mercoledì 18 dicembre 2019

LA POP ART NEL 700


La pop art è una corrente artistica apparsa negli anni 50 che ha raggiunto il culmine della popolarità con Andy Warhol dopo aver prodotto ritratti in serie di grandi star e non solo



con una tecnica pittorica che si basa su immagini fotografiche elaborate a piacimento con diverse cromature di colore che non sono comunque da confondere con le photoshop da copertine patinate dove la figura è piatta ed abbellita e nemmeno in quelle formate in collage sostituendo una parte del viso con un’altra per confondere il soggetto originale con quest’ultimo.




Questa tecnica di immagine dipinta in pop-art ed esclusivamente contemporanea la troviamo introdotta nel film Ritratto della Giovane in Fiamme dove appunto il ritratto finale (seguito al primo come una sorta di brutta copia) è somigliante al soggetto in maniera perfetta come una fotografia che si vede benissimo sia stata scattata come base per poi dipingerla in stile classico di maniera risultando simile, non comunque al manierismo di Guido Reni, ma alle copertine dei tabloid con le luci sparate sulla faccia per dare uno smalto levigato lontano dalla realtà che si ottiene anche con filtri davanti all’obiettivo di una macchina fotografica.



















Insomma è una licenza pittorica che si è presa la regista e siamo comunque ben lungi dai ritratti dei maestri di pittura con nomi eccellenti come quelli di Leonardo e Veemer che ci hanno tramandato capolavori come La Gioconda o La Ragazza col Turbante detta anche con l’Orecchino di perla dove le sfumature pittoriche sono eseguite ad arte sublime perché catturano l’essenza della modella.
La Gioconda per esempio è stata creata in un quadro con colori scuri tono su tono senza punti luce negli occhi che comunque con il taglio e lo sguardo obliquo conferiscono un’aria furbetta confermato con l’attenzione focalizzata sulla bocca in un gioco di sfumature a conferirle quel sorriso enigmatico che ha affascinato tutto il mondo mentre nella Ragazza di Veemer il quadro è stato creato con tanti



punti luce mandati sopratutto da quelli perlacei dell’orecchino con un altro punto luce all’angolo della bocca rossa e polposa come fosse una goccia di rugiada su un petalo di rosa, così pure sugli occhi che si aprono spalancati come nelle tipiche persone intimidite da un contesto (infatti era una servetta mentre il pittore il padrone di casa) emanando comunque una luce limpida ad evidenziare la freschezza di un’anima semplice. Infatti gli occhi sono lo specchio dell’anima mentre il sorriso è quello del diavolo.
Tutto questo ci appare grazie al talento e all’abilità dell’autore che non si ottiene invece con la fotografia il cui scatto è legato a solo quell’attimo che l’autore riesce a catturare. Non è detto infatti che un momento di collera o di rabbia rappresenti la vera personalità del soggetto ma solo quel preciso istante della sua vita.
Per questo la fotografia rende curando al meglio in modo artistico i corpi in posa da riprodurre sulla carta stampata o con le masse in movimento in un contesto politico sociale dal quale poter evidenziare particolari o soggetti interessanti per trarre informazioni risultando un documento prezioso per entrare nella storia quella stampata nei libri così come la pop art aveva rivelato riproducendo in massa come prodotto industriale una figura o un oggetto.

Infatti la fotografia da prodotto artistico e artigianale con i selfie in digitale è passata alla forma industriale prodotta con l’immagine globale perdendosi nell’infinito della rete con i dati recuperati da chissà chi come una sorta di messaggio affidato al caso in bottiglia e al mare. Inaffidabile e poco probabile per non dire impossibile anche se non si deve perdere la speranza che possa emergere dalla massa della differenziata di vetro e plastica che sta intasando gli oceani.
Quindi è curioso che questa tecnica sia stata adattata al film Ritratto di Giovane in Fiamme ambientato nel 700 dove insieme a questo ci sono tante incongruenze spegnendo il film di quell’aura di capolavoro di eleganza e raffinatezza accendendo invece l’applausometro per decretare un successo annunciato da Cannes sempre molto sensibile a tematiche trasgressive (premio alla sceneggiatura) e che bastava fosse davvero tale presentando un ritratto d’autore non necessariamente famoso dipinto con la tavolozza passo dopo passo dallo schizzo all’esito finale. Per tutto il resto meglio un velo pietoso, ma questa è un’altra storia.

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