza che Lea Seydoux ha fatto a Cannes destreggiandosi tra i partner Tahar Rahim, in Grand Central, e la giovanissima e dolcissima Adéle Exarchopoulos in La Vie D’Adéle (che ha sostituito il primo titolo Anche il Bleu è un colore Caldo), facendo di lei la rivelazione del Festival che ha gridato a un altro miracolo, quello della liberazione dei costumi che porta a introdurre i matrimoni gay, sperando che il messaggio si diffonda anche in America.
Se sulla liberazione dei costumi non ci piove, sui matrimoni gay ci sarebbe da riflettere. Ma non spetta a me far la morale anche perché a colpirmi non è stato tanto la liberazione dei costumi occidentali che a onor del vero sono stati introdotti già da tempo con la Rivoluzione Francese e Marie Antoinette in testa (senza andar a scomodare i classici e le liriche di Saffo), quanto il fatto che a trasmettere questo messaggio sia un regista medio-orientale per cui sorge spontanea una domanda: perché non ha fatto un film con donne arabe? In fondo, ma proprio in fondo sono loro che hanno bisogno di essere liberate.
Per uscire dall’Harem e farsi i loro lecca-lecca liberamente in pace. Anche questa è rivoluzione ma come detto sopra i problemi in Medio Oriente sono sempre più difficili che non si risolvono con qualche danza del ventre e slinguazzate nella micia. Per amore si intende ma anche per piacere.
 Infatti il film ha vinto il Premio. Piaciute assai.




mercoledì 23 ottobre 2013

SHAKESPEARE IN POLVERE DI STELLE (Prima e seconda parte)

 (Ma 'ndovai se la banana non ce l'hai?) Molto Rumore Per Nulla in scena ieri sera al Teatro Due di Parma in prima nazionale.
Una rivisitazione molto scorretta dell’opera di William Shakespeare che già di suo è una sorta di Taralucci e Vino perchè finisce in vacca.
Infatti la promessa sposa, vergine di nascita, finisce per essere sputtanata e rifiutata davanti all’altare dal promesso sposo caduto nella trappola delle chiacchiere di paese.
Il paese è piccolo e la gente mormora.
E non si fa per dire: fra il pubblico ho avuto il piacere di sedermi accanto a tre giovani inglesi, una coppia ed un terzo arrivato apposta per lo spettacolo all’ultimo momento perché aveva in spalla un grosso zaino.
Il rumore che hanno fatto è stato illuminante perché si sa che loro si cibano di Shakespeare fin dall’asilo con le commediole scolastiche per cui conoscono le battute a memoria.
Infatti ridevano con tempismo pur non conoscendo bene l’italiano come mi diceva il ragazzo saccopelista rimasto attento fino ad un certo punto perché poi cominciava ad appisolarsi.
“Dormi?”  e lui: “Non ce la faccio più” tanto che poco tempo dopo si era alzato per uscire lasciandomi di fianco alla ragazza inglese piuttosto su di peso con un vestito folk lungo fino ai piedi, le spalle nude e le infradito, vagamente, ma molto alla lontana, somigliante a Amy Adams che comunque fa fenotipo di genere Inglese.
La ragazza si scompisciava dalle risate intervallate con commenti a caldo:  “Italiani!” per dire forse che come guitti da strapazzo che tutto traformano in polvere di stelle non sono paragonabili a nessuno.
Della commedia c’è tempo per approfondire ma non posso esimermi dal controbattere a freddo alle battute dell’inglesina perché secondo me, ma questa è un’opinione, voleva ribadire quel concetto di sordida memoria nel quale si afferma, senza ombra di dubbio: “Ci facciamo sempre riconoscere!”
Ma se un classico è scivolato nell’avanspettacolo come Polvere di Stelle perché noi italiani, diciamolo, ce l’abbiam nel DNA, è da elogiar l’intento molto alto di riportarlo in una location tanto prolifera della cinematografia americana degli anni 50 che va Da qui All’Eternità fino ai giorni nostri con New York New York con Robert De Niro e Liza Minnelli e sottofondo di motivetti swing suonati da orchestrine jazz con tanto di trombe e tromboni.
In questo senso l’operazione è riuscita (al pianoforte Emanuele Nidi, Clarinetto Paolo Panigari, Trombone Fabio Amadasi, contrabbasso Francesca Licaussi, batteria Gabriele Anversa) perché effettivamente l’orchestrina in scena era accattivante proponendo melodie classiche di quel tempo come Blue Moon, Cheeck to cheek e così via ad accompagnar l’inizio delle liaison e intrecci correlati di pettegoli e impiccioni per rompere o creare rapporti di coppie.
L’orchestrina però segnava il ritmo che mancava alla commedia tutta in falsetto come una serie di gags dei teatrini e compagnie di giro, sempre loro sempre gli stessi che escono ed entrono cambiando abiti di scena. Elisabetta Pozzi e Gigi Dall’aglio (e la regia di Walter Le Moli) per esempio sono come Ridge e Brooke delle soap: se non ci fossero loro a tenere in piedi lo spettacolo…
Meno male che c’erano questo va detto perché sono professionisti sempre amati dal pubblico affezionato così come succede con i protagonisti delle soap sempre presenti in video tanto da sembrare ormai di casa nostra.
Infatti si sono attenuti al testo shakespeariano facendo molto Rumore Per Nulla preso alla lettera perché alla fine (tre ore e mezza di spettacolo) non se ne poteva più tanto che le canzoni del finale suonavano come delle nenie cantilenanti alle orecchie stanche degli spettatori.
Perché tante ore se il soggetto è stato ampiamente trattato nel film omonimo diretto da Kenneth Branagh in un’ora? Per dare modo all’orchestrina di inserirsi nel contesto?Allora perché non fare uno spettacolo con un soggetto nuovo? Molto più facile attenersi a quelli collaudati da tempo che così il successo è assicurato.
Quello che manca a quest’opera teatrale è la leggerezza e credibilità del film con Emma Thompson Denzel Washinghton e Katie Beckinsale.
Infatti La Thompson e Kenneth erano totalmente immedesimati nei ruoli di botta e risposta di Beatrice e Benedetto da contendersi la primarietà negli applausi a scena aperta. Tanta competizione da animali da palcoscenico li ha poi portati alla rottura del loro menage coniugale separandosi di brutto.
                         https://www.youtube.com/watch?v=1nbtFFJyB00
In scena invece cavalcavano soavemente le battute shakespeariane danzando un duetto  con ironia e humour molto british del tutto svanito nella commedia a Teatro Due della quale, come detto sopra, ha fatto godere molto la musica.
Un’idea: perché non fare uno spettacolo con l’orchestrina a tutto swing e dare a Shakespeare quel che è di Shakespeare…?
                 





BERLUSCONI-VERONICA: l'ultima bagatella



Silvio Berlusconi chiarisce la sua posizione:




   Prostitute di base e una fidanzata partime.
E la metà scontata all' ex moglie Veronica Lario?
    Quella mi scerve per il viagra.  Mi consenta!           







                                                                             

martedì 22 ottobre 2013

VERDI FESTIVAL UN TRIONFO ANNUNCIATO



Il Verdi Festival 2013 è ancora a metà strada che ha percorso con grande successo all’altezza del battage pubblicitario televisivo.
Se con Simon Boccanegra alla prima qualche poltrona in prima fila è rimasta vuota (o per il costo dei biglietti o per diserzione di qualche Ospite illustre stante la crisi di Governo, Berlusconi alla sbarra…che ne so…) con le repliche c’è stato il tutto esaurito.
Specie con I Masnadieri, in scena domenica 20 con una calata in massa di stranieri, tedeschi in primis (che in quanto ricchi guardano alla sostanza ad un giusto prezzo. Merkel docet),i quali hanno applaudito con gioia lo spettacolo.
Bellissimo in tutta la sua completezza, dall’orchestra al coro passando dai protagonisti: Mika Kares, Roberto Aronica, Artur Lucinsky, Aurelia Florian, Antonio Corianò, Giovan Battista Parodi, Enrico Cossutta per la regia di Leo Muscato.
Dalla postazione palco si poteva ammirare anche l’orchestra  accompagnata dal giovane maestro Francesco Ivan Ciampa con i musucisti della Filarmonica Arturo Toscanini quasi tutti coetanei. Una parola per le musiciste tutte alla viola violn e violoncello in stile fashion tanto da far sorgere la domanda “perché le violiniste sono tutte così belle?” Non ce n’era una così così…
Ma alla fine dello spettacolo, quando il maestro si è alzato per fare il baciamano alla prima violinista, nell’aria era palpabile un fil di gelosia.
Come quella che fa da leit motiv a tutta l’opera con fratelli in odio e competizione per il trono facendo del perdente un brigante assassino tanto da arrivare ad uccidere, dopo aver smascherato il fratello e riportato il padre sul trono, l’amata Amelia per non trascinarla all’inferno tra la feccia.
Nella quale lei ci sarebbe anche andata per carità d’amore, macchè lui ha preferito di no e…zac! Una pugnalata al cuore.
Già la feccia! Era quella composta dal coro e dalle comparsate, quest’ultime ad aprir la scena con le prostitute e i clienti al porto che dal palco si vedevano amoreggiare, con molto realismo. Specie una coppia perché il cliente avvolgeva la sua preda con le gonne alzate stringendola un filino troppo seguendo il ritmo sempre più incalzante,  approfittando forse del fatto che lei non potesse mollargli un bel ceffone. E perché mai? Zum papà- zum- papà, la musica di Verdi è solenne ma anche cadenzata ritmando un su e giù fra le note accattivanti che introducono all’amore consumato fino alla tragedia, sostenuta dal coro.
Il quale ha sempre una parte importante in tutta l’opera per dar vigore ai protagonisti nell’azione supportandola con incisività:  e il coro del Teatro Regio, capitanato dal maestro Martino Faggiani,
è fantastico in questa sua missione indispensabile per tenere alto il livello dell’Opera.
Essendo in replica è ovvio che il foyer fosse molto sobrio senza abiti particolarmente sgargianti con qualche sprazzo di paillettes.
Qualcuna ha azzardato col capo animalier da sempre bandito dai teatri della lirica perché considerato pacchiano.
Dopo essere stato relegato a semplice intimo da regalare all’ultimo dell’anno, l’animalier è sempre più presente nelle mises delle star e principesse perché intramontabile per quel tocco di aggressività graffiante.
Con la serata fredda e piovosa ha fatto capolino anche qualche giacca di pelliccia, rigorosamente vera perché a Teatro è impensabile quella ecologica. Anche quella fa pacchiano. Il clou è sempre rappresentato dal solito visone che in piena stagione Lirica fa sempre il pieno in guardaroba.
Insomma una strage che ben si intona con la tragedia operistica.


LA LEGGENDA DELLE SANTE PECCATRICI

   Il fascino esercitato sulle masse è sempre notevole anche se ciò che le caratterizza è l’ambiguità.
Sante e bellissime in pubblico ma con un passato o un privato all’insegna della trasgressività.
A cominciare da Evita Peron, icona argentina che faceva impazzire le folle e i desaparacidos prigionieri che vedevano in lei la loro salvatrice,
capace di riscattarli da una condizione disgraziata e di povertà.
Lei ce l’aveva messa tutta per diventare una leader carismatica: aiutata dalla dialettica passionale e coinvolgente, si agghingava come una star ingioiellandosi in maniera imbarazzante,  presentandosi ai Capi di Stato stranieri per attirare l’attenzione sul suo Paese.
Sapeva come farlo, conoscendo l’arte della seduzione che, in passato le era servito per scalare al vertice, passando dalle losche taverne alle squadre militari, fino ad arrivare al Capo del Comando.
Una seduzione continua perpetrata in favore del Popolo Argentino che le credeva senza riserve.
Qualche riserva lei invece l’aveva: sì ma aurea, il cui ammontare era da capogiro, depositata in una banca svizzera tramite uno dei suoi viaggi in Europa (per il Paese) frutto del ricavato dall’asilo concesso ai fuggiaschi Nazisti (tampinati dagli Ebrei). In fin di vita ha continuato a pensare al suo popolo, donando i suoi gioielli, purtroppo portandosi nella tomba i numeri della combinazione della cassaforte svizzera.
Questo, per non scalfire la sua immagine di icona del Popolo Argentino che, a tutt’oggi, la venera come santa dalla cui vita è stato tratto anche un musical, interpretato da una patinatissima Madonna.
Un’altra santa da annoverarsi fra le peccatrici, è la Principessa Diana, La Rosa D’Inghilterra così definita da Elton John, per la sua grande umanità dimostrata fin dal momento in cui aveva sposato il principe di Galles, concedendosi senza tregua al popolo plaudente mentre operava in beneficienza, passando senza sosta da un ospedale a un continente per dare conforto ad ammalati e portare aiuti ai bambini affamati, promuovendo battaglie contro i venditori di morte con le loro mine antiuomo.
A tanto ardore umanitario, si opponeva altrettanta passione  nel privato concedendosi avventure con militari, guardie del corpo, valletti, antiquari, medici e da ultimo un play boy. Attrazione fatale perché sappiamo tutti come è andata a finire.
Finire si fa per dire perché anche dopo la sua morte, i pettegolezzi continuavano a fiorire mettendo in risalto primo fra tutti la sua liaison con un medico Pakistano col quale flirtava mentre faceva coppia con Dodi Al Fayed il cui padre, guarda il caso perverso, era in odor di traffico d’armi. Così la principessa Diana, se in pubblico si prodigava nella battaglia antimine, in privato si destreggiava fra due musulmani di cui uno in odor di cartucce, rivelandosi lei stessa una mina vagante.
Contraddizioni che al Popolo importavano ben poco, perché quando sfilava fra loro era bellissima, come una madonna da adorare.
Ed è quanto è succedendo con Carla Bruni che, da modella disinvolta che non disdegnava pose senza veli, passando da un flirt all’altro tanto da diventare famosa come rubamariti, dopo aver impalmato Sarkozy cogliendo con un salto acrobatico quell’attimo di tregua dopo la firma del suo divorzio da Cécilia, ora è diventata icona di grande umanità.
E questo pur operandosi per svolgere un mandato uguale e obbligatorio per tutte le FirtsLadies (al quale si è sottratto solo Hillary Clinton, più partecipativa alla Casa Bianca nell’Amministrazione del Paese), come abbiamo visto nel G8,  che comunque la Bruni ha percorso un filo in disparte.
 Infatti, mentre tutte le Ladies erano a Roma nella convention sulla Fame nel Mondo, dalla quale è risultato che si potrebbe combattere con una sola tazza di porrige sufficiente per far crescere un bambino africano, lei Carla Bruni sfilava fra le rovine dell’Aquila puntando il dito ai “campanili crollati”, per indicare il terribile sfacelo.
Inevitabile il codazzo dei media in visibilio a gridare: “Santa subito”, ad alimentare quell’affascinante leggenda delle Sante Peccatrici.
Che così continua…


CATHERINE VS. CATHERINE




Catherine Spaak ha condotto per anni la rubrica Harem, dapprima scoppiettando con gli ascolti poi via via scemando perché era diventata un filo soporifera.
Lei ci metteva molto del suo, col capello semprea a posto , la boccuccia posizionata a parlare fino fra mises colorate bejolino, giallo canarino, azzurrino cielo, quasi sempre firmate Armani.
Insomma una noia, ma non era quella del film La Noia, i Dolci Inganni o La Parmigiana dove faceva la francesina disinvolta sbarcata in Italia una santa cattolica apostolica e romana. Poi nell’incontro con Pasquale Festa Campanile in Adulterio all'Italiana si era messa in testa di diventare un cigno facendo il verso a Audrey Hepburn.



Così le hanno offerto la conduzione di Harem dove il maschio era rigorosamente, parlando sotto metafora ovviamente,  nel ruolo di “castrato”, nascosto dietro a Divani e Sofà, un culo di qualità.
Infatti l’ospite era sempre un intellettual radical chic in linea con il tipo Arbasino e giù, ma proprio giù, di lì, che si scioglieva in salamelecchi (il suo) e i gridolini di piacere delle ospiti di Harem. 
Insomma un’ammucchiata chic dove le donne stavano con le donne e il maschio stava a guardare compiaciuto.
Fra le tante ospiti c’era stata anche Catherine Deneuve ma non in quella puntata su You tube dove ha il capello corto appena tagliato per interpretare il film Indocina che la penalizzava assai.
Infatti a valorizzare la bellezza di Catherine Deneuve sono i bellissimi capelli biondi, una massa setosa e ondulante come una sorta di criniera leonina che fanno da contrasto al viso dolce caratterizzato da due occhi di gazzella. Un mix irresistibile che ha reso Catherine una delle più affascinanti donne della Francia.
In quella puntata, vado a memoria, Catherine aveva una giacca dorata e rispondeva alle domande della Spaak con la solita aria distaccata ma in italiano molto scorrevole.
Qualche volta la conduttrice di Harem si lasciava andare diventando impertinente tirando fuori la francesina prima maniera che era in lei per proporre domandine cattivelle.
Per esempio una volta con Heather Parisi, alla domanda su quali rinunce avete fatto per amore, alla Parisi si rivolgeva con sorriso malizioso: “No a te Heater non lo chiedo, stai tranquilla…”
Una volta invece a Claudia Kholl mentre parlava del suo compagno produttore al quale si era legata perché gli faceva sangue Catherine con aria stupita ribatteva: “Ma che vuol dire?”.
Così la Kholl era costretta a spiegare la passione che lo legava all’ex compagno di Barbara D’Urso al quale l’aveva rubato per poi essere lasciata pure lei facendola abbracciare Cristo come suora laica. Sangue si sa chiama sangue: prima sangue di Ggggiuda infame, per citare Verga in Mastro Don Gesualdo, e poi Sangue di Cristo per citare il Sacro Graal in versione laica.
Arrivati alla Deneuve in giacca color oro, la Spaak le faceva la domandina tranello alla Vianello, cioè dalla parte del consumatore perché era curiosa di sapere se la Deneuve sapesse il costo di un chilo di pane o un litro di latte. Sarebbe stato curioso vedere la Deneuve col carrello della spesa in un qualche supermercato ma nessun paparazzo ha mai fatto questo scoop.
L’abbiamo vista in tutte le salse, anche nuda in età avanzata, ma a far la spesa mai.
Infatti la Deneuve rispondeva incerta con un non so…penso…tirando a indovinare come se fosse a Ok il prezzo è giusto.
La giusta era comunque lei, Catherine Deneuve perché per lei la carriera è stata tutta un crescendo mentre per Catherine ad aspettarla al varco era un nuovo marito, il terzo della serie.
E pensare che aveva dichiarato cantandosela e suonandosela, Io Non Mi Innamoro Più.
Bugiarda.




domenica 20 ottobre 2013

CASSANO GIOCA NEL PARMA

CASSANO aborra i gay: “Meglio di no in squadra”.
Forse parla per esperienza o forse è solo una paura giustificata:i calciatori in campo, si sa, son fin troppo esuberanti perché si suonano il battacchio ad ogni piè sospinto a palla quando si trovano faccia a faccia, faccia a pene o pene a culo. Popi popi!
Insomma è tutta una festa a cielo aperto che continua negli spogliatoi dove si raggiunge l’apogeo.
Nel senso che quando sono nudi  col sapone appoggiato “apposta” a terra…apriti cielo!
No, apriti culo!
Qualcuno ci sta, altri si mettono sulle difensive.
Cassano è uno di questi o di quelli?
Per non saper né leggere né scrivere diciamo tutti e due perché quel che conta è avere la copertina.
Nel senso che ora lui è in testa e vola in prima pagina delle testate di Parma…di questi e di quelli.
Così lui vola perchè se ne sbatte. Le alle.

venerdì 18 ottobre 2013

BENEDETTA LA CUOCA IMPERFETTA

       
Dopo mamme imperfette ecco sbarcare al Corriere la rubrica giornaliera di cucina al cardiopalma. Nel senso che in pochi minuti viene sfornato un piatto.
Siete pronti, siete caldi? Ecco accesi i fornelli.
Vi piace la cipolla bruciacchiata, la pasta scotta, il surgelato di stagione, l’avanzo rimasto in frigorifero al limite della scadenza? Ecco allora Benedetta che insegna a come fare la ricetta con ingredienti passi.
Passi il passato di pomodoro liquido, passi la coda di rospo rimasta in gola, passino i pisellini frullati al minipimer, passi la passera al forno col zucchino bollito, passi la frittata sbriciolata, quel che importa è che passi il mal di pancia.
Non tanto per i piatti quanto il veder la Benedetta alla ricerca degli attrezzi da cucina che non trova mai, o sentir le risatine tra una battuta e l’altra mentre la spezia le casca dalla mano.

Un disastro anche se lei non demorde tanta è la passione per la cucina.
E’ un po’ come la bella Cecilia che tutti la vogliono ma nessuno la piglia perché non si ferma mai. Infatti è passata da Italia Uno a La 7, poi alla 7D annunciando quasi fosse una minaccia che sarebbe andata a Real Time fino a trovare un posto nel Web dove ormai le rubriche di cucina nei giornali on line ce l’hanno tutti. Non il sale in zucca, per carità,  ma in dispensa.

Il lato positivo di questo ricettario in pochi muniti è che ci sarà risparmiato il tavolo apparecchiato con il centro tavola a décor, insieme al bricolage su come fare portatovaglioli, vasi di fiori finti e candele al profumo di chanel.
Insomma tutti quiei consigli alla Pippa, annotati su Celebrate il libro da lei scritto.
Il primo libro non si scorda mai ma tutti l’hanno già dimenticato così come è successo per quello di Benedetta perché, diciamolo, se si vuol creare un piatto il Piatto D’Argento è il classico che non passerà mai.
I Libri di cucina si regalano a Natale purchè l’autrice sia di moda altrimenti si cerca di imparare con i grandi chef della Tv.
Benedetta cuoca imperfetta anche se non è fra questi piace come ogni pasticcio fatto in casa, dal pasticcino dolce e salato al pasticcio degli avanzi riciclati.
Finalmente il piatto... E’ Pronto! Anche se va servito a caldo, noi ci siamo raffreddati..

 


giovedì 17 ottobre 2013

VIRNA LISI IN COLLEGIO con le ali della vita

http://www.youtube.com/watch?v=g8lV8H8aRTg       LE DICIOTTENNI



ANCHE VIRNA LISI IN COLLEGIO AVEVA LE ALI DELLA VITA.
In un aristocratico collegio femminile le allieve del terzo corso, le più grandi, sono tutte innamorate del giovane ed aitante professore di Fisica, Andrea Della Rovere. La direttrice, messa in sospetto dall'atteggiamento delle ragazze, ordina di sequestrare i loro diari, dalla lettura dei quali i suoi sospetti ricevono conferma. Due diari però mancano: quelli di Maria Lovani e di Anna Campolmi. Maria, la più brava della classe, dice di aver distrutto il proprio diario, mentre Anna, la più vivace, afferma di non averne mai tenuto uno. Da un colloquio con Della Rovere, Anna deduce che il professore ha per lei una particolare simpatia e quando una sera ella vede Maria in giardino, mentre abbraccia un uomo, nel quale crede di riconoscere Della Rovere, ella si sente mortalmente offesa e racconta tutto alla direttrice. Maria, interrogata, si rifiuta di dare spiegazioni e viene chiusa a chiave nella sua camera, mentre la direttrice convoca d'urgenza il professor Della Rovere. Quando giunge il professore, Maria è scomparsa: ha tentato di fuggire dal collegio e viene trovata, gravemente ferita, ai piedi di un alto muro. Della Rovere rivela che il misterioso uomo incontrato da Maria in giardino era il di lei padre. Questi, ricercato dalla polizia, era venuto ad abbracciare la figlia, prima di costituirsi, dopo aver raccolto le prove della propria innocenza. Anna, pentita, offre il proprio sangue a Maria, che si trova in gravi condizioni. Maria guarisce: le due ragazze sono legate ormai da stretta amicizia ed Anna minaccia di andarsene con tutte le compagne se la direttrice espelle Maria. Tutto si risolve nel migliore dei modi: il padre di Maria è assolto. Maria resterà in collegio, Anna e Della Rovere si promettono reciproco ed eterno amore.