martedì 30 dicembre 2014

Jackie e Lee, due SORELLE DI STILE

Jaqueline e  Lee Radwzill sono le due sorelle rivelatasi con il Clan dei Kennedy.
Jaqueline infatti andava sposa a John poi futuro Presidente degli Stati Uniti portandosi appresso la sorella più giovane come una sorte di Pippa Middleton a rovescio.
Infatti se nel sociale a brillare era Jaqueline in realtà la più ganza era la sorellina che impalmava un principe vero assumendone il titolo nobiliare e poi diventando amante di Aristotelke Onassis che soffiava a Maria Callas per poi cederlo in sposo a Jaqueline una volta diventata vedova.

Anche se sorelle erano comunque molto diverse: tanto era esibizionista Jaqueline calzando alla perfezione i ruoli conquistati, prima di First Lady d'America e poi del Jet Set, quanto era discreta e defilata la sorella Lee per mantenere autonomia e libertà di movimento per viaggiare di party in party cuccando indisturbata.
Le mosse di Jaqueline erano invece seguite passo a passo tanto da indurla a denunciare fotografi e reporter che non la lasciavano più vivere. In America.

In Italia invece i reporter erano abbastanza discreti soprattutto se avevan o a che fare con la famiglia Agnelli della quale tendevano a coprire i vizi e vizietti, dei maschi, ed esaltare le virtù delle donne.
I flirt dell'Avvocato per esempio non erano molto strombazzati dai tabloid tanto da passare inosservato quello che intrecciò con Jaqueline ai tempi della sua visita in Italia con puntata a Ravello, insieme alla sorella Lee per dare all'incontro un alto profilo di scambio visite familiari.Tutto molto chic.
Lo choc che ha turbato il mondo doveva ancora arrivare: la tragedia a Dallas, il matrimonio con Onassis, la scoperta della liaison dopo la morte dell'avvocato Agnelli e di Jaqueline e la relazione molto sessuale con Bob fratello di John, assurgendo Jacky e Lee a icone chic e choc di stile Beautiful.

Il ruolo di charmant ovviamente era di Marilyn Monroe, l' amante dei fratelli Kennedy e dell'immaginario del mondo intero assurgendo al ruolo di attrice d'eccellenza,quale interprete di Eva contro Eva, Niagara, Gli uomini preferiscono le bionde, Facciamo L'Amore, A Qualcuno Piace Caldo, Quando la Moglie è in Vacanza e tanti altri films,

 mentre a Maria Callas è rimasta l'aura della Divina.



lunedì 29 dicembre 2014

TWILIGHT CON L'ECLIPSE LA SCELTA D'AMORE



"Dolce e chiara è la notte e senza vento
la burrasca Beatrice è ancora da venire
e dunque la luna posa quieta e di lontan rivela
serena ogni tempesta che affligge il cuore.
La luna splende argentea nascondendo il
suo lato oscuro agli occhi degli innamorati..."

SABATO 25 AGOSTO 2012






BELLA E ROSALIE,  LE DUE FACCE DELLA LUNA.

 Il talento è un graffio che Nikki  Reed ha inferto a colpi di unghie (e qualche morso al posto giusto)  entrando nel cast della saga Twilight  nel quale si è ritagliata uno spazio accattivante.
Nella puntata di Eclipse infatti è la vampira Rosalie, amica di Bella con la quale in un drammatico colloquio le confida tutta l’invidia che prova per lei fatta di carne con un’anima e un cuore caldo, che ha la possibilità di scegliere di far parte del mondo vampiresco, unendosi per sempre al suo Edward.






Quella scelta che invece a lei era mancata facendola diventare vampira dopo essere rimasta esangue per strada a seguito di una violenza di gruppo subita, capeggiata dal fidanzato.

Del quale si vendicherà, una volta diventata vampira uccidendolo insieme ai compagni.

C’è dunque una sostanziale differenza fra Rosalie e Bella: quest’ultima pur restando turbata del dramma della vampira non indietreggia minimamente nella sua determinazione ad entrare nel mondo dei vampiri, sposando il suo Edward.
Una convinzione totalmente radicata e profonda da farle superare la prova maschio che le viene offerta sotto una tenda in alta montagna dal corpo fisicatissimo di Taylor Lautner, il licantropo che vuole possederla sentendo il forte desiderio corrisposto dal corpo di Bella, per portarla via da Edward e dal mondo dei vampiri.
Niente da fare. Tra un corpo caldo e uno freddo Bella non ha dubbi scegliendo quello esangue senza cuore del suo Edward, attratto dall’anima innocente di Bella della quale lei vuol fargli dono per l’eternità, nel trionfo dell’amore assoluto.


E proprio per questa sua sete di assoluto che Bella suscita attrazione ed ammirazione facendo con Edward la coppia più romantica del panorama cinematografico di questi ultimi tempi.
Una sorta di Giulietta e Romeo che danzano l’ultimo atto della tragedia di Shakespeare: quello sulla tomba dove Romeo giace morto accanto a Giulietta che non esita a uccidersi per seguire il suo Romeo dietro la Porta del Grande Freddo e vivere in eterno l’amore che univa le loro anime.
Bella, come Giulietta ha scelto, mentre Rosalie se ne è fatta una ragione.
Bella e Rosalie sono le due facce della Luna: la prima è quella argentea che illumina la notte ed accompagna il canto degli innamorati, la seconda è quella nera che domina le tenebre, ovvero il potere occulto della femmina, vendicativa e castrante.
L'ARRIVO DI BEATRICE...

Sfioro la tua pelle che odora di rugiada
Mentre tendi le mani ad abbracciare
Anche l’ultimo sospiro di piacere
Intrecciata a me in un unico gemito d’amore.
Un raggio di luna accarezza impudico
Le tue membra mentre il tuo corpo
rincorre l’eco della passione
di un’antica melodia che ci portiamo
dentro dagli albori della vita che
si chiama voglia di libertà:
di amare, di vivere fino a morire quando
Dio vorrà.
.

sabato 27 dicembre 2014

EXODUS DAL MAROCCO ALL'EGITTO KITSCH E TRASH

Ridley Scott e Janty Yates.  Chi è costei? Nessuno fra il grande pubblico la conosce ma lei è la costumista preferita da Ridley Scott con il quale ha collaborato per le sue produzioni più importanti e di successo come Il Gladiatore, Le Crociate, Robin Hood, The Counselor, Prometheus e per l'attesissimo Exodus presto nelle sale.
Se il film è già contestato, nessuno sicuramente avrà da ridire sui costumi anche se personalmente qualche appunto lo farei:


non tanto per Mosè, Christian Bale e Ramses Joel Edgerton che sono perfetti
















quanto per Sygourney Weaver con estroso copricapo e carrè in tessuto color oro, dei quali non c'è traccia fra geroglifici, perchè sembra più ispirato all'art déco.













 Il costume di Maria Valleverde nel ruolo della moglie di Mosè Séfora è di ispirazione troppo marocchina piuttosto che ebraica













mentre è perfetta la Nefertari impresonata da Golshifteh Farahani con copricapo egizio in stile Luxor e  collana a pietre incastonate.
Tutto l'insieme è comunque molto curato ad effetto mediooriente di biblica memoria.








 1- L’EGITTO KITSCH E TRASH

 Inutile pensare di profilo. Per noi l’Egitto resta un mistero che traduciamo inevitabilmente in kitsch.
Il cinema si è sbizzarrito in tal senso con produzioni Kolossal nel quale l’Egitto aveva probabilità di essere tale a livello zero.
Zero in condotta per tutti? Io salverei Cecil De Mille perché con i 10 Comandamenti ha illustrato un Egitto a rigor di geroglifici. Ad alto profilo.


A parte la storia già nota nelle sacre scritture, sono i costumi ad attirare l’attenzione perché molto veritieri a partire dai sacerdoti e schiavi per arrivare a Ramses, impersonato da Yul Brynner anche se, più che in costume egizio ha girato spesso in minituniche per lasciare i pettorali in bellavista ad effetto schiavo-Charlton Heston “nel panno ebreo” di Mosè, piuttosto che di  Faraone.





Ma non è importante perché l’attenzione è sempre verso la regina, Nefertari in questo contesto (Anne Baxter) la quale era vestita con veli impalpabili nei colori sgargianti e luminosi, turchese in primis.

Perché i colori dell’Egitto sono tutti senza sfumature che van dal bianco o nero, dal turchese al verde, dal rosso all’oro.


Se si escludono alcune tuniche plissè (una lavorazione inventata negli anni 50) in quest film tutto era perfetto perché misurato sia nello stile delle mise che in quella delle parrucche, semplici a frangetta con qualche decorazione in oro giusto per dare un tocco di regalità che raggiungeva il clou con le mitiche collane a mezza luna, tipicamente egizie, con le pietre colorate incastonate a mosaico nei fili in oro che avvolgevano il collo.
Insomma un Egitto di maniera ad effetto elegante e lineare scelto appositamente per accompagnare una storia biblica.

A sbizzarrir la fantasia dei costumisti è l’Egitto delle varie Cleopatre dove ne sono state inventate di ogni con un Egitto rivoltato come un guanto.
Le più clamorose (parliamo di grandi produzioni e non parodie) sono quelle interpretate da Vivien Leigh in una Cleopatra






Shakespeariana (Cesare e Cleopatra) che ha aperto la danza delle sfilate con improbabili copricapi egiziani lavorati in tutte le fogge più eccentriche (uno stile tutto inglese) di gusto decisamente Kitsch.






 Il quale ha raggiunto l’apogeo con la Cleopatra di Elizabeth Taylor dove oltre alle mises e fantasiosi copricapi si è caricato anche il make-up inventando appositamente la coda a rondine nell’occhio, di profilo, sulla cui palpebra brillavano pailettes.
E che dire della cuffietta a fiori bianchi su un vestito di voile giallo con vitino a vespa e gonna a palloncino che presentava una Cleopatra più che in procinto di salir sul trono, pronta per un cocktail sull’Appia Antica bordo piscina? Infatti in testa aveva una simil cuffietta da nuoto in gomma con i fiori, molto in uso negli anni 60.








Kitsch to kitsch, Cleopatra è così arrivata ai giorni nostri con in mano un telefonino. Di Cesare.

Inevitale lo scatto alla chiamata con la parodia Vota Antonio, Vota Antonio…
Sì, Antonio la Trippa! Così dal kitsch al trash il passo è stato breve.
Giusto per farne un cult.
“Io me la cavo.
Modestamente me la cavicchio,
me la sono cavicchiata fino adesso
E me la cavicchierò ancora”. (Da Toto’ e Cleopatra).



2- L'AIDA IN UN EGITTO KITSCH E TRASH.
 Con in scena l’Aida al teatro Regio di Parma  è calata una pietra tombale sui fasti faraonici di questa città, ivi compresa la Fondazione Teatro Regio in un’amministrazione tutta da dimenticare.
Purtroppo a ricordarla sono state le maestranze le quali in un controcanto con quello sul palco hanno vantato i loro diritti al puntuale pagamento degli stipendi.
La platea non era gremita e c’è un suo perché, sentito da un ex consigliere comunale il quale ha mormorato: “Quando era gratis erano tutti qui e non si trovava un solo posto. Adesso che si paga si sono tutti defilati”.
Poco male, restano gli appassionati veri, quelli dell’Opera Lirica e non dello spettacolo in vetrina, con invasione di telecamere, televeline, teleschedine da giocare al tavolo di Verdi. Les jeux sont faits. E che giochi! Il piatto piangeva e giù a puntare sulla soubrettina di turno da esibire... a rimpinguar le casse? No, a rimpinguar e basta con una colpo a destra e uno a manca allo scopo di dare lustro a un Tempio della Lirica come il Teatro Regio che di tutto ha bisogno tranne che di fare rete con le veline di passaggio.



Magari con i format televisivi questo sì, ma il risultato è stato davvero scarso, non all’altezza dell’Opera classica: sbattuta negli show con le romanze cantate fra uno stacchetto e l’altro di ballerine, gags di comici in giuria e presentazioni imbarazzanti affidate a Pupo, ad Antonella Clerici o a Maria De Filippi. Molto bravi a fare il loro mestiere che non è comunque quello di esperti della lirica assurta così a livello di canzonette nel maldestro intento di seguire la strada tracciata da Pavarotti and Firends nonostante Luciano Pavarotti abbia ampiamente dimostrato che un tenore difficilmente riesce a duettare miscelandosi con dei cantanti pop. Unica eccezione è stata con Celine Dion dalla voce divina, a conferma della regola.
Ma torniano al Regio perché l’Aida dopo la protesta, è entrata in scena: lo spettacolo deve continuare fino ad arrivare alla pietra tombale calata sui due amanti. Così si spera, e non sull’opera lirica.

Il dubbio ci assale nel momento in cui si alza la bellissima porta di geroglifici dorata che fa presagire su tutto il resto, anche se la scenografia non troppo originale appaga l’occhio coinvolgendo nell’atmosfera egizia.
Già, l’antico Egitto! Questa è la terra con usi e costumi che si dovrebbe rappresentare senza entrare in confusione come una Torre di Babele del Nabucco perché ci troviamo di fronte a un miscuglio di stili che fan scadere tutto in Kitsch. Amneris (Maria Pentcheva) è in velluto color vinaccia,  (Beaujolais o Bordeaux a piacere), tessuto e colori inesistenti all’epoca, impreziosita da un décor di passamanerie francese che va dalla Belle Epoque agli anni’60.
I copricapi invece hanno scatenato la fantasia come a una sorta di sfilata Ascot, di tutte le fogge e di ispirazioni epocali: dalle cuffiette delle Matriosche a quelle di Marco Polo per finire con le tiare dorate delle spose bamboline mediorientali dei souvenirs.
Vabbè che in Cleopatra con Elizabeth Taylor si era arrivato al peggio del kitsch con il mitico copricapo a fiori bianchi simil-cuffietta da bagno tanto in voga negli anni sessanta, facendo per prima dell’Egiptus uno stracult. Kitch appunto
I costumi di Radames (Waletr Fraccaro) non son da meno partendo dalle tuniche dei Lombardi alle Crociate per arrivare al saio della Forza del Destino quando gira per casa, oh pardon, per la tomba.

Lo spettacolo sorprende invece con la sfilata delle guardie che lo portano al suo destino perché finalmente sono nel ruolo rigorosamente vestiti in uso e costume egizio, mentre lascia a bocca aperta la sfilata di comparse e ballerini al seguito: le vestali sono giustamente coperte da veli, ma lo strascico è da red carpet non da Egitto mentre tutto il resto è in stile Avatar come se il popolo Egizio fosse una metafora dei Blu Navy.
E’ forse un omaggio a Parma l’isola felice di antica memoria?
Sì, memoria d’Egitto perché a rinverdirla in Verdi non sono certo le movenze delle ballerine: spiritose e colorate in bleu, mimano le bambole meccaniche mettendosi anche di profilo per inscenare qualche passo di Twist anni ’50. E qui entra in scena l’omaggio a Bianca Balti e la sua Cleopatra Kistch con lo smarphone.

Kitsch to kitsch la prima cosa bella appare finalmente con  l’Aida (Susanna Branchini), molto nella parte vestita a modo in uso e costume Etiope con l’acconciatura tipica a treccine montate a torre e fascia pendant con il vestito rosso prugna. Purtroppo a strascico anche lui raccolto intorno al polso come una damina di fine ottocento in contrasto con il petto molto forte straripante,  tanto che più che in soprano era in tono baritonale da cantante gospel, come una sorta di Sister Act: soul, soul soul….! Infatti è stata la sola ad essere applaudita con entusiasmo e partecipazione.







venerdì 26 dicembre 2014

LO TSUNAMI E L'AMBINETALISMO



Naomi Watts è la protagonista del film The Impossible che trattando il tema di una grande tragedia ambientale  come lo Tsunami, verificatosi dieci anni fa proprio il 26 dicembre, focalizza l’attenzione sul sistema del nostro pianeta fin troppo a rischio.




La cosa più allarmante è come la politica sottovaluti il problema. Tanti ambientalisti sono assurti a ruoli di primo piano occupando i vertici del potere portando avanti argomentazioni di tipo ambientale che hanno abbandonato clamorosamente una volta occupata la poltrona.

Vedasi il caso dell’ex sindaco Pietro Vignali che da convinto ambientalista ha governato come un magna magna della peggior razza politica, anche se gli va riconosciuto il merito di aver fermato la metropolitana mettendosi coraggiosamente contro.
La città  ha riposto grande fiducia nel nuovo Sindaco Federico Pizzarotti proprio grazie alla campagna che Grillo ha condotto a Parma contro l’inceneritore, che sembra prendere una brutta piega.
Vedremo Parma con le ciminiere tutte in funzione e Mary Poppins a braccetto con lo spazzacamino? Cam Camini Cam Cam Camin…
Una città che va in bicicletta con la mascherina dello smog causa fumo dell’inceneritore, ecco quello che ci aspetta.
Possibile che il sindaco non possa fare nulla per fermare questo futuro scenario apocalittico? 
The Impossible, come volevasi dimostrare.

Naomi Watts, la protagonista dell’omonimo film, ha girato anche una biopic sulla principessa Diana.
La quale alla fine della sua breve vita si era orientata verso l’ambientalismo come testimonial della campagna mine antiuomo, quali residuati bellici della guerra di Bosnia.
Una pulizia scoppiettante come un fuoco d’artificio perché non se ne è più sentito parlare dopo la morte della principessa.



Della pulizia bellica aveva parlato anche David Letterman lanciando una battuta su Central Park nel quale è stato trovato in questi giorni un cannone ancora funzionante della guerra di secessione dicendo che da allora il parco non era stato mai pulito.
Questo per sottolinare che le armi belliche restano dissepolte nei secoli così come le scorie dei rifiuti atomici.


Il tema ambiente comunque sta ancora molto a cuore al principe Carlo d’Inghilterra, ex marito di Lady D del quale Naomi sta riproponendo la vita sullo schermo.
Il principe continua la battaglia nella vita reale, sia di Corte che delle sue case di campagna impegnandosi nel riciclo di qualsiasi materiale, nella cura del verde dei suoi giardini e soprattutto nella chiusura dei camini da ogni casa di Londra dove infatti la figura dello spazzacamino non esiste più, così come i gatti che miagolano in calore sopra i tetti. Tanto meno le gatte perché tutti insieme sono radunati al campo base Colosseo.

Carlo d’Inghilterra è molto credibile in questa sua veste di ambientalista perché da sempre si è dimostrato amante della natura, dei paesaggi incantati come quelli della Toscana e della sua villa di campagna il cui parco può paragonarsi a una delle meraviglie del mondo dove una schiera di giardinieri mani-di-forbice hanno creato composizioni artistiche di foglie e fiori.
Le quali in Inghilterra restano una delle maggiori attrattive promosse con Mostre Internazionali di questo settore una delle quali aperta quest’anno dalla Regina Elisabetta.
Se il cinema è sempre molto attento all’ambiente, ci sono attori che intendono lasciare il cinema per  studiare ecologia.
Uno di questi è Leonardo Di Caprio, memore della sua indimenticata interpretazione di The Beach totalmente immerso nella natura metà incontaminata e metà tossica, che proprio ultimamente ha dato l’annuncio in tal senso. Per scendere in Politica? Perché no.
Nel 2016 ne vedremo delle belle: fra i candidati del Partito Democratico con Hillary Clinton ci saranno anche George Clooney e  Leonardo Di Caprio come una sorta di me’ cojoni?
Perchè diciamolo la Politica non dovrebbe essere l'ultima spiaggia di attori al tramonto come sex symbol che si devono riciclare. Anche se fra gli ambientalisti il riciclo va.


giovedì 25 dicembre 2014

GABANELLI INCHIESTA MANO DOPERA CINESE

(Per fortuna che ci sono  i saldi):



Domenica scorsa Milena Gabanelli ha svolto un'inchiesta sul marchio Gucci con relativi costi di manodopera cinese sulla quale avevo preso a suo tempo gli appunti che trascrivo:

"Da Santoro ad Anno Zero l'inchiesta sulle fabbriche cinesi di Prato, le quali lavorano a pieno ritmo con turni massacranti e operai pagati al minimo per poi vendere con etichette made in Italy. Che è la cosa principale per far tirare il mercato.
Una signora che si fornisce da loro dice che gli articoli vanno molto di più di quelli delle boutique: mentre queste la sera chiudono alle sei senza aver battuto chiodo, lei non riesce a mandare via la gente.
E ci credo, un capo a 8 Euro contro le centinaia di un capo da boutique fa una spietata concorrenza mettendolo in ginocchio.
Io lo posso confermare perchè abitando in pieno centro storico vedo i negozi sempre deserti, mentre al mercato settimanale ci sono gli assalti alla bancarelle.
D'altra parte la massa può permettersi di comprare e vestirsi dignitosamente (perchè i capi sono ben fatti) solo grazie ai cinesi.
La loro è una concorrenza sleale ma anche un negozio che si stablizza a due metri di distanza con gli stessi articoli in pratica fa una concorrenza sleale anche se ormai legalizzata.
Perchè il libero commercio e la libera produzione sono l'unico modo per uscire dalla crisi. Questi lavoratori di Prato portano ricchezza che noi guardiamo con sospetto perchè loro sono cinesi.
Ma lavorano qui e fanno circolare soldi italiani.
Loro danno l'esempio di come dovrebbero lavorare anche
le aziende italiane: infatti c'è una rappresentanza di un gruppo di queste, sempre di Prato, che chiede aiuti dalle banche, aiuti a destra e a manca per risollevarsi dalla crisi e riprendere il lavoro, mentre purtroppo, e dispiace dirlo ma è così, dovrebbero imitare i cinesi.
Per favorire la ripresa per un paio di anni si dovrebbero abolire le pressioni fiscali, tornando come agli anni 50-60 dove i lavoratori non si risparmiavano, insieme ai loro imprenditori.
Perchè lavoravano tutti duramente, accontentandosi di guadagnare poco senza ricorrere alla Cassa integrazione che comunque ha consentito a molte aziende di riprendersi.
Per un annetto si potrebbe fare un sacrificio e la ripresa sarebbe sicura, invece si perde tempo nei dibattiti, nelle chiacchiere, nei cortei, negli scioperi, ma se non ci sono soldi...è tutto inutile.
L'unico modo è rimboccarsi le maniche, basso profilo e ricominciare da zero.
Congelando possibilmente i debiti dell'anno precedente o, quanto meno azzerando gli interessi sui mutui e prestiti con condono delle sanzioni applicate dagli Istituti Previdenziali, lasciando la possibilità di fare ore straordinarie in nero.
Insomma, meno pressione e un po' di respiro".

Queste cose le avevo inviate con una e-mail nel marzo 2009. E curiosamente è quanto è stato adottato anche in seguito da Angela Merkel.

Niente applausi prego. State pure comodi. E Buon Natale a tutti.



KATE E REGINA ALLA MESSA DI NATALE.



Alla Messa di Natale Kate, contrariamente al solito, si è presentata con il cappotto longuette che più longuette non si può.
Là dove non poté più la Regina, poté forse qualche critica di troppo.
Ad ogni modo Kate questa volta è elegantissima perché la longuette è ingentilita dalla svasatura a forma di campana.
La Regina però non ci sente. Infatti non ha annunciato l’abdicazione al Trono entrando in Chiesa in rosa shocking con due penne rosse in testa a forma di V.
Come Victoria.


KATE DUCHESSA DI CAMBRIDGE. MIDDLETON, PREGO.

 Mai scelta fu più ponderata. Mai scelta fu più felice. Tutti parlano di Kate. 
Middleton prego. 
Il principe William ci ha messo del tempo prima di convincersi che fosse la donna giusta: nove anni di convivenza para-coniugale e poi finalmente con la cerimonia in abito bianco verginale, la coppia è entrata nella favola. Lui come principe ereditario ma lei non come Altezza Reale.






La Regina ne ha già avuto abbastanza con la principessa Diana, assurta a quel regale ruolo non tanto per generosità di Elisabetta quanto perchè nata Spencer. Nelle sue vene scorreva sangue blu, a differenza di Kate che fra gli antenati ci sono lavoratori delle miniere.
Andiam andiam andiam a lavorar!
No non quelli perchè Kate non era ancora sbarcata a Buckyngham Palace.
Così le è toccato il titolo di Duchessa di Cambridge esattamente alla pari come Camilla Parker Bowles Duchessa di Cornovaglia.

La Regina ha voluto entrambe le Duchesse  in gara per la corsa verso il trono per consentire loro di mettersi in luce come la “più brava del Reame”. 
Tutte due hanno dovuto vincere la pigrizia nella quale si sarebbero gettate volentieri fra gli ozi di una classe nobile privilegiata dove sono state ammesse come miracolate.
Kate è la più avvantaggiata avendo le fisique du role di una “principessa” delle favole mentre Camilla è un filo penalizzata per l'età e la forma robusta come una ruvida governate.
Infatti ha governato dietro le quinte tenendo in mano le scettro del potere di un erede al trono, fin dai tempi del fidanzamento del Principe Carlo con Diana.
Mai scelta fu meno ponderata, mai scelta fu tanto infelice. 
Camilla aveva visto giusto. Diana l'aveva vista male facendo finta di niente: qualche lacrimuccia ma come ogni donna più giovane e più bella era certa che l'avrebbe avuta vinta. Invece il menage è proseguito a trois mandando tutti in paranoia fino al fatidico incidente dell'Alma.
Arrivato come una ciliegina sulla torta di una festa che aveva preso una piega macabra.
Ce n'era abbastanza per soccombere ma quando una grande casa come Buckyngham Palace è guidata da una robusta governante tutto procede liscio e lucido.


Così è stato. Perchè Camilla in fondo ha portato bene, convolando a giuste nozze con il principe Carlo: da sempre quiei due si sono amati più degli stessi legittimi consorti. Due amanti diabolici? 
No, due amanti sfortunati perchè il loro amore non sarebbe mai stato accettato non tanto dalla Regina Elisabetta, la quale giunta quasi alla fine del suo Regno si è ammorbidita adeguandosi ai tempi, quanto dalla Regina Madre la quale se all'inizio aveva regnato in modo illuminato e generoso verso la fine si era irrigidita sulle questioni di forme e di etichetta di Corte passando da un “chapeau!” a tanto di cappellino. Portato quest'ultimo come emblema di nobiltà del regno di Gran Bretagna per distinguersi...dalla massa dei regnanti Europei.
I quali brillano comunque fra corone e parures lasciando i cappellini specie se eccentrici ad esclusiva competenza di Casa Windsor.
Regine e principesse europee infatti preferiscono un'eleganza meno ingessata  da rigido protocollo che prevede sempre il cappello nelle cerimonie ufficiali clamorosamente escluso da quasi tutte tranne che da Maxima d'Olanda.
Forse perchè arrivando dall'Argentina si sente un filo Regina-extraeuropea per cui cerca di essere all'Altezza (con inevitabile caduta di stile nell'adornarsi con vistose patacche e cappellini da gaucho o modelli ancora anni 80: robe-manteau, accenno di spallotte e così via).

A fare tendenza è comunque Kate Middleton la più popolare fra le Corti nobiliari con uno stile fin troppo classico qualche volta ispirato a Diana specie all'inizio quando ancora era fidanzata e si presentava con gonne longuette sotto al ginocchio. 
Per conquistare la Regina ovviamente che di fronte a tanta morigeratezza da ragazza-bene si è convinta ad accoglierla in famiglia.
Se la principessa Diana la longuette la calzava a pennello facendo icona fashion in linea con lo stile anni 80, indosso a Kate la penalizzava un filo.
Anzi una spanna o due, quelle che ben presto, messo piede a Palazzo, tagliava per portare l'orlo sopra al ginocchio.
Una spanna sopra, mettendo in mostra le sue gambe al mondo e sotto al naso della Regina inorridita che la invitava a correre subito ai ripari. Non solo non ha mai allungato l'orlo ma Kate ha pure indossato abiti fluttuanti che al minimo soffio di vento si aprivano in volo scoprendo il resto là dove oltre le gambe c'è di più.

Apriti gambe oh, pardon, apriti cielo perchè un tale spettacolo non si era mai visto in una sfilata ufficiale dei Reali di casa Windsor facendo venire alla Regina un gran mal di pancia culminato l'anno scorso prima del suo viaggio a Roma che poi aveva disdetto.
Eppure Kate ha tutte le mises in regola ma certe volte non riesce proprio a trasgredire. Come quando indossa un abito rosso sapendo benissimo non essere il colore preferito di Sua Maestà ma non solo perché la Duchessa si compiace di indossarlo soprattutto per contrastare i colori pastello delle mises della Regina e di Camilla, quasi sempre quest'ultima in color ghiaccio, rubando loro inevitabilmente la scena.
Perchè Kate è decisamente bella, senza sbavature con un piglio deciso ma pronto al sorriso che sfodera in ogni occasione ufficiale come una star dello spettacolo mandando in visibilio i fotoreporter perchè lei viene sempre bene anche quando non è in posa.
Non come Camilla che se la prendi di tre quarti tra il chiaro e scuro, puoi contare le rughe una ad una. Eppure...






Eppure una lancia a favore di Camilla va spezzata perchè con il look ha decisamente più buon gusto: intanto è molto british, in sintonia col Principe di Galles che in fatto di eleganza è impareggiabile, adottando spesso e volentieri lo scozzese specie in questi ultimi tempi in cui la Scozia è rimasta legata all'Inghilterra,
 per esprimere sentiti ringraziamenti a quel popolo che un giorno sarà anche suddito, e poi non sbaglia mai nel fare abbinamenti in tono su tono, con le lunghezze giuste ed accessori curati nei particolari come bordure di pellicce, bottoni gioiello o collane e spille  a dare quel tocco di lussuoso, non certo da governante, che invece a Kate manca perchè sempre in stile moda-pronta-pret-a-porter fin troppo classica. Da Middle class.
Middleton, prego. Dopo passo a Regina.                      Dopo Camilla, prego. Passo.



mercoledì 17 dicembre 2014

KATE DUCHESSA DI CAMBRIDGE. MIDDLETON, PREGO.


 Mai scelta fu più ponderata. Mai scelta fu più felice. Tutti parlano di Kate. 
Middleton prego. 
Il principe William ci ha messo del tempo prima di convincersi che fosse la donna giusta: nove anni di convivenza para-coniugale e poi finalmente con la cerimonia in abito bianco verginale, la coppia è entrata nella favola. Lui come principe ereditario ma lei non come Altezza Reale.






La Regina ne ha già avuto abbastanza con la principessa Diana, assurta a quel regale ruolo non tanto per generosità di Elisabetta quanto perchè nata Spencer. Nelle sue vene scorreva sangue blu, a differenza di Kate che fra gli antenati ci sono lavoratori delle miniere.
Andiam andiam andiam a lavorar!
No non quelli perchè Kate non era ancora sbarcata a Buckyngham Palace.
Così le è toccato il titolo di Duchessa di Cambridge esattamente alla pari come Camilla Parker Bowles Duchessa di Cornovaglia.

La Regina ha voluto entrambe le Duchesse  in gara per la corsa verso il trono per consentire loro di mettersi in luce come la “più brava del Reame”. 
Tutte due hanno dovuto vincere la pigrizia nella quale si sarebbero gettate volentieri fra gli ozi di una classe nobile privilegiata dove sono state ammesse come miracolate.
Kate è la più avvantaggiata avendo le fisique du role di una “principessa” delle favole mentre Camilla è un filo penalizzata per l'età e la forma robusta come una ruvida governate.
Infatti ha governato dietro le quinte tenendo in mano le scettro del potere di un erede al trono, fin dai tempi del fidanzamento del Principe Carlo con Diana.
Mai scelta fu meno ponderata, mai scelta fu tanto infelice. 
Camilla aveva visto giusto. Diana l'aveva vista male facendo finta di niente: qualche lacrimuccia ma come ogni donna più giovane e più bella era certa che l'avrebbe avuta vinta. Invece il menage è proseguito a trois mandando tutti in paranoia fino al fatidico incidente dell'Alma.
Arrivato come una ciliegina sulla torta di una festa che aveva preso una piega macabra.
Ce n'era abbastanza per soccombere ma quando una grande casa come Buckyngham Palace è guidata da una robusta governante tutto procede liscio e lucido.


Così è stato. Perchè Camilla in fondo ha portato bene, convolando a giuste nozze con il principe Carlo: da sempre quiei due si sono amati più degli stessi legittimi consorti. Due amanti diabolici? 
No, due amanti sfortunati perchè il loro amore non sarebbe mai stato accettato non tanto dalla Regina Elisabetta, la quale giunta quasi alla fine del suo Regno si è ammorbidita adeguandosi ai tempi, quanto dalla Regina Madre la quale se all'inizio aveva regnato in modo illuminato e generoso verso la fine si era irrigidita sulle questioni di forme e di etichetta di Corte passando da un “chapeau!” a tanto di cappellino. Portato quest'ultimo come emblema di nobiltà del regno di Gran Bretagna per distinguersi...dalla massa dei regnanti Europei.
I quali brillano comunque fra corone e parures lasciando i cappellini specie se eccentrici ad esclusiva competenza di Casa Windsor.
Regine e principesse europee infatti preferiscono un'eleganza meno ingessata  da rigido protocollo che prevede sempre il cappello nelle cerimonie ufficiali clamorosamente escluso da quasi tutte tranne che da Maxima d'Olanda.
Forse perchè arrivando dall'Argentina si sente un filo Regina-extraeuropea per cui cerca di essere all'Altezza (con inevitabile caduta di stile nell'adornarsi con vistose patacche e cappellini da gaucho o modelli ancora anni 80: robe-manteau, accenno di spallotte e così via).

A fare tendenza è comunque Kate Middleton la più popolare fra le Corti nobiliari con uno stile fin troppo classico qualche volta ispirato a Diana specie all'inizio quando ancora era fidanzata e si presentava con gonne longuette sotto al ginocchio. 
Per conquistare la Regina ovviamente che di fronte a tanta morigeratezza da ragazza-bene si è convinta ad accoglierla in famiglia.
Se la principessa Diana la longuette la calzava a pennello facendo icona fashion in linea con lo stile anni 80, indosso a Kate la penalizzava un filo.
Anzi una spanna o due, quelle che ben presto, messo piede a Palazzo, tagliava per portare l'orlo sopra al ginocchio.
Una spanna sopra, mettendo in mostra le sue gambe al mondo e sotto al naso della Regina inorridita che la invitava a correre subito ai ripari. Non solo non ha mai allungato l'orlo ma Kate ha pure indossato abiti fluttuanti che al minimo soffio di vento si aprivano in volo scoprendo il resto là dove oltre le gambe c'è di più.

Apriti gambe oh, pardon, apriti cielo perchè un tale spettacolo non si era mai visto in una sfilata ufficiale dei Reali di casa Windsor facendo venire alla Regina un gran mal di pancia culminato l'anno scorso prima del suo viaggio a Roma che poi aveva disdetto.
Eppure Kate ha tutte le mises in regola ma certe volte non riesce proprio a trasgredire. Come quando indossa un abito rosso sapendo benissimo non essere il colore preferito di Sua Maestà ma non solo perché la Duchessa si compiace di indossarlo soprattutto per contrastare i colori pastello delle mises della Regina e di Camilla, quasi sempre quest'ultima in color ghiaccio, rubando loro inevitabilmente la scena.
Perchè Kate è decisamente bella, senza sbavature con un piglio deciso ma pronto al sorriso che sfodera in ogni occasione ufficiale come una star dello spettacolo mandando in visibilio i fotoreporter perchè lei viene sempre bene anche quando non è in posa.
Non come Camilla che se la prendi di tre quarti tra il chiaro e scuro, puoi contare le rughe una ad una. Eppure...






Eppure una lancia a favore di Camilla va spezzata perchè con il look ha decisamente più buon gusto: intanto è molto british, in sintonia col Principe di Galles che in fatto di eleganza è impareggiabile, adottando spesso e volentieri lo scozzese specie in questi ultimi tempi in cui la Scozia è rimasta legata all'Inghilterra,
 per esprimere sentiti ringraziamenti a quel popolo che un giorno sarà anche suddito, e poi non sbaglia mai nel fare abbinamenti in tono su tono, con le lunghezze giuste ed accessori curati nei particolari come bordure di pellicce, bottoni gioiello o collane e spille  a dare quel tocco di lussuoso, non certo da governante, che invece a Kate manca perchè sempre in stile moda-pronta-pret-a-porter fin troppo classica. Da Middle class.
Middleton, prego. Dopo passo a Regina.                      Dopo Camilla, prego. Passo.