domenica 1 febbraio 2015

VACANZE IN TUNISIA



                     LE MIE VACANZE IN TUNISIA

Tempo di vacanze è arrivato finalmente il tempo di partire.



Meta preferita, per quanto mi riguarda, è la Tunisia, terra d’Africa che durante l’inverno conservo nella mia mente: riassaporando gli odori delle spezie, i profumi del fiore Jasmine, le atmosfere del Suk di Tunisi dove c’è uno storico ristorante che fa ottimo cous cous, il Lungomare e la Medina di Hamammet, il mercatino artiginale di Nabeul, il The alla menta o Belmondok da assaporare sui bastioni di Sidi Bou Said a vista mare del porto fino a Cartage.
E poi le notti calde fra gli spettacoli degli Hotels lungo la costa che parte da Bizerte fino a sud est. Hotels bellissimi che noi non ci permettiamo perché costruiti con una particolarità tutta speciale essendo sviluppati in orizzontale anziché verticale, dove occupano aree chilometriche con giardini pieni di palme e mega-piscine.
Intorno alle quali la notte si fa animazione con rappresentazioni aperte al pubblico, ed attrazioni con compagnie straniere, russe in primis (che sono state anche riportate nel film E Ora Dove Andiano?).

Le ballerine dell’est infatti sono le più richieste perché molto abili nell’imitare la danza del ventre che, comunque, negli Hotels a cinque stelle non hanno spazio perché le attrazioni per i turisti sono tutte rigorosamente DOC, con ballerine egiziane per la gran parte, perché sono le più sensuali nei costumi e nelle movenze che spesso accompagnano con un bastone che fanno roteare come una sorta di lap-dance mobile.
Se le danzatrici di prima classe sono egiziane, le cantanti più ammirate sono quelle Libanesi: fra di loro si trovano i bei volti del mondo arabo, probabilmente grazie alla collocazione del Libano in un punto strategico del Medio Oriente che favoriva il passaggio di varie razze.
Le danze del ventre più accattivanti e folcloristiche sono comunque quelle che si “celebrano” nei
matrimoni dove tante ragazze (si presume vergini perché esiste ancora questa cultura), si riuniscono intorno alla sposa seduta su un trono, per fare questa danza propiziatoria di fertilità, a cui partecipano anche donne e bambine, con ragazzi giovani.




Noi siamo ancora legati all’immagine delle ballerine coi veli e monetine tintinnati che sono solo stereotipi (come gli Italiani con la coppola in cui ci immaginano gli stranieri). Infatti, la maggior parte delle giovani sono in jeans a vita bassa e ombelico al vento, con tanto di mechès nei capelli. Il loro modello è Shakira,  la cantante latino-americana di origine Libanese, appunto, che ha personalizzato la danza del ventre adattandola alla musica rock.
Perché oltre alla musica tradizionale nei matrimoni trova spazio anche quella occidentale, soprattutto francese, seconda lingua della Tunisia, Algeria e Marocco.
Alcune ragazze insistono a portare il velo, ma i giovani sono ormai scafati e uno di loro, facendomi l’occhiolino alla mia domanda sulle sue preferenze, mi ha risposto svelto che le ragazze senza velo sono più sincere mentre le altre mirano solo a farsi sposare.
“Meglio stare alla larga perché se solo punti l’occhio su una di loro, ci sono già i parenti che il giorno dopo bussano alla tua porta”. Tutto il mondo è paese, diciamolo.
In un clima caldo secco, con il sole che brucia, l’acqua del mare cristallina, mentre la notte il cielo ti avvolge, con un’arcata di stelle luminose con i due carri nitidamente illuminati, è difficile non immergersi nei sogni di Sheerazade da Le Mille e una Notte.Ad occhi aperti invece sono invece quelli in cui assisti ai matrimoni.

Sempre celebrati di notte, sulle terrazze delle case o nei rioni abitati. Animatissimi quelli delle donne che svitano sensuali intorno alla sposa nella danza del ventre.
Scatenati quelli degli uomini: riuniti in pista fanno quadrato intorno allo sposo danzando e incitandolo a suon battente, per poi sollevarlo da terra più volte con le bandiere che gli sventolano intorno.La musica è selvaggia, i cantanti si alternano nelle performances con degli assolo a piffero e cornamusa sfociando in un finale”erotico” in cui i musicisti si buttano a terra battendo il tamburo sul petto.
Oh Oh oh…incalzano aritmicamente i maschi intorno, scadendo il tempo col battito delle mani come tanti guerrieri che caricano l’eroe per una missione.Nuziale, ovviamente, da cui tornare “rigorosamente”vincitore.Dopo i canti e balli donne e uomini si ritirano nelle loro stanze, separatamente.

                PRIMA DELLA RIVOLUZIONE DEL GELSOMINO

L’estate è ormai finita e rimangono i bei ricordi delle vacanze, soprattutto se non ci sono stati disagi da affrontare.
 Meta di questo anno per me è stata la Tunisia, dove avevo come base un appartamentino con bellissimo terrazzo con vista mare cristallino e barbecue, in un posto come Le Kram (vicino a Carthage), da cui facevo la pendolare fra Sidi Bou Said e Tunisi, quartiere Ariana, causa mariage.
Già, nel mese di agosto il leit motiv che accompagna le notti Tunisine sono proprio i mariages: matrimoni che durano notti e notti con preparazioni meticolose da parte della sposa la quale si dipinge le mani ed i piedi con l’Hennè per presentarsi poi alla fine con abiti fastosi (tutti presi a noleggio) da fare invidia a una vera principessa.
E’ il suo giorno, il giorno più bello della donna tunisina la quale ha preso sempre più potere in quella società. Una posizione conquistata con l’emancipazione acquisita grazie al lavoro. Infatti le possibilità di impiego per le donne sono molte più numerose che per gli uomini per via dei salari bassi che questi ultimi non intendono accettare.



Così si assiste a un processo di grande maturazione e apertura da parte delle donne dovuta a questa indipendenza economica. Essendo loro la principale fonte di reddito fisso, gli uomini hanno dovuto cedere il passo concedendo la più ampia libertà di cui sembra che ne facciano un filo di abuso. Non è difficile infatti vedere le donne in luoghi pubblici fare cose che negli altri Paesi Arabi sono rigorosamente riservate ai soli uomini: quello di riunirsi in gruppo nelle cafeteries per fumare l’Hashisha (scrivo come si pronuncia) chiamata da noi “la pipa turca”: un lungo contenitore con acqua sul quale poggia un piccolo braciere con tabacco nazionale che si aspira mediante una lunga canna con bocchino.
“La donna tunisina non la ferma più nessuno” dice in francese con aria di disapprovazione a un tunisino rivolto a me, europea, che sorseggio una fresca citronade.
“Ci vorrebbe l’Ayatohallha” ribatto ironica facendomi tradurre.
“Nemmeno lui ci riuscirebbe più!” risponde sconsolato. (foto agosto 2010)

Insomma, la femme tunisienne è lanciatissima ma si rimane stupiti nel constatare come la tradizione sia in perfetto connubio con l’innovazione.
Sui metrò  - tutti all’aperto e con le stazioni di sosta coperte da cartelloni pubblicitari della Telecom-Tunisie - o lungo le strade, o addirittura sulle spiagge  capita di vedere fianco a fianco ragazzine sedute con minigonne e l’ombelico al vento, o a fare il bagno in canotta e pareo : per le arabe il bikini è ancora proibito, accanto a ragazze tutte coperte con il velo che non tolgono nemmeno nel tuffarsi fra le onde del mare.
Ma tutto scorre normalmente, nonostante le contraddizioni, nel rispetto delle scelte che ciascuna di loro ha fatto.
Anche nelle serate del mariage, e precisamente quella dedicata alla sola sposa, dove le ragazze si riuniscono in pista per la danza del ventre (ovvero della fertilità, che ho dovuto assolutamente imparare!) fra le ragazzine in jeans a vita bassa con cinturoni a borchie e capelli con le mèches tutte protese nell’imitazione di Shakira, ho assistito a una scena incredibile. Una giovane vestita di rosa, col velo in tinta da sembrare una suorina, si è unita al gruppo “svitando” in una maniera sensualissima e senza alcuna inibizione.
Che strano spettacolo, curioso e stupefacente! E tutto questo a solo un’ora e mezzo di tempo da Malpensa.
La notte ci siamo riunite tutte in una stanza per dormire.

La ragazza col velo di nome Aisha si è scoperta lasciando fluire una lunga chioma riccioluta 
“Ma come sei bella! Perché questo velo? Pourquoi?” chiedo  stupita.
“Pour la religion” risponde sorridendo.
“C’est le mari (il marito)” ribattono impertinenti le sue amiche.
Nessuna di loro è pronta per dormire: la notte è fatta per raccogliere i segreti. Comincio io chiedendo se le spose arrivano al matrimonio sempre vergini.
Fanno “così-così” con la manina precisando con aria furbetta…”demi-vierge”… facendo intendere che spesso prima del matrimonio hanno rapporti col futuro marito.
Quello che conta è che la donna si sia donata a un solo uomo. Solo nei paesini del sud o ai confini con l’Algeria è assolutamente richiesta “la prova del lenzuolo” della notte di nozze. In caso positivo, che viene accertato dalla suocera e dai familiari del marito, la sposa viene accettata a tutti gli effetti, altrimenti viene rispedita da mammà.  “E in Italy?” chiedono curiose.
« Beaucoup de liberté. Beaucoup, beaucoup.» rispondo senza però mostrare alcuna fierezza per non scandalizzarle.

Mi sembra di essere in quell’harem tanto favoleggiato nei racconti d’Oriente. Gli uomini sono stati rigorosamente allontanati, perché non devono sbirciare nella nostra intimità, ma soprattutto per proteggere Aisha senza veli. La stanza viene chiusa a chiave.
“Le mille e una notte” dico forte in italiano.
“Oh Aladin!” risponde Aisha.
“Oui, Aladino, Sheherazade e Alì Babà” faccio eco.
Tutte scoppiamo in una fragorosa risata fino a quando io chiedo se anche loro metterebbero il velo come Aisha.
“No, no, no: jamais!” ribattono decise in coro.
E c’è da credere perché pur essendo tutte sposate sono venute da sole, senza marito, a fare il tour del mariage per giorni e giorni.Tutte comunque occupate nel sociale: una direttrice d’asilo, una impiegata all’aeroporto, una commerciante di scarpe, un coiffeur in proprio, una operaia in una fabbrica di cinture di proprietà della moglie di Craxi, con una sola casalinga nella ragazza col velo con la sua bambinetta al seguito.
“Et les maris? ( E i mariti ?)» domando sempre interessata.

« A la maison avec les enfants ! » A casa coi bambini !
Capito?  Difficile da capire lo so,  perché le immagini dei Paesi Arabi che ci vengono trasmesse sono ben diverse, ma a toccare con mano queste realtà si rimane felicemente sorpresi. Come quando mi sono trovata nell’abitazione al mare a Le Kram, tornata dalla spiaggia con il gruppo (ma io ero l’unica europea), che mi vedo arrivare il padrone di casa con un piatto fumante di spaghetti al ragù: un sughetto di macinato d’agnello con pomodoro e verdurine che era una delizia.
“Spaghetti di Bologna!” annuncia trionfante in italiano stentato, dicendo che lo ha imparato con la parabolica e con “La Prova del Cuoco della Clerici su RAI 1. Perché, ovviamente, la moglie lavora e lui, pensionato, si occupa della cucina.

MEDITERRANEO


  







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