Il cinema dai tempi del muto ha sempre preferito attrici piccole perchè lo schermo ingigantisce sia nella forma che in altezza.Vivien Leight, Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor erano tutte grandi star che viste da vicino non superavano il metro e settanta di altezza. Tutto era concentrato nei primi piani che dovevano trasmettere emozioni mentre la sinuosità del corpo fremente doveva ondeggiare con molto sex appeal che perfino il grissino Audrey Hepburn riusciva ad esternare. Le “piccolette” ma non piccole hanno fatto la storia del cinema perchè considerate più vivaci e pepate mentre le altissime in formato top model faticavano ad imporsi perchè non era ancora arrivato il red carpet ad esaltar la loro bellezza nelle sfilate.
Le quali hanno portato alla ribalta le varie Julia Roberts, Nicole Kidman e Sigourney Weaver che altrimenti restava a culo secco di attrice in carriera. Culo secco del quale erano dotate anche Nicole e Julia così come hanno evidenziato in biancheria intima con mutandine di cotone e canotta da maschiette rispettivamente in Alien per la Weaver ed Eyes Wide Shute per la Kidman e con la lingerie in due pezzi con stivaloni a coscia lunga della Roberts in Pretty Woman. Alte allampanate e dinoccolate le attrici modelle hanno imperversato negli anni novanta per poi tornare a ridimensionarsi ai giorni nostri. Infatti autori e registi importanti si sentono ispirati da muse piccolette alle quali hanno fatto come si suol dire “ponti d'oro” come le quattro di sex and The City, tutte o quasi le attrici di Woody Allen che dopo Mia Farrow si diverte a massacrarle affidando ruoli di biondine rompicazzi.
Sì ma di successo.Tranne Mia Farrow che dopo Woody ha chiuso la carriera, tutte le attrici di questo regista hanno lievitato alcune coronando in Oscar una carriera già avviata, come per esempio Cate Blanchet in Blue Jasmine, altre iniziando una nuova fase di intellettual-chic come, prima fra tutte, Diane Keaton e poi a seguire Scarlett Johansson, Naomi Watts, Rachel Mc Adams, facendo dimenticare Julia Roberts in Tutti Dicono J love you.
L'ultima musa ispiratrice è Emma Stone la venere rossa in formato tascabile lanciata con Ganster Squad dalla quale è stata catapultata nello star system da Woody con il suo ultimo film, ora nelle sale, Magic in The Moonlight alla quale ha affidato un ruolo stranito con il quale il regista ci ha marciato spesso dentro trattandolo in molti dei suoi film dove magia, tarocchi e oroscopi ammantavano di aureola satanica le sue muse fino ad approdare a quella chiaroveggenza del tavolin che balla, con cui Piero Angela aveva esordito con il suo Quarck nella Tv in bianco e nero per demolirla scientificamente.
Niente da fare, c'è sempre l'allocco che ci casca se di allocco si può parlare di qualcuno che vorrebbe mettersi in contatto con qualche caro passato a miglior vita anche se nella Bibbia sta scritto a mezzo dei Profeti che i morti si risveglieranno dal lungo sonno al momento del giudizio Universale. Come Dio vorrà.
Alzi la mano chi non subisce o non ha mai subito invece il fascino della chiaroveggenza. Colin Firth per esempio, pur essendo anche lui prestigiatore in questo film di Woody Allen, ne rimane vittima fino a quando non smaschererà la veggente famosa (perchè le sue gesta hanno fatto eco) Emma Stone innamorandosi perdutamente della sua bellezza scaltra e truffaldina. Chi si somiglia si piglia? Non è detto.
Infatti Emma Stone sentendosi attrice ormai completa ma non arrivata, giustamente, si vuole cimentare con il Teatro, ormai tappa d'obbligo di molti attori non solo Hollywoodiani, per raccogliere applausi live che sono poi quelli che danno l'ebbrezza mandando l'adrenalina alle stelle. Niente di meglio allora di un musical sulle orme di Liza Minnelli in Cabaret, indimenticata per il leit motiv “money money money”, alla quale la Emma Stone purtroppo non è ancora degna nemmeno di baciar dove cammina. Ma provare non costa nulla: tacchi a spillo, mezze calzette e fai un giro a Broadway. Molto Pretty.
https://www.youtube.com/watch?v=hER13XeQVgs
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