martedì 22 ottobre 2013

VERDI FESTIVAL UN TRIONFO ANNUNCIATO



Il Verdi Festival 2013 è ancora a metà strada che ha percorso con grande successo all’altezza del battage pubblicitario televisivo.
Se con Simon Boccanegra alla prima qualche poltrona in prima fila è rimasta vuota (o per il costo dei biglietti o per diserzione di qualche Ospite illustre stante la crisi di Governo, Berlusconi alla sbarra…che ne so…) con le repliche c’è stato il tutto esaurito.
Specie con I Masnadieri, in scena domenica 20 con una calata in massa di stranieri, tedeschi in primis (che in quanto ricchi guardano alla sostanza ad un giusto prezzo. Merkel docet),i quali hanno applaudito con gioia lo spettacolo.
Bellissimo in tutta la sua completezza, dall’orchestra al coro passando dai protagonisti: Mika Kares, Roberto Aronica, Artur Lucinsky, Aurelia Florian, Antonio Corianò, Giovan Battista Parodi, Enrico Cossutta per la regia di Leo Muscato.
Dalla postazione palco si poteva ammirare anche l’orchestra  accompagnata dal giovane maestro Francesco Ivan Ciampa con i musucisti della Filarmonica Arturo Toscanini quasi tutti coetanei. Una parola per le musiciste tutte alla viola violn e violoncello in stile fashion tanto da far sorgere la domanda “perché le violiniste sono tutte così belle?” Non ce n’era una così così…
Ma alla fine dello spettacolo, quando il maestro si è alzato per fare il baciamano alla prima violinista, nell’aria era palpabile un fil di gelosia.
Come quella che fa da leit motiv a tutta l’opera con fratelli in odio e competizione per il trono facendo del perdente un brigante assassino tanto da arrivare ad uccidere, dopo aver smascherato il fratello e riportato il padre sul trono, l’amata Amelia per non trascinarla all’inferno tra la feccia.
Nella quale lei ci sarebbe anche andata per carità d’amore, macchè lui ha preferito di no e…zac! Una pugnalata al cuore.
Già la feccia! Era quella composta dal coro e dalle comparsate, quest’ultime ad aprir la scena con le prostitute e i clienti al porto che dal palco si vedevano amoreggiare, con molto realismo. Specie una coppia perché il cliente avvolgeva la sua preda con le gonne alzate stringendola un filino troppo seguendo il ritmo sempre più incalzante,  approfittando forse del fatto che lei non potesse mollargli un bel ceffone. E perché mai? Zum papà- zum- papà, la musica di Verdi è solenne ma anche cadenzata ritmando un su e giù fra le note accattivanti che introducono all’amore consumato fino alla tragedia, sostenuta dal coro.
Il quale ha sempre una parte importante in tutta l’opera per dar vigore ai protagonisti nell’azione supportandola con incisività:  e il coro del Teatro Regio, capitanato dal maestro Martino Faggiani,
è fantastico in questa sua missione indispensabile per tenere alto il livello dell’Opera.
Essendo in replica è ovvio che il foyer fosse molto sobrio senza abiti particolarmente sgargianti con qualche sprazzo di paillettes.
Qualcuna ha azzardato col capo animalier da sempre bandito dai teatri della lirica perché considerato pacchiano.
Dopo essere stato relegato a semplice intimo da regalare all’ultimo dell’anno, l’animalier è sempre più presente nelle mises delle star e principesse perché intramontabile per quel tocco di aggressività graffiante.
Con la serata fredda e piovosa ha fatto capolino anche qualche giacca di pelliccia, rigorosamente vera perché a Teatro è impensabile quella ecologica. Anche quella fa pacchiano. Il clou è sempre rappresentato dal solito visone che in piena stagione Lirica fa sempre il pieno in guardaroba.
Insomma una strage che ben si intona con la tragedia operistica.


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