martedì 15 ottobre 2013

QUANDO L’AMORE E’ DIVERSAMENTE ABILE

Se volete versare calde lacrime travolti come un fiume in piena e da un’onda anomala come una sorta di Tsunami Due, ecco a voi Naomi Watts in una storia d’amore intensa e commovente.
Dopo le prove di The Possible e la Vita Segreta di Lady D., la Watts è diventata la protagonista ideale di storie melodrammatiche ad alta intensità emozionale.
Preparate dunque i fazzoletti per andare a vedere il film di prossima programmazione Sunlight jr con Matt Dillon straordinariamente maturato come uomo e come attore.
La storia è ispirata a un’opera musicale di George Gerswin che l’aveva ambientata nel mondo degli emarginati neri d’America nel quale l’amore e la solidarietà della comunità avevano la priorità rispetto a tutte le altre problematiche.
Come Poggy and Bess, il film è ambientato in un paese povero della ricca ed opulenta Florida dove lottano per la sopravvivenza Naomi e il suo compagno diversamente abile Matt sorretti dal loro amore tenero ma sensuale e appassionato.
L’idillio vien messo a dura prova con l’arrivo di un bebè e la perdita del lavoro da parte di Naomi commessa in un supermercato la quale si trova a dover scegliere fra un ex fidanzato spuntato all’orizzonte che vorrebbe riaverla e il suo compagno diventato ormai un peso.
Improvvisamente a Naomi tutto diventa chiaro per fare la sua scelta quando vede i due rivali battersi fra loro: dopo che Matt Dillon, sceso con sforzo dalla carrozzina, gli si è buttato addosso come un leone, lei capisce che quello è il suo uomo con il quale continuare la vita senza perdere la speranza in un futuro migliore.
Ed è proprio la speranza che viene dal ceto basso perché motivato a lottare con unghie e con i denti per superare la crisi che incombe. Un messaggio positivo sul quale riflettere perché il troppo benessere del quale siamo stati fino ad ora circondati ci pone in una posizione di pericolosa rilassatezza che porta dritto alla decadenza.
E’ nella lotta incessante del quotidiano per cercare di superare ogni colpo avverso che si vede la grandezza di un individuo disposto a difendere i propri cari con dignità e coraggio.
Naomi Watts rappresenta un tipo di donna che si sta affermando  quale punto di riferimento di un nucleo da difendere e proteggere anche a costo di sforzi sovrumani e rinunce penalizzanti perché una donna giovane e bella come lei potrebbe pretendere molto di più, come si suol dire, invece di accontentarsi di quello che si è scelto con il cuore.
Ma accontentarsi dell’amore dei propri cari e della famiglia non è poco perché è quello che dà la forza per andare avanti.
L’amore è il motore della vita e senza quello tutto diventa difficile e impossibile per superare la dura realtà. L’importante è prendere il controllo di ogni situazione con freddezza e lucidità lasciandosi andare alle emozioni nell’intimità con slancio e semplicità.
Se poi la realtà è tutta rosea con i prati in fiore allora non resta che darsi al giardinaggio in difesa dell’ambiente. A ciascuno il suo.

                 
                   PORGY AND BESS, APPLAUSI E COMMOZIONE.
Dolore, dolore, dolore. Tanto dolore e commozione fino alle lacrime:
La condizione di un negro d’America negli anni 30 era davvero miserevole.
Nessun diritto, nessuna pietà nemmeno per i vecchi e per gli storpi. Ma la comunità si univa in coro, compatta e solidale, per farsi coraggio e continuare il cammino.
“Fa che la ruota giri, giri, giri…Lascia che giri! Fino a quando incontreremo il nostro fratello nella terra promessa”
George Gerswin l’autore di Poggy and Bess in scena al Teatro Regio, dal 13 al 17 febbraio era fiducioso come se scrutasse da lontano l’orizzonte di gloria di un Barack Obama a riscattare il mondo dei diseredati ed emarginati di colore.
Come quello in cui si svolge la storia di Porgy and Bess (Morenike Fadayomi) divisa fra una passione distruttiva per Crown (Cedric Cannon) e il sentimento sublime per il paraplegico Porgy (Kevin Deas).
Una donna fragile dipendente da tutti, anche dalla polvere d’angelo (coca) che le fornisce un damerino da strapazzo Sportin’Life (cantante-ballerino Jermaine Smith) per farla sua e strapparla ai due rivali. Ma l’amore trionfa sempre.
Quando è forte e sincero come quello di Porgy che, umiliato e offeso, gli dà la forza per vincere in una lotta corpo a corpo con il carnale e volgare Crown per poi correre, lui paraplegico, a NewYork a riconquistare la sua Bess.
Sarà opera, sarà musical, sarà che il pubblico era diviso fra questo dilemma, ma quel che è certo è che questo è uno spettacolo degno di un tempio del melodramma come il Teatro Regio per l’alto livello artistico con cui ha rappresentato sia i cori nei momenti drammatici dei funerali alternati a quelli gioiosi del pic-nic, che gli assolo degli interpreti e vari personaggi, di grande impatto emozionale.
Come quello di Bess che, in bilico fra un dualismo portato agli estremi e vissuto in modo sofferto che fa impazzire gli uomini, passa dal rosso peccaminoso dell’abito scollato a quello pudico e a fiori con disinvoltura e credibilità.
Bravo anche il focoso Crown e poi lui, Porgy il protagonista assoluto, dalla voce calda e sensuale di grande appeal nonostante la sua menomazione (scenica ovviamente).
Di grande spicco anche i personaggi da Maria (Marjorie Warthon) la copia di Mamy di Via col Vento (Ricordate?”…du mangiare come un uggellino miss Rossella…”).
L’apice emozionale è stato raggiunto con l’esecuzione della famosa ninna nanna, il Summertime cantato magistralmente da Clara (Heater Hill). Gli applausi alla fine sono arrivati scroscianti e sentiti. Come tutta l’Opera!
           DIAMANTI AL REGIO FRA UNA CASCATA DI PAILLETTES


Una cascata di paillettes è scesa al teatro Regio in occasione della prima di Porgy and Bess, fra le tante signore che si sono ispirate all’America anni 30 e alle musiche di Gerswin.
Paillettes a go-gò su abitini corti con disegni a rombi o a spirale o a forma di di mantelline a ornamento e in applicazioni, ad arricchire accessori nei colori più svariati.
Molte le gonnelline corte, a linee fresche e svolazzanti  di chiffon orlate a nastri, o di raso e taffetà chiuse ad anfora.
Immancabili i soliti tubini neri abbinati alle décolleté a punta tonda, oppure a guanti fascianti o sandali gioiello.
Purtroppo terribili quelli evidenziati in primo piano da una rubrica settimanale locale infilate in calze arete color nudo di stile circense nell’intento di proporre tendenze con rigore tecnico.
Un particolare che avrebbe fatto impallidire Audrey Hepburn perché la rubrica citatava a modello Colazione da Tiffany confusa inequivocabilmente con Sex And The City.
Infatti gli accostamenti eccentrici e stravaganti, come se fossero pescati a caso dagli armadi,  di questo serial televisivo (poi riscattati nei due film omonimi) stanno ispirando i giovani stilisti presenti anche nelle ultime sfilate di Milano – definite “pagliacciate” da (e da che pulpito) Dolce e Gabbana – create con il preciso scopo di conquistare i consensi del mercato americano (quello che compra) controllato dalla sua guru Anna Winthour, direttrice di Vogue  (snobbata da Hillary Clinton la quale continua la sua campagna elettorale con tailleur classici color pastello).
A noi era sfuggito perché rapiti dalla visione di gioielli ben più preziosi sui quali si erano focalizzati gli sguardi nel foyer.
L’attenzione era tutta per loro grazie ai lampi e bagliori multi sfaccettati che emettevano come due diamanti, tanto da mettere in secondo piano l’interesse per le mises.
Stiamo parlando delle due star di razza imperiale, ovvero la bellezza creola di Denny Mendez ex Miss Italia e quella algida di Elena Santarelli, la Bardot italiana, che hanno posato per un’istantanea (foto Rita Guandalini) accanto al sindaco di Parma Pietro Vignali il quale, con questo colpo di teatro (Regio) è riuscito a surclassare perfino Pippo Baudo che, avvalendosi del binomio-soubrette “(queste le ho scoperte io”) mora e bionda, si presentava con orgoglio puntualmente a S.Remo sul palco dell’Ariston.
Così, tutte pazze per Vignali, le signore facevano la fila per salutarlo e per complimentarsi della presenza di Dennis Mendez, sua ospite che, sorprendentemente è ancora più bella dal vivo che in video mentre la Santarelli  è uguale a come l’abbiamo ammirata al cinema e sull’isola.
Una serata che era partita quasi in sordina stante una rappresentazione per i parmigiani un po’ anomala, fuori dagli schemi della Lirica, e di Verdi in particolare che invece è sbocciata in vivacità ed eleganza come in poche altre occasioni.
Un Regio nuovo, effervescente, colorato solare e vivo perché ormai aperto a tutte le performances artistiche dunque in grado di attirare non solo a livello internazionale ma soprattutto a conquistare le fasce dei giovani che, come ha detto la Santarelli, quando passano davanti a questo Teatro si sentono investititi da timor riverenziale.
Sì, facendo bivacco con le merendine tirando poi dritto verso altri lidi: disco, pub, movide e sbevazzate varie!



             

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